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Autore: elipicci    02/11/2010    1 recensioni
A volte, le persone più scorbutiche e acide indossano una maschera. E alla fine si rivelano le più dolci e sensibili. Quando? Quando incontrano una persona diversa da loro, che non si accontenta ed esige un cambiamento. Quando incontrano un'amica vera. Un'amica per l'eternità...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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L’indomani, come prestabilito, partimmo. La meta era il cuore dei boschi canadesi, a poche miglia da noi. Il viaggio fu silenzioso. Ognuna di noi era concentrata al massimo e molto testa. Dovevo vincere a tutti i costi. Dovevo farlo per la nostra amicizia.
Quando arrivammo, Rose mi rivolse finalmente la parola. “Bene, iniziamo. Ho sete, quindi inizierei con una gara di caccia. Da qui alle otto di stasera, vediamo chi caccia più animali.”
Annuii, elettrizzata. Pochi secondi dopo ero acquattata su un albero, aspettando che il mio infallibile olfatto mi segnalasse delle prede. Sentii l’odore di un orso. Era maschio, e doveva essere anche bello grosso. Mi affrettai. Quando gli fui sopra la testa, scesi a terra per osservarlo meglio. Poi, come una tigre che mira la sua preda, mi piegai e scattai in avanti. In pochi minuti di lui erano rimasti solo qualche osso. Non lontano, vidi Rose che addentava una lince. Dovevo darmi da fare.
Allo scadere del tempo, contammo le nostre prede. Lei aveva divorato due linci, un puma, uno stambecco e un orso. Io invece avevo preso due cervi, tre linci e un orso. Avevo vinto io, ma Rose non sembrava arrendersi. “La prossima gara è di velocità” esordì. Vediamo chi riesce ad arrivare da qui al mare e a tornare indietro nel meno tempo possibile. Il mare non era esattamente dietro l’angolo, ma non mi tirai indietro. Appena tre giorni dopo, sicura di essere prima, tornai nel bosco. Ma lei era già lì. “Complimenti” dissi. 
Adesso ci voleva lo spareggio. Una gara di forza. Braccio di ferro. Ci appoggiammo un una roccia enorme, ci prendemmo la mano, e iniziammo. Ero così tesa che riuscivo a contare persino i millesimi di secondo. Dopo quattro ore e mezza crollai. Vidi aprirsi sul suo volto un sorriso soddisfatto. Le sorrisi. “Sei stata brava”. Stavo male, ma non volevo che lo sapesse. Lei mi guardò con odio, poi uno schiaffo parti dalla sua mano. “Ehi ma che…” chiesi senza capire.
“Hai perso! Hai perso e invece di odiarmi sorridi! Ma non hai un briciolo di orgoglio?”
Quelle parole mi fecero scattare. “Se sei invidiosa non è affar mio!! Qui quella acida sei tu, cara.” Le mie parole assunsero una linea di cattiveria. Poi, in pochi secondi, mi fu addosso. Cademmo dalla roccia e rotolammo per terra. Continuava a fare pressione sul mio corpo, e non riuscivo a liberarmi. Alzai un ginocchio e la colpii all’altezza dello stomaco. Volò all’indietro fino ad andare a sbattere contro la roccia. Ebbi appena il tempo di alzarmi, che tornò di nuovo alla carica. Mi prese un braccio e me lo torse all’indietro, bloccandomi. Urlai di dolore. “È finita!” urlò in preda alla rabbia. Fortunatamente ero più lucida di lei. “Rose, Rose, fermati!” la pregai “Avevi già vinto! Lasciami andare e ti prometto che non mi vedrai mai più.” Sentii il suo corpo rilassarsi e lasciare la presa. Ci lasciammo andare a terra. “Scusa, era una piccola vendetta personale” ammise, in tono di scuse. 
“Mi stavi uccidendo!” urlai.
“Mi spiace” disse.
Ero furiosa, dispiaciuta, delusa. Non pensavo sarebbe arrivata a tanto. Senza risponderle scappai via.  Non tornai subito a casa, avevo di nuovo sete. Catturai due cerve, poi mi diressi verso casa. A quanto pareva Rose era già tornata, perché tutti erano già stati informati dell’accaduto. Senza guardare in faccia nessuno, schizzai in camera, preparai le valige, e scesi a salutare. 
In salotto c’erano tutti, tranne Rosalie. “Bene” iniziai “è il momento di andare”. Ringraziai Carlisle ed Esme, abbracciai Edward, Jasper ed Emmett, diedi un bacio a Bella ed Alice, una pacca sulla spalla a Jake, e mi soffermai a baciare Rafael. “Torna presto” gli dissi. Feci un passo verso la porta, quando avvertii l’odore di Rose. Mi voltai automaticamente. Mi stava fissando ed era sul punto di dire qualcosa. Attesi, in silenzio. “Io non voglio che te ne vada” disse tutto d’un fiato. Sorrisi. “Tu sei mia amica, ed io ti voglio bene… non volevo farti del male, né dirti quelle cose. E tu avevi ragione. Sono invidiosa. Di te, di Jake e Nessie, di tutti. Ti prego, rimani.” 
Rimasi senza parole. Se avessi potuto, avrei pianto, invece la mia gola emise solo un gridolino. La abbracciai. “Ti perdono” le sussurrai nell’orecchio, anche se

Capitolo 4

L’indomani, come prestabilito, partimmo. La meta era il cuore dei boschi canadesi, a poche miglia da noi. Il viaggio fu silenzioso. Ognuna di noi era concentrata al massimo e molto testa. Dovevo vincere a tutti i costi. Dovevo farlo per la nostra amicizia.
Quando arrivammo, Rose mi rivolse finalmente la parola. “Bene, iniziamo. Ho sete, quindi inizierei con una gara di caccia. Da qui alle otto di stasera, vediamo chi caccia più animali.”
Annuii, elettrizzata. Pochi secondi dopo ero acquattata su un albero, aspettando che il mio infallibile olfatto mi segnalasse delle prede. Sentii l’odore di un orso. Era maschio, e doveva essere anche bello grosso. Mi affrettai. Quando gli fui sopra la testa, scesi a terra per osservarlo meglio. Poi, come una tigre che mira la sua preda, mi piegai e scattai in avanti.In pochi minuti di lui erano rimasti solo qualche osso. Non lontano, vidi Rose che addentava una lince. Dovevo darmi da fare.
Allo scadere del tempo, contammo le nostre prede. Lei aveva divorato due linci, un puma, uno stambecco e un orso. Io invece avevo preso due cervi, tre linci e un orso. Avevo vinto io, ma Rose non sembrava arrendersi. “La prossima gara è di velocità” esordì. Vediamo chi riesce ad arrivare da qui al mare e a tornare indietro nel meno tempo possibile. Il mare non era esattamente dietro l’angolo, ma non mi tirai indietro. Appena tre giorni dopo, sicura di essere prima, tornai nel bosco. Ma lei era già lì. “Complimenti” dissi.
Adesso ci voleva lo spareggio. Una gara di forza. Braccio di ferro. Ci appoggiammo un una roccia enorme, ci prendemmo la mano, e iniziammo. Ero così tesa che riuscivo a contare persino i millesimi di secondo. Dopo quattro ore e mezza crollai. Vidi aprirsi sul suo volto un sorriso soddisfatto. Le sorrisi. “Sei stata brava”. Stavo male, ma non volevo che lo sapesse. Lei mi guardò con odio, poi uno schiaffo parti dalla sua mano. “Ehi ma che…” chiesi senza capire.
“Hai perso! Hai perso e invece di odiarmi sorridi! Ma non hai un briciolo di orgoglio?”
Quelle parole mi fecero scattare. “Se sei invidiosa non è affar mio!! Qui quella acida sei tu, cara.” Le mie parole assunsero una linea di cattiveria. Poi, in pochi secondi, mi fu addosso. Cademmo dalla roccia e rotolammo per terra. Continuava a fare pressione sul mio corpo, e non riuscivo a liberarmi. Alzai un ginocchio e la colpii all’altezza dello stomaco. Volò all’indietro fino ad andare a sbattere contro la roccia. Ebbi appena il tempo di alzarmi, che tornò di nuovo alla carica. Mi prese un braccio e me lo torse all’indietro, bloccandomi. Urlai di dolore. “È finita!” urlò in preda alla rabbia. Fortunatamente ero più lucida di lei. “Rose, Rose, fermati!” la pregai “Avevi già vinto! Lasciami andare e ti prometto che non mi vedrai mai più.” Sentii il suo corpo rilassarsi e lasciare la presa. Ci lasciammo andare a terra. “Scusa, era una piccola vendetta personale” ammise, in tono di scuse.
“Mi stavi uccidendo!” urlai.
“Mi spiace” disse.
Ero furiosa, dispiaciuta, delusa. Non pensavo sarebbe arrivata a tanto. Senza risponderle scappai via. Non tornai subito a casa, avevo di nuovo sete. Catturai due cerve, poi mi diressi verso casa. A quanto pareva Rose era già tornata, perché tutti erano già stati informati dell’accaduto. Senza guardare in faccia nessuno, schizzai in camera, preparai le valige, e scesi a salutare.
In salotto c’erano tutti, tranne Rosalie. “Bene” iniziai “è il momento di andare”. Ringraziai Carlisle ed Esme, abbracciai Edward, Jasper ed Emmett, diedi un bacio a Bella ed Alice, una pacca sulla spalla a Jake, e mi soffermai a baciare Rafael. “Torna presto” gli dissi. Feci un passo verso la porta, quando avvertii l’odore di Rose. Mi voltai automaticamente. Mi stava fissando ed era sul punto di dire qualcosa. Attesi, in silenzio. “Io non voglio che te ne vada” disse tutto d’un fiato. Sorrisi. “Tu sei mia amica, ed io ti voglio bene… non volevo farti del male, né dirti quelle cose. E tu avevi ragione. Sono invidiosa. Di te, di Jake e Nessie, di tutti. Ti prego, rimani.”
Rimasi senza parole. Se avessi potuto, avrei pianto, invece la mia gola emise solo un gridolino. La abbracciai. “Ti perdono” le sussurrai nell’orecchio, anche se sapevo che ci stavano ascoltando tutti. Sospirammo entrambe.
“Ho un’idea” mi disse “stasera noi sei faremo una serata tutte donne”.
Alice scattò in piedi “Un pigiama party, sii!”
“Allora siamo d’accordo” aggiunse Nessie.
“Se loro si divertono, allora anche noi!” intervenne Emmett. Anche gli altri annuirono.
“Va bene, ma niente night club” disse Bella.
“Faremo di peggio” rise Jasper.
************************************
Spazio autrice:
Ciao a tutti... ecco qui, finalmente avete scoperto come è finita tra Rose e Meg. Ma non pensate che la storia sia finita qui. Adesso le nostre due amiche sono più forti che mai e... ops, meglio che mi stia zitta.. non voglio anticiparvi nulla dei prossimi capitoli. Sperando sempre e comunque che continuiate a seguirmi e a dedicarmi minuti preziosi... Grazie davvero di cuore per il vostro tempo.
Picci

  
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