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Autore: Miriam85    14/11/2005    5 recensioni
Una fan fiction sul genio più giovane del mondo criminale, una storia che ipoteticamente si pone un paio di anni dopo la fine del terzo libro, narrando un misterioso e per certi versi abominevole caso di ingegneria genetica.
Spero di riuscire a scrivere una bella storia; gradisco certamenti commenti ma soprattutto suggerimenti per migliorarmi ogni giorno di più...
Genere: Azione, Avventura, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Scusatemi tanto se mi faccio sempre aspettare un sacco per questi aggiornamenti... è che ho sempre troppo da fare! ç_ç
E inoltre questa storia mi piace molto, quindi cerco di non rovinarla con scritture frettolose...
Grazie a coloro che sinora mi hanno commentata! La trama si sta pian piano sviluppando, e spero che saprà coinvolgervi. In questo capitolo non accade nulla, ma forse può esservi utile per comprendere meglio la Creatura...
Sono così felice di poter inserire Spinella nel prossimo! Spero di renderla come si deve ^^' A presto! E come sempre... datemi più consigli che potete! ;)



CAPITOLO SECONDO

Leale squadrò come solo lui sapeva squadrare il gruppetto che frettolosamente uscì dal diroccato palazzo: un ragazzino vestito come un adulto e una minuta fanciulla ‘gentilmente’ trattenuta per le spalle da sua sorella.
Aprì la portiera, come il più educato degli autisti, eppure scoccò un’occhiataccia al suo datore di lavoro.
“Sarebbe questa la merce che dovevi ritirare?” S’informò, non appena anche Juliet e gentile ospite furono a bordo. Quest’ultima rivolgeva disperate occhiate tutt’intorno, spalancando sino all’inverosimile grandi occhi color smeraldo; e in essi vi si poteva leggere terrore allo stato puro.
“Proprio questa. Andiamocene.” Non c’era fretta o tensione nella voce del ragazzo. Sempre così freddo, così tenebroso. Entrò in macchina, osservando il suo acquisto come solo uno scienziato può osservare un rarissimo coleottero del Guatemala.
“Questa è tratta di schiavi, se non sbaglio.” Leale avviò il motore, non potendo trattenere la dichiarazione. Amava Artemis, quanto un padre può amare un figlio; e perciò soffriva sinceramente nel vederlo passeggiare sulla sottile linea tra legalità e illegalità. Ma non poteva certo prodursi in paterne ramanzine e altro non gli restava, se non accompagnarlo e proteggerlo. Sempre. Comunque.
“Fidati, Leale: starà molto meglio con noi, che con quelle bestie.” Rivolse alla creatura un sorriso che forse voleva essere rassicurante, ma che le ricordò spaventosamente un predatore notturno. Ella si strinse quanto più possibile contro Juliet.
“Avrà pure una famiglia, no? Dove fare ritorno.” Azzardò Leale, svoltando a sinistra e rivolgendo un’occhiataccia a un’automobilista che tentò di fregarli la precedenza.
“Una famiglia che l’ha venduta, suppongo. Ecco perché era in mano di quella banda. Sbaglio?” Si volse nuovamente verso di lei, con tutto lo charme che gli era possibile. Per tutta risposta, la creatura gli soffiò. Come un gatto.
“Sembra pescata da un circo…” Mormorò Juliet, sfiorandole con incredulità le leggere ali.
“Chi lo sa? Forse.” Artemis fece spallucce: il passato della creatura non era affare che lo riguardasse.
Da un anno a questa parte, da quando si era misteriosamente risvegliato con un paio di lenti a contatto che chissà da dove erano spuntate, un misterioso desiderio era sbocciato in lui: il Mistero.
Era come se nella sua anima – sempre che ne possedesse una – vi avesse preso dimora una voce, una voce di oltretomba, il cui unico passatempo era martellarlo con: non siamo soli, Artemis cerca!, cerca le creature della Fantasia!, e altre idiozie simili. Cioè. All’inizio le considerò idiozie. Poi divennero stuzzicanti misteri. E infine, una poderosa sfida, guidata dalla convinzione: fate, folletti, elfi, gnomi, nani… qualcuna di queste creature doveva esistere per davvero. E lui, Artemis Folw Junior, le avrebbe trovate. E sfruttate, ovviamente.
Non gli era mai capitato. Era la prima volta che agiva in base ad un impulso irrazionale, eppure ciò non lo privava di carica. Anzi. Libero nella sua ferrea conSapevolezza, era come un ebbro nel mondo del vino: quelle razze esistevano. Punto. La sfida stava nel riportarle alla luce.
E quella sottospecie di stramba fatina che lo fissava come se fosse il peggiore dei carcerieri era il suo primo e più grande passo sulla via del Sapere. E, questa era la sua speranza, anche sulla via dell’Arricchimento.
“Adesso dovremo prendere un aereo. Non hai paura di volare, vero?” Chiese Juliet, in uno slancio di tenerezza. Era una specie di farfalla troppo cresciuta, sì, con due occhi che parevano spiritati, ma le faceva in ogni caso tenerezza. Evidentemente lei non capì le sue parole, ma ne avvertì il tono gentile. Rispose con un caldo sorriso.
“Paura di volare? Ha le ali!” Ad Artemis, invece, riservò la solita occhiataccia torva. Di quelle della serie: appena posso ti strangolo nel sonno.
"Non sa parlare?" Juliet premette una mano sulla giuntura della mascella, facendo sì che lei aprisse la bocca. Forse le avevano mutilato la lingua? No, eccola. Apparentemente in perfette condizioni. "Prova a muoverla. Così." Si produsse in qualche linguaggia, sorprendendo Artemis. La creatura rise di quello che le sembrò un gioco, e rispose prontamente. "Mi sembra tutto a posto. Forse non capisce la lingua..."
"E' un problema di cui mi occuperò a casa. Personalmente." Oh sì, se ne sarebbe occupato. E con grande impegno: quella era la Chiave, lo sentiva. E la Chiave avrebbe dovuto parlare!
“Come faremo con il passaporto?” Leale li riportò sulle questioni pratiche, mentre entrava nel parcheggio dell’aeroporto.
Artemis sorrise come un vampiro, estraendo il suddetto documento dalla tasca del completo Armani. Lo aprì, mostrando lo spazio vuoto al posto della foto.
“Una fototessera, e siamo a posto! Hai con te una fototessera?” Chiese con ironia del tutto inglese.
“Non vorrei sembrare pessimista, ma sembra stia pensando a dove morderti…”
“Sì, da questa idea anche a me.”
Poi, fu solo grazie alla prontezza di riflessi di Juliet, se Artemis non si ritrovò con simpatici segni di denti sulla pelle.
Sin troppo selvatica, la creatura.

Nel sottosuolo, Spinella Tappo Sbuffò. Vide il segnale lampeggiante che non voleva smettere di brillare con audace ironia, e sbuffò di nuovo.
"Polledro, qadrupede paranoico... cos'altro avrà visto?"


  
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