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Autore: Lena Mason    04/11/2010    4 recensioni
Un trasferimento in Giappone a causa di un destino avverso..
Una ragazza orgogliosa e testarda...
Un ragazzo selvaggio e don Giovanni...
Una storia ordinaria dai risvolti straordinari
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kiba Inuzuka, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Prologo

 

 


Quella mattina non era di buon umore. Decisamente no. Era nella nuova casa, in una ‘città’ sconosciuta, da solo due giorni e già tutto ciò che la circondava, la innervosiva. Tutti i suffissi onorifici e il continuo inchinarsi le avevano fatto venire il mal di testa e il mal di mare. Forse a furia di inchinarsi entro la fine dell’anno avrebbe avuto addominali scolpiti.

Aveva dovuto lasciare gli e amici e la scuola che frequentava dalle elementari e ora indossava una dannata divisa alla Sailor Moon, per frequentare una dannata scuola giapponese.

 

Giappone.

 

Ancora stentava a credere di essere finita nel paese del Sol Levante.

 

Certo, come la sua tutrice diceva: ‘Hai sempre desiderato visitare il Giappone’

 

Appunto. Visitare per una settimana, due al massimo, non viverci. Per fortuna che almeno lì, in quella prefettura di Tokio, che si trovava tra Ōme e Akiruno, dal nome assurdo di Konoha, e nella stupida scuola dal nome Konoha High School, ancora più osceno e privo di originalità, avrebbe conosciuto la sua amica di penna, Ino Yamanaka, giapponese da generazioni dal lato paterno e olandese da quello materno. Almeno sapeva che c’era un’altra ragazza che superava il metro e settanta e non si sarebbe sentita Biancaneve in mezzo ai nani.


La sua amica si lamentava spesso di avere amiche troppo basse che le impedivano di sfoggiare i tacchi vertiginosi che tanto amava. Le aveva rivelato che, per fortuna, la maggior parte della popolazione maschile era di altezza accettabile, anche se a parte un paio di casi, non superava mai il metro e ottanta. Di certo uomini di un metro e novanta si potevano solo sognare, ma ci si deve pure accontentare.


Certo con il suo metro e settantacinque di altezza, le sarebbe stato parecchio ostico poter indossare le sue vertiginose decoltè nere. Già le immaginava piene di ragnatele.


‘Cerchiamo di fare mente locale’ stava pensando la ragazza ‘sei fortunata perché avendo il padre di origini giapponesi sai la lingua in modo accettabile, a parte qualche gaffe compiuta nei giorni precedenti, hai già una conoscente tra gli studenti e la tua altezza terrà lontano gli scocciatori, visto che ti considereranno una specie di mostro. Non ti puoi lamentare!’

Una sola domanda le sorgeva: perché diavolo la sua tutrice doveva innamorarsi di uno splendido modello giapponese??

 

 

Mentre era persa nei suoi pensieri, preda di un’ansia terribile, immaginandosi già le figuracce che avrebbe fatto a scuola e gli sguardi indagatori sulla nuova Gaijin, il campanello trillò, facendola cadere nella depressione assoluta. La fatidica ora era arrivata.

 Ino, dall’alto della sua presunta bontà, con la quale mascherava la curiosità, l’aveva contattata il sabato del suo arrivo, dicendole che passava a prenderla il lunedì per andare a scuola insieme, così l’avrebbe aiutata ad ambientarsi meglio.

Aveva sentito la voce, a dir poco squillante, della sua amica di penna, anche la sera prima e, nonostante gli anni passati a sentirlo al telefono, non riusciva ancora a pronunciare il suo nome correttamente.

Non era poi cosi difficile dannazione! Alida. È così difficile da pronunciare? Va bene che era considerato un nome strano anche nella sua patria natia, però non era così impossibile. Allora Ino aveva deciso, in totale autonomia e senza chiederle il consenso, che l’avrebbe chiamata Ali-chan. Non era male di per sé, ma il suo nome, così particolare, la rendeva fiera, e sentirlo storpiato perché così difficile da pronunciare, la rendeva ancora più depressa.

 

-Alida, c’è Ino-chan!Sbrigati a scendere che fate colazione-


-La ringrazio Tessa-sama, ma ho già mangiato-

 

‘Tessa? E questo da dove esce?’ si chiedeva Alida mentre scendeva le scale, con in mano la cartella nera che collegava, insieme alla divisa, a qualunque anime o manga avesse mai visto o letto. E poi capì. Se per Ino il suo nome risultava complicato, il nome della sua tutrice, era uno soglilingua: Teresa. Non sarebbe mai riuscita a pronunciarlo, ma dato che la donna non aveva obbiettato al nuovo nome affibbiatole, Alida decise di far finta di niente.

 

Appena arrivò all’ingresso si trovò davanti una ragazza che di giapponese aveva ben poco. Occhi azzurri, capelli platino raccolti in un’infinita coda di cavallo e altezza nella media europea.

Alida stava per mettersi in ginocchio così da ringraziare i Kami e piangere dalla gioia. Se una come Ino, che spuntava tra la folla come una rosa bianca in mezzo a quelle blu, si era ambientata e l’avevano accettata,  allora era a cavallo.

Dopotutto lei era molto meno appariscente della amica. Si era più alta di un cinque centimetri, ma avendo i capelli neri si sarebbe mimetizzata un po’ di più. Cominciava a credere che il vero errore fosse entrare a scuola al fianco di Ino. Era come avere un cartello al neon a forma di freccia che indicava la sua posizione.


-O mamma, Ali-chan! Finalmente qualcuno più alto di me!-


-O mamma, Ino-chan! Per fortuna qualcuno più Gaijin di me!-


Si guardarono e poi scoppiarono a ridere.


-Sento che il tuo giapponese non è niente male a parte quella cadenza..-


-Cadenza italiana, certo. Purtroppo non mi sono molto allenata nella pronuncia, ma sono sicura che se ti frequenterò, migliorerò-.


-Ehi Ali-chan, posso chiederti una cosa?- continuò, titubante, la bionda.


-Sì, certo-


-Come mai i tuoi occhi sono così strani?-


Alida ridendo, disse: - non sono strani. Sono eterocromi, cioè di due colori diversi. Uno azzurro e l’altro verde-


-Stai certa che con quelli, non passerai inosservata per molto! Non solo hai un’altezza fuori dagli schemi, ma anche gli occhi chiari- disse calcando sulla parola- e di due colori diversi-


-Mendokuse-


Ino la guardò e disse:- tu diventerai amica di Shika, questo è certo-


-Shika?- le chiese Alida, curiosa.


-Si, poi te lo presento, ma non è niente di che…- disse la bionda giocando in modo falsamente distratto con la coda e poi aggiunse – ti conviene legare i capelli-.


-Perché?-


-La preside ha deciso così-

 

 

E fu così che Alida, con i lunghi capelli scuri legati in una coda bassa, e Ino con la bionda coda di cavallo, si diressero a scuola.

**


Poco lontano dal loro quartiere, si ritrovarono davanti ad un edificio di media grandezza, tinteggiato di bianco e grigio, circondato da un cortile. La targa sul cancello, ancora chiuso, recitava Konoha High School. Per Alida invece c’era scritto ‘Lasciate ogni speranza, o voi ch’entrate’, come sulla porta dell’inferno del suo adorato Dante. La sua vita ora era completamente sconvolta. E non sapeva ancora quanto lo sarebbe stata in futuro.

 

 

 

 

 

 

 

 


Sono di nuovo qui con un'altra storia...che rompiscatole, vero? Allora..che dire..le au non le ho mai sperimentate quindi abbiate pazienza e abbiatene anche per l'ambietazione scolastica, ma essendo anziana la scuola, ebbene sì, mi manca...^^ soprattutto l'intervallo..

Lascio a voi il giudizio del prologo, anche se non racconta praticamente nulla...

 

Elena

   
 
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