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Autore: VaniaMajor    05/11/2010    7 recensioni
La guerra contro il Signore dell'Est incombe, Sesshomaru e Inuyasha devono trovare un sistema per escludere gli esseri umani dalla battaglia imminente. Miroku ha una buona idea, ma per realizzarla bisognerà che Anna coinvolga alcune persone provenienti dal tempo di Kagome...Ranma e compagnia! Ecco a voi il seguito di 'Cuore di Demone'!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
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Author's note: Grazie per l'accoglienza al seguito di Cuore di Demone! Non voglio farvi aspettare troppo, andiamo a incontrare Ranma e compagnia!!

«Ehi, Ranma!»
«Uh?» fece lui, voltandosi a metà al suono della voce, con le mani ficcate in tasca. Vide Akane correre verso di lui, la gonna celeste della divisa svolazzante attorno alle gambe.
«Dove scappi?- chiese lei, raggiungendolo- Non dovevamo tornare a casa insieme?» Appuntò sul viso del ragazzo i suoi grandi occhi scuri, ansimando per la corsa. Ranma distolse velocemente lo sguardo, schiarendosi la gola.
Ultimamente, non riusciva a guardare Akane negli occhi senza sentirsi le farfalle nello stomaco. Scosse la testa con violenza, come a voler anche solo scacciare il pensiero.
«Ranma.» lo chiamò di nuovo lei. Ranma si voltò, stando ben attento a mostrare un volto indifferente. Sorrise con aria interrogativa, sollecitando Akane ad andare avanti. La ragazza si oscurò in volto e il sorriso di Ranma si accorciò di qualche millimetro.
«Insomma, si può sapere che cos’hai, oggi?» sbottò Akane, lasciandolo sorpreso.
«C…chi? Io?- chiese, imbarazzato, scoccando occhiate a destra e a manca nel notare che tutti nel cortile li stavano fissando con aria condiscendente- N…niente! Cosa dovrei avere? E abbassa quella voce, per favore…»
«Abbassare…- disse Akane, sorprendendosi per poi diventare ancora più nera- Abbassare la voce?! Ti ho chiesto cos’hai, brutto stupido, perché sono preoccupata per te! Ma ora non ha più importanza.»
Ciò detto, Akane lo lasciò dov’era, basito, e prese a camminare verso l’uscita con passo sostenuto, la testa abbassata e i pugni serrati. Akane era preoccupata per lui?! Ranma sentì le guance andargli in fiamme e il cuore iniziare a battere a mille.
In effetti, era tutta la mattina che aveva un’aria svagata. Si sentiva osservato; per meglio dire, sentiva l’attenzione di qualcuno incentrata su di lui e questo lo innervosiva parecchio. Era stato stranamente taciturno e non aveva nemmeno attaccato briga con Kuno, che l’aveva sfidato prima di entrare a scuola…Sì, a voler ben guardare, se Akane avesse voluto scegliere un giorno per preoccuparsi per lui, quello era l’ideale.
“Ma preoccupata perché, poi?- pensò, contrariato- E perché si è arrabbiata? Le ho solo chiesto di abbassare la voce! Non è affatto carina.”
«Ehi, Akane!» la richiamò con tono arrogante, camminando velocemente verso di lei. Lei non rispose. «Ehi! Insomma, aspettami!» disse Ranma, balzando di fronte a lei e bloccandole il passo. Gli occhi di Akane gli fecero venire in mente il cielo durante la tempesta. Si impettì, incrociando le braccia sul petto e voltando il capo da un’altra parte. «Mi dispiace di averti fatto preoccupare.» disse tutto d’un fiato, con un tono che non era adatto a una vera e propria dichiarazione di scuse. Akane gli lanciò un’occhiata sospettosa e lui ebbe almeno la decenza di arrossire un po’. La ragazza scosse il capo, lasciando dissipare la tensione e decidendo di sorvolare sui soliti comportamenti di Ranma.
«Sono solo un po’ teso. Ho una strana sensazione.- ricominciò a parlare il ragazzo, attirando la sua attenzione- Quindi non c’era motivo di preoccuparsi e mettersi a strillare in mezzo al cortile. Ci stavano guardando tutti.»
Ranma comprese immediatamente di essere caduto dalla padella alla brace. Akane aveva il capo chino e un’aura estremamente minacciosa si propagava dalla sua persona.
«Mi dispiace tanto…» ringhiò, prima di fissarlo con occhi di fuoco e centrarlo in pieno con un pugno poderoso. «…di averti fatto VERGOGNARE!! Idiota!!!»
«Non sei carina! Per niente!!» si udì replicare Ranma, mentre spariva in lontananza, ormai distante grazie al colpo tremendo di Akane.
La ragazza fissò il proprio pugno ancora stretto con viso triste, dopodiché riprese a camminare lentamente verso l’uscita della scuola. Ranma era uno stupido. Lei era davvero preoccupata. Possibile che riuscisse a trasformarla nella donna più violenta del Giappone ogni volta che apriva bocca? Sembrava lo facesse apposta, a farla arrabbiare!
Akane sospirò e i suoi occhi si incupirono. Era passato più di un anno dalla battaglia contro Safulan, in Cina. Più di un anno dal loro mancato matrimonio, da quella sorta di dichiarazione d’amore mai veramente espressa. Ormai erano quasi all’ultimo anno di Liceo. Le cose erano cambiate…eppure erano sempre le stesse. Sempre, maledettamente le stesse. Le solite ragazze che giravano attorno a lui, le magagne familiari, gli stessi problemi col preside, e Happosai, e i vecchi amici/nemici che ogni tanto tornavano a sfidare Ranma. Anche tra loro due, le cose erano immutate. Akane non riusciva ancora a credere di poter soffrire così tanto per quel ragazzo che un giorno aveva trovato nel bagno, scambiandolo per un maniaco pervertito.
«Stupido Ranma.- mormorò, sentendo montare in sé una gran voglia di piangere- Non capisci niente.»
«Scusami…»
Akane tornò a fatica con i piedi per terra, sentendo una  voce di ragazza chiamarla. Si voltò, un po’ seccata per l’interruzione, e si trovo di fronte il sorriso radioso di una liceale che reputò poco più giovane di lei. Era una bella ragazza dai capelli neri, alle cui spalle, con fare protettivo, stava uno strano ragazzo dai lunghissimi capelli corvini. I suoi occhi erano coperti da un paio di occhiali scuri. Akane sentì provenire da lui un’energia combattiva molto forte, ma il sorriso della ragazza le comunicò che non era necessario mettersi in guardia.
«Scusa, sei tu Akane Tendo?» chiese la ragazza. Akane annuì, perplessa. Il sorriso dell’altra ragazza si accentuò. «Oh, per fortuna! Io sono Higurashi Kagome, Tendo-san. Ho telefonato a casa tua non molti giorni fa, ti ricordi?»
«Higurashi?- mormorò Akane, corrugando la fronte- Ma certo, Higurashi! Mi ricordo di te.»
Le due si strinsero la mano. Akane osservò con maggiore curiosità la coppia. Quella ragazza, Kagome, le aveva telefonato all’incirca una settimana prima, alternandosi alla cornetta con un’altra ragazza chiamata Anna e facendole delle strane domande sugli abitanti della sua casa e su alcuni loro…beh, diciamo amici. Non si aspettava di vederla comparire davanti al Furinkan.
«Lui è Inuyasha.- Kagome la presentò al giovane dai capelli lunghi, che fece un cenno col capo- Sono venuta ad aspettarti perché ti devo parlare di una cosa molto importante, Tendo-san. Riguarda le domande che ti ho fatto al telefono.»
«Chiamami Akane.- disse lei, un po’ confusa- Una cosa importante? Di che si tratta?»
«Beh, è una storia lunga.- rise Kagome- Non c’è anche Ranma-kun? Almeno la racconteremo una volta sola.»
«No, Ranma…- Akane fece una smorfia- sta tornando a casa da solo.»
Si stupì di sentire il ragazzo chiamato Inuyasha imprecare.
«Ecco, così mi tocca anche andarlo a cercare!» sbottò il giovane. Il lieve tocco di Kagome bastò a farlo calmare. Akane non poté trattenere un sorriso. Quei due erano una bella coppia.
«Su, Inuyasha. La strada la sai. Anna non vorrà aspettare a lungo.» lo blandì la giovane dai capelli lunghi e Inuyasha annuì.
«Va bene, vado.» borbottò, prima di allontanarsi a grandi balzi, utilizzando i muri e i tetti delle case vicine come appoggio. Akane lo guardò allontanarsi con occhi spalancati.
«Il tuo ragazzo è un esperto di arti marziali?» chiese a Kagome, che arrossì e si strinse nelle spalle.
«Non proprio.- rispose, sorridendo e guardandolo allontanarsi con adorazione evidente- Ma è un grande guerriero. Mi ha sempre protetta.»
Akane corrugò le sopracciglia.
«Sai?- mormorò, così piano che Kagome faticò a sentire le sue parole- Forse non è stato un bene mandare lui alla ricerca di Ranma.»
«Uh? Perché?» chiese Kagome, perplessa. Akane fece un sorrisetto ironico.
«Ranma vive per le sfide. Se incontra qualcuno abbastanza forte, non è contento finché non si batte con lui. E finché non vince, naturalmente.» rispose.
«Sembra che tu mi stia descrivendo Inuyasha.» disse Kagome. Le due ragazze si guardarono con una punta di preoccupazione negli occhi, poi Kagome sorrise e fece un gesto vago con la mano. «Oh, non preoccuparti! Inuyasha non toccherà Ranma, altrimenti Anna gli farà passare un brutto quarto d’ora.» cercò di rassicurarla. Akane scosse il capo, sospirando.
“Già, ma chi fermerà Ranma?” non poté non pensare.

***

Sango si strinse al braccio di Miroku, impaurita dalla folla. Il mondo di Kagome era troppo per lei. Troppo caos, troppa gente tutta insieme, e quelle spaventose cose che si muovevano così velocemente!
Il treno le era piaciuto, forse perché si sentiva al sicuro in compagnia degli altri, ma le strade erano una cosa impossibile. Sicuramente non si sarebbe sentita così a disagio se avesse avuto il suo Hiraikotsu sulla schiena, ma Kagome aveva detto che la gente avrebbe potuto trovarlo strano e crearle dei problemi. Si oscurò in volto al pensiero che la ragazza che stavano cercando poteva invece permettersi di girare indisturbata con una spatola gigantesca. Che differenza c’era tra una spatola e un boomerang d’osso?!
Sentì una mano calda carezzarle la schiena e alzò il viso a incontrare lo sguardo rassicurante di Miroku. Il monaco sembrava in tutto e per tutto a suo agio mentre si muoveva fra quella gente afflitta da una fretta indiavolata. Come sempre, il suo spirito di adattamento gli aveva permesso di amalgamarsi immediatamente a uno stile di vita diverso.
Miroku la teneva stretta a sé mentre nell’altra mano teneva aperta la mappa di quel luogo chiamato Nerima, ingegnandosi per trovare quel dannato ristorante Ucchan. Stava addirittura chiedendole che tipo di okonomiyaki volesse una volta arrivati! Miroku era incredibile…
«Meno male che ci sei tu.» mormorò Sango, accostandosi ancora di più a lui. Miroku le lanciò un’occhiata sorpresa, che si addolcì immediatamente.
«Ce la stiamo cavando benissimo, Sango. Kagome-sama sarebbe fiera di noi!» aggiunse, ottenendo finalmente un sorriso da lei. Spostò di nuovo la sua attenzione sulla mappa. «Dunque, qui dovremmo girare a destra…» borbottò, prima che Sango lo tirasse per il cappuccio della maglia. Alzò lo sguardo, seguendo il dito di Sango, che indicava l’altro lato della strada. Un ragazzo con una fascia sulla fronte, l’aria stravolta e un enorme zaino sulle spalle arrancava sul marciapiede.
«Non è…» disse Sango.
«Mi sa di sì.» disse Miroku, estraendo subito dalla tasca l’identikit fatto da Anna. Corrispondeva perfettamente. Miroku alzò la testa con aria trionfante, col nome del ragazzo già pronto sulla punta della lingua, quando udì un boato. Guardò dall’altra parte della strada, ma il ragazzo non c’era più. Un grosso buco spiccava sul muro di cinta di una delle case, nel cui giardino era perfettamente visibile una voragine.
«Dov’è…?» mormorò, sbalordito.
«Non ci crederai, ma ha spaccato il muro con un colpo e ha cominciato ad andare sottoterra.» rispose Sango, attonita. I due si guardarono per un attimo, quindi Miroku tornò a guardare la mappa, schiarendosi la voce.
«Dunque, per il ristorante Ucchan…»

***

Ranma aveva sul volto un’espressione peggio che scura, mentre camminava verso casa, in equilibrio sulla grata che dava sul canale accanto alla strada.
Si stava maledicendo fin da quando aveva visto quell’espressione irata e ferita sul volto di Akane. Riusciva sempre a dire la cosa sbagliata. Ora sarebbe stato costretto a chiederle scusa, una delle cose di cui Ranma aveva più paura al mondo. Chissà perché, quando prendeva questo genere di decisione, e nessuno sapeva quanto fegato gli ci volesse per prenderla, accadeva sempre qualcosa che lo allontanava da Akane ancora di più. Interveniva qualcuno, oppure uno dei due diceva qualcosa che feriva l’altro…e la spirale di litigi non finiva mai.
Eppure, Ranma teneva a lei come nient’altro in tutta la sua vita. Quante volte, in quell’anno, si era svegliato nel bel mezzo della notte, trattenendo un grido e con la faccia bagnata di lacrime, perché l’aveva rivista morire, là, in Cina?
«Se le vuoi così bene, perché non sei capace di dirglielo senza tanti giri di parole?» ringhiò, dandosi un pugno in testa per la frustrazione. Ah, non era così facile…non lo era proprio. Dopotutto, Akane aveva accettato di sposarlo solo per fargli un favore, no? Si accucciò su se stesso, ormai depresso.
«Se solo non fossi così maledettamente stupido!» gridò, scendendo dalla grata con un balzo e sferrando un pugno a un palo della luce, che si incrinò in mille crepe.
«Credevo che in questo vostro mondo non fosse permesso prendere a pugni le cose.»
Una voce a metà tra il divertito e lo strafottente gli giunse alle orecchie e Ranma si voltò di scatto, sulla difensiva. In piedi sulla grata, di fronte a lui, c’era un ragazzo più o meno della sua stessa età. Lo osservava con un sorrisetto da dietro un paio di occhiali scuri, le braccia conserte in un gesto di sfrontata confidenza.
«Chi sei tu?» chiese Ranma, scuro in volto. Quel ragazzo gli era arrivato alle spalle senza che ne avvertisse la presenza. Doveva essere in gamba. Ranma sentiva di trovarsi di fronte a un avversario coi fiocchi.
«Tu sei Ranma Saotome.» disse quello, in un tono che non sembrava una domanda. Ranma si sorprese, senza per questo perdere in concentrazione. Il ragazzo sulla grata, che, notò Ranma in quel momento, aveva capelli neri di una lunghezza spropositata, si levò gli occhiali da sole, rivelando due occhi purpurei, ed estrasse un foglio dalla tasca, scorrendolo con lo sguardo con aria annoiata. «Sei tu, giusto?- chiese, senza accennare a rispondere alla domanda di Ranma- Quello che si trasforma in femmina, no?»
«Ehi!- esclamò Ranma, saltando a sua volta sulla grata- E tu che ne sai?»
«E’ una lunga storia.- disse il ragazzo, rimettendo il foglio spiegazzato nella tasca dei pantaloni- Ora basta chiacchiere e seguimi. Ci sono cose più importanti di cui parlare.»
«Io non vengo da nessuna parte.- replicò Ranma, che iniziava a seccarsi…e a provare non poca curiosità- Si può sapere chi diavolo sei?!»
«Io sono Inuyasha.- disse quello, arrogante- E tu verrai con me, moccioso. Non ho tempo da perdere .»
Gli occhi di Ranma si spalancarono di colpo nel sentirsi dare del moccioso da quel ragazzo che dimostrava esattamente la sua età.
«Chi sei tu per dirmi cosa devo o non devo fare?- disse Ranma, schioccando minacciosamente le nocche- Ti avverto, non è giornata…»
«E chi se ne frega?- replicò Inuyasha, seccato, dandogli le spalle- Sai quanto mi sto divertendo a girare come uno scemo in questa cosa frastornante che chiamate città per cercare una femminuccia come te…»
«Non darmi della femminuccia!!» gridò Ranma, perdendo completamente la pazienza. Tirò un pugno che avrebbe frantumato un muro contro il ragazzo dai capelli lunghi, il quale si voltò a metà e intercettò il pugno, stringendoglielo in una morsa.
«Non male, ningen.- disse Inuyasha, spingendo via il braccio di Ranma e aprendo e chiudendo la mano semi-intorpidita- Forse Anna ha visto giusto.»
Ningen?! Ranma era completamente basito. Non solo quel tipo aveva parato senza difficoltà un pugno potentissimo, ma lo chiamava anche in quel modo assurdo?
«Come hai fatto a intercettare il mio pugno? Chi sei veramente?» chiese rabbuiandosi. Inuyasha fece un sorrisetto.
«Potrai vincere i deboli ningen, moccioso, ma non potrai mai vincere me. Quindi piantiamola con questa storia e vieni con me.» sentenziò.
«Io non perdo mai.» disse Ranma, riprendendo la posizione da combattimento. Inuyasha sentì tutti i buoni propositi andare a farsi benedire. Era stato sfidato. Non poteva assolutamente tirarsi indietro. Avrebbe dato a quel Ranma una bella lezione, tanto per fargli capire com’era l’andazzo nella Sengoku Jidai.
«Perderai adesso.» disse, attendendo con ansia il suo primo colpo.

***

«Buongiorno.»
Obaba si voltò verso l’entrata del ristorante, mentre Shan Pu rispondeva al saluto e prendeva un vassoio per andare a servire la nuova cliente. Strinse gli occhi. Una gaijin. La ragazza che stava ordinando dei nikuman era sicuramente una straniera. Capelli chiari, occhi altrettanto chiari. Eppure non era certo quello ciò che le aveva fatto venire un brivido al suo ingresso.
La osservò, mentre Shan Pu le passava accanto con un’occhiata incuriosita per andare in cucina. Sembrava una giovane perfettamente normale. Si guardava attorno, con un leggero sorriso sulle labbra. Pareva apprezzare il piccolo ristorante. Era la sola cliente, al momento, e nella sala regnava il silenzio. Ma dentro di lei era nascosto qualcosa. Obaba lo avvertiva, sebbene fosse tenuto sotto controllo. Un potere enorme, un’energia interna di proporzioni inimmaginabili. Gli rammentava il popolo del Regno Selvatico e quello del monte Hooh. Allo stesso tempo, l’aura energetica di quelle popolazioni non era nemmeno la metà di quella che riposava nel corpo di quella gaijin.
“Un demone?!- si chiese, stringendo gli occhi- Possibile? E’ quasi un secolo che non si mischiano più agli esseri umani!”
Shan Pu uscì in quel momento dalla cucina, seguita a ruota da Mousse, che stringeva tra le mani un mazzo di rose.
«Ti prego, Shan Pu…» disse, supplichevole.
«Basta, Mousse! Abbiamo clienti!» replicò la ragazza, trattenendosi dal dare il vassoio con i nikuman in testa a Mousse. Il bastone di Obaba sbarrò loro il passo.
«Voi ragazzi restate qui.» disse la vecchia, saltellando fino ad approssimarsi alla ragazza. Questa le rivolse un sorriso cortese.
«Chi sei?» chiese Obaba.
«Il mio nome è Anna.» rispose lei, sempre sorridendo.
«Non tergiversare.- tagliò corto la vecchia- Sei un demone. Riconosco la tua aura.»
Anna spalancò gli occhi, quindi rise, annuendo.
«Sì, è vero. Sono un demone.- ammise- E’ un problema?»
«Dipende.- disse Obaba, sempre scura in volto- Che cosa vuoi?»
«I vostri nikuman.- scherzò Anna, poi puntò un dito su Mousse e Shan Pu- E ho bisogno di parlare con loro.»

***

«Mmh…la vostra cucina è eccellente, signorina.» disse Miroku, inghiottendo anche l’ultimo boccone dell’okonomiyaki ai gamberetti che aveva ordinato. Sango gli lanciò un’occhiata tagliente, ma la ragazza dietro al banco sorrise.
«Grazie.» rispose Ukyo, osservando la coppia con un po’ di perplessità. Quei due erano entrambi così educati da sembrare stessero recitando. Konatsu entrò in quel momento, pulendo il pavimento con l’aria di essere al settimo cielo.
«Buongiorno, signori clienti.» salutò, quasi cinguettando, mentre Ukyo si chiedeva quando avrebbe cominciato a smettere col travestimento da donna. Miroku rabbrividì e Sango lo guardò con curiosità.
«Che hai?» chiese, sottovoce.
«Quello è un maschio, per il Buddha!» mormorò Miroku, distogliendo lo sguardo.
«Un maschio?! Ma stai scherzando?» chiese Sango, stupita. Ai suoi occhi, quella cameriera era più femminile di lei.
«Non sottovalutare il mio istinto per le donne.» disse Miroku, portandosi una mano alla fronte con aria oltraggiata. Deciso a cambiare argomento, Miroku riportò la sua attenzione sulla padrona del ristorante e sfoderò il suo sorriso migliore. «Ci chiedevamo, signorina, se avreste il tempo di seguirci in un luogo non molto lontano.- disse, attirando l’attenzione di Ukyo- C’è una persona che ha forte desiderio di vedervi e ha per voi una proposta interessante.»
«Cosa?- chiese Ukyo, sospettosa- Dove dovremmo andare?»
«No, signorina Ukyo!- disse Konatsu, con le lacrime agli occhi, frapponendosi improvvisamente tra lei e Miroku, che quasi saltò in braccio a Sango per il disgusto- Non potete andare ad un appuntamento così, di punto in bianco! Non è giusto!» Il kunoichi si coprì gli occhi con le maniche del kimono, nascondendo le lacrime nella perfetta parodia di una moglie tradita. Ukyo gli affibbiò una spatolata in testa.
«Dicevate?» chiese a Miroku e Sango, che erano in pieno deja-vu. Con le dovute differenze, quante volte la tajiya aveva rifilato l’Hiraikotsu in testa al povero monaco? Sango fu la prima a riprendersi.
«Ehm…dunque…» iniziò, prima di venire interrotta da una voce rombante.
«Dove accidenti sono?!?» urlò un ragazzo con uno zaino in spalla, aprendo con foga la porta scorrevole. Tutti i presenti si immobilizzarono.
«Buongiorno, Ryoga.» disse Ukyo, osservando il giovane con aria critica.
«Ah…sei tu, Ukyo.» disse Ryoga, sorpreso.
Sango e Miroku si scambiarono un’occhiata eloquente. Ma in quale manicomio li aveva mandati, quell’incosciente di Anna?

***

Ranma e Inuyasha si fronteggiavano, immobili e silenziosi.
«Preparati.- disse Ranma- Pagherai per tutto quello che mi è capitato oggi.»
«Vedrai.- replicò Inuyasha, sorridendo con arroganza- Ti farò assaggiare la sconfitta, moccioso.»
In un lampo, i due si gettarono l’uno contro l’altro.
«Inuyasha!»
«Ranma!»
Le due voci femminili spezzarono la concentrazione di entrambi. Aspettandosi un osuwari, Inuyasha incassò la testa fra le spalle, preparandosi al colpo, e in questo modo perse l’equilibrio, cadendo dalla grata e impattando contro il suolo. Ranma, vedendo Akane e un’altra ragazza alle spalle del tipo che l’aveva sfidato, e venendo a mancare improvvisamente quest’ultimo, perse a sua volta concentrazione ed equilibrio, cadendo dritto nel canale sotto di loro. Riemerse sputando acqua.
«Akane!- gridò, togliendosi dagli occhi la frangia rossa- Non potevi aspettare un momento migliore? Maledizione!»
«Un’altra parola e ti lascio lì.» lo minacciò Akane, che gli stava tendendo un bastone per aiutarlo a risalire. Ranma si tappò la bocca e si arrampicò su per il muro, saltando poi dall’altra parte della grata. I vestiti larghi grondavano acqua.
«Quando ti sfidano non capisci più niente!»
Ranma incassò la testa fra le spalle, ma poi si accorse che il rimprovero non era rivolto a lui. La ragazza che era insieme ad Akane stava riprendendo per bene il suo avversario, il quale si stava alzando da terra evitando di guardarla negli occhi. Non che lui stesse facendo qualcosa di diverso di fronte alle occhiate cupe di Akane…
«Ha cominciato lui…- borbottò Inuyasha, indicando Ranma e facendo una faccia stranita-…beh, lei. Quel che diavolo è.» E ridacchiò, nonostante lo sguardo di fuoco della ragazza dai capelli lunghi. Ranma strinse denti e pugni.
«Posso batterti anche sotto forma di ragazza!» disse, scalciando via le scarpe larghe e mettendosi in posizione da combattimento.
«Ora basta, Ranma!- lo riprese Akane, dandogli un doloroso strattone al codino- Questi due sono qui per farti una proposta, quindi basta fare il bambino.»
«Per favore, Ranma-kun.- di intromise l’altra ragazza, che sembrava adorabile- E’ una cosa importante. Seguici al Neko Hanten, vuoi?»
«Al Neko Hanten?» chiese, perplesso. La ragazza annuì.
«Riguarda un combattimento.- spiegò- E un desiderio.»
Le parole magiche. A Ranma iniziarono a brillare gli occhi e Akane sospirò.
«Ok, verrò.- disse, raccogliendo le scarpe e togliendosi di dosso la giacca fradicia- Bastava che quel ‘capelli lunghi’ facesse meno l’arrogante e tutto questo non sarebbe successo.»
«Ah, adesso la colpa è mia?- disse Inuyasha, quasi ringhiando- Sei tu quello che si scalda facilmente, testa rossa.»
«Ti batto quando vuoi, fighetto.» sibilò Ranma, stringendo percettibilmente gli occhi blu.
«Una sola mossa e sei morto, finocchio.» minacciò Inuyasha, iniziando a venire avanti. Kagome lo intercettò e iniziò a trascinarlo verso il Neko Hanten, tenendolo a braccetto. Inuyasha lanciò a Ranma un’ultima occhiata di fuoco, quindi seguì Kagome senza fare storie.
«Andiamo?» chiese Akane. Ranma annuì, senza lasciare con gli occhi quello strano tipo.
«Sì. Ho bisogno di acqua calda.- disse, serio- Quello non è tipo che io possa battere in questa forma.»
Akane gli lanciò un’occhiata sbalordita e Ranma sviò il suo sguardo, scuro in volto. C’era qualcosa di non umano negli occhi di quel ragazzo. Qualcosa che, per un istante, gli aveva fatto venire i brividi. Poco dopo, Ranma entrò nel Neko Hanten con l’aria scura e imbronciata, dietro a quello strano tipo dai capelli lunghi e alla ragazza carina.
«Siamo arrivati.» annunciò l’amica di Akane.
«Ehi, vecchia! Dammi dell’acqua calda.- disse subito Ranma, seccato- Sono…»
Smise di parlare, stupefatto, quando vide il capannello di persone che sembravano attenderli all’interno del ristorante. A parte, ovviamente, la vecchiaccia, Shan Pu e Mousse, erano presenti anche Ryoga, Ukyo e Konatsu. Con loro c’erano tre persone mai viste prima. Una ragazza con i capelli scuri legati in una coda sedeva vicino a Ukyo. Accanto a lei c’era un giovane che teneva con confidenza un braccio sullo schienale della sedia. Era un tipo dagli occhi acuti e maliziosi, con i capelli legati in un corto codino. Vicino alla vecchia Obaba, invece, c’era una ragazza dai capelli chiari che non era giapponese. Sembrava che la loro entrata avesse interrotto una conversazione già avviata.
«Ryoga?- chiese Ranma, stordito- Ucchan? Ma che sta succedendo qui? Che ci fate…»
«Ah…Akane!- disse Ryoga, illuminandosi in volto e ignorando completamente Ranma- Che coincidenza trovarti qui!»
«Ma se sapevi che ci sarebbe stata…» borbottò Ukyo, seduta lì vicino.
«Ranma, amore!» cinguettò Shan Pu, saltando addosso a Ranma per buttargli le braccia al collo. Akane atterrò il povero Ranma con una gomitata in faccia per sottrarlo a Shan Pu.
«Non vi vergognate? Siete entrambe donne!» disse, seccata. Shan Pu la guardò con stizza, prima che Mousse le arrivasse alle spalle, poggiandole la guancia sul capo.
«Dove corri, Shan Pu?- disse, supplichevole- Non allontanarti da me!» Un pugno dritto in faccia gli fece passare i bollenti spiriti. Ranma si massaggiò il viso con una smorfia, notando con un certo rammarico che Akane gli aveva voltato le spalle ed era andata a sedersi accanto a Ryoga, il quale aveva un sorriso che gli andava da una parte all’altra della faccia.
«Io non ho fatto niente, maledizione…» borbottò. Gli arrivò sulla testa una cascata di acqua calda.
«Ecco, amore.» disse Shan Pu, sorridendo e abbracciando il nuovamente maschio Ranma.
«No, Shan Pu, aspett…» tentò di fermarla lui, prima che la sedia lo centrasse di nuovo in faccia.
«E dicevi che non stavi facendo niente!» ringhiò Akane, ancora in posizione di lancio. La ragazza con i capelli chiari non poté più trattenersi e scoppiò a ridere. Ranma si tolse la sedia dalla faccia con aria scura e Akane arrossì, guardandosi i piedi.
«Siete fenomenali.- disse la ragazza coi capelli chiari, coprendosi la bocca con la mano per soffocare le risa- Peggio di quello che credevo!»
Gli altri sconosciuti li stavano fissando con gli occhi fuori dalle orbite. Il giovane col codino scosse il capo, portandosi una mano alla fronte.
«E io che pensavo male della nostra epoca.- mormorò- Quando una dolce fanciulla diventa un uomo ed è circondata da altre bellissime ragazze significa che qualcosa è marcio alla radice!»
«Piantala di dire idiozie.» lo sgridò la ragazza con la coda, dandogli una gomitata che nulla aveva da invidiare a quelle di Akane. Il ragazzo coi capelli lunghi si sedette tra la straniera e la sua ragazza, incrociando le braccia.
«Feh! Che perdente!- disse, sarcastico- Si fa picchiare dalla donna che ama.»
Ranma e Akane diventarono paonazzi.
«Io non sono un perdente!» gridò Ranma, stizzito.
«Noi non ci amiamo affatto!» disse Akane nello stesso momento.
Il cuore di Ranma precipitò nei bassifondi. Calò un silenzio imbarazzato. Kagome si circondò di un’aura talmente scura che Inuyasha si alzò in piedi, sulla difensiva.
«Inuyashaaaaaaaaaaaaaaa……….» disse la ragazza, minacciosa.
«C…cosa?!- chiese Inuyasha- Non…non tiriamola per le lunghe. Ora sto zitto e parlerà Anna, va bene?»
Kagome annuì, ma era evidente che era ancora arrabbiata. Inuyasha si risedette con una certa cautela.
«Lo stesso discorso vale per te, fighetto.» disse Ranma, acchiappando una sedia e incrociando le braccia sul petto. I ragazzi i cui nomi erano ancora sconosciuti fecero una fatica del diavolo a trattenere una risata, mentre Inuyasha ringhiava minacciosamente.
«Inuyasha…- mormorò la ragazza coi capelli scuri- sarebbe un…»
«Il re degli zotici…un fighetto!» disse il ragazzo, con le labbra che gli tremavano per lo sforzo di non ridere.
«Kami-sama, non ho più niente da sentire…» borbottò la straniera, scuotendo il capo.
«Oi! Che volete dire, dannati?!» chiese Inuyasha, sul punto di scoppiare, piantando un piede sul tavolo e alzando minacciosamente la mano ad artiglio. Ranma trovò strana la mossa, ma l’atteggiamento, dovette ammetterlo, gli ricordava i loro soliti litigi. La ragazza straniera gli fece cenno di calmarsi, quindi spostò i suoi occhi chiari su Ranma.
«Perdonate la confusione. Vi stiamo facendo perdere tempo.- si scusò, con un bel sorriso- Come stavo dicendo ai vostri amici, il mio nome è Anna. Loro sono Kagome, Inuyasha, Miroku e Sango. Siamo venuti da molto lontano per parlare con voi.»
«Parlare?- chiese Ranma, sarcastico- Credevo foste venuti qui per combattere.»
Anna lanciò un’occhiata inceneritrice a Inuyasha, che voltò il capo dall’altra parte, altezzoso.
«Avete lottato, vero? Avrei dovuto immaginarlo.» disse la ragazza. Ranma sentì provenire da lei una forte autorità e un’aura combattiva non indifferente.
«Li abbiamo fermati prima che iniziassero.» disse Kagome, con un altro sguardo di rimprovero a Inuyasha, che si intristì. Ranma avrebbe giurato che somigliava a un cane con le orecchie abbassate. Il paragone lo fece sorridere.
«Kagome ha detto che siamo qui per un combattimento e un desiderio.» disse Akane. Anna la guardò e annuì, ringraziandola con un sorriso per aver riportato la conversazione sul tema principale.
«E’ così, infatti.- disse, guardando i presenti, che si fecero attenti tutt’a un tratto- Siamo qui per proporvi un combattimento. Il premio per la vittoria è un desiderio.»
«Qualunque tipo di desiderio?» chiese Ryoga, attento.
«Non proprio, ma ci arriveremo.» disse Anna.
«Che desiderio vorresti esprimere, P-chan?» chiese Ranma, malizioso.
«Chi sarebbe P-chan?!» sbraitò Ryoga, lanciando a Ranma il proprio ombrello. Il ragazzo, però, schivò come se niente fosse.
«Beh, sei…» iniziò a dire la ragazza che si chiamava Sango. Miroku le tappò la bocca, ridendo nervosamente. Ranma vide che faceva un cenno leggero col capo in direzione di Akane e negli occhi di Sango passò un lampo. Quando il giovane le tolse la mano dalla bocca, si limitò a sorridere e non finì la frase.
“Lo sanno.- pensarono Ranma e Ryoga, scambiandosi un’occhiata- Ma chi diavolo è questa gente?”
«Di che combattimento state parlando?» chiese Ukyo, tornando all’argomento principale.
«Di un combattimento di importanza rilevante per noi.- disse Miroku- Un combattimento che avrebbe il merito di ridurre l’entità del massacro che si prospetta.»
«Massacro?!» mormorò Akane, trattenendo il fiato.
«Ehi! Di cosa stai parlando?!» chiese Ranma, sbalordito.
«Non ci sarà nessun massacro, Ranma.- disse Anna- Non qui, perlomeno. Il massacro si svolgerà nel luogo da cui proveniamo. Anzi, a dire la verità si è già svolto.»
«Già svolto?!- chiese Mousse, intervenendo per la prima volta- Tu parli in modo incomprensibile! Cosa significa che si è già svolto?»
Kagome alzò gli occhi sui presenti, seria.
«Noi veniamo dalla Sengoku Jidai.» disse.
«Eh?!» gridarono tutti, spalancando la bocca per la sorpresa.
«Mi rendo conto che siete sorpresi.- mormorò Kagome- Ma vi prego di credermi! Io sono nata a Tokyo, in quest’epoca. Vivo in un tempio shintoista, ma da due anni a questa parte vado e vengo dalla Sengoku Jidai, dove ho incontrato tutti loro.» Nel silenzio attonito generale, Kagome raccontò a grandi linee la sua avventura nella Sengoku Jidai, parlando della Shikon no Tama, di Naraku, e della grande ricerca che li aveva tenuti impegnati per più di un anno.
«Ne ho viste e sentite di cose strane, nella mia lunga vita.- mormorò alla fine la vecchia Obaba- Questa non è più sorprendente di altre, ma è comunque stupefacente.»
«Credi che sia vera questa storia, nonna?» chiese Shan Pu, sospettosa.
«Lo è, ve lo giuro.» disse Kagome. I suoi occhi erano così limpidi e sinceri che nessuno riuscì a obiettare.
«Tu…sei un demone?» chiese Konatsu, nervoso e scuro in volto, a Inuyasha.
«Feh! Cosa credevi, che fossi un debole ningen?» chiese Inuyasha, stanco di tutta quella storia.
«Ecco cosa aveva di strano.» mormorò Ranma, studiando il ragazzo con intensità.
«Ecco perché non ti conviene lottare contro di me, idiota!- lo redarguì Inuyasha- Potrei ucciderti e non ne vale la pena, per uno stupido litigio nato dal niente.»
«Scusalo se è così permaloso.» disse Kagome, sorridendo a Ranma e abbassando di forza la testa di Inuyasha.
«Stavo per dire la stessa cosa di Ranma.» disse Akane.
«Oi!!» obiettarono i due, all’unisono. Anna sorrise.
«Anche io sono una yokai. Sono un’anima umana in un corpo di demone. Vivo col fratello di Inuyasha.» spiegò.
«Ma non era uno yokai cattivo?- chiese Ukyo, perplessa- Mi sono persa…»
«Certo che lo è.» sbuffò Inuyasha.
«E’ molto cambiato, da quando Anna è andata a stare con lui.- spiegò Sango, ignorando il demone- Ed è anche a causa sua se siamo qui. Il massacro che sta per avvenire lo coinvolge direttamente.»
«Dovremmo combattere contro di lui?» chiese Mousse.
«No, non contro di lui, bensì al suo fianco.- disse Miroku- Il Signore dell’Est sta per attaccare noi che parteggiamo per l’Ovest. Ha già cercato di uccidere Sesshomaru più di una volta, riuscendo quasi a portare via la vita ad Anna. E’ per chiedervi di combattere al suo fianco che siamo venuti qui.»
«Ma come potremmo combattere contro degli yokai?- chiese Akane, corrugando le sopracciglia- Siamo tutti combattenti, ma non credo che…»
«Contro dei demoni sareste uccisi.- la interruppe Inuyasha, scuro in volto- Nessuno vi chiede questo. Voi combatterete contro gli umani.»
«Gli umani?!» chiese Ryoga, perplesso.
«Molti uomini hanno deciso di combattere per il Signore dell’Est. Guerrieri e monaci si sono schierati al suo fianco.- spiegò Anna- Sesshomaru, per rispetto verso la mia natura originaria, vorrebbe lasciare gli umani fuori dal conflitto. Miroku ha pensato di proporre una sfida. Alcuni nostri campioni contro altrettanti dei loro. Se vinceremo, gli umani dovranno abbandonare il campo.»
«Ed evitare di farsi massacrare per niente, oltre che di piantare rogne.» aggiunse Inuyasha.
«Ma noi cosa c’entriamo?- chiese Shan Pu, tamburellando le dita sul tavolo- Perché non avete cercato guerrieri nella vostra epoca?»
«Non affideremmo questo compito a nessun umano che non potesse sconfiggere perlomeno un hanyo.» disse Sango.
«Io, Sango e Kagome-sama siamo in gradi di batterci, ma siamo solo in tre. Non conosciamo altri in grado di sopravvivere a uno scontro contro un hanyo.» disse Miroku.
«Ho pensato io a voi.- confessò Anna- Conoscevo i vostri nomi e le vostre imprese, quand’ero un’umana. Kagome mi ha aiutata a trovarvi.»
«Come…» cominciò a chiedere Ranma, perplesso. Anna scosse la testa.
«Il come non ha importanza.- disse- Voi avete combattuto contro il popolo del Regno Selvatico e contro quello del monte Hooh. Conoscete tutti tecniche particolari che nessun avversario si aspetterebbe mai. Siete in grado di combattere senza farvi sorprendere troppo dal vostro avversario, perché siete coinvolti voi stessi nella stranezza delle maledizioni di Jusenkyo. Voi siete i combattenti ideali per questa sfida dall’importanza decisiva.» Alzò lo sguardo a guardare i suoi interlocutori. «Vi offro in cambio la possibilità di fare un bagno nella Fonte dei Desideri del Palazzo di Sesshomaru. Non può soddisfare grandi aspirazioni nè realizzare desideri che coinvolgano altri, ma potrebbe ovviare alla vostra condizione e fare più felici coloro che non sono afflitti dalla maledizione. Per questo, vi chiedo di accettare la mia offerta e di seguirci nella Sengoku Jidai.»
«Realizza i desideri…» mormorò Ukyo, con un lampo avido negli occhi. Konatsu la guardò con adorazione.
“Potrei tornare normale e conquistare Shan Pu.” pensò Mousse, scioccato.
“Smetterei di essere gatta e il mio amore non avrebbe più paura di me!” pensò Shan Pu, con un’espressione felice e soddisfatta.
“Non mi trasformerei più in porcellino…” pensò Ryoga, quasi piangendo di gioia per l’aspettativa. Già si immaginava di stringere Akane tra le braccia come un uomo perfettamente normale.
Ranma stava ardendo, fissando i propri pugni chiusi col cuore che gli martellava nelle orecchie. Aveva rinunciato a tornare uomo per diverso tempo, ma ora gli si presentava davanti agli occhi un’occasione d’oro.
“Sarei finalmente uomo 24 ore su 24.- pensò, mentre un sorriso trionfante gli compariva sul volto- Niente più Kuno ad assillarmi con le sue avance, niente più imprevisti durante i combattimenti, niente più acqua calda ogni volta che una vecchia sciagurata mi centra innaffiando la strada mentre vado a scuola, niente più mani invadenti del vecchiaccio Happosai da cui difendermi!” E non era tutto. Gli si proponeva un combattimento contro i personaggi più forti del Giappone! Gente tanto forte da far paura ai mezzi demoni!
«Ranma…» mormorò Akane, intristendosi. Le bastava guardarlo in faccia per sapere cosa avrebbe deciso di fare.
«Accetto!!» disse lui, alzandosi dalla sedia, in coro con tutti gli altri. Afferrò una mano di Anna e una di Inuyasha. «Un’offerta che non si può rifiutare! Vincerò, ve lo prometto!- esclamò, entusiasta, con gli occhi che gli luccicavano- Grazie, grazie, grazie, potrò tornare maschio, grazie, grazie…»
Anna sorrise, imbarazzata, e Inuyasha fece una smorfia, cercando di liberare la mano dalla morsa di un Ranma pieno di gratitudine e spirito combattivo.
«Ho capito! Vedi di mollarmi!» ringhiò, seccato. Anna scambiò con Miroku un’occhiata d’intesa. Il piano aveva funzionato alla perfezione.
«Allora accettate tutti?» chiese la ragazza, senza nascondere il suo sorriso di trionfo.
«Sì.- disse Akane- A quanto pare, accettiamo tutti.»
L’impeto di Ranma si dissipò. Inuyasha sentì la stretta del ragazzo farsi inesistente, vide il suo viso euforico diventare improvvisamente serio e profondo.
«Tu non vieni.» disse Ranma. Cadde il silenzio.
«Cosa?» chiese Akane, perplessa. Ranma si voltò verso di lei e l’espressione scura che gli lesse sul viso la fece arretrare di un passo.
«Mi hai sentito benissimo.- disse Ranma- Questa volta, tu non verrai.»

   
 
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