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Autore: MeiroKangourou    06/11/2010    2 recensioni
Mark Charme? Uno scienziato... che si trova ad avere sottomano l'opportunità della sua vita per farsi riconoscere come tale dalla comunità scientifica!! Basta andare a svelare cosa si nasconde dietro il mistero che circonda recentemente la Valle di Caraya, ma...
Una storia d'amore che (spero) riuscirà a togliervi il fiato, fra due ragazzi molto diversi, ovvero un ragazzo che fa delle scienze la sua passione, e una ragazza davvero misteriosa...
Una storia che riuscirà a catturarvi, per l'originalità dei personaggi e una trama avventurosa che si intreccia con la narrazione degli eventi amorosi della coppua più strana che si sia mai vista sulla faccia della Terra... e già, è davvero strano, quando si ha a che fare con una ragazza che... ehm, ehm... coff xD
Piccolo indizio... enigmatico (?): si dice che "altezza mezza bellezza"... e, in effetti...
Sperando che riusciate a gradire quella che è la prima storia non-comica che scrivo!
- Piccolo estratto della storia:
"Mi girai di scatto, e vidi... quella cosa!! O meglio, non so se fosse la stessa cosa che vide quel campeggiatore... ma fatto sta che anche io mi trovai davanti agli occhi qualcosa di gigantesco.
Però, subito notai qualcosa di strano...
Perché quella cosa non assomigliava affatto ad un animale..."
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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G. - UN PICCOLO... GRANDE AMORE

 

 

 

È la prima non-comica che scrivo.
Il che vuol dire che al 99% delle probabilità potrebbe non piacervi T.T

Ma spero che riuscirà ad appassionarvi ^^ Il "tema" della storia l'ho già... "collaudato", ma non dico di più o va a finire che vi spoilero il tutto o.O

G. - Un piccolo... grande amore

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Capitolo 1

Passare le giornate davanti al computer... perché? Ah, già: per scrivere. Proprio in questo momento sto iniziando a scrivere questo testo... per chiunque vorrà leggerlo... perché ho qualcosa da raccontare.
Una storia che riguarda me e... no.
Non anticipo nulla... non per ora, almeno. Comunque, è meglio chiarire un po' qualcosa: mi chiamo Mark Charme e ho 17 anni.
Un'età nella quale si può fare di tutto, si potrebbe dire... ma, certamente, qualcuno della mia età che faccia la mia professione, in tutta sincerità, non l'ho mai visto: ebbene, sono uno... scienziato.
Non uno scienziato pazzo, ma uno scienziato. E la storia che voglio raccontarvi inizia proprio qui, in un laboratorio scientifico... della scuola:

“Ma non era qui? L'avevo appoggiato qui sopra!” - le mie grida si sentivano sicuramente fin fuori l'edificio.
“Ah... parli del contenitore dell'ammonio...? Scusami, devo averlo messo per sbaglio da qualche altra parte...”: questo che sta rispondendo è Darren Ymatthie, il mio “assistente”.
Desidererebbe anche lui diventare uno scienziato. Fatto sta che secondo me non ci riuscirà mai, ma è buono per tenere ferma la videocamera quando devo riprendere qualche esperimento.
Ma niente di più.

Quel giorno di inverno, durante la ricreazione, mi ero nuovamente diretto verso il laboratorio insieme a Darren, con l'intento di provare un nuovo esperimento: la caduta dei gravi, già tentata, secondo la leggenda, dal grande Galilei.
Peccato che da noi non ci fosse nulla che assomigliasse a un grave (diciamo pure che non sapevamo nemmeno cosa fosse), quindi ci arrangiammo con delle arance, misurando i tempi di caduta di queste ultime e cercando di verificare il valore dell'accelerazione di gravità tramite alcune formule di fisica.

“Sei sicuro che le arance vadano bene?” - mi chiese Darren.
“Certamente, sono sferiche e cadono alla perfezione” - risposi.
“Sì, ma ogni volta che cadono a terra si rompono, chi pulisce tutto poi?”
“Non si suol dire: per la scienza, questo e altro?”
“Chi suole dirlo, tu? Non certamente i bidelli, visto che poi si ritroveranno tutto questo...”
“1,56 secondi di caduta.”
“Cosa?”
“Nulla... lascia stare.”

Nel mentre, fra un'arancia e l'altra, e una misurazione e l'altra, la porta del laboratorio si aprì. Temetti che fosse qualche bidello, qualche prof... o il Preside. Ma nulla di tutto questo. Con la sua voce che definire “potente” è dir poco, urlò “Buongiorno!” in maniera così forte che il mio urlo di prima, al confronto, era nulla. Sto parlando di Cleo Daydream, studentessa in quella stessa scuola: un anno più piccola di me e di Darren, ma evidentemente con delle corde vocali già ben sviluppate. Il che vuol dire che se avesse voluto gridare per davvero, l'avrebbero sentita fino in Polinesia.
E considerate che io non so nemmeno dove si trovi, la Polinesia.

“1, 2, 3, 4... 4 arance rotte per terra? È uno strano modo per farsi una spremuta o c'è di mezzo qualche strano esperimento?” - chiese.
Al che risposi: “Gentilmente... non è che potresti farti gli emeriti fatti tuoi... per non dire qualcos'altro? Io e Darren ci siamo regolarmente iscritti al corso di scienze, quindi possiamo usufruire del laboratorio come ci pare. E noi sappiamo come fare... dimentichi che mio padre è un famoso biochimico? È da lui che ho imparato tutto quello di cui ho bisogno... per questo ormai anche io posso definirmi uno scienziato!”

A questo punto, però, ci tengo a precisare qualcosa... non che io volessi essere scorbutico, anzi: solitamente, il mio comportamento è... l'opposto. Ma ci sono 3 cose che mi fanno andare in bestia e, guarda caso, tutte e 3 erano lì presenti in quel momento:
L'essere interrotto durante un esperimento.
Una critica a un mio esperimento.
La presenza stessa di Cleo.

Sì, perché, in effetti... come dire... ah, già: in pratica, la trovo un po' troppo... appiccicaticcia: no, aspetta... questa parola si usa un po' più per le chewing-gum. Ma chissene, tanto, non c'è molta differenza fra lei e una gomma da masticare... non per niente, è l'unica ragazza la cui presenza non riesco proprio a sopportare.

“Ehi! Hai dimenticato me! - si intromise Darren – Io non ho parenti scienziati... ma ho la passione! E quella basta e avanza!”
“Oh sì sì sì!! Ce la farai anche tu, vedrai!!” - Cleo, come al solito, aveva fatto irruzione nel laboratorio e, ancora come al solito, non faceva alcun accenno ad andarsene.
Nonostante ciò, però, non faceva che disturbare. Quanta pazienza ci vuole!
Sarebbe finita come al solito? Beh, finora, tutto quello che ho raccontato è la routine per me, tutto ciò che, almeno 3-4 giorni alla settimana mi capita. Cosa rese allora quella giornata diversa dal solito? E cosa rese questa giornata e le seguenti... degne di essere raccontate?

Beh... la parola chiave è “Caraya”; sì, perché quest'argomento si aprì all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno. O come un'arancia che cade con un'accelerazione di 9,81 m/s2, dipende dai punti di vista.

“Piuttosto... - cominciò Cleo – Hai sentito della faccenda di Caraya?”
“Uh? - risposi – Caraya? Intendi... la valle di Caraya?”
“Sì, proprio quella.”

La Valle di Caraya, informazione dovuta, è un'impervia zona collinare che si trova proprio fra due montagne poco distanti dalla nostra città... è famosa perché vi si può trovare natura incontaminata, ed è raggiungibile soltanto da una strada, per giunta inaccessibile alle autovetture: il “sentiero di Venere”; in teoria si dovrebbe chiamare così perché soltanto sostando in un tratto qualunque di quella strada si dovrebbe riuscire a vedere Venere... ma in realtà Venere lo si vede dappertutto in città, quindi è un'altra di quelle enormi panzane che girano sempre.

“Beh... che è successo lì?” - chiesi con noncuranza mentre eseguivo qualche divisione, nel tentativo di verificare la riuscita dell'esperimento con le arance.
“Pare che si sentano strani rumori.”
“Strani... rumori? Del tipo?”
“Da quello che ho sentito... rumori fortissimi, non so descriverli, ma dicono che si riescono a sentire quasi sempre!”
“Dicono... chi?”
“Quelli che ci sono stati, no? Questa notizia gira da un bel po', ma... è ieri che è successo il fatto più interessante!”
“È aumentato il prezzo delle arance?”
“No! Sembra che... qualcuno abbia visto qualcosa, finalmente!”
“Ah, sì? E di che si trattava?”
“Beh... quel tizio da cui l'ho sentito ha detto di aver sentito che questi tizio di cui parlo non è riuscito a vedere bene!... anche perché era notte, lui era lì in campeggio... e ha visto un'ombra enorme venire verso di lui: lui allora si è riparato in tenda e non è uscito fino al mattino... ma a quel punto l'ombra era scomparsa!”
“Uhmm, uhmm... Sai che ti dico?”
“Cosa?”
“Che non me ne può importare assolutamente nulla.”

Con quella frase, ero riuscito a zittire definitivamente Cleo. O meglio, definitivamente per quel momento.
Però... però... se fosse vero... e se fosse un qualche animale sconosciuto? Sì, in quel caso, avrei preso tutti i diritti della sua scoperta... e, forse, tutti mi avrebbero riconosciuto come un vero scienziato! Certo, sarebbe stato comunque presto per ricevere un Nobel... ma è comunque un passo avanti.
Un passo avanti verso quello che è il mio sogno nel cassetto.
E finora questo cassetto era rimasto sigillato con l'attack.

Così, prima che Cleo uscisse dal laboratorio, ebbi il tempo di fermarla.
E di farle una proposta che sicuramente non avrebbe rifiutato.

  
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