Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: VaniaMajor    09/11/2010    5 recensioni
La guerra contro il Signore dell'Est incombe, Sesshomaru e Inuyasha devono trovare un sistema per escludere gli esseri umani dalla battaglia imminente. Miroku ha una buona idea, ma per realizzarla bisognerà che Anna coinvolga alcune persone provenienti dal tempo di Kagome...Ranma e compagnia! Ecco a voi il seguito di 'Cuore di Demone'!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Author' s note: Dopo essere morta dal ridere nel leggere l'azzeccato riassunto della saga di Ranma fatto da Serin88 (per chi non avesse letto la frase cui faccio riferimento, guardate i commenti dello scorso capitolo!!), ecco qui il risultato del cattivo umore di Sesshomaru! Ah, avviso che ho iniziato a postare anche una AU di Inuyasha intitolata Mahoo no Hanashi. Spero vi piaccia!

«Wow! Ma è meraviglioso!» esclamò Akane, mentre sorvolavano il grande Palazzo del Signore dell’Ovest. Ranma la strinse per la vita, prevenendo il suo tentativo di sporgersi per guardare meglio.
«Cerca di fare attenzione, scema.» borbottò, quando lei si voltò a guardarlo interrogativamente. Akane sorrise e non replicò.
«Se foste venuti un anno fa, non sareste riusciti a vederlo.» li informò Anna, su un altro demone volante.
«Come mai?» chiese Shan Pu, curiosa.
«Lo proteggeva una barriera contro gli umani.- spiegò la yokai- Ora non viene utilizzata.»
Ranma lanciò un’occhiata alla ragazza dai capelli dorati. Benché avesse riconquistato il sorriso e si comportasse con estrema cortesia, Ranma aveva notato che qualcosa aveva guastato i suoi rapporti con il fratello di Inuyasha. I due, in quei tre giorni, non si erano mai guardati in faccia, né si erano scambiati qualcosa in più di due o tre frasi gelide di circostanza. Eppure, Inuyasha e Kagome avevano dato a intendere che quei due si amassero molto. Non capiva cosa avesse reso così intrattabile quell’algido demone dai capelli bianchi. Si accorse che anche Akane stava osservando Anna.
«Non capisco cosa lo abbia fatto arrabbiare con lei.» mormorò la ragazza.
«Non sono fatti nostri, Akane.» disse Ranma. Non che la faccenda non lo incuriosisse, ma aveva altre castagne sul fuoco…come prepararsi al combattimento, ad esempio. Ancora non aveva idea degli avversari con cui avrebbe avuto a che fare.
Atterrarono davanti ad una grande porta, all’interno della cinta di mura più interna. Subito, un piccolo essere somigliante a un rospo corse loro incontro, goffo e impacciato da un lungo bastone.
«Sesshomaru-sama!- gracchiò- Siete tor…»
«Sesshomaru-sama! Anna-nee-chan!!!» Un grido di bimba sommerse la voce del povero rospo, seguita immediatamente dalla bambina stessa, una deliziosa brunetta sui sette anni. La bambina si gettò tra le braccia di Anna, che le accarezzò la testa, per poi aggrapparsi saldamente a una gamba dell’impassibile inu-yokai.
«Perdonate, Anna-sama. Non sono riuscita a trattenerla.» disse una donna, correndo loro incontro.
«Non c’è problema, Rika.» disse Anna, mentre questa si inchinava agli ospiti.
«Jaken.» Il tono freddo di Sesshomaru distrusse completamente l’atmosfera allegra.
«Sì, mio Signore?» chiese il piccolo demone, servile.
«Dai delle stanze a questi umani.» disse lui, prima di entrare nel Palazzo senza attendere nessuno di coloro che lo seguivano. Jaken fece una smorfia ben poco simpatica. Ranma si voltò verso Inuyasha.
«Sicché quello è tuo fratello.- disse, sarcastico- Si spiegano tante cose.»
«Se ci tieni alla pelle, non paragonarmi mai a lui.» disse Inuyasha, scuro in volto. D’un tratto, Anna si incamminò con passi rigidi verso l’interno del Palazzo, senza aspettarli.
«Anna…» cominciò a chiamarla Kagome.
«Rika. Aiuta Jaken.» disse la yokai, gelida quanto colui che era appena entrato nel Palazzo, prima di lasciare il gruppo completamente basito.
Anna era furiosa. Sesshomaru si stava comportando in maniera sciocca e infantile per una cosa così stupida…
«Sesshomaru.» lo chiamò, aprendo di botto la porta che dava a quelle che ormai erano le loro stanze. Lui stava slegando le spade dalla propria cintura e non alzò nemmeno lo sguardo al suo ingresso. Anna digrignò i denti. Si impose di calmarsi e chiuse la porta con garbo dietro di sé. «Sesshomaru, dobbiamo parlare.» disse, controllando il tono di voce.
«Ah, davvero?» chiese lui, indifferente, posando le spade sui loro sostegni.
«Sì, davvero!» sbottò Anna, sbattendo la mano sul tavolo. Lui le lanciò poco più che un’occhiata e la yokai si morse un labbro. «Si può sapere cos’è questo comportamento?- chiese, con voce pericolosamente bassa- Vado via per qualche giorno e al mio ritorno non mi guardi nemmeno in faccia. Sono così terribile a vedersi?»
Sesshomaru fece un piccolo sorrisetto cinico, quindi le diede le spalle.
«Non avevi esattamente quella faccia, quando sei tornata.» disse. Anna spalancò gli occhi chiari.
«E’ per questo?- chiese, aumentando il volume della voce- E’ per questo che mi tratti come un’estranea da tre giorni? E’ per questo che stai mettendo a disagio coloro che dovrebbero combattere per te? Solo perché avevo sembianze umane?!»
«Due giorni là e hai già ripreso le tue rozze abitudini umane.- ironizzò Sesshomaru- Noto che ti trovi a tuo agio in quel mondo di mortali.»
«Cosa?!» boccheggiò Anna. Strinse i pugni, adirata. «Io ho scelto di vivere con te! Come puoi anche solo pensare che…»
«Non negare che eri a tuo agio.- disse Sesshomaru, gelido- Hai nascosto il tuo sangue demoniaco per stare insieme a quella plebaglia. E’ una vergogna, per uno yokai.»
«Io non rinnego le mie origini umane! Piantala con questa gelosia contorta!» gridò Anna, esasperata.
«Fai come ti pare, allora!- le gridò Sesshomaru di rimando, sorprendendola- Torna laggiù, visto che ti piace tanto! Vedi solo di non seccarmi!»
Approfittando dello stato di stupefazione della ragazza, Sesshomaru la superò e uscì dalla stanza, sbattendo la porta.
«Tu, brutto…- boccheggiò Anna, prima di sbattere le mani sul tavolo tanto forte da romperlo in due- Sesshomaru! Non abbiamo ancora finito di parlare!»
Ciò detto si precipitò fuori dalla stanza, senza nemmeno chiudere la porta. Il gruppo di combattenti lasciato a se stesso era appena entrato nel grande atrio quando Sesshomaru lo attraversò, rigido per la furia trattenuta.
«Torna qui, Sesshomaru!» si sentì gridare da un corridoio alla loro sinistra.
«Ma che sta succedendo?» chiese Konatsu, perplesso.
«Stanno…litigando?» disse Kagome, stupita. Sesshomaru si voltò verso di loro, con un’occhiata omicida che fece fare a tutti un passo indietro.
«Tu.- disse l’inu-yokai, puntando il dito su Inuyasha- Vieni con me. Ora.»
«Io?!» chiese Inuyasha, sentendo che il suo cuore mancava un battito. Sapeva che sarebbe successo…In quel momento Anna corse fuori dal corridoio.
«Sesshomaru! Lascia Inuyasha fuori da questa storia!» disse, furiosa. Sesshomaru, per tutta risposta, afferrò Inuyasha per la collottola e se lo trascinò dietro.
«Sesshomaru, fermati!- lo chiamò Anna- Sesshomaru!»
L’inu-yokai trascinò il fratello oltre una porta scura, che poi sbatté in faccia alla ragazza bionda.
«Tu…tu…sei solo uno stupido!! Stupido, stupido, stupidoooo!!» sbottò Anna, afferrando uno dei grandi vasi dell’atrio e fracassandolo contro la porta, prima di voltarsi dalla parte opposta e allontanarsi a grandi balzi.
«Inuyasha!» chiamò Kagome, preoccupata per la sua sorte, correndo verso la porta ingombra di frammenti di porcellana.
«Kagome-chan, non andare!» le disse Sango, ma la ragazza non la ascoltò, seguendo i due inu-yokai. «Meglio fermarla.» disse la giovane, cominciando a correrle dietro, seguita da Shippo e Kirara.
«Giusto. Potrebbe peggiorare le cose.- disse Miroku- Io consolerò il cuore ferito di Anna.»
Sango lo afferrò per la collottola in una perfetta imitazione di Sesshomaru.
«Tu vieni con me.» ordinò, perentoria.
«No, Sango-chan, non intendevo quello che pensi tu, te lo giuro…» si lamentò il monaco, mentre i due scomparivano oltre la porta.
Sui ragazzi provenienti da Nerima scese il silenzio. Akane e Ranma si scambiarono un’occhiata.
«Sai?- mormorò Akane, spazzando con lo sguardo la stanza disastrata- Improvvisamente, mi sembra di non essermi mossa da casa nostra.»

***

«Ahi! Ahia, fai piano Kagome!» si lamentò Inuyasha, ritraendosi dal tocco della ragazza.
Kagome sospirò, preoccupata e ormai stanca delle lamentele del giovane, il quale fissava con aria imbronciata il batuffolo di cotone idrofilo imbevuto d’alcol che lei aveva in mano.
«Ti prego, Inuyasha. Fatti medicare. Ho quasi finito.» disse Kagome, allungando ancora una volta il batuffolo verso il naso graffiato e ancora sporco di sangue di Inuyasha. Lui le bloccò le mani afferrandola per i polsi e scosse la testa.
«Ho detto basta. Ho solo qualche graffio, che sparirà tra mezz’ora.- ribatté il ragazzo- E’ inutile che mi sottoponi alla tortura di quella tua roba disinfettante.»
«Ma io…» tentò di replicare Kagome. L’aria seria negli occhi ambrati di Inuyasha la convinse a desistere. Kagome gettò il cotone nella cassetta del pronto soccorso con un sospiro stanco, mentre Inuyasha si sedeva di nuovo a braccia conserte, pensieroso.
«Inuyasha ha ragione, Kagome. Lascialo stare.» disse Sango, in piedi in un angolo, appoggiata con la schiena alla parete.
«E’ pari all’offrire perle ai porci. Si rimetterà presto.» aggiunse Miroku, seduto accanto a lei, mentre Shippo le lanciava un’occhiata preoccupata, seduto vicino alla porta scorrevole.
Kagome sospirò di nuovo. Inuyasha non aveva nemmeno reagito alla provocazione di Miroku. Trovarsi invischiato in quel litigio fra Anna e Sesshomaru lo aveva reso molto serio e pensieroso.
Kagome aveva provato terrore al pensiero di cosa Sesshomaru intendesse fare al fratello minore quando li aveva visti sparire dietro quella porta. Li aveva inseguiti, ma i due non erano già più all’interno della stanza. Era passata di sala in sala preda di un’ansia crescente, seguita da Sango e Miroku che cercavano in tutti i modi di fermarla, quando finalmente aveva trovato Inuyasha, solo, in una sala mezza distrutta. Il giovane demone aveva il naso pesto e sanguinante e sedeva contro la parete con una strana espressione seria sul viso, la stessa che ancora lo caratterizzava.
Kagome si era precipitata da Inuyasha, chiedendogli cosa Sesshomaru gli avesse fatto, ma lui si era limitato a dire che aveva avuto un diverbio con suo fratello. A prova del fatto che il colpo al naso era stato l’unico accusato durante la litigata, si era subito alzato da terra. Non sembrava provasse dolore in altre parti del corpo e i danni al naso stavano iniziando a regredire, ma quell’espressione così distante e pensierosa metteva Kagome in ansia. Desiderava che Inuyasha condividesse con lei i suoi pensieri.
«Inuyasha…» lo chiamò.
«Mh?» chiese lui, voltandosi verso di lei. A Kagome parve lontanissimo.
«Inuyasha, cos’è successo?- chiese Kagome, torturandosi la gonna della divisa- Cos’è che ha fatto perdere le staffe a Sesshomaru in quel modo?»
Inuyasha alzò un sopracciglio, vagamente sorpreso.
«Non hai capito?- chiese- Non ha gradito che Anna fosse in forma umana, al suo ritorno. Se l’è presa con me perché ero l’unico che le potesse insegnare una cosa del genere. E’ per questo che le ha tenuto il broncio in questi tre giorni. Oggi è esploso.»
«Questo l’ho capito, ma…- disse Kagome, d’impeto, alzandosi sulle ginocchia- perché ti ha picchiato? Perché non vuole che Anna prenda forma umana? Sa bene che Anna lo ama da morire, indipendentemente da…»
«Feh! Quello lì non sa un bel niente!- disse Inuyasha, ritrovando un po’ del suo sarcasmo- E’ più insicuro di quanto si potrebbe sospettare, sull’argomento Anna. Si è sfogato su di me perché ora come ora non la colpirebbe nemmeno se questo gli salvasse la pelle.»
«Non si è sfogato più di tanto, comunque.- osservò Miroku- Se fosse stato il vecchio Sesshomaru, a quest’ora saresti morto o agonizzante.»
«Grazie per la fiducia.- disse Inuyasha, con una smorfia- Comunque è vero. Mi ha dato un pugno e basta. Niente di che.»
«E adesso? Non era proprio il caso che Sesshomaru si comportasse in quel modo di fronte ai nuovi arrivati.» disse Sango, accarezzando il pelo di Kirara.
«Feh! Se si sono spaventati, significa che non sono fatti per stare qui.» disse Inuyasha, voltando nuovamente il capo.
«Non credo si siano impressionati per così poco. Anche a casa loro è presente un’atmosfera…come dire…movimentata.- disse Miroku- Mi pare tuttavia che Sesshomaru si sia comportato in maniera piuttosto strana. Che non ami la natura umana è risaputo, ma questo suo rifiuto di vederla in Anna, che ne è comunque stata parte, mi sembra molto cocciuto da parte sua.»
Inuyasha aggrottò la fronte. Era proprio questo rifiuto totale che non capiva. Sesshomaru amava Anna così com’era, nel suo corpo demoniaco e nella sua anima umana. Cosa gli poteva cambiare, nel vederla umana o demone? Esteticamente non cambiava poi così tanto e la natura del suo corpo non mutava il fatto che dentro fosse sempre la ragazza che Sesshomaru amava. Allora perché era così cocciuto?
Quando era stato trascinato per i corridoi e le stanze, evitando di emettere fiato per non alimentare ulteriormente l’ira di Sesshomaru, aveva creduto di dover passare un brutto quarto d’ora. Sembrava che il fratello volesse assolutamente sfogarsi su di lui.
Quando erano arrivati nella stanza in cui poi Kagome l’aveva trovato, Sesshomaru l’aveva lasciato andare e gli aveva voltato rigidamente le spalle, in silenzio. La tensione che permeava la stanza si era fatta insostenibile per Inuyasha, che alla fine non aveva potuto fare a meno di parlare per primo.
«Senti, stai facendo uno sbaglio.- aveva detto alla schiena del fratello- Vai da Anna e chiedile scu…»
Sesshomaru si era voltato con uno scatto così repentino che Inuyasha l’aveva visto a malapena. Il minimo spostamento che era riuscito a compiere gli aveva permesso di ricevere il pugno che avrebbe dovuto frantumargli il naso solo di striscio. L’impatto lo aveva comunque spedito contro la parete piena di scaffali, facendogli picchiare la schiena contro i legni e i soprammobili ivi allineati. Era rimasto là, col sangue caldo che gli colava sul labbro superiore e i frantumi di porcellana attorno ai piedi, quando Sesshomaru l’aveva afferrato per il colletto, avvicinando la propria faccia a quello che era rimasto della sua.
«Perché gliel’hai insegnato?!- aveva chiesto Sesshomaru, gli occhi rossi di furia- Ti avevo detto chiaramente di stare attento a lei!»
«Lei…mi ha chiesto lei di insegnarglielo.- aveva detto Inuyasha, a fatica, sentendo il sangue intasargli il naso gonfio e pulsante- Ed è stata un’ottima idea, perché con quei suoi capelli biondi e gli occhi da demone che si ritrova sarebbe stata una fonte di curiosità troppo esplicita! La volevi circondata da umani?!»
Sesshomaru aveva fatto una smorfia e Inuyasha ne aveva approfittato per gettarlo contro l’altra parete, liberandosi dalla sua presa.
«Idiota! Non ti rendi conto di quello che hai fatto!» aveva detto Sesshomaru, ma Inuyasha non l’aveva lasciato finire.
«TU vieni a dire una cosa del genere a ME?!- aveva urlato, ormai furioso- Ma hai visto la faccia di Anna in questi giorni? Sei tu che le stai facendo qualcosa! Ripensa un po’ alle tue azioni. Come puoi chiederle di soffocare la parte umana che le è rimasta?! Significa che non la ami veramente!»
«Non t’azzardare mai più a dire una cosa del genere!» aveva detto Sesshomaru, con voce così piena di autorità da zittire Inuyasha. Un breve flash del padre aveva solcato per un attimo la mente del più giovane fra i due fratelli. Sesshomaru aveva stretto i pugni e il suo viso era diventato di pietra.
«Nella tua ignoranza, non hai idea della pericolosità di ciò che le hai insegnato.- aveva mormorato, gelando il sangue nelle vene a Inuyasha- Pericoloso, sì…soprattutto per una come lei.» Inaspettatamente, Sesshomaru si era voltato per andarsene.
«Ehi!- lo aveva richiamato Inuyasha, stupefatto- Cosa vuoi dire? Perché dovrebbe essere pericoloso?»
Sesshomaru si era voltato e gli aveva scoccato un’occhiata d’odio tanto intenso da fargli fare un passo indietro.
«Come osi pormi certe domande?- aveva detto, con un viso terribilmente teso- Tu non c’eri, ma come puoi avere dimenticato…» L’aria stupita di Inuyasha l’aveva bloccato. In un istante, la sua espressione era tornata glaciale. «Capisco. Lei non te lo disse.» aveva mormorato, sarcastico, prima di voltarsi e riprendere a camminare.
«Lei chi?- aveva chiesto Inuyasha, aggressivo- Cosa dovrei sapere?»
Sesshomaru non si era nemmeno voltato, ma aveva aggiunto: «Prega che non accada anche stavolta, o ti giuro che ti ucciderò.»
«Ehi! Spiegati, brutto deficiente!» l’aveva richiamato Inuyasha, correndogli dietro. Sesshomaru gli aveva sbattuto la porta in faccia, colpendolo di nuovo al naso tumefatto. Poco dopo, Kagome e gli altri erano entrati nella stanza e l’avevano portato nella camera che Rika aveva offerto loro per medicarlo.
Inuyasha corrugò la fronte. Sembrava evidente che Sesshomaru aveva un motivo ben preciso riguardo al suo odio verso la natura umana. Doveva essere successo qualcosa di cui lui non era al corrente. Avrebbe voluto saperne di più, ma non credeva che suo fratello avrebbe aggiunto una parola sull’argomento. Soffocò un sospiro seccato. Sesshomaru aveva terrore che accadesse qualcosa ad Anna, questo era palese, ma lo dimostrava sempre nella maniera più sbagliata. Quel litigio non sarebbe certo finito grazie a una capitolazione di Sesshomaru.
«Speriamo che Anna abbia abbastanza pazienza da perdonare quell’idiota…» borbottò. In quel momento, qualcuno fece capolino nella stanza.
«Salve.- disse Ranma, dalla porta- Possiamo entrare?»
«Prego, accomodatevi.» li invitò Kagome, con un sorriso. Ranma, Ryoga e Mousse entrarono nella stanza, chiudendo la porta scorrevole dietro di loro.
«Grazie. Che hai fatto al naso, Inuyasha?» chiese Ranma, sedendosi con agilità, imitato dagli altri.
«Niente di che. Fra poco sarà guarito.» rispose lo yokai, alzando le spalle con un gesto indifferente.
«Vi trovate bene?- chiese Kagome, premurosa- Ci dispiace molto per la scena di prima…»
«Non scusarti per cose di cui non sei responsabile, Kagome.- disse Ranma, con un sorriso- Siamo tutti abituati a scene del genere.»
«Come sta Anna-san?- chiese Ryoga- Sembrava veramente furiosa.»
«Anna è fuori dal castello, a quanto ci hanno detto.- rispose Miroku- Non avete ragione di preoccuparvi. Sono certo che entrambi troveranno modo di spiegarsi.»
«Né Sesshomaru né Anna sono tanto sciocchi da permettere che le loro faccende personali condizionino il combattimento che ci si prospetta. Si sistemerà tutto.» disse Sango, mandando Kirara fuori in giardino per non turbare Ranma.
“O almeno faranno finta che sia tutto sistemato.” pensò Inuyasha, corrugando la fronte.
«Senti, Inuyasha, dove combatteremo esattamente?» chiese Mousse, rivolgendosi a Ryoga, che lo guardò con aria da compatimento.
«Sesshomaru mi ha detto solo che il Signore dell’Est ha già passato il confine. E’ nelle nostre terre, anche se di poco.- rispose Inuyasha, scuro in volto- Mio fratello preferisce combattere su un terreno a lui del tutto conosciuto, prima di sfondare le linee nemiche e iniziare a conquistare l’Est.»
«Allora non intende semplicemente scacciare gli invasori.» mormorò Sango, corrugando la fronte.
«Lui vuole uccidere quel dannato. E lo vorrei anch’io.- disse Inuyasha- E’ naturale che in questo caso l’Est cadrebbe nelle mani della progenie di Inuken. Sarebbe una vendetta coi fiocchi.»
«Come puoi parlare con tutta quella leggerezza di uccidere una persona?» chiese Ryoga, contrariato.
«Senti, bello, quaggiù o si uccide o si viene uccisi.- disse Inuyasha, con una smorfia- Quel bastardo è coinvolto nella morte di mio padre. Gliene devo, di disgrazie, e Sesshomaru non è da meno. Grazie al Signore dell’Est, ancora un po’ finiva ucciso e Anna ci ha rimesso la pelle.»
«Anna…cosa?!» chiese Mousse, stupefatto.
«Ma che dici? Ci prendi in giro?» chiese Ryoga, aggressivo.
«Sesshomaru possiede una spada che è in grado di riportare in vita i morti.- spiegò Kagome, riportando la calma- Era talmente sconvolto, però, che se Inuyasha non gliene avesse suggerito l’uso ora Anna sarebbe solo un ricordo. Sesshomaru ha fatto appena in tempo a salvare la sua anima. Questo ha fatto accrescere a dismisura il suo rancore verso il Signore dell’Est.»
«Ed è questo che vi aspettate da noi?» chiese Ranma. Gli altri gli lanciarono un’occhiata interrogativa. «Volete…che uccidiamo i nostri avversari?» chiese il ragazzo, mortalmente serio.
«Per il Buddha, no!- rispose Miroku, stupefatto- Questa sfida nasce proprio con l’intento di non sprecare vite umane. Dovrete solo sconfiggerli.»
Gli altri tornarono a rilassarsi e Ranma annuì. Per un istante, il pensiero di Akane costretta a uccidere o a essere uccisa gli aveva congelato il cuore.
«State tranquilli, cuori teneri. La guerra, quella vera, la combatteremo noi demoni.» disse Inuyasha, con una nota dura nella voce.
Kagome lo guardò con ansia. Il solo pensiero di Inuyasha in mezzo al massacro che sarebbe seguito le straziava l’anima. Non voleva perderlo. La sua vita, senza Inuyasha, ormai non aveva più alcun senso.

***

Sesshomaru sedeva a gambe incrociate e braccia conserte sul pavimento, accanto alla finestra. I suoi occhi d’ambra erano fissi al cielo notturno, appena punteggiato di stelle. La luna stava sorgendo. L’indomani mattina lui e coloro che erano stati assunti per combattere sarebbero partiti per raggiungere la delegazione dell’Est e dare il via a quella sciocca sfida tra umani. Sesshomaru aveva ancora molte cose su cui riflettere, ma quella notte i suoi pensieri avevano affondato le loro radici in un mare oscuro che era rimasto nascosto e isolato per più di un secolo.
Inuyasha aveva commesso un errore gravissimo nell’insegnare ad Anna come nascondere la propria energia demoniaca e trasformare il proprio corpo, per quanto possibile, in quello di un essere umano. La sua Anna…una donna con un tale spirito di sacrificio, una tale testardaggine, un carattere così fiero…Anna era una donna che lui non poteva controllare come avrebbe voluto. Ciò che Inuyasha aveva fatto poteva presentare dei risvolti che avevano il potere di farlo rabbrividire.
Sia Anna che Inuyasha avevano frainteso il motivo della sua ira. Non era importante. Sesshomaru non aveva alcuna intenzione di spiegarsi. Non dovevano saperne di più. Se la loro conoscenza della trasformazione si fosse fermata lì, probabilmente avrebbe avuto speranza che nessuno dei due potesse mai osare ciò che invece lui aveva fatto…lasciandolo solo.
Sesshomaru si riavviò i capelli mossi dal vento autunnale con un gesto nervoso e seccato. Non gli importava di quel bamboccio di Inuyasha, ma la promessa che Anna gli aveva fatto gli rimbombava nelle orecchie. Quando le aveva salvato la vita e le aveva promesso che mai più avrebbe permesso a qualcuno di farle del male, Anna aveva promesso la stessa cosa. E questo era male, perché Sesshomaru sapeva per esperienza che lei era pronta a sacrificarsi per lui.
La debolezza umana era sempre stata causa di sofferenza per Sesshomaru. Quando l’aveva vista al pozzo, immagine illusoria della ragazza che aveva incontrato una sera nel bosco, era tornato indietro di anni e anni, a una sofferenza che ancora non riusciva a dimenticare, che il rancore non era riuscito a mitigare.
La guerra era vicina. Se lui fosse stato in difficoltà e Anna avesse compreso…
«Sarò forte per entrambi.- mormorò, gelido- Non accadrà più.»
Un rumore lieve gli giunse alle spalle, insieme a un profumo fresco e avvolgente come quello della pioggia sugli alberi. Anna era entrata nella stanza.  Sesshomaru non si voltò. Non aveva intenzione di discutere ancora. Che Anna continuasse a portargli rancore, se credeva. Udì i passi di lei avvicinarsi, quindi la sentì sospirare. Sesshomaru si irrigidì, pronto a rispondere con gelido sarcasmo alle sue domande, invece due braccia calde gli circondarono le spalle. La testa di Anna si appoggiò sulla sua, mischiando all’argento dei capelli del demone il suo oro. Sesshomaru rimase immobile.
«Non dubitare più di me.- mormorò lei, accarezzandogli la testa col suo respiro- Il mondo degli umani, ai miei occhi non vale più nulla, perché tu non ci sei. Il mio posto è accanto a te e solo tu hai il potere di allontanarmi. Perciò, non farlo.»
A quelle parole, Sesshomaru sentì improvvisamente che il gelo di cui si era ammantato si scioglieva sotto il suo tocco caldo e dolce. Le prese una mano e la baciò.
«Ce ne hai messo di tempo a tornare.» disse. La sentì sorridere.
«Anche tu mi sei mancato.» mormorò lei, baciandogli la testa e spedendogli brividi in tutto il corpo. Per tutti i demoni del Giappone, quanto gli era mancata…Rimase in silenzio.
«Vuoi che me ne vada?» chiese lei, facendo per alzarsi. Sesshomaru la afferrò e la costrinse a sederglisi in grembo.
«Mi pareva di aver capito di essere il solo a poterti dire di andare via.» disse, sempre tenendo lo sguardo fisso di fronte a sé ed evitando i suoi occhi sorpresi. Anna, sorridendo, appoggiò la testa sul suo petto e si strinse a lui. Dopo un istante, le braccia di Sesshomaru la circondarono dolcemente e lo yokai iniziò ad accarezzarle i capelli.
I due rimasero così, vicini e in silenzio, godendosi l’ultima notte tranquilla prima della partenza.

***

Akane non riusciva a dormire.
Si rigirò nel futon, insonne. Dall’esterno provenivano le prime luci dell’alba. Accanto a lei, Shan Pu e Ukyo dormivano pacificamente. Stanca di aspettare inutilmente il sonno, Akane si tolse le coperte di dosso e si alzò. La tutina accorse al cospetto della sua padrona e Akane la indossò. Senza fare rumore, prese con sé le proprie cose e uscì dalla stanza, incamminandosi nel corridoio. Attraversò il quartiere delle donne senza incontrare anima viva, avvolta in un silenzio profondo e quasi irreale. Quando passò davanti alla camera dei ragazzi, si fermò un istante, osservando la porta con viso preoccupato.
Quella mattina sarebbero partiti alla volta del luogo dello scontro. La sfida indetta dal fratello di Inuyasha sarebbe iniziata. Akane abbassò lo sguardo sulle sue scarpette nere, corrugando le sopracciglia. Imponendosi su Ranma, era riuscita a vincere la discussione e a seguirlo nella Sengoku Jidai. Aveva sperato che Ranma ammettesse finalmente che la sua presenza gli faceva perlomeno piacere, o che si scusasse per le parole dure che le aveva detto. Anna aveva detto che erano state dettate dalla preoccupazione per lei…eppure Ranma non aveva tentato nessun tipo di chiarimento. Aveva ripreso a comportarsi normalmente con lei, la qual cosa equivaleva al prenderla in giro e farla arrabbiare ogni due minuti, ma vedeva sempre un ombra nei suoi occhi quando parlava con lei.
Akane era preoccupata. Aveva un brutto presentimento riguardo a tutta la faccenda. Per questo non aveva voluto che lui partisse senza di lei. Forse Ranma aveva ragione, in Cina era stata solo una fonte di guai per lui, ma come poteva pretendere che restasse a casa mentre lui combatteva contro nemici sconosciuti e sicuramente pericolosi? Lei…lei teneva troppo a lui perché potesse lasciarlo solo! Akane alzò la testa di scatto, arrossendo. Lei teneva a lui? Da dove era venuto fuori quel pensiero? Si portò una mano al cuore in tumulto. Sì, lei teneva a lui. Perché, che lo ammettesse o no, lo amava.
«Da morire.» mormorò, sentendo le lacrime pungerle gli occhi.
«Akane?»
Sobbalzando, Akane si voltò col volto in fiamme. Sulla porta aperta per metà c’era Ranma, che la guardava con aria assonnata.
«Akane, cosa ci fai già in piedi? Non riesci a dormire?» chiese Ranma, sbadigliando. Poi, accorgendosi del suo viso rosso, si avvicinò, curioso. «Cosa c’è? Perché sei tutta rossa?» chiese.
«Io…n…niente! Ho fatto un po’ di esercizio e sono accaldata.- mentì Akane, distogliendo lo sguardo- Non ho dormito bene e ho preferito alzarmi, già che ero sveglia.»
«Allora ti faccio compagnia. Ormai sono sveglio anch’io.» disse Ranma, sorridendo ed entrando di nuovo per finire di vestirsi. Akane non replicò, attendendo il ragazzo all’esterno mentre tentava di domare il battito del suo cuore. Sembrava quasi che Ranma avesse avvertito la sua presenza, tanto era stato il tempismo con cui si era affacciato alla porta.
Akane si sarebbe stupita non poco di sapere che le cose stavano più o meno in quel modo. Nemmeno Ranma aveva dormito bene. Ogni volta che si addormentava, sognava Akane colpita a morte da un nemico sconosciuto, quindi quella mattina aveva un’aria piuttosto sconvolta. Si era risvegliato dall’ennesimo incubo un paio di minuti prima, avvertendo la presenza di Akane fuori dalla stanza. Si era dato dell’idiota, voltandosi su un fianco per scacciare la tentazione di aprire la porta per controllare. Immediatamente dopo, si era alzato e con passi furtivi si era recato alla porta, aprendola con cautela. Akane era davvero là, con un’espressione triste sul viso che gli aveva fatto fermare il cuore per un istante.
Ranma si vestì in tutta fretta, quindi uscì dalla camera, stando ben attento a non fare rumore. Non voleva che Ryoga si svegliasse, rovinandogli quel momento con Akane. La ragazza lo attendeva in corridoio. Ranma le sorrise e lei rispose nello stesso modo.
«Andiamo nel giardino ad allenarci?» disse Akane, indicando il giardino interno sotto di loro. Ranma annuì di buon grado. Gli pareva strano camminare con quella tranquillità accanto a lei, senza nessuno che li disturbasse. Casa Tendo era sempre un via vai di ficcanaso e non appena uscivano venivano assaliti da qualcuno dei loro amici/nemici. Quel Palazzo di un epoca lontana sembrò a Ranma un vero e proprio paradiso.
Scesero nel giardino, quindi si misero in posizione di guardia.
«Pronto, Ranma?» chiese Akane, con un sorrisetto.
«Non mi farò battere da quella maledetta tuta.» replicò Ranma.
«Dovrai guardarti anche da me, non solo dalla tuta.» disse Akane, spiccando un veloce balzo verso Ranma, che fece appena in tempo a schivare. Akane poggiò il piede per terra e si diede lo slancio per una capriola all’indietro, che le permise di evitare il calcio di Ranma. Lui tentò di portare a segno un pugno, ma Akane si appoggiò al braccio del ragazzo e fece una ruota in aria, arrivandogli alle spalle e agganciandogli le gambe alla vita. Si inarcò all’indietro, poggiando le palme delle mani per terra e sollevando le gambe per lanciare lontano Ranma. Il ragazzo utilizzò un tronco per evitare di cadere e per darsi lo slancio, quindi tornò ad attaccare Akane.
«Non mi potrai mai battere finché indosso questa!» disse Akane, sorridendo.
«Lo vedremo.» ringhiò Ranma.
I due continuarono con le schermaglie ancora per qualche tempo, quindi, stremati, decisero di riposarsi. Si sedettero sull’erba, detergendosi il sudore dalla fronte e riprendendo fiato.
«Ah, mi sento meglio.» disse Akane, alzando il viso al cielo e sorridendo. La luce del sole fece brillare i suoi occhi e i capelli scuri imperlati di sudore. A Ranma parve davvero bellissima. Akane si girò a guardarlo, sorprendendolo. «Credi ancora che sarò solo una seccatura?» chiese la ragazza, con tono serio.
Ranma abbassò gli occhi sulle sue scarpe.
«Akane, io…non intendevo questo quando…» mormorò, a disagio.
«Eri preoccupato per me?» chiese Akane. Ranma la guardò, scioccato.
«Io…beh…però ora mi sento più sicuro.- borbottò, senza ammettere la cosa esplicitamente ma lasciando intendere ad Akane di aver centrato il punto- Quando indossi la tuta, riesci a mettere in seria difficoltà anche me. Non credo che ti accadrà niente di male.»
Akane sorrise e Ranma la guardò.
«Però, Akane,- aggiunse Ranma con impeto, memore degli incubi che avevano tormentato la sua notte- promettimi che non ti esporrai per me come hai fatto in Cina. Io so badare a me stesso. Se ti dovesse succedere qualcosa…io…» Smise di parlare, arrossendo e corrugando la fronte. Akane lo guardò con sorpresa, quindi il suo viso assunse un’espressione molto dolce. Senza pensare, si avvicinò a Ranma e lo baciò su una guancia. Ranma alzò lo sguardo, stupefatto e incontrò gli occhi scuri di lei, che stava sorridendo mentre un velo di rossore le colorava le guance.
«Grazie, Ranma.» disse Akane. Ranma si perse nei suoi occhi scuri. Quanto era bella…
«Akane, io…» mormorò, avvicinandosi a lei.
«Ecco dove eravate!»
Akane si voltò di scatto, mentre Ranma si congelava sul posto, rendendosi improvvisamente conto di quello che era stato lì lì per fare. Si alzò in piedi, mentre Ryoga, Mousse, Shan Pu, Ukyo e Konatsu entravano nel giardino. Ryoga si precipitò da lui e lo afferrò per il colletto.
«Ranma, cosa stavi facendo con Akane?!» gli chiese con un ringhio basso e minaccioso.
«Ma cosa vuoi che stessi facendo?! Ci stavamo allenando, scemo.- rispose Ranma, borbottando- E mollami, adesso.»
«Siete molto mattinieri, voi due.» disse Shan Pu, con aria indagatrice, lanciando ad Akane un’occhiata fredda. Akane si strinse nelle spalle, senza dare alla ragazza troppa importanza. Non aveva intenzione di sopportare l’ironia di Shan Pu di prima mattina.
«Pare che ci siano ospiti al castello.- disse loro Konatsu, soffocando uno sbadiglio con un gesto molto grazioso- Ho visto molte persone ben vestite nell’atrio. Conversavano con il signor Sesshomaru.»
«Inuyasha mi ha detto che la famiglia inu-yokai sarebbe arrivata prima della nostra partenza.- disse Ranma, liberandosi finalmente dalla stretta di Ryoga- Saranno loro.»
«Li raggiungiamo?» chiese Akane, lanciandogli un’occhiata. Ranma annuì.
«Meglio non farsi aspettare troppo. Non mi va di vedere uno yokai incavolato.» disse Mousse, levandosi gli occhiali per dar loro una pulita.
I ragazzi si incamminarono per raggiungere il grande atrio del Palazzo. Ranma lanciò un’occhiata delusa ad Akane. Grazie all’ambiente silenzioso e privato del giardino stava per fare quello che mai aveva osato, ma quei rompiscatole avevano rovinato tutto proprio nel momento topico. Sospirò. Perlomeno, avevano fatto pace. Un quartetto uscì da uno dei corridoi laterali poco davanti a loro.
«Ehilà! Siete tutti svegli?- chiese Miroku, salutandoli- Abbiamo fatto il giro delle vostre stanze per chiamarvi, ma non vi abbiamo trovati.»
«Tutti svegli e pronti alla battaglia.- disse Ranma, sicuro di sé- E voi?»
«Feh! Che domanda stupida.- commentò Inuyasha- Mi dispiace solo di non poter partecipare. Mi piacerebbe mettere un po’ di strizza a quell’imbecille dell’Est, ma pare che dovrò aspettare la fine di questa dannata sfida.»
«Inuyasha!- lo sgridò Kagome, quel giorno in tenuta da miko- Non essere così aggressivo.» Inuyasha si fece scuro in volto, ma Ranma si accorse che le stringeva la mano. D’un tratto, il ragazzo si ricordò che anche Kagome avrebbe combattuto. Inuyasha era intrattabile per questo motivo. Lo comprendeva benissimo.
«Siamo in partenza.- disse Sango, aggiustandosi sulle spalle l’Hiraikotsu- Sesshomaru e Anna stanno parlando con la famiglia inu-yokai, che ci seguirà all’incontro.»
«E il piccolo Shippo?» chiese Akane.
«Resterà al castello insieme a Rin-chan.- disse Kagome- La piccola è molto preoccupata per Sesshomaru e Anna. La presenza di Shippo la distrarrà un po’.»
Si rimisero in cammino, raggiungendo il grande atrio. La porta d’entrata era aperta e sulla soglia Anna e Sesshomaru stavano discutendo a bassa voce. Nell’atrio non c’era nessun altro. Anna, in una veste bianca e azzurra, si distrasse nel vederli entrare.
«Buongiorno.- li salutò, con un sorriso- Vedo che siete già svegli e pronti a partire.»
Tutti risposero al saluto. Sesshomaru si voltò a metà per guardarli, senza proferire parola. Scambiò un’occhiata veloce con Inuyasha, che annuì, mentre l’espressione dura del suo viso si distendeva un po’.
«Hanno fatto pace.» mormorò a Kagome, che annuì, sorridendo. I due non erano particolarmente vicini né mostravano di essere affettuosi, ma era chiaro che il muro che Sesshomaru aveva eretto in quei giorni era crollato. L’aria che tirava era più distesa. Kagome ne fu sollevata.
«Credevo foste insieme alla Grande Famiglia.» disse Miroku.
«Ci attendono qui fuori.- disse Sesshomaru, splendente in un abito nobiliare bianco e oro- Visto che siete già pronti, partiremo immediatamente.» Scoccò un’occhiata dall’alto in basso ad Inuyasha. «Era pretendere troppo che ti presentassi in condizioni adatte ad un principe inu-yokai.» sentenziò, gelido, nel notare che il fratello indossava il solito abito rosso.
«Puoi scordarti che io mi metta in ghingheri.» disse Inuyasha, seccato.
«Suvvia, non è il caso di litigare.» disse Anna, mettendo fine alla discussione.
«Basta con le chiacchiere. Andiamo.» ordinò Sesshomaru, voltando loro le spalle e uscendo nella luce del mattino. Anna lo seguì velocemente, mentre gli altri ci misero un istante a recepire l’ordine.
«Sesshomaru.- mormorò Anna, attirando la sua attenzione- Non credi che dovremmo lasciare loro il tempo di fare colazione?» Sesshomaru si voltò verso di lei con aria perplessa. «Sono umani. E sono a digiuno.» gli rammentò lei, con un cenno del capo verso coloro che li seguivano. Sesshomaru inarcò appena un sopracciglio, quindi chiamò Jaken.
«Fai portare del cibo.- disse al rospo, che corse ad eseguire l’ordine- Dovranno mangiare in volo. Non ho tempo da perdere.» Dopo questa aggiunta lapidaria, Sesshomaru continuò a camminare verso le bestie volanti che li attendevano nel giardino insieme a tutta la famiglia inu-yokai. Anna sorrise tra sé, poi si voltò per aspettare gli altri.
«Perché ha chiamato Jaken?» chiese Sango, curiosa.
«Porterà un po’ di cibo per il viaggio.- spiegò Anna- Siete digiuni e non mi pare la condizione ideale per affrontare un combattimento.»
«Hai avuto un’ottima idea. Se potessi usare la mia piastra avrei preparato degli okonomiyaki.- disse Ukyo, poi indicò con un cenno del capo il gruppo di yokai poco distante- E quella gente ben vestita chi è?»
«La Grande Famiglia.- rispose Anna- Dobbiamo impressionare un po’ il nemico. Questo è un incontro neutrale, ma meglio non mettersi in condizione di inferiorità. Il Signore dell’Est sarà ben scortato e ha un esercito accampato vicino al luogo della sfida.»
«Che ti hanno detto, quei dannati?» le chiese Inuyasha, a bassa voce, scoccando un’occhiata carica d’odio al gruppo di inu-yokai. Anna fece un breve e cinico sorriso.
«Nulla.- disse- Hanno accettato la mia morte in qualità di espiazione per il delitto di cui mi sono macchiata a Inuzuka. Questa mia seconda vita non ha per loro alcun significato. Mi trattano come un fantasma. Se non ci fosse Sesshomaru, però, sono sicura che cercherebbero di uccidermi di nuovo.»
«Detesto l’idea di averli come alleati.- ringhiò Inuyasha- Finché resteremo nel luogo della sfida, non andare in giro da sola.»
Anna annuì, quindi gli grattò affettuosamente un orecchio.
«Grazie, fratellino.» disse, sorridendo mentre Inuyasha si ritraeva, arrossendo.
«Oi! Sei pazza?!- le disse, lanciando un’occhiata veloce a Sesshomaru- Mi vuoi morto?»
Anna rise.
«Sa benissimo che non deve essere geloso di te.» rise lei, scambiando un’occhiata d’intesa con Kagome.
«Meglio non rischiare.» borbottò Inuyasha, allontanandosi di qualche passo. Ci mancava solo subire una crisi di gelosia di Sesshomaru…Inuyasha aveva visto il fratello preda delle emozioni solo un paio di volte ed era stato capace di fargli congelare il sangue nelle vene.
Jaken tornò, distribuendo il cibo agli umani con aria seccata, quindi si rivolse a Sesshomaru con espressione speranzosa.
«Sesshomaru-sama, questa volta posso…» iniziò a dire.
«Tu resterai qui a badare a Rin.- lo interruppe Sesshomaru, salendo su una creatura e aiutando Anna a fare altrettanto- Se qualcuno si introdurrà nel castello, ti riterrò responsabile. Se accadrà qualcosa a Rin, ti ucciderò.»
Jaken deglutì nervosamente e abbassò lo sguardo.
«Come volete, Sesshomaru-sama.» rispose. Anna lo guardò con qualcosa di simile alla pietà. Si chiese se Sesshomaru avrebbe mai smesso di minacciare la gente di morte a ogni sgarro. Lo yokai non era cambiato poi così tanto nei confronti del prossimo. Ancora si chiedeva come fosse riuscita a raggiungere il suo cuore…
«Pronta?» le chiese lui, cingendole la vita e riportandola sulla terra. Anna annuì, sorridendogli. Sentiva che Sesshomaru mascherava una certa dose di tensione. Dopotutto, quel giorno si sarebbe trovato faccia a faccia col responsabile indiretto della morte di Inuken. Benché non mostrasse alcun sentimento, nemmeno Sesshomaru poteva essere insensibile a una cosa del genere. Gli prese la mano, facendogli sentire il suo totale appoggio. Sesshomaru la strinse con forza, quindi diede un colpo di redini e la creatura si alzò in volo. Inuyasha e gli altri diedero di sprone alle loro cavalcature, seguendo la coppia. Sotto di loro, in una cacofonia di ululati, la Grande Famiglia si trasformò, formando un grande branco.
«Sono…impressionanti.» mormorò Akane, a occhi spalancati.
«Ehi, Inuyasha! Vuoi farmi intendere che anche tu in realtà sei come loro?» chiese Ranma a gran voce, indicando il branco sotto di loro.
«Idiota! Che razza di domande mi fai?!» ringhiò Inuyasha, scoccando un’occhiata preoccupata a Kagome, che però non fece una piega, continuando a tenersi al suo braccio. Forse Anna aveva ragione, si preoccupava inutilmente. Kagome lo amava: se anche si fosse trasformato in inu-yokai, per lei non avrebbe fatto differenza.
“Ma quando era Kikyo mi voleva umano.- pensò, scuro in volto- E’ abituata a vedermi così. Se lei provasse paura di me, non riuscirei a sopportarlo.”
«Inuyasha, andiamo? Gli altri stanno già partendo.» gli disse Kagome. Inuyasha alzò gli occhi di scatto, accorgendosi che Sesshomaru stava iniziando a dirigersi a nord-est.
«Oh…hai ragione.- disse, cercando di relegare quei pensieri nell’inconscio e sorridendole- Meglio sbrigarci.»
Inuyasha diede di sprone alla creatura che cavalcava con Kagome, seguendo le figure chiare di Sesshomaru e Anna. Gli altri procedettero sulla loro scia, mentre sotto di loro gli inu-yokai iniziavano la loro corsa.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: VaniaMajor