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Autore: VaniaMajor    13/11/2010    6 recensioni
La guerra contro il Signore dell'Est incombe, Sesshomaru e Inuyasha devono trovare un sistema per escludere gli esseri umani dalla battaglia imminente. Miroku ha una buona idea, ma per realizzarla bisognerà che Anna coinvolga alcune persone provenienti dal tempo di Kagome...Ranma e compagnia! Ecco a voi il seguito di 'Cuore di Demone'!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
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Author's note: Miroku ha rischiato molto, ma se l'è cavata. Come andrà agli altri contendenti?

Sesshomaru, seduto con la schiena contro un tronco, osservava con aria assorta il buio della notte, appena rischiarato a qualche distanza dal chiarore di un fuoco acceso attorno a cui stavano gli esseri umani e Anna, che in quel momento stava aiutando la compagna di Inuyasha a trovare delle erbe medicinali adatte a curare le abrasioni e le ferite del monaco.
Il vento fresco dell’autunno gli accarezzò il volto, scostandogli i capelli dalla fronte. La notte era tranquilla. Non sembrava che gli sgherri dell’Est volessero tentare un agguato. Per precauzione, però, l’intera famiglia inu-yokai si stava aggirando nella foresta. Sesshomaru non intendeva perdere uno di quegli umani prima ancora che si fossero resi utili. Un breve sorriso gelido gli increspò le labbra al pensiero  della vittoria di quel pomeriggio.
Quel monaco, Miroku, era stato bravo. Sesshomaru contava sulla sua forza d’animo e aveva avuto ragione. La vista del viso pieno di disappunto di Soichiro era un premio sufficiente per quella giornata. Il disappunto sarebbe cresciuto col progredire della sfida, rendendolo ben più insicuro di quanto ora fosse al pensiero di muovere guerra al grande Sesshomaru. Non che lui avesse comunque intenzione di porre fine alla cosa senza spazzare via Soichiro e la sua plebaglia. L’Est sarebbe diventato suo. Lo considerava un buon indennizzo, insieme al cuore ancora pulsante di Soichiro, in grado forse di scacciare dalla sua mente il ricordo della morte di Inuken una volta per tutte.
Un lieve rumore di passi gli fece alzare lo sguardo. Con un sorriso stanco, Anna camminò verso di lui e gli si sedette accanto, passandogli le braccia attorno alle spalle e affondando il viso nella sua coda morbida.
«Ciao.- mormorò Anna, la voce soffocata dal pelo delicatamente rosato- Sei stanco?»
«Non direi.- rispose Sesshomaru, giocherellando distrattamente con le punte dei capelli di lei- Mi sento anzi abbastanza soddisfatto.»
«Sì, Miroku è stato bravo.» disse Anna, con un sorriso. Un’imprecazione e un suono di risa arrivò alle loro orecchie dal fuoco da campo. «E’ malconcio, ma si riprenderà bene.- continuò Anna- Ha già la forza di scherzare.»
Sesshomaru non disse nulla e Anna, sospirando, si portò alle sue spalle, iniziando a massaggiargli la base del collo.
«Sei teso da morire.- gli sussurrò- Non preoccuparti, andrà tutto bene. Ora che ho visto il nostro nemico, so che possiamo batterlo.»
Sesshomaru sentì tutta la tensione di cui non era nemmeno stato conscio sciogliersi tra le dita di Anna. Chinò il capo, rilassandosi e lasciando che le mani di Anna lavorassero sulle sue spalle.
«Non sono preoccupato.» non poté fare a meno di mormorare. Fu quasi certo di averle strappato un sorriso. «Soichiro morirà e mio padre sarà vendicato.»
«So che ci riuscirai.- mormorò Anna al suo orecchio, facendogli venire un brivido- Io mi fido di te.»
Quelle parole ebbero il potere di riscaldargli il cuore. Sentì le dita di lei fermarsi sulla sua schiena. Si voltò.
«E tu?- chiese Anna, con un sorriso incerto- Ti fidi di me?»
Sesshomaru, per tutta risposta, si voltò e le prese il volto tra le mani, chinando il capo per posarle un bacio sulle labbra. Al primo bacio seguì un secondo e poi un terzo, finché entrambi dimenticarono completamente il suono di risa che proveniva dal fuoco non molto distante.

***

«Sango-chan, daresti un po’ d’acqua a questo povero malato?» gemette Miroku, con aria afflitta e dolorante, tenendosi una mano sulle fasciature che gli circondavano il torace.
«Miroku, hai la bottiglia di Kagome a circa tre centimetri dalla tua mano.» disse Inuyasha, le braccia incrociate e un’espressione disgustata sul volto.
«Guastafeste…» borbottò Miroku, afferrando la bottiglia e bevendo da solo. Sango sorrise e andò a sedersi vicino al monaco ferito, portandogli da mangiare e imboccandolo come un bambino.
«Sembra che la cosa gli faccia piacere.» osservò Inuyasha, con espressione perplessa. Kagome gli sorrise in maniera radiosa e avvicinò alla sua bocca un pezzo del nikuman preparato da Shan Pu.
«Fai ‘ah’, Inuyasha.» disse. Inuyasha arrossì violentemente e si tirò indietro.
«Oi! Kagome, sei impazzita?» chiese. Kagome gonfiò le guance, sbuffando.
«Che c’è da vergognarsi, mi chiedo?» borbottò, arrendendosi.
«Facciamolo anche noi, ai len!» esclamò Shan Pu, inginocchiandosi accanto a Ranma e avvicinandogli al viso un pezzo di nikuman.
«Non cercare di avvelenarlo col tuo cibo da due soldi, Shan Pu.» ringhiò Ukyo, fermandole la mano.
«Che vuoi dire, ragazza – spatola?!» rimbeccò Shan Pu. Le due ragazze si scambiarono un’occhiata inceneritrice, mentre Ranma cercava aiuto in Akane, che però tenne la sua attenzione altrove, palesemente infastidita. Ranma sospirò, cercando di allontanarsi dal raggio d’azione delle due ragazze, ancora impegnate a fissarsi con astio.
«Se solo Akane fosse carina come loro…» disse, accorgendosi di aver parlato a voce alta solo quando il suo zaino lo centrò in testa.
«Mi dispiace tanto di non essere carina.» disse Akane, allontanandosi per andare a sedersi vicino a Kagome. Ryoga si diresse verso Ranma schioccando minacciosamente le nocche, ma Konatsu si avvicinò e lo tirò indietro.
«Coraggio, non è il momento di litigare.» disse.
«Konatsu ha ragione. Piantiamola.» disse Ranma, lanciando un’occhiata ferita ad Akane e venendo fuori da sotto lo zaino. Mousse, ancora in stato d’estasi di fronte al nikuman che Shan Pu gli aveva cucinato con le sue manine, non partecipò alla discussione. Ryoga, soffocando la propria voglia di picchiare l’avversario di sempre, si sedette, appoggiando il mento su una mano.
«Certo che gli avversari che abbiamo di fronte sono piuttosto forti!- osservò- La sfida si fa stimolante.»
«E il mio povero Miroku ha dovuto testarlo in prima persona.» mormorò Sango, accarezzando la testa del monaco con affetto. Miroku sorrise e le accarezzò una guancia.
«Mi sembra giusto, essendo io l’ideatore di questa sfida.» disse.
«Ora però sappiamo di non avere la certezza che uno scontro non finisca in tragedia.- disse Ranma, scuro in volto- Dovremo essere pronti a qualsiasi cosa.»
«Esattamente.» disse Inuyasha. “E questo non mi piace.” pensò. Con un movimento furtivo, strinse la mano di Kagome. Lei gli sorrise, appoggiando il capo sulla sua spalla.
«Ce la faremo tutti quanti.- disse- Me lo sento. Siamo o non siamo i migliori del Giappone?»
«Io non sono mai stato battuto e non comincerò certo ora.» disse Ranma, stringendo i pugni.
«Guarda che Kagome stava scherzando.» commentò Akane, sarcastica.
«Chissà chi sarà sfidato domani.» si domandò Mousse, uscendo finalmente dallo stato di stupefazione e iniziando a mangiare.
«Spero che tocchi a me.- disse Ryoga- Ho proprio voglia di vedere quanto sono forti gli uomini della Sengoku Jidai. Quel Tenchimaru sembrava un elemento interessante.»
«E’ esattamente quello che continuano a ripetermi le mie costole.» ironizzò Miroku, facendoli ridere. In quel momento, Akane si accorse dell’assenza di Anna.
«Dov’è finita Anna?» chiese, guardandosi attorno.
«Oh, sarà da Sesshomaru.- borbottò Inuyasha- Lasciamo la bella coppia in pace.»
Kagome gli diede una gomitata nelle costole mentre gli altri ridevano. Poco dopo, tutti quanti si stesero sul morbido suolo ricoperto d’erba e si presero il meritato riposo, in attesa del secondo giorno di sfida.

***

Quando i due schieramenti si fronteggiarono di nuovo, la mattina seguente, l’aria era plumbea e non solo a causa dell’umore dei presenti. Grosse nuvole scure correvano nel cielo, ammassandosi e promettendo pioggia imminente.
«Influenzi il cielo col tuo umor nero, Soichiro?» chiese Sesshomaru, sardonico. Il Signore dell’Est lo ripagò con un sorrisetto arrogante e un lampo d’ammonimento negli occhi neri.
«Una vittoria in battaglia non basta a decretare le sorti di una guerra, mio caro. Vedremo cosa vorrà il destino.»  disse semplicemente.
«Chi è l’ardito di oggi?» chiese Inuyasha, incrociando le braccia sul petto.
«Toh! Il fratello mezzosangue pare in grado di esprimersi. Questo rappresenta una piacevole scoperta.» ironizzò Soichiro. Inuyasha inarcò un sopracciglio ma non aggiunse altro. «E sia. Basta con le parole e passiamo ai fatti. Quest’oggi hanno fatto a gara per avere il privilegio di sfidare i tuoi…campioni, potremmo dire…in molti. Ho però deciso di terminare le sfide dello spirito prima di passare a quelle meramente fisiche. Vieni avanti, Minako.»
Una donna alta dai lunghi capelli neri raccolti in una treccia lucente venne avanti, mentre il gruppo di guerrieri le faceva spazio. Indossava il tipico abito da miko e dimostrava non più di quarant’anni. Era senza dubbio una donna matura nel pieno del suo potere.
«Il mio nome è Minako.- disse la sacerdotessa con voce calma e posata- E’ mia intenzione sfidare la vostra miko.»
Kagome venne avanti di un passo, fronteggiando l’avversaria. Stupendola, sorrise e le indirizzò un breve inchino.
«Molto piacere! Il mio nome è Kagome Higurashi.» si presentò a sua volta. Minako la osservò con una certa dose di curiosità per un istante, quindi corrugò la fronte.
«Rispondi a questo quesito.- disse- Come può una miko di santificato potere, per quanto giovane, schierarsi tra le file di un così sanguinario nemico degli uomini?»
Il sorriso di Kagome si accentuò, diventando allo stesso tempo più amorevole e malinconico.
«Ciò che guida e sempre guiderà le mie azioni è l’amore che provo per il fratello del demone che è tuo nemico.- disse, guardando la miko con occhi sinceri- Se oggi combattiamo non è perché l’ha voluto Sesshomaru, ma perché il tuo signore ha voluto sfidare l’Ovest.»
«Intento giustificato dagli atti sanguinari del demone, il cui fratello tu…ami.» le ultime parole vennero pronunciate con malcelato disgusto.
«Se questo fosse il tempo e il luogo ti farei capire quanto ti sbagli, ma credo che ora dovremo combattere.» disse Kagome, sospirando. Minako ristette, poi, avvertendo la tensione su entrambi i fronti, annuì. Non era quello il tempo di parlare, anche se quella giovane suscitava in lei molti interrogativi.
«E sia. Svolgiamo dunque il nostro dovere.- disse- Ma preferirei combattere nella foresta. Il nostro potere necessita di concentrazione ed essa ci viene negata dalle aure demoniache che ci circondano.»
«Nella foresta?!» chiese Sango, preoccupata.
«Non mi sembra una buona idea, Minako-sama.- disse uno dei guerrieri- La sfida necessita di testimoni.»
«Sono certa che sia Soichiro-sama che il Signore dell’Ovest saranno in grado di avvertire gli esiti del combattimento grazie al potere sprigionato dalle nostre aure.» ribatté la miko. Soichiro annuì e lanciò un’occhiata a Sesshomaru, che fece un lieve cenno del capo. Minako, soddisfatta, spostò di nuovo lo sguardo su Kagome.
«Per me va bene.» disse lei, sorridendo di nuovo. Minako corrugò la fronte. Quella ragazzina sembrava non rendersi conto della serietà della situazione. O forse era molto sicura di sé? Minako non credeva che una ragazza così giovane potesse tenerle testa, ma…
«Dunque andiamo.» disse, incamminandosi verso la foresta. Kagome, con un cenno di saluto agli amici, si inoltrò nel folto con lei.
«Non m’importa cosa dice Sesshomaru.- mormorò Inuyasha, attirando l’attenzione di Anna- Se quella donna oserà torcere anche un solo capello a Kagome, io interverrò e la ucciderò.» Anna gli strinse il braccio, invitandolo alla calma, mentre avvertiva tutti i muscoli di lui tesi per la preoccupazione.
«Kagome non sarà mai battuta, Inuyasha.- mormorò la yokai- Su questo non ho alcun dubbio. Fidati di lei.»

***

Minako si concentrò, cercando di rendere meno avvertibile la sua aura spirituale. In piedi al centro di un piccolo spiazzo tra gli alberi, cercò di rendersi invisibile agli occhi della mente della giovane miko, che si era allontanata in direzione opposta alla sua.
Il loro combattimento si basava sulla forza dello spirito. Contrariamente alle maniere rudi di Tenchimaru, Minako non aveva alcuna pretesa sulla vita della giovane ragazza. Era però sua intenzione farle comprendere gli sbagli che stava commettendo. Servire quel gelido inu-yokai…essere addirittura innamorata di un demone! Era inconcepibile un comportamento simile in una miko santificata.
L’avrebbe attaccata di sorpresa, aiutata dalla sua tecnica per nascondere la propria presenza, dopodiché avrebbe sigillato i suoi poteri e le avrebbe fatto un lungo discorso su ciò che era giusto e ciò che era sbagliato. Probabilmente sarebbe riuscita a portarla al fianco di Soichiro-sama…
«Minako, eri qui? Perché devo stare nella foresta da sola?- disse una voce, spezzando la sua concentrazione- Non dovevamo combattere?»
Minako aprì gli occhi di scatto, sconvolta. La giovane Kagome era di fronte a lei, l’aria interrogativa sul volto innocente, le mani incrociate dietro la schiena.
«Come…come mi hai trovato?» chiese, con voce troppo stentorea per i suoi gusti.
«Non lo so esattamente. Ho solo avvertito la tua presenza.- rispose Kagome- E’ importante?»
“Ma io avevo nascosto la mia aura!” pensò Minako, sconvolta. Il suo viso serio divenne più scuro. «Pare che non ti si possa ingannare con questo genere di trucchi. Il tuo potenziale è grande, ragazza.- mormorò, facendo due passi indietro- Vorrà dire che passerò direttamente alla seconda fase del mio piano.»
«Cosa?» chiese Kagome, facendo un passo indietro. Con due movimenti veloci delle mani, la miko scagliò qualcosa verso Kagome, che mandò un piccolo strillo, mettendo le mani avanti. Un cerchio di piccoli pugnali circondò Kagome.
«Ora!» esclamò Minako, facendo un gesto con le mani. I pugnali presero a brillare di una potente luce rossa. Minako sorrise, dura. «La tua anima è sigillata e con questo il combattimento è concluso. Ora ascoltami…» disse, prima che la reazione di Kagome la facesse arretrare ancora.
«Ehi! Ma che modi sono?! Mi hai fatta spaventare da morire!- esclamò Kagome, irritata, uscendo con passo deciso dal cerchio di luce, che smise immediatamente di brillare- Non si lanciano i pugnali in quel modo! Qualcuno potrebbe farsi molto male, non ci hai pensato?!»
«Ma che razza di persona sei tu?!- boccheggiò Minako- La tua anima doveva essere sigillata. E poi questo è un combattimento, maledizione!»
«Non ho nessuna intenzione di farti giocare con la mia anima.- disse Kagome, corrugando le sopracciglia- Ho già fatto abbastanza esperienza, grazie.»
“Ma chi è questa ragazzina? Ha un potere enorme!” pensò Minako, sconvolta. Il suo potere spirituale era grandissimo, eppure non metteva in difficoltà quella ragazza che non aveva nemmeno la metà dei suoi anni! Kagome fece un altro passo avanti e Minako reagì d’istinto.
«Non avvicinarti!» le ordinò, creando una barriera attorno a lei. Kagome alzò una mano per toccarla e la barriera si infranse. Ci fu un lampo di serietà pericolosa negli occhi della giovane.
«Trovo che basti così, non credi?» disse, con voce pacata. Minako fece una smorfia irata. Lei era il capo delle miko di Soichiro-sama. Non poteva farsi mettere sotto in quel modo da una ragazzina!
«Non mi farò mai battere da una ragazzina come te.- mormorò, dura- Non mi farò mai battere da una che ha deciso di sporcare la sua anima innamorandosi di un demone!!» Ciò detto invocò la potenza del fuoco e scagliò fiamme contro la ragazza, che ne fu avvolta. Minako si preparò alle grida di dolore di lei, pronta a far finire la lezione prima che diventasse troppo pericolosa. Vide invece la giovane Kagome incorniciata dalle fiamme, ma non ferita da esse. I suoi occhi erano scuri e penetranti e le fecero salire un brivido lungo la schiena.
«Io non mi pentirò mai di amare Inuyasha.- disse Kagome, furiosa- Non ti permetto di esprimere giudizi sulla cosa più bella che mi sia mai capitata!» Kagome attinse alle memorie di Kikyo come da una inesauribile fonte ed eresse una barriera di potere attorno alla miko.
«Lasciami andare!» gridò Minako, spaventata nel constatare di non poter forzare la barriera. Kagome impugnò l’arco e incoccò una freccia.
«Il mio amore per Inuyasha dura nei secoli e io non permetterò che lui sia costretto a uccidere degli esseri umani solo perché voi non volete ascoltare!» La freccia partì verso il suo bersaglio. Minako chiuse gli occhi, aspettando il colpo finale. Qualcosa passò sibilando a pochi centimetri dalla sua guancia. Con un colpo sordo, la freccia si conficcò nel tronco dell’albero alle spalle di Minako. La donna aprì gli occhi, scivolando sulle ginocchia per lo shock.  Kagome non l’aveva uccisa.
La ragazza si inginocchiò di fronte a lei, con viso nuovamente dolce.
«Il combattimento è finito.- disse- Ora vuoi ascoltarmi? Ti racconterò perché sto dalla parte di Sesshomaru, così forse riuscirai a capire perché nessuno di voi dovrebbe combattere questa guerra.»
Minako sentì una risposta pungente salirle alle labbra, ma la respinse. Era abbastanza matura da riconoscere la propria sconfitta e la sincerità che leggeva negli occhi della giovane le diceva che quello che Kagome aveva da dirle poteva essere molto importante.
«Ti ascolterò.» fu ciò che disse.
Kagome sorrise.

***

«Stanno tornando.» annunciò Anna, sentendo avvicinarsi le potenti energie di Kagome e Minako. Pochi istanti dopo, le due uscirono dal folto, raggiungendo i due gruppi in attesa.
«Ebbene?» chiese Soichiro, seccato nel vedere la giovane dai capelli neri ancora in vita.
«Mi dispiace, Soichiro-sama, ma Kagome si è rivelata un’avversaria al di là delle mie forze.- disse Minako, inchinandosi al moko-yokai- Devo riconoscere la mia sconfitta. Ordinerò alle miko di ritirarsi da questo combattimento.»
Soichiro soffocò a stento un gesto di stizza. Non aveva dato eccessiva importanza alla prima sconfitta, ma due…qui si stava esagerando! Gli esseri umani erano solo dei molluschi! Intercettò l’occhiata sardonica di Sesshomaru e contenne la smorfia d’ira che gli era passata sul volto.
Kagome tornò dai suoi amici, subito intercettata da Inuyasha, che le mise un braccio sulle spalle con fare possessivo, mentre Minako si riunì alle file di Soichiro, sbirciando il demone con uno sguardo sospettoso ben diverso da quello di poco prima.
«Sbaglio o quella Minako non sembra più avere troppa fiducia nel suo signore?» mormorò Ranma.
«L’hai notato anche tu, Ran-chan?- chiese Ukyo, guardando Kagome- Ne sai qualcosa, Kagome?»
«Vi dico solo che Minako ha finalmente capito qual è la cosa giusta da fare.» rispose lei, enigmatica, con un sorriso. «Quella donna è una brava persona.»
Soichiro, in difficoltà a causa dell’ira che era montata in lui, voltò rigidamente le spalle a Sesshomaru e iniziò ad allontanarsi.
«Suvvia, Soichiro.- disse Sesshomaru, fermando i suoi passi- Hai collezionato due sconfitte, ma la giornata è ancora lunga e trovo ci sia tempo per una terza.»
«Cane bastardo…- ringhiò Soichiro, voltandosi e mostrando le zanne- Gongola pure sulle prime battute di questa insipida sfida, perché la tua soddisfazione non durerà a lungo!» Puntò un dito sui suoi seguaci. «E’ il tuo turno,  Kentaro!» ringhiò, perentorio. Un giovane di bell’aspetto, dal fisico muscoloso, si fece avanti.
«Il mio nome è Kentaro.- disse, inchinandosi brevemente per poi puntare il suo sguardo fiero sugli avversari- Sono qui per battermi contro Ryoga Hibiki.»
Ryoga aveva capito che sarebbe stato il prescelto per la sfida successiva fin dall’istante in cui quel giovane era uscito dalle file dei guerrieri dell’Est.  Se lo sentiva dentro e aveva ragione.
«Sentito, Ryoga? E’ per te.» gli disse Ranma, dandogli una gomitata nelle costole.
«Non c’è alcun bisogno che tu me lo ripeta, Ranma. Ci sento benissimo.» disse, spingendolo via e mandandolo a gambe all’aria. Fece un passo avanti, allontanandosi dal gruppo dei suoi amici.
«Accetti, Ryoga?» gli chiese Anna.
«Naturalmente.» rispose lui, sicuro di sé, studiando l’avversario.
«Sono lieto di poter combattere con te.- disse Kentaro, afferrando un bastone che qualcuno dietro di lui gli stava porgendo- Penso che potrà essere un bell’incontro.»
Ryoga annuì, con un sorrisetto, quindi si voltò, tendendo la mano, imitando il gesto del suo sfidante.
«E quindi?» chiese Ranma, a braccia conserte, dopo un minuto di attesa imbarazzante. Ryoga si precipitò da Ranma, furioso e imbarazzatissimo, e lo afferrò per il colletto, strozzandolo.
«Dammi il mio ombrello, deficiente! Che figura mi fai fare?!» sibilò, paonazzo.
«Tieni, Ryoga.»
Al suono della dolce voce di Akane, Ryoga si voltò, il volto di nuovo disteso. La sua amata Akane gli stava tendendo il suo ombrello con un sorriso che gli fece fermare il cuore per un istante. Ryoga lasciò Ranma talmente di colpo da farlo quasi cadere all’indietro e si voltò verso Akane, torturandosi le mani e tenendo gli occhi bassi.
«Ah…eh…grazie Akane. Io…non dovevi disturbarti…» balbettò.
«Ma che dici? Ti serve quell’ombrello o no? Hai quasi strozzato il mio ai len per averlo.» disse Shan Pu, con espressione disgustata. Ryoga arrossì ancora di più e prese delicatamente l’ombrello dalle mani di Akane.
«Grazie. Ora vado.» disse. Il sorriso di Akane si accentuò.
«Fatti forza, Ryoga.» disse lei. Immediatamente tutti ebbero una rapida visione di paradiso attorno alla figura di Ryoga, che strinse le palpebre per trattenere le lacrime di commozione. La sua Akane faceva il tifo per lui! Era lì per dargli sostegno!
«Non temere, Akane! Vincerò per te!» disse, prendendole le mani fra le sue. O almeno pensò di farlo, prima di rispondere all’incitamento con un sorriso timidissimo e di trottare allegramente verso il suo avversario in attesa.
«Dici che così andrà bene?» chiese Akane ad Anna, che annuì, sorridendo.
«Credo che non avrebbe potuto succedere nulla che lo mettesse in uno stato d’animo migliore.» assicurò. Sesshomaru la guardò come se fosse un animale strano. Ranma, che aveva osservato tutta la scena fingendo un’indifferenza che era ben lungi dal provare, si avvicinò ad Akane con aria accusatoria.
«Allora tutte quelle moine erano finte?» le chiese, col broncio.
«Moine?! Ma da che parte stavi guardando?- gli chiese Akane, iniziando ad arrabbiarsi- Inoltre spero davvero che Ryoga vinca. Anna mi ha consigliato di farglielo sapere prima dello scontro. Credo che l’appoggio degli amici gli possa fare solo del bene.»
«Non è l’appoggio degli amici, quello che vuole quel maiale.» sibilò Ranma tra i denti.
«Ryoga non è come te!- disse Akane, zittendolo con una martellata in testa- Qui l’unico porco sei tu! Cosa vai a pensare?!»
«Volete fare silenzio? Stanno per cominciare.» li sgridò Inuyasha, riducendoli al silenzio.
I due contendenti si scrutarono, immobili e in perfetto silenzio, per alcuni momenti.
«Credo che tu sia molto forte.- disse infine Kentaro- Sei un maestro di arti marziali?»
«Non posso definirmi tale, ma nel luogo da cui provengo non sono in molti a potersi vantare di avermi battuto.» rispose Ryoga, con un sorrisetto. Sentì Ranma schiarirsi la voce alle sue spalle e fece una smorfia, imponendosi di non voltarsi verso l’unica persona che non era ancora riuscito a battere.
«In tutto l’Hokkaido non ho trovato guerrieri che mi superino in forza. Sarà un piacere per me combattere contro di te.» disse, cortese.
«Vista la tua gentilezza, potrei dire lo stesso.- disse Ryoga, apprezzando la buona creanza del suo nemico- Ma ora iniziamo. Stanno aspettando solo noi.»
«Giusto.» mormorò Kentaro, sorridendo un’ultima volta prima di diventare mortalmente serio. Si piegò sulle ginocchia, stendendo il bastone di fronte a sé, in una posizione di stasi. Ryoga fece lo stesso, flettendo le gambe e alzando l’ombrello sopra la testa, un braccio teso tra sé e l’avversario.
Con un grido di battaglia, entrambi i contendenti si gettarono l’uno contro l’altro.
Ryoga si portò vicinissimo a Kentaro e protese in avanti l’ombrello con un gesto potente e preciso, mirando all’addome del ragazzo. Kentaro saltò, cosicché l’ombrello rosso passò a pochi centimetri dalle suole delle sue scarpe. Calò il bastone sulla testa di Ryoga, che schivò rotolando alla sua destra.
Kentaro toccò di nuovo terra, voltandosi di scatto, mentre Ryoga si rimetteva in piedi con uno scatto di reni e spiccava un balzo, mirando alla testa del suo avversario con la punta bombata dell’ombrello. Kentaro fece una capriola all’indietro, mentre Ryoga colpiva il terreno, aprendo una voragine tra l’erba per la forza del colpo.
«Sei forte.» disse Kentaro, con un breve sorriso, prima di fingere un attacco col bastone. Ryoga fece per schivare, accorgendosi all’ultimo istante che in realtà il ragazzo aveva solo piantato il bastone per terra per darsi la spinta per un calcio volante. Ryoga parò il calcio con entrambe le braccia, digrignando i denti per la forza del colpo, quindi afferrò la caviglia di Kentaro e lo allontanò da sé, mentre colpiva con un calcio il bastone.
Perso il proprio appoggio, Kentaro cadde a terra, ma ne approfittò per tentare un doppio calcio all’addome di Ryoga, che si stava facendo sotto. Ryoga lo subì solo di striscio, avendo la prontezza di lasciare l’ombrello per mettere le mani sui piedi dell’avversario e superarlo con una capriola in aria.
«Quei due non hanno ancora portato a segno un solo colpo.» disse Mousse, osservando la battaglia dietro le lenti dei suoi occhiali.
«Quel Kentaro è forte. Quanto Ryoga, temo.- disse Ukyo, scura in volto- Sarà una lotta lunga.»
Le previsioni di Ukyo si rivelarono quanto mai esatte. I due contendenti continuarono per un pezzo a cercare di colpirsi a vicenda senza mai riuscirci, schivando continuamente e portando attacchi che fallivano inesorabilmente. Le armi vennero abbandonate, poi riprese, poi abbandonate ancora. I volti dei due contendenti stavano mostrando sempre più chiaramente i segni della stanchezza.
Ryoga prese un pugno di striscio sul braccio. Questo bastò a farglielo formicolare come se la circolazione si fosse bloccata, ma a sua volta riuscì a colpire l’avversario con un calcio al fianco. I due si separarono, guatandosi e respirando in rantoli affaticati.
“Kentaro è forte. Forse forte quanto me.- pensò Ryoga, asciugandosi il sudore che gli faceva bruciare gli occhi- Non è certo Ranma, ma mi sembra di combattere contro un altro me stesso.”
Kentaro attaccò, ma Ryoga lo allontanò da sé, ricorrendo poi alle proprie fasce taglienti per aggiudicarsi un attimo di respiro. Lanciò un’occhiata veloce a coloro che stavano guardando il combattimento. Dalla parte dell’Est, il pubblico rumoreggiava. Su quello dell’Ovest, invece, regnava un silenzio di tomba. Per una volta che Akane lo stava guardando e stava dandogli il suo sostegno prezioso, lui non riusciva a portare a termine trionfalmente quel combattimento.
“Se usassi lo Shishi Hoko Dan, Kentaro sarebbe fuori uso con un solo colpo. Magari due, se fossi particolarmente sfortunato. Ma…” Ryoga si morse un labbro, frustrato. Lo Shishi Hoko Dan era un colpo proibito che richiamava la sfortuna. Benché avesse un’enorme potenza distruttiva, per Ryoga era troppo umiliante il pensiero di utilizzare di nuovo quella tecnica di fronte ad Akane. Che razza di uomo era, uno che si lamentava delle sue sfortune e cadeva nella depressione più nera? Perché era questo che il colpo richiedeva. No, una volta era stata sufficiente. Avrebbe sconfitto Kentaro anche senza lo Shishi Hoko Dan e l’avrebbe sconfitto subito! Basta stare a cincischiare!
«Mi dispiace, ma questo combattimento mi ha stancato, Kentaro.- gridò, chiamando a raccolta le sue ultime energie- E’ ora di finirla.»
«Sono d’accordo.» disse Kentaro, partendo all’attacco. Ryoga attese che Kentaro gli arrivasse vicino, prima di colpire il terreno sotto i suoi piedi con un dito.
«Bakusai Tenketsu!» gridò mentre la terra di fronte a lui esplodeva, colpendo uno stupefatto Kentaro e sollevando una nube di polvere.
«Che diavolo…» si sentì esclamare Soichiro, dall’altra parte di quella cortina di terra e sassi.
«Cos’è questa cosa?!» esclamò Inuyasha, stupefatto, mentre tutti si coprivano il volto.
«Questa è la leggendaria tecnica per spaccare le pietre, Bakusai Tenketsu.» disse Shan Pu, per nulla impressionata.
«Ryoga vuole terminare lo scontro senza essere costretto a usare lo Shishi Hoko Dan.» mormorò Ranma, corrugando la fronte.
Ryoga si gettò contro la sagoma confusa di Kentaro, che cercava di proteggersi dal pietrisco.
«Sei mio!» gridò, uscendo dalla nebbia con un balzo e tirando un pugno al plesso solare del giovane. Kentaro, sorpreso e spaventato dal risvolto che il combattimento aveva preso, vedendo Ryoga pararglisi davanti alzò il proprio pugno per riflesso, chiudendo gli occhi e mirando alla cieca.
Entrambi i ragazzi rimasero senza fiato quando i due pugni, tirati con tutta la forza possibile, impattarono contro il torace l’uno dell’altro, togliendo loro la facoltà di respirare. Mentre la visuale si schiariva, Ryoga osservò con occhi stupefatti la sua stessa espressione sul viso di Kentaro, a pochi centimetri dal suo, poi la vista cominciò a oscurarglisi e si sentì cadere.
“Akane, mi dispiace.- pensò, mentre l’oblio lo inglobava nelle sue spire- Ho perso…ho perso davanti a lei….”
Sotto gli occhi attoniti delle due fazioni, Ryoga e Kentaro, che si erano colpiti nello stesso istante e nello stesso punto, caddero a terra, entrambi svenuti.
«Ryoga!» gridò Akane, accorrendo dall’amico. Gli altri la seguirono. Qualche guerriero dell’Est li aiutò a districare i due, in maniera da farli respirare.
«Ryoga! Ehi, Ryoga!» lo chiamò Ranma, dandogli un paio di deboli schiaffi.
«E’ svenuto.» mormorò Konatsu, sbalordito. Kentaro non sembrava stare meglio e non accennava a riprendersi.
Soichiro e Sesshomaru, che non si erano mossi di un millimetro, si scambiarono un’occhiata, gelida da un lato, bruciante d’ira dall’altra.
«Parità.- annunciò Sesshomaru, inespressivo- Il conto torna sempre a mio favore.»
«Bastardo! La fortuna girerà.» sibilò Soichiro.
«Lord, Kentaro ha bisogno di cure.» disse Minako, assistendo il giovane svenuto. Soichiro fece un gesto seccato, quindi tentò di calmarsi. Ordinò con un cenno che Kentaro venisse portato via, quindi i guerrieri dell’Est iniziarono ad allontanarsi. Minako scambiò un’occhiata d’intesa con Kagome, quindi si voltò a sua volta e se ne andò.
«Coraggio. Anche Ryoga ha bisogno di cure.» disse Anna, mentre Ranma prendeva in braccio Ryoga, ancora in stato di incoscienza.

   
 
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