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Autore: wari    14/11/2010    10 recensioni
« Te lo chiedo di nuovo. Che succede? » tenta, interrogandosi su quale sia l'origine di quella vena infinita di pazienza, quella incredibile forza d'animo che sta costringendo le sue palpebre a stare su e le sue orecchie a dar retta ad uno spostato – perché è questo che Sasuke è, c'è poco da fare – seduto sul pavimento alle cinque del mattino per ragioni ignote che, trattandosi di quello spostato, possono variare dal semplice « perché mi andava » fino ad arrivare a catastrofiche rivelazioni che potrebbero minare alla base la stabilità del villaggio.
[ SasuNaru in UAMP. Che barba, uhn? *prenota la prima lezione di ippica*]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Shikamaru Nara | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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UAMP: Utopico Allegro Mondo Perfetto. Dunque, ambientata in un futuro assolutamente impossibile (a sua volta ubicato nella mia ottusa, piccola mente di yaoi fangirl dissociata e priva di senso della realtà). Non è interessante e non è originale, c'è una buona percentuale di ooc (assolutamente non voluto T__T) e la trama ha ben poco senso. Meno male che nessuno è costretto a leggere , va *inneggia al libero arbitrio*


1.


C'è silenzio come non ne sentiva da un po'.
Non è un buon silenzio.
Stando molto tempo da soli, si impara a distinguere tra i silenzi buoni, quelli che fanno riposare le orecchie e la testa, quelli morbidi in cui è facile assopirsi, e i silenzi cattivi. 
I silenzi cattivi sono tesi, ventosi e alle volte cigolano e scricchiolano. 
I silenzi cattivi rimbombano accelerati nelle orecchie, entrano nella bocca e negli occhi, e soffocano; sono come scosse sotto la pelle, sanno di sangue e bile. 
Quando c'è il silenzio, quel silenzio, gli attimi diventano ere, e graffiano, stridendo nella testa in forma di ricordi acuti come urla e freddi come metallo. 
C'è la voglia di gridare che brucia nella gola; urlare, respirare, parlare al vuoto, solo per fare rumore, per assicurarsi di non esser stati risucchiati. Ma sarebbe da sciocchi. Poteva funzionare ad otto anni. 
Per questo, Sasuke sta zitto, teso. 
Non ha realizzato di preciso quando si sia svegliato, se da molto o solo da pochi minuti, ma è sicuro di non voler ricordare il perché. Stringe il pungo sulla coperta e la trascina un po', inutilmente, solo per sentire il fruscio lieve della stoffa che scorre sul materasso. 
C'è buio fitto negli angoli, buio fitto oltre la porta, tanto che non è sicuro se l'abbia chiusa o meno. 
Fissa lo sguardo in quel punto, sforzandosi di distinguere lo shoji nell'oscurità, e ottiene in cambio solo un bruciore fastidioso sotto le palpebre. 
Resta immobile per un altro paio di lunghissimi secondi, finché lo scroscio d'acqua improvviso non lo coglie in fallo, costringendolo ad emettere un impercettibile, mezzo sussulto di sorpresa. Ma è un sollievo sentire la pioggia che prende a ticchettare sul tetto, sui battenti, giù per le strade del ghetto deserto. 
Sasuke sbuffa, sommesso, e si volta su un fianco, la coperta al seguito. 
Gli strascichi dell'incubo si perdono del tutto nel gocciare ritmico, e il silenzio notturno non sembra più tanto innaturale. 
Lo rimpiangerà, si dice, quando Naruto farà ritorno dalla sua stupida missione. 
L'arancione gli si è infiltrato ovunque, ormai, e anche se in casa restano evidenti tracce del passaggio monocromatico e sgargiante di quell'insostenibile esemplare umano che è Naruto Uzumaki, non avere il soggetto sotto gli occhi – solitamente impegnato in arancioni attività di demolizione della sua infinita e magnanima pazienza – è comunque riposante, in un certo senso. 
Sembra quasi di avere ancora la situazione sotto controllo, prima del precipizio in cui è crollata la loro amicizia, dopo che lui ha perso del tutto il senno, decidendo inconsciamente che il ripristino del clan era una faccenda di secondaria importanza. 
Quando Naruto non c'è, Sasuke si racconta di avere di nuovo la sua esistenza in mano, cosa null'affatto scontata, considerati i precedenti.
Può svegliarsi tardi, tanto per cominciare, perché nessun eroe di Konoha è richiesto urgentemente dall'Hokage alle quattro del mattino; può mangiare quello che preferisce e persino non mangiare affatto: dopotutto, è uno spreco darsi da fare in cucina per una persona sola. Può andarsene a visitare i suoi morti in santa pace, e girovagare per il quartiere, per constatare ancora una volta lo stato di degrado del posto e guardare con profonda disapprovazione quel buon terzo di case che sono state risucchiate nel cratere creato ad arte da Pain. 
O può anche stare fermo e zitto, sedersi sul letto di Itachi e restarci un'ora intera, una giornata se preferisce, senza che nessuno dubiti della sua sanità mentale e si crucci fino allo spasmo per cose che non lo riguardano affatto; può restare nel suo, di letto, e allungare braccia e gambe come vuole, perché nessun dobe occupa due terzi del materasso, o lo calcia via; nessun dobe russa, gli fa caldo con il suo stupido corpo, ruba la coperta o ciarla a vanvera di cose assurde; ciarla pure mentre lo fanno, quel cretino lì, e sopprime ogni sorta di silenzio con la sua semplice esistenza. 
E' da appiccicarlo al muro, alle volte. Fortuna che ha le sue stupide missioni. 
Un tuono fa tremare la finestra e Sasuke mugugna pigramente la sua disapprovazione, avvoltolandosi meglio nella coperta. 
Abituato com'è a dover combattere per il suo lembo, lo fa con troppa irruenza, e si ritrova con metri di stoffa ammucchiata, a circondarlo in un bozzolo soffocante. I piedi, invece, neanche a farlo apposta, restano maleducatamente fuori. 
Seccato, lancia tutto per aria e si tira su, la fronte aggrottata in disappunto e le ginocchia affondate nel materasso cedevole; la coperta precipita dal letto e atterra al suono di un altro rombo di tuono. 
La pioggia si fa impetuosa, a scrosci violenti, e sembra impossibile che cinque minuti fa non ci fosse altro che silenzio: ogni tegola, ogni anta, ogni centimetro di strada, risuona di tonfi gocciolanti, in una cacofonia di rumori acquosi e brontolii. Persino il mugghio insofferente che Sasuke si lascia sfuggire dalle labbra, neppure troppo contenuto, finisce risucchiato nello sciabordio generale. 
L'ex nukenin rinuncia a lamentarsi e recupera la coperta, issandola di nuovo sul letto, prima di sistemarsi giusto al centro del materasso. 
Si stringe al cuscino con una mano e trattiene a stento uno sbadiglio non troppo silenzioso. 
Fa freddo, a pensarci. Senza Naruto, con la sua improbabile, perrennemente costante termoregolazione a mantenere la coperta ad una temperatura che da sola non potrebbe mai raggiungere, fa davvero freddo. 
Ecco, è un imbecille di proporzioni gigantopiche, però a qualcosa serve. Solo a quello, comunque. 
Sasuke chiude gli occhi e soffia dal naso, stringendosi di più nella coperta e sprofondando in un comodo sopore. 
Sbadiglia di nuovo, e quando riapre gli occhi c'è il bianco. 
Il bianco sbagliato, il bianco della faccia di Itachi. Itachi che sorride. 
A svegliarlo di colpo è il rumore di vetri infranti, improvviso e provvidenziale. 
Sasuke si blocca, l'orecchio teso, ed il respiro accellerato che ad un ninja fa molto poco onore. 
La copertà è finita di nuovo giù, chissà come, e la pioggia fuori sembra meno intensa: non si sente più il tintinnare di carabattole e l'ululato del vento; solo un fruscio continuo e monotono. Silenzio rumoroso, come un mormorio monocorde. 
Un altro colpo, qualcosa che emette un tonfo, giù al piano di sotto. 
Sasuke si immobilizza per un decimo di secondo, i nervi tesi, poi alza gli occhi al cielo, mentre la realizzazione gli fa risalire un brontolio a fior di labbra. 
E' Naruto. Naruto che torna in anticipo. 
E' già capitato altre volte che il dobe, preso da chissà quale smania, si sia presentato ansimante agli orari più assurdi, raccontando di « essersela sbrigata in fretta » perché aveva fame
Entra, fa un casino immane, e poi chiede scusa perché lo ha svegliato; e Sasuke, con la pazienza che lui stesso non avrebbe mai pensato di riuscire a mantenere nei confronti di un altro essere vivente, sbuffa e acconsente persino a fargli compagnia mentre lui trangugia la sua porzione di ramen precotto, assonnato e stanco, ma ancora capace di star lì a chiedere come sia andata la giornata - a lui, che non si è mosso da lì - o a raccontare aneddoti a suo dire spassosi sulle usanze dei paesi stranieri in cui lo spediscono a fare ambasciate. Il tutto con la tranquillità sorridente di chi è ritornato finalmente al posto giusto. 
Consapevole che non potrà tornarci per un bel po', Sasuke scende giù dal letto con notevole impaccio, ed è indeciso se picchiare Naruto per averlo disturbato o scaldargli l'acqua per il ramen e sedersi al tavolo con lui, in attesa di sentire le orecchie riempirsi di quella stupida voce squillante, che due volte su tre riesce non si sa bene come a scacciare buona metà delle sue paturnie, costringendole a ritirarsi in un angolo della testa. 
Registra distrattamente che lo shoji era in effetti aperto, e comincia a scendere le scale con tonfi attutiti, sbadigliando in silenzio. 
« Dobe. » esordisce, atterrando piano sull'ultimo gradino. 
Non riesce a staccare le dita dal corrimano della scala che qualcosa lo fa immobilizzare, quando ha già sollevato un piede per dirigersi in cucina, che era la sua destinazione fin dall'inizio. 
Non c'è la solita luce accesa e neanche il consueto tramestio di carabattole provocato da un idiota che non ricorda mai dove siano le pentole. 
Non c'è nulla, in effetti. Solo buio, il frascheggio della pioggia ed un soffio d'aria fredda, umida, che si intrufola a tradimento sotto la maglietta e fa rabbrividire. 
La finestra della cucina cigola di nuovo, e l'anta si schianta con un tonfo tremolante contro il battente. 
Sasuke percorre la distanza che lo separa dalla porta a passo svelto e mugghia un'imprecazione scocciata, quando scopre che manca la luce; l'interruttore va a vuoto. Da quando è passato Pain, a nessuno è venuto in testa di sistemare la rete elettrica in quella zona del villaggio: ad ogni folata di vento, la corrente salta del tutto, anche per diverse ore; cosa che ha contribuito ad alimentare quelle fantasiose dicerie che accusano il malvagio ex nukenin di vivere al buio e nutrirsi di bambini crudi con contorno di serpenti in salmì. 
« Grandioso. » commenta il malvagio ex nukenin, stizzito, quando incespica su quello che deve essere un mucchio di cocci acuminati sparsi sul pavimento. 
Zompettando in maniera assai poco dignitosa, allunga una mano per raggiungere l'anta della finestra, e sporgendosi si cura di ignorare il luccichio di biasimo che le ciotole sporche gli inviano dal lavello, rimproverandolo ancora una volta di aver ceduto a quella sciatta accidia che lo coglie ogni qualvolta Naruto non è lì a far disordine lui stesso. 
Con la finestra chiusa, la temperatura si fa più già più mite, e senza più il freddo a tenerlo sveglio Sasuke si accorge tutt'a un tratto che, al diavolo le stoviglie sporche, al diavolo quel bicchiere schiantatosi chissà come per terra, il sonno sta per portarselo via. 
I suoi piedi sembrano decidere autonomamente di portarlo di nuovo a letto, ed è quando si ferma un istante a valutare quale sia il percorso migliore per evitare di conficcarsi cocci di vetro nelle piante dei piedi, che lo sente. 
Un fruscio nitido, alle sue spalle. 
Si volta di scatto, sospettoso. 
Non vorrebbe ammetterlo ma, quando ha capito che non c'era Naruto, la prima cosa che gli è saltata in testa è stata che qualcuno si fosse introdotto in casa. 
Qualcuno di molto stupido, a giudicare dalla finestra lasciata aperta ed il bicchiere schiantatosi a terra con un fragore che avrebbe potuto svegliare l'intero vicinato, se ci fosse stato un vicinato. 
Ma Sasuke è un ninja, un buon ninja, oggettivamente parlando. E anche con gli occhi non proprio sanissimi, dubita seriamente che ci sia qualcuno tanto abile da nascodergli la sua presenza e al contempo tanto stupido da entrare senza riuscire ad evitare di martirizzare delle stoviglie. Probabilmente c'è un'altra finestra aperta in soggiorno. O magari quel rumore se l'è solo immaginato. 
Si passa una mano sul viso, stanco, e tira dritto fino al corridoio, con la ferma intenzione di rimettersi a dormire, e al diavolo i bicchieri, le finestre e gli stupidi sogni. 
Non ha neanche finito di formulare quel rassicurante pensiero, una mano già tesa sul corrimano della scala, che si volta di scatto. 
Stavolta l'ha sentito.
Come uno spostamento d'aria, lieve e quasi inudibile, alle sue spalle. 
Resta immobile, a scrutare torvo il corridoio e l'ingresso, che è solo una macchia nera indistinguibile. 
Non c'è niente. Solo buio, e freddo, e la pioggia battente di fuori. 
Non c'è niente, e soprattutto non c'è nessuno. 
E' quasi ridicola come l'idea di qualcuno lì, in quella casa, riesca paralizzarlo, come se davvero potesse avere qualcosa da temere da chiunque, lui: il malvagio ex nukenin tagliagole, quello che le donne con i neonati evitano, terrorizzate che possa avere terribili raptus omicidi mentre combatte per procurarsi le verdure al mercato. 
Sono gli altri a temerlo, concepire il contrario è semplicemente folle. 
Ma la situazione cambia quando si tratta di quella casa, la sua casa, che è anche il posto che più lo terrorizza al mondo, e di cui non riesce a liberarsi. 
Non è bastato Pain , a buttarla giù, e neanche Kyuubi. 
Perché in quella casa, in quel ghetto, ci sono ancora tutti. 
Non lo dice a Naruto, anche se è certo che lui labbia capito, perché altrimenti non avrebbe insistito tanto per convincerlo ad andar via, magari stare da lui, che ha una casa piccola, ma confortevole e accogliente come una casa dovrebbe essere. Dice che è male restare lì, dice che c'è da uscire pazzi, circondati da quel chilometro quadrato di silenzio. 
Ma lui non vede la zia Uruchi salutare con la mano, quando varca il cancello; non sente la risata di Shisui, che ghigna sornione dall'altro lato della strada; non vede suo padre seduto al tavolo in cucina, seppellito dietro al giornale, e neanche sua madre scivolare leggera e rapida per le stanze, sempre affaccendata, con qualcosa tra le mani. 
Non lo vede Itachi, lui. 
Itachi dentro le mura, Itachi fuori, Itachi nelle mura. 
Non è una cosa che può decidere di lasciare indietro, e non è neanche sicuro di volerci riuscire davvero. 
E, sì, probabilmente è solo l'ennesima di una serie infinita di scelte dannose e sbagliate. 
Perché quello è solo un posto come un altro, un edificio in stato di semidecadenza, tra altri edifici allo sfacelo, tutti deserti. 
I fantasmi sono solo nella sua testa. 
Peccato non ci sia modo di mandarli via.

spazio

spazio

Il vecchio lastricato è tutto una pozzanghera.
Naruto ci sciacquetta dentro con i sandali, senza curarsi dell'acqua piovana che gli gela le dita dei piedi, già intirizzite di per sé. 
La missione è durata meno del previsto, o meglio, lui è tornato più rapidamente del previsto, appioppando le incombenze burocratiche a Sai, che si è ritrovato incastrato a redigere il resoconto della missione senza neanche capire come, almeno a giudicare dall'espressione perplessa che aveva sulla faccia quando lui lo ha salutato in fretta e si è messo a saltare di filato verso il vecchio quartiere degli Uchiha. 
E' migliorato nelle espressioni, Sai. Adesso si riesce persino a capire la differenza tra l'educata sorpresa ed il misurato disappunto, prima perfettamente assimilabili alla sua faccia standard, così come l'intera gamma delle espressioni umane. Naruto ridacchia da solo; è così stanco che la testa va per conto suo, forse perché attualmente l'unica cosa che desidera è spalmarsi sul letto e restarci fino all'indomani.
Non fa alcun caso agli edifici in rovina tutt'attorno, e piuttosto butta uno sguardo assonnato al cielo, sospirando con immotivato appagamento in direzione delle nuvole spazzate via dal vento forte e del prepotente spicchio di sole che già invade di luce tetti e mura scrostate, infiltrandosi ostinato tra i vicoli, anche se è solo l'alba e non è ancora in grado di scaldare l'aria umida e fredda. 
E forse è un bene, dato che il vento sulla faccia è stato l'unica cosa che ha impedito a lui di crollare addormentato come una sacco di patate lungo la via del ritorno. 
Nonostante il vento, comunque, è convinto di doversi sbrigare, se non vuole davvero fare quella fine; perciò allunga il passo e svolta a sinistra, intravedendo già l'ingresso. 
E' indeciso tra il bisogno di svegliare Sasuke e l'altruistica considerazione che le cinque del mattino non siano esattamente un orario piacevole per abbandonare le coperte, specialmente se ti chiami Sasuke Uchiha e già di norma non sei una persona allegra e positiva, che comincia ogni giorno con un sorriso di speranza. 
Del resto, c'è anche da considerare il fatto che Sasuke dorme un sacco, e potrà dormire anche domani, e dopodomani, visto che, anche con tutta la buona volontà, va bene riammettere un ex nukenin al villaggio, ma se non si vogliono rischiare gravi incidenti diplomatici, gli si affidano solo entusiasmanti missioni di giardinaggio o al massimo operazioni suicide in posti sperduti, possibilmente su suolo neutrale. 
Ha perso la fiducia di tutti, Sasuke. 
Beh, non la sua. Quella mai. 
Anche se alle volte è messa a dura prova. 
« Teme. » esordisce infatti Naruto, stralunato, convinto di star avendo un'allucinazione causata dalla carenza di sonno. « Che diamine stai facendo? » 
Seduto per terra, davanti all'ingresso, Sasuke ruota un poco la testa, degnandolo della sua attenzione. 
Lo sguardo gli si illumina per un istante, prima che stringa le labbra, compunto e assuma una posa più composta, come se fosse non solo assolutamente normale, ma persino consigliabile, per un qualunque shinobi ligio al dovere, stare seduto fuori dalla porta di casa propria, alle cinque del mattino, in pigiama. 
La mascella di Naruto cede per un istante, mentre le sue pupille vagano costernate dalla maglietta larga e spiegazzata del suo compagno, appesa sulle spalle dritte, fino alla faccia pallida e seria di qualcuno assorto in profonde cogitazioni filosofiche, indegne dei miseri mortali appena rientrati da banali missioni di rango S.
« Un indizio, non gioco alla pelota. » alita il filosofo, con caustico scherno, davanti alla sua espressione non propriamente intelligente.
Naruto non capisce cosa c'entri la pelata. Ma forse Sasuke sta parlando di pomodori – il che sarebbe del tutto verosimile – quindi gli salta persino in testa di provare a ribattere qualcosa di arguto su quanto sia maleducato giocare con il cibo. 
Apre la bocca, pronto, ma finisce per frenarsi alla prima sillaba, inclinando la testa di lato e fermandosi a squadrare pensoso i capelli disordinati dell'altro, dall'alto, un istante prima di decidere di accovacciarsi giù, per guardarlo in faccia. 
« Te lo chiedo di nuovo. Che succede? » tenta, interrogandosi su quale sia l'origine di quella vena infinita di pazienza, quella incredibile forza d'animo che sta costringendo le sue palpebre a stare su e le sue orecchie a dar retta ad uno spostato – perché è questo che Sasuke è, c'è poco da fare – seduto sul pavimento alle cinque del mattino per ragioni ignote che, trattandosi di quello spostato, possono variare dal semplice « perché mi andava » fino ad arrivare a catastrofiche rivelazioni che potrebbero minare alla base la stabilità del villaggio.
Il tutto, mentre ogni muscolo del suo corpo gli sta intimando di trovare un piano orizzontale entro i prossimi dodici secondi, o lo abbandonerà definitivamente. Pure Kyuubi si deve essere addormentato, ormai. 
Ma Sasuke sembra di tutt'altro avviso mentre lo studia con aristocratica sufficienza, da sotto l'arco delle sopracciglia. 
Ha la faccia sbattuta anche lui, come se avesse trascorso la nottata a combattere con uno stuolo di shinobi per difendere un prezioso rotolo di tecniche proibite da consegnare all'Hokage. 
Solo che quello, quello che meno di un quarto d'ora fa ha ficcato il rotolo tra le mani di Sai e l'ha spedito a concludere il compito, è lui, non Sasuke. 
« Base chiama teme, rispondete. » scimmiotta, mimando la voce gracchiante delle trasmittenti, con una mano a coppa sulla bocca. 
La risposta è un colpo di nocche dritto tra gli occhi, che lo fa sbilanciare e cadere col sedere indietro, dritto nella pozzanghera. 
« Oh, che ti piglia?! » sbraita, piccato. 
« Mi piglia che sei un coglione. » brontola quello, lamentoso, appena prima di sbadigliare e trarsi in piedi con indolenza. 
Naruto gli lancia un insulto e lo segue, i calzoni zuppi di acqua piovana e l'espressione imbronciata. 
« Beh, bello essere a casa, eh. » mugugna, aspro, mentre lascia cadere i sandali nell'ingresso e si tasta i pantaloni fradici. 
Il tatami sembra caldo, per contrasto con i suoi piedi gelati, ed è piacevole come sensazione, dopo aver trascorso tre giorni tra un acquazzone e l'altro. 
Alza gli occhi dalle mani, che si stava frizionando nel vano tentativo di riattivare parte della circolazione, e incrocia la figura di Sasuke che, impalato accanto alla porta della cucina, lo squadra da capo a piedi. 
Naruto stringe le palpebre – le sue povere palpebre, che vorrebbero crollare giù e invece devono soffrire per dare corda ad uno psicopatico con le turbe comportamentali alle cinque del mattino – e fa per sputar fuori un insulto, una lamentela o qualsiasi altra cosa gli passi per la testa. 
Solo che gli occhi dell'imbecille, neri e foschi, stanno lì a fissarlo con una strana intensità, neanche lui fosse una specie di fantasma. 
« Oi, teme. Ma che succede? » chiede, di nuovo, stavolta con una punta di sincera preoccupazione. Si sveglia quasi, e non sembra più che le palpebre stiano per staccarsi dalla faccia e schiantarsi al suolo. 
Davanti a lui, Sasuke stringe impercettibilmente le labbra, a disagio, come se stesse sforzando le meningi per sintetizzare un lungo, complicatissimo discorso metafisico. 
« Ben tornato. » bofonchia, infine, secco e rapido, prima di puntare lo sguadro sulla parete ed, evidentemente, realizzare un'incombenza inderogabile che lo spinge a girare i tacchi di botto e lasciarsi inghiottire dalla cucina. 
Naruto non fa in tempo a richiudere la bocca, sorpreso, la curiosa sensazione di avere un mucchio di miccette accese nello stomaco, che arriva anche il « dobe. » di rito, più deciso, come degna conclusione. Anche quello però, nonostante il tono rude, ha una sfumatura calda, un suono attutito e piacevole. E anche se lo sa, di essere innamorato di uno psicolabile, Naruto non può far a meno di ridacchiare come un totale beota, prima di scrollare le spalle, sconfitto. 
« Renditi conto, ho attraversato tutto il paese sotto la pioggia, restando miracolosamente asciutto, e tu sei riuscito a bagnarmi le chiappe con una sola stupida mossa. » argomenta, seguendolo a passo placido mentre si pizzica la stoffa dei pantaloni, prima che gli si appiccichi alle mutande, anch'esse bagnate. « Dovresti almeno chiedere scusa, eh. » 
Sa già che Sasuke non gli darebbe retta in ogni caso, ma non sentire alcuna replica acida lo lascia un po' stranito. Tanto più che quel genio del teme sta chinato sul pavimento a raccogliere cocci di vetro con espressione assorta, degnandolo della stessa considerazione che chiunque altro userebbe nei confronti di un soprammobile qualunque. E visto che prima gli era parso quasi partecipe, oltre che vagamente felice, per il suo ritorno, la cosa sfiora la schizofrenia. 
« Hai fatto cadere un bicchiere? » domanda, perplesso, mentre afferra una caraffa e ne cerca uno intero, per versarsi dell'acqua. 
Lui non alza neppure la testa, prima di comunicargli, secco, che l'oggetto è caduto da solo
Naruto si schiarisce la voce, aggrottando le sopracciglia e guardando Sasuke concludere l'operazione con gesti precisi, neanche stesse completando un jutsu. 
« Teme, secondo me dovremmo andarcene a dormire entrambi, uh? Oppure potremmo... » e fa per sghignazzare, vago. 
Sasuke lo sorprende alzandosi di scatto e facendosi incredibilmente vicino, di colpo. Gli schiaffa una mano sulla bocca, in maniera assai poco gentile, e si blocca, tendendo l'orecchio. 
« Hai sentito? » chiede, sottovoce, studiando la cucina con sospetto. 
Naruto, che, lo ammette, si era aspettato tutt'altra reazione – che diamine, manca da tre giorni, e la fase di isteria "che diavolo stiamo facendo, siamo due maschi e tu sei tu ed io sono io che diavolo stiamo facendo" se la sono lasciata alle spalle da qualche mese, ormai – strabuzza gli occhi e spinge via la mano, con veemenza. 
« Teme, ti sei bevuto il cervello? Che diavol- » 
« Non l'hai sentito? » domanda l'altro, in un sussurro. 
Naruto lo guarda, si sincera dell'assoluta serietà che legge chiaramente nei suoi occhi cerchiati di sonno e corruga le sopracciglia. 
La mano di Sasuke che, da quando l'ha spinta via, si è fermata distrattamente sul suo petto, come ad impedirgli di spostarsi o avanzare – neanche ci fosse un nemico nascosto nella credenza - si ritrae e va a a posizionarsi sulla faccia del suo proprietario, in un gesto di stanchezza che fa schizzare la preoccupazione di Naruto a livelli poco sostenibili. 
« Okay. D'accordo. » fa il jinchuuriki, senza staccare gli occhi dalla nuca dell'altro, che si è voltato a guardare oltre la porta, verso il corridoio. « Adesso mi spieghi che problema hai... e non dire che non c'è nessun problema! » sbotta, quando Sasuke fa per aprire la bocca, risentito. 
« Ho sonno. » mastica, alla fine l'ex nukenin, spiccio. « Andiamocene a dormire. » 
Naruto lo guarda, cerca di spiare negli occhi tutto quello che la solita faccia di cera non dice; ma anche i suoi di occhi sono stanchi da morire, e non è che ogni santa volta possa mettersi a fare l'interprete, lui. Non ce la fa, fisicamente. 
Uno sbadiglio prepotente preme per uscire, facendogli dilatare le narici e gonfiare le guance. 
« Andiamo a dormire. » accorda infine, esausto.

spazio
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L'idea di partenza era quella di dormire, davvero. 
Sembravano due zombie, entrambi, quindi non è che ci fossero margini per un'alternativa. Solo che – ed è strano da spiegare, o forse è semplice, e il complicato è tutto nella sua testa – già salendo le scale, quasi per sbaglio, si erano scambiati uno sguardo di quelli casuali che non sono casuali e, si dice Naruto, a quel punto erano già d'accordo, ancor prima di aver realizzato. E non aiuta il fatto che il letto sia piccolo, per due; si finisce per sfiorarsi, e dallo sfiorarsi si passa a toccarsi, e da lì, beh. 
Insomma, Naruto si è trovato nudo del tutto – i pantaloni fradici è quasi certo di averli buttati sul pavimento appena varcata la soglia della stanza – in compagnia di Sasuke, che pure è nudo ed esibisce un'espressione insolitamente vacua, altrettanto inconsapevole dei momenti precedenti. Ed altrettanto disinteressato ad indagare al riguardo, almeno a giudicare dal bacio che gli sta rifilando, respirandogli in bocca.
« Mh, questo va bene. » biascica Naruto, scostandosi per un istante e ridacchiando davanti al suo sguardo perplesso. Ha una faccia un po' scema, Sasuke, con i capelli che gli si appiccicano alle labbra. « Come bentornato, dico. Questo va bene. » 
« Usuratonkachi. » gli mugugna in risposta, soffiando via le ciocche traditrici. 
Naruto si lascia scappare un altro sbuffo divertito, ed uno sbadiglio, che si mescola direttamente ai capelli di Sasuke, prima che il suo cervello si spenga del tutto, ed il suo corpo si perda in una frenesia tutta istintuale. 
Quando riapre gli occhi, non ricorda neppure di essersi appisolato, ma non deve essere passato poi molto tempo; il sole che filtra dalle imposte chiuse è ancora lieve, e fa chiaro l'interno senza accecare. 
La sua mano destra è spiaccicata sotto la schiena calda di Sasuke, che studia il soffitto con aria distratta, come stesse riflettendo sullo stato dell'intonaco, macchiato di umido. 
Non sa se interromperlo o meno - magari intimargli di dormire - e nel dubbio, sbadiglia. 
« Oh. » fa lui, prendendo atto del fatto che è cosciente. 
Naruto si avvicina rotolando, mentre soffoca l'ennesimo sbadiglio. 
E' stata un'idea stupida quella di mettersi a far sesso invece che dormire come avrebbe fatto un qualunque saggio shinobi appena tornato da una missione impegnativa; ma anche se è più stanco di prima, non può far a meno di sentirsi anche stupidamente sereno, in certo senso. 
« Che pensi? » domanda sbadigliando ancora, il naso sulla spalla del compagno. Sasuke lo spia con la coda dell'occhio, senza neanche girare il collo. 
Resta in silenzio per un po', distante. 
« Tu ci credi ai fantasmi? » chiede dopo quasi un minuto, con la stessa partecipazione che chiunque altro adotterebbe nel parlare di pratiche burocratiche particolarmente tediose. 
Naruto riapre gli occhi, che aveva chiuso pigramente, abbandonandosi alla sensazione piacevole di quel contatto, e aggrotta le sopracciglia, dubbioso. Non è certo di aver afferrato la domanda, ma prova comunque a darsi un contegno, emettendo un mormorio interrogativo. 
Ma quella che Sasuke attende, a giudicare dall'occhiata che gli lancia, è una risposta, possibilmente articolata. 
« Fantasmi tipo mostri? » tenta lui, nervoso. 
« Fantasmi tipo fantasmi. Hai capito che intendo. » replica l'altro, secco. 
Naruto lo spia, nella penombra e Sasuke rantola un breve verso titubante. 
« Voglio dire... » e sembra che si stia sforzando persino più del solito, per emettere quei quattro monosillabi nei quali ogni giorno condensa concetti che meriterebbero esposizioni di un'ora ciascuno.« Hai capito, no? » conclude, fallendo miseramente. 
Naruto assume un'espressione corrucciata e si mette seduto. 
« No che non capisco se non me lo spieghi, teme. » lagna, piccato. « Fai domande strane e poi pretendi anche che ti si risponda come decidi t-» ma non conclude, perché Sasuke si tira su di scatto e lo zittisce con un gesto secco, il volto fisso alla porta. 
« Okay, teme. Mi sto ufficialmente preoccupando. » sbotta il jinchuuriki, facendo scorrere lo sguardo dagli occhi allucinati del compagno fino al pannello semiaperto dello shoji. 
Immobile, come tutto in corridoio. 
Sasuke resta impietrito per quasi cinque secondi, poi ruota la testa per guardarlo in viso, piano. 
« Non hai sentito niente. » dice, e non è una domanda. 
Naruto deglutisce, cauto, ma non fa in tempo a replicare una sillaba che Sasuke si è già ributtato sul letto, e gli dà le spalle. 
« Ehi! » richiama, brusco. 
Attende una risposta in silenzio e quando capisce che rischia davvero di aspettare per ere, si arrischia ad avvicinarsi gattoni, superando la sua spalla con la testa, per poterlo guardare in volto. 
« Che dovevo sentire? » domanda, senza far caso al fatto che Sasuke lo stia ignorando deliberatamente. Resta a fissarlo, i capelli biondi che pendono giù, spettinati e scomposti. 
Sasuke storce il naso, infatidito. 
« Niente. » replica, lapidario, considerando evidentemente chiusa la parentesi. 
Naruto stringe le labbra e poi si tira su, con un mezzo ruggito scoraggiato. 
« Che cazzo, teme! Non si capisce mai che problema hai! Sembra sempre che ci dobbiamo preparare per la fine del mondo! » sbraita, frustrato. « E dì qualcosa, per la miseria! » 
« Piantala di gridare come l'imbecille che sei, imbecille! » esplode Sasuke, di rimando, puntellandosi su un gomito. « Che vuoi che ti dica? Che sono pazzo e sento le voc- » 
Si bloccano entrambi, voltandosi simultaneamente verso la porta, Sasuke a metà frase e Naruto già pronto a replicare, in ginocchio sul materasso, le mani levate. 
« Che è stato? » chiede il jinchuuriki, sorpreso, senza distogliere lo sguardo dal corridoio. 
Sasuke chiude la bocca, deglutisce impercettibilmente e poi lo studia in volto, con calma. 
« L'hai sentito anche tu? » articola. La faccia è ancora encomiabilmente impassibile, ma la voce non riesce a mascherare del tutto un certo turbamento. 
Si guardano per una frazione di secondo, prima di rivolgere di nuovo gli occhi alla cornice della porta, aperta sul corridoio in penombra. 
Un altro fruscio, lievissimo ed inudibile. 
« C'è qualcuno in casa. » conclude Naruto, per entrambi.

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Nda
Il titolo, poiché sono una mentecatta, è una rivisitazione scemerrimissima del film "The Others". Chiedo scusa all'esimio regista (Alejandro Amenabar) e a Nicole Kidman *si inchina* 
Comunque, c'è un altro entusiasmante (ahaha. No) capitolo, perché sono una capra logorroica che inizia le cose cercando di cavarsela con una one shot e finisce per sparlare pagine intere senza alcuna logica. 
Insomma, arriva anche quello, tra un po' (giorni, credo. Boh, vediamo, se la connessione aiuta). 
Eh. sì. Che gioia *striscia via*


Edit: per Grazia e Gloria di Mayumi_san (ovazioni, prego) dovrei aver corretto i duecentordici e più errori di battitura T__T. Sì, sono una cretina, otouto *strizza*

  
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