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Autore: Kisshou    19/11/2010    8 recensioni
Era carino.
Axel non lo avrebbe mai e poi mai ammesso, ma Roxas era straordinariamente carino.
Era delizioso quando entrava in classe, la mattina, gli occhi ancora pesti di sonno che andava a stropicciarsi con le sue manine pallide e soffici.
Era delizioso quando prendeva posto al suo banco, rigorosamente il terzo della prima fila, se visto da destra, il quarto se si guardava la fila da sinistra.
Axel conosceva a memoria ogni sua mossa.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eritrofobia

 

Si appoggiò con entrambe le mani alla ceramica gelida, la fronte china in avanti.

Respirava in fretta, il volto chino verso il basso quasi stesse per vomitare. In effetti ne sentiva un forte bisogno, ma si trattenne.

Aprì con una mano la manovella dell’acqua fredda, raccogliendola tra le mani e gettandosela sul viso quasi con rabbia.

Qualche goccia gli finì tra i suoi preziosissimi capelli, ma non se ne curò. In quel momento non gliene poteva fregare di meno.

- Cazzo, ma perché?!- Sbottò, dando un pugno violento contro il muro. Gemette per il dolore alla mano, cercando di darsi un contegno e calmarsi.

Dopotutto, a lui che gliene importava di un maledetto moccioso che non glielo dava? La scuola era piena di gente, gente più bella, più simpatica, più alta!

Aveva picchiato quel moccioso, l’aveva picchiato forte e a lungo. Si era bloccato quando aveva visto il sangue. Cazzo, non lo voleva mica ammazzare! Gli serviva, quel moccioso, eccome!

Si poggiò al muro tentando di riprendere fiato e di convincersi che il giorno dopo sarebbe andata sicuramente meglio.

 

Roxas non aveva perso i sensi, sebbene le sue ginocchia tremassero in modo preoccupante e i pallini neri occupassero gran parte della sua visuale.

Prevedeva che non avrebbe potuto, neanche volendo, fare educazione fisica, dunque si limitò ad uscire dallo spogliatoio zoppicando lievemente.

Percorse il grande cortile deserto della scuola, lanciando occhiate tristi alle finestre attraverso le quali vedeva le schiene degli studenti chine sui banchi.

Sebbene non ci fosse chiaramente nessuno in giro preferiva evitare di farsi vedere in giro conciato com’era, così decise di fare un salto in bagno a sciacquarsi il viso.

I corridoi erano vuoti e silenziosi, turbati solo dal suono che producevano i passi affrettati delle bidelle o dei docenti. Roxas trovò il modo di non farsi vedere da nessuno: non aveva voglia di essere compatito, si faceva abbastanza pena già da solo.

Si affrettò a raggiungere il bagno, trovandoci dentro la persona che meno avrebbe voluto incontrare in quel momento.

Axel stava appoggiato al muro respirando in modo frettoloso e irregolare, come se fosse appena uscito vincitore dalla maratona di New York.

Roxas si paralizzò, sentendo il fiato mancargli. Fare dietro-front e andarsene era fuori discussione, così optò per entrare e fare finta di niente.

Si avvicinò in religioso silenzio alzandosi sulle punte per potersi specchiare. Il labbro inferiore era spaccato e perdeva ancora sangue, l’occhio destro era leggermente livido, ma a parte quello non era andata poi così male.

Aprì l’acqua, fredda , per tonificare la pelle, poi ne raccolse veramente poca tra le mani e si bagnò a disagio il viso, comportandosi come se Axel non esistesse.

Se avrebbe continuato a ignorarlo in quel modo, per lui andava benissimo; non voleva altri guai, ma solo allontanarsi da quel bagno e da quella chioma rossa scompigliata.

Tuttavia da qualche secondo sentiva lo sguardo indagatore e fastidioso dell’altro su di lui, così aveva preso a tremare in modo impercettibile.

- Tu sei ossessivo, Roxas.- Il biondo sobbalzò e si voltò di scatto, chiudendo in fretta l’acqua.

Axel si era appoggiato al muro, le braccia incrociate davanti al petto e lo sguardo verde basso che si alzava di tanto in tanto per lanciargli muti sguardi divertiti. Roxas stava per ribattere ma l’altro lo interruppe:

- Innanzitutto sei idrofobico. Chiunque con un taglio come il tuo si sciacquerebbe il viso con una quantità d’acqua non indifferente. Secondo, sei socio fobico, perché non hai neanche un amico in tutta la scuola. Terzo, sei misofobico, perché squadri tutti dalla testa ai piedi come se fossero pieni di merda. E dopo la tua precedente reazione devo aggiungere alla lista che sei pure sessuofobico …-

Roxas tentò di darsi un contegno, stringendo piano i pugni. Quel bastardo gli scodellava quei paroloni per metterlo a disagio, ma lui era fermamente convinto che Axel non aveva nessun diritto di giudicarlo, né di comportarsi come un dio in terra.

- Tentare di sottrarsi a una molestia sessuale non implica il dover essere sessuofobici!- Gli fece notare Roxas, il tono di voce leggermente seccato.

Il rosso si esibì in un altro dei suoi irritanti ghigni, avvicinandosi di qualche passo a Roxas. Il biondo indietreggiò, spaventato, chiedendosi cosa volesse ancora fargli. Non l’aveva già fatto soffrire abbastanza per quel giorno?

Axel si chinò verso di lui, arrivando quasi a sfiorare quelle labbra lucide e tremanti con le sue.

- Ehi, ognuno ha le sue paure, piccolo! E comunque non avevo intenzione di molestarti. Avevo previsto che tu…-

- Cosa?!- Ruggì Roxas, interrompendolo. – Che ti ci sarei stato?! Non sono una delle tue troie, Axel! E poi…-

E poi venne zittito. Le labbra del rosso si posarono sulle sue, decisamente più dolci e leggere delle volte precedenti. Gli leccava appena il labbro inferiore, quello ferito, mentre le sue mani erano poggiate al muro tenendo Roxas intrappolato proprio nel mezzo, troncando così l’eventualità che il ricordo di quello che era successo nello spogliatoio inducesse il biondino a sottrarsi dalla sua vicinanza. Ma Roxas in quel momento non ricordava nemmeno chi fosse e dove si trovasse, tanto quel bacio caldo e dolce gli stava mandando il cervello il tilt.

Stentava a credersi di trovarsi veramente lì, intrappolato tra il muro freddo e quel corpo adulto e bollente, già del tutto formato, che premeva e si strusciava un po’ oscenamente contro il suo, ancora piccolo e acerbo.

Il biondino dischiuse le labbra sentendo subito la lingua dell’altro intrufolarsi vogliosa tra di esse, scivolando nella sua bocca e saggiando quel sapore di fanciullo vergine che tanto piacque al rosso.

Magari se Roxas fosse stato anche solo un po’ più lucido se lo sarebbe scrollato di dosso, urlandogli che non doveva più osare neanche solo sfiorarlo.

Ma Roxas non era lucido, troppo succube di quel bacio al sapore virile di tabacco, troppo coinvolto nei movimenti di quel corpo rovente che premeva voglioso sul suo.

Roxas allungò una mano e la premette piano sui pettorali dell’altro che si scostò da quel corpicino piccolo e pallido a malincuore.

Il sorriso tornò ben presto a colorare le labbra sottili di Axel una volta che ebbe accurato l’effetto che il suo bacio aveva provocato in Roxas: era rosso come un peperone e ansimante, i capelli appiccicati alla fronte ancora umidicci a causa della doccia indesiderata che gli aveva fatto poco prima e mezzi scompigliati, la maglietta della tuta leggermente alzata e tutta stropicciata a scoprirgli il pancino candido.

- Sei rosso come i miei capelli, micio.- Lo informò il più grande, lottando con sé stesso per non eccitarsi e saltargli addosso di conseguenza.

Per Roxas fu un altro grande dispiacere, sentirsi paragonare a quei capelli che tanto ricordavano il colore dei papaveri. Vagando dentro di sé era convinto, in fondo, di poter trovare una sana spiegazione al fatto che il suo corpo avesse reagito in quel modo tanto vergognoso.

Axel, invece, si sentiva realizzato: la piccola tigre si era rivelata essere nient’altro che un tenero micio tigrato, aveva ragione lui. Ovvio, lui aveva sempre ragione, non per niente era Axel.

Il biondo stava avanzando verso di lui, facendolo ghignare ancora di più. Ecco, quelle mani soffici, piccole e pallide che si aggrappavano ai lembi della sua maglia nera. Axel sospirò, inclinò leggermente la testa, gli occhi chiusi. Le mani del biondino stavano alzando la sua maglia sembra di più, mettendo in mostra il fisico perfetto e scolpito del rosso.

Axel era quasi tentato di darsi un pizzicotto: certo era un sogno! Mai si sarebbe aspettato di arrivare a tanto in così poco tempo, considerato poi il fatto che la situazione quella mattina era stata davvero critica.

Aprì gli occhi per aiutare Roxas a sfilargli la maglia e rimase di stucco, boccheggiando.

- Ma che cazzo fai?!-

Roxas gli aveva sì alzato la maglia, ma non per lo scopo che il rosso aveva sperato. Si stava infatti passando la stoffa della maglia di Axel sul viso e sui capelli ancora bagnati dalla precedente doccia gelida e indesiderata, quasi fosse un asciugamano.

Il rosso non sapeva se ridere o piangere, così rimase immobile. Di fegato ne aveva, il moccioso, eccome! Nessuno avrebbe anche solo osato pensare di fare una cosa del genere al grande Axel!

Roxas lasciò ricadere la maglia, sollevando il suo sguardo limpido e un po’ seccato sul più grande. Le sue labbra piccole si distesero in un ghigno così innaturale per quella faccia dolce da risultare quasi inquietante.

- Non si vede? Mi asciugo. A proposito, anche tu sei arrossito.-

Axel scoppiò a ridere, cacciandosi le mani sui fianchi.

- Impossibile, piccolo.-

Il suo sguardo verde si posò distrattamente sullo specchio e fu allora che le notò: due piccole chiazze rosse sulle guance. No, non era possibile.

Il sorriso gli si congelò sulle labbra, abbassò gli occhi lentamente e per pochi secondi. Lui non era mai arrossito, MAI!

Roxas ridacchiò di fronte a quella scenata decisamente esagerata. Da quando in qua qualcuno faceva tante storie per un piccolo rossore sulle gote?

In fondo, avrebbe anche potuto essere simpatico, Axel. Andava solo preso per il verso giusto, tutto qui.

- Che ne dici, cucciolotto, se oggi venissi a casa tua per le ripetizioni?- Domandò Axel, il consueto ghigno a deformargli le labbra sottili. Non era una pace definitiva, ma più una piccola tregua, un raggio di sole che filtrava vittorioso attraverso un lenzuolo di nubi grigie che l’avrebbero ben presto ricoperto.

Il biondino inclinò leggermente la testa, pensando a quanto fosse patetica la scusa che Axel gli aveva rifilato. Se voleva sbatterselo poteva dirlo chiaro e tondo, o meglio, poteva farlo.

“Anche qui, anche in questo momento” Pensò Roxas rabbrividendo. Non c’era nessuno nei dintorni, mancava ancora una buona mezzora prima che la campanella suonasse. Se avesse voluto, Axel lo avrebbe tranquillamente potuto trascinare in un bagno o fuori dalla scuola per fargli del male. Tuttavia non lo aveva fatto, e questo lasciava a Roxas un barlume di speranza che forse non fosse quello l’intento del rosso. Non solo quello, almeno.

Inoltre, se avesse accettato avrebbe avuto l’opportunità di riuscire a far sentire Axel un incapace. Riteneva ben poco probabile che al rosso interessasse scoprire di essere carente in latino e in filosofia, anzi, probabilmente lo sapeva già, ma la cosa non sembrava toccarlo più del dovuto.

- Innanzitutto, piantala di chiamarmi “micio” o “cucciolotto” o “piccolo”, non sono una bestia come te.-

Sibilò, scocciato, cercando di prendere tempo per riflettere sulla proposta di Axel. Beh, farlo sentire un imbecille magari non gli avrebbe fatto piacere. Se si trattava di un corpo a corpo era fottuto di sicuro, ma in uno scontro tra cervelli lo avrebbe surclassato.

- Davvero? A me invece sembri proprio una tenera bestiola…- Stava dicendo Axel, leccandosi sensualmente le labbra e facendosi più vicino a lui.

“Dio, che pervertito cronico.” Roxas stava cercando in fretta di prendere una decisione. La figura di Axel si avvicinava sempre di più tanto che alla fine il biondo fu costretto ad abbassarsi e a sgusciare lontano passando sotto al suo braccio.

- Ok, senti, troviamoci alle tre davanti a casa mia, ok?!- Acconsentì infine, avviandosi verso l’uscita. Quel dialogo era durato fin troppo per i suoi gusti e non vedeva l’ora di andare a farsi una bella doccia calda.

Il ghigno di Axel si allargò in modo quasi teatrale.

- Puoi scommetterci, micio.-

Roxas ignorò la frecciatina incamminandosi verso il corridoio. Poi, quasi per un ripensamento, si voltò indietro e rispose al ghigno di Axel con un lieve sorrisetto.

- Hai ancora le guance rosse, idiota.- Gli ricordò, facendo sobbalzare l’altro che quasi barcollando si avvicinò al lavandomi e si sciacquò la faccia con un’enfasi tale che pareva gli stesse andando a fuoco.

Roxas scosse la testa e ridacchiò, osservando compiaciuto la scena.

- Tranquillo, Axel. Ognuno ha le sue paure, l’hai detto tu stesso. La tua si chiama “eritrofobia”, è un’eccessiva quanto irrazionale paura di arrossire.-

Spiegò brevemente Roxas, prima di voltargli le spalle e colorare col suono dei suoi passi il corridoio silenzioso.

 

 

La biblioteca era grande, vasta. Gli scaffali vomitavano libri continuamente e continuavano a restare comunque strapieni. L’aria era pesante e intrisa di polvere, mentre la luce filtrava a fatica attraverso delle piccole finestrelle. Il tutto era incorniciato da un silenzio quasi religioso, come se in quella biblioteca vi fosse accaduta una disgrazia tanto grave da infliggere perpetuamente il dolore in quei mobili antichi e in quelle pagine ingiallite dai secoli.

Zexion amava quella biblioteca, si sentiva come a casa sua. Il silenzio lo avvolgeva dolcemente stendendo un velo pietoso su tutte le futili provocazioni che il resto del mondo lo costringeva a sopportare.

Il ceruleo non chiedeva altro che un buon libro antico e una fredda panca di legno, tutto qui. Il tavolo non importava: avrebbe potuto poggiarsi il libro sul grembo. A pensarci meglio neanche la panca importava: avrebbe potuto benissimo leggere in piedi, o sul pavimento.

L’orario di chiusura sopraggiungeva in tutta la sua crudeltà sotto forma di due snelle lancette di un grande orologio immobili e rigorose su un sette stampato a numeri romani, e allora Zexion prendeva tra le braccia quanti più volumi poteva per portarseli a casa e leggerli durante la notte.

Per lui le ore che trascorreva in biblioteca erano sacre, e non sopportava doversi trascinare dietro Demyx. Quel ragazzo era fondamentalmente rumoroso e petulante, le sue chiacchiere erano quanto di più irritante qualcuno dovesse avere la sfortuna di sorbirsi.

Era diverso da Axel, lo era eccome. Axel non chiedeva, prendeva.  Axel non sapeva cosa fosse l’amore, cercava solo il piacere fisico, la soddisfazione ai suoi impulsi sessuali. Puro eros. Desiderio.

Almeno in questo Zexion riusciva ad apprezzare l’impacciata timidezza di Demyx che in molti casi poteva risultare tanto comica quanto dolce.

- Questa è una biblioteca?-

Zexion sobbalzò, scuotendosi dai suoi pensieri. A parte il tono di voce altissimo del biondo che cozzò fastidiosamente contro le pareti gelide provocando un eco quasi scocciato, Zexion si augurò di aver capito male la domanda. Escluse subito l’eventualità visto che Demyx l’aveva praticamente gridata. Si voltò quasi spaventato verso il biondino che si guardava intorno a bocca spalancata.

- Tu stai male, seriamente. Comunque sì, questa è una biblioteca, quindi devi parlare piano o, in una preferibile alternativa, stare zitto.-

Demyx tacque. Il suo sguardo era inchiodato alla piccola figura fragile e indifesa di Zexion, ma non per questo si era del tutto distratto dal cupo panorama che lo circondava.

Quell’odore di sarcofago lo infastidiva e in breve si ritrovò a starnutire a causa della polvere. Si premette una mano sulla bocca e sul naso per non infastidire Zexion che aveva cominciato a leggere in silenzio.

Si annoiava, non sapeva cosa fare. Voleva stare con Zexion, certo, ma non in quel modo cupo e senza calore.

Lui avrebbe voluto toccarlo, stringerlo forte tra le braccia, baciarlo. Invece, il ragazzo dal grande ciuffo stava chino in quel libro e si tanto in tanto strizzava gli occhi.

- Ti fa male leggere così tanto…- Sussurrò preoccupato il biondino, sedendosi accanto a lui e sbirciando il testo trascritto nella pagina sbiadita.

«…questo ha sotto scritto e giurato Meleto di Meleto, Pitteo, contro Socrate di Sofronisco, Alopecense. Socrate è colpevole di non riconoscere come Dei quelli tradizionali della città, ma di introdurre Divinità nuove; ed è anche colpevole di corrompere i giovani. Pena: la morte »

Demyx inclinò lievemente la testa, leggendo e rileggendo più volte quel complesso insieme di pericoli.

- L’hanno ucciso, alla fine?-

 Domandò, ingenuo. Il suo sguardo dolce si posò in quello tetro di Zexion, blu come il più profondo e misterioso degli oceani.

Il ceruleo annuì, quasi schifato della condanna inflitta ad un grande uomo quale reputava che Socrate fosse.

Tuttavia, il suo stupore per l’unica domanda di cultura che aveva mai sentito proferire da Demyx venne ben presto sostituita con l’irritazione. Stava cercando di ingraziarselo ridicolizzando i suoi amati libri, forse?

Ma lo sguardo di Demyx era serio e concentrato, fisso sulla smorfia dipinta nel viso leggermente infantile di Zexion.

- E’ per questo che sei sempre triste? Perché hanno ucciso Socrate?- Domandò il biondo, chinandosi fino ad arrivare col viso alla stessa altezza di quello dell’altro.

Sentiva il suo respiro caldo sulle labbra e socchiuse gli occhi solo per un momento, immaginando come dovesse essere morbido il contatto delle sue labbra, soffici, leggere.

Non resistette. Inclinò il busto e incollò le sue labbra a quelle del ceruleo. Un contatto timido, le fragili zampette di una farfalla sulla corolla di un fiore, ma che bastò a far toccare a Demyx il cielo con un dito.

La mano fredda e marmorea dell’altro lo allontanò di scatto, quasi come se quel contatto lo avesse ripugnato. In realtà, Zexion era molto più che ripugnato: era del tutto schifato.

Demyx sembrava così carino, così timido. In fondo, non avrebbe mai pensato che avesse potuto anche solo pensare di baciarlo in quel modo.

Zexion lo incenerì con lo sguardo ancora per un secondo, poi si alzò in piedi riprendendo le sue cose in fretta e furia.

- Non sono triste perché è morto Socrate, sono triste perché ti credevo una brava persona e invece sei un approfittatore, proprio come il tuo amichetto.-

La figura del ceruleo si allontanò a passi svelti dissolvendosi quasi come un ricordo, lasciando un Demyx triste e confuso a tendere impotente la mano all’oscurità che non l’avrebbe mai afferrata.

 

 

Scusate il ritardo! Volevo postare questo chappy ieri che era il mio  compleanno, così magari mi “regalavate” qualche recensione, ma ho dovuto attendere ancora un giorno! Ah, premetto che Axel Flames per motivi tecnici non ha potuto betarmi il capitolo, quindi se è pieno zeppo di orrori di ortografia sappiate che non è colpa sua!

 

Ella: Ah sì, vedi che ero io che non capivo? XD Grazie della spiegazione, scusa ma in questi ultimi tempi tra la stesura dei capitoli e la scuola sono veramente fusa. Beh non credo che a nessuno dispiacerebbe avere addosso le mani di Axel, anche se devo sforzarmi di capire Roxas in quanto lo stava praticamente per stuprare! La Zemyx è senz’altro una delle mie coppie preferite, peccato che tentare di fare Zexion IC mi richieda uno sforzo non indifferente! Sono felice che la ficcy ti piaccia ancora! Alla prossima!!

 

Vanpaia_Naito_4ever: Sì ed è proprio perché amo Axel alla follia che non vado pazza per l’akuroku! Non voglio assolutamente contestare i gusti di nessuno, figuriamoci, ma Roxas proprio non lo digerisco. Comunque ti ringrazio tantissimo per il fatto che continui a seguire e a recensire questa fict strampalata! Grazie mille per i complimenti, spero di sentirti presto!!

 

_AngeChan_: La verifica di latino è andata (spero che non la riporti mai! XD) Sì, mi sto servendo di Axel per sfogare tutto l’odio che provo per Roxas! Concordo pienamente:come si fa a rifiutare le attenzioni di Axel?! Per quanto riguarda Zexion, la sua dolcezza è molto, molto, molto nascosta! Ti ringrazio per la recensione, mi ha fatto moltissimo piacere e spero di leggerne presto un’altra!!!

 

Axel Flames: Lo so che siamo carini, soprattutto io! XD Ok a parte scherzi! Per quanto riguarda te e Roxas, non c’è proprio competizione, guarda! A parte che sto rispondendo alla tua recensione e al contemporaneamente sto parlando al telefono con te, la cosa non ha senso! A domattina a scuola, mostriciattolo, e ricordati di portare il libro di storia perché la mia regale schiena esile e gracile non regge il peso di sì tanti volumi!XD

 

Princess of Bang: Le tue descrizioni di Axel (che poi sono mie) mi sconvolgono sempre di più! Brava la mia Princess che pesta Roxas! In cinque anni che ti sopporto qualcosa ti ho insegnato!

P.s. Deve piacere a me, non a te!

P.s.s. Le migliori parole sono quelle che non si dicono! XD

 

Jo_March_95: Mi stai sempre più simpatica ogni recensione che passa! XD La svolta in realtà non è da nessuna parte, visto che ancora è un rapporto d’amore e odio (soprattutto odio)! Dai brutti voti mi sto tenendo molto alla larga, anzi, a scuola va tutto bene! (Studio solo per poter continuare ad aggiornare in pace! XDD)

 

  
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