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Autore: VaniaMajor    20/11/2010    3 recensioni
La guerra contro il Signore dell'Est incombe, Sesshomaru e Inuyasha devono trovare un sistema per escludere gli esseri umani dalla battaglia imminente. Miroku ha una buona idea, ma per realizzarla bisognerà che Anna coinvolga alcune persone provenienti dal tempo di Kagome...Ranma e compagnia! Ecco a voi il seguito di 'Cuore di Demone'!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
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Author's note: Soichiro si prepara a combinare qualche guaio? I nostri amici riusciranno ad evitare di farsi male?...

«Siete pronti? E’ ora di andare.» disse Anna, rivolgendosi ai ragazzi, che avevano appena finito di fare colazione.
«Sì!» rispose per tutti Kagome, sorridendo.
Anna sollevò un sopracciglio nel vedere che Ranma e Ryoga stavano ancora perdendo tempo a litigare, ma non proferì parola al riguardo. Quando, poco dopo l’alba, lei e Sesshomaru erano tornati al campo, avevano trovato tutti svegli e intenti a dividere un infuriato Ryoga da Ranma, tra lo sconquasso che i due avevano creato combattendo tutt’attorno. Anna lanciò un’occhiata a Sesshomaru, che li aspettava tra gli alberi, appoggiato a un tronco a braccia conserte. Sesshomaru stava fissando con aria di sufficienza gli umani, reprimendo a stento un sospiro seccato. Iniziava a detestare tutto quel chiasso.
«Lasciami alzare, Sango!»
La voce di Miroku distrasse la inu-yokai, che volse lo sguardo sul monaco. Benché ancora dolorante e col torace fasciato, Miroku stava tentando di alzarsi, scostando le mani di Sango, che cercava in tutti i modi di trattenerlo al suolo.
«Sei debole e ferito!- disse Sango, perentoria- Tu non ti muoverai di qui!»
«Sono stanco di fare l’ammalato.- replicò Miroku- Fammi alzare.»
Sango si guardò attorno, in cerca di aiuto, e intercettò lo sguardo di Anna.
«Anna, digli qualcosa anche tu…» iniziò, prima che Inuyasha marciasse con decisione verso Miroku e lo strappasse dalle mani di Sango, facendolo alzare in piedi con uno strattone. Il monaco trattenne un grido nel sentire le estremità spezzate delle costole sfregare tra loro.
«Inuyasha!» gridò Sango, indignata.
«Fa male, non è vero?- disse Inuyasha, seccato, ignorando Sango e appuntando i suoi occhi d’ambra sul viso pallido di Miroku- Hai le costole spezzate, brutto stupido! Tu non ti muoverai da qui, chiaro?»
«Inuyasha, c’è modo e modo per dire le cose!- lo sgridò Kagome, avvicinandosi e aiutando Miroku a ridistendersi- Non essere così brusco! Miroku è un essere umano!»
«Feh! Per quella testa dura non c’è bisogno di tanti riguardi.» sentenziò Inuyasha, allontanandosi con aria altezzosa.
«Già, perché lui non sa cosa significa starsene qui tutto il giorno con gli occhi famelici di un inu-yokai addosso.- digrignò tra i denti Miroku, arrendendosi- E poi mi perdo tutto lo spettacolo.» Sorrise nel vedere le occhiate di rimprovero delle due ragazze.
Anna scosse la testa e sospirò. Capiva Miroku, ma anche Inuyasha aveva ragione. Il monaco non doveva muoversi ancora per un po’.
«Anna…»
La demone si voltò al suono della voce di Akane.
«Buongiorno Akane.- la salutò, con un sorriso- Cosa posso fare per te?»
«Ascolta…ecco…- mormorò la ragazza, tormentandosi le mani- E’ vero che sei stata tu a riportarmi al campo, stanotte?»
Anna spalancò gli occhi, sorpresa.
«No…chi ti ha detto questa cosa?» chiese Anna, accorgendosi immediatamente di aver fatto una domanda retorica. Lanciò un’occhiata velenosa oltre le spalle di Akane. Ranma, sentendosi osservato, si guardò attorno, certo di essere stato puntato da un nemico. «Lascia stare, so chi te l’ha detto.» disse la yokai, in un tono acido. Ranma si accorse di chi lo stava osservando ed ebbe il buon gusto di arrossire. Anna spostò di nuovo gli occhi sul volto di Akane e si addolcì. «Tu cosa credi?» le chiese, affabile.
«Beh…io ho sognato che Ranma…» Akane si interruppe e arrossì. Aveva sognato di stare tra le braccia di Ranma. Nel sogno, lui le baciava la fronte. Le sue guance andarono a fuoco. «Lascia perdere. Non può essere.» disse, caustica, lanciando un’occhiata venefica a Ranma, che stava cercando inutilmente di scrollarsi Shan Pu di dosso.
«Credi ciò che vuoi, Akane,- disse Anna, con un lampo divertito negli occhi- ma ti assicuro che non sono stata io a venirti a prendere nella foresta.» Con un sorriso sibillino, Anna si allontanò, andando a raggiungere Sesshomaru. Akane si voltò di nuovo verso Ranma. Possibile che…Era nello stile di Ranma ritrattare immediatamente se appena gli scappava una parola gentile nei suoi confronti. Forse era davvero andato a prenderla nella foresta. Il bacio era un sogno, su quello non c’erano dubbi, ma…forse Ranma aveva comunque compiuto un gesto carino. La cosa, comunque, non giustificava il fatto che stesse pomiciando con Shan Pu fin dalle prime ore del mattino.
«Volete finirla, voi due? Siete indecenti!» disse, tirando un calcio volante a Shan Pu, che si scansò appena in tempo, scura in volto.
«Ringrazia che indossi quella tuta, Akane, oppure ti farei pagare l’affronto di avermi separata dal mio ai len.» disse la giovane cinese.
«Visto che ti ritieni tanto forte, Shan Pu, perché non mi attacchi comunque?» la provocò Akane, sarcastica. Ukyo si avvicinò a Ranma, osservando le due contendenti.
«Ran-chan, ma non ti stanchi mai di quelle due?- chiese, per poi rivolgere al ragazzo un sorriso luminoso- Sarebbe ora di mollarle e stare insieme alla tua fidanzata carina, non credi?»
«Ehm…ah ah ah!!» rispose Ranma, ridendo nervosamente sotto le occhiate di odio puro che si scoccarono le tre ragazze. “Prima o poi dovrò risolvere anche questa situazione.” pensò, tremando alla sola idea.
«Datevi una mossa, stupidi ningen!- sbottò Sesshomaru, glaciale, stanco di quelle scene patetiche- Non abbiamo tutta la mattinata da perdere!»
«Kami-sama, quello yokai è proprio nato per comandare…» borbottò Mousse.
«Vengo anch’io! Voglio la rivincita!» disse Ryoga, alzandosi da terra con uno scatto e stringendo il pugno. Sesshomaru non lo degnò di una qualsiasi risposta.
«Oh, signor Ryoga, forse dovrebbe prima riposarsi insieme al signor Miroku! Ha subito un brutto colpo, ieri.» replicò Konatsu, preoccupato.
«Figuriamoci! Mi sono già ripreso.» ribatté Ryoga, afferrando il suo ombrello e appoggiandoselo sulle spalle, pronto a partire.
«Si sa che i maiali sono resistenti…» borbottò Ranma, lanciandogli un’occhiata malefica.
«Vuoi ricominciare, Ranma?!» ruggì Ryoga, avventandosi contro il giovane. Akane si frappose fra i due, calmandoli all’istante con un’occhiata glaciale.
Lasciandosi alle spalle il campo e il povero Miroku, che si era rassegnato a passare un’altra giornata da infermo, il gruppo dell’Ovest partì alla volta della radura degli scontri.

***

Sesshomaru fu il primo ad uscire dal folto e a trovarsi di fronte la faccia sarcastica e sottilmente soddisfatta di Soichiro. Sollevò un sopracciglio. Soichiro non aveva motivo di presentarsi davanti a lui con un’espressione del genere, dopotutto stava perdendo i suoi alleati umani…a meno che non avesse qualcosa in mente.
«Che ha Soichiro?» mormorò Anna, alla sua destra.
«Feh! Sembra sia sicuro di vincere, oggi.» osservò Inuyasha, guardando il moko-yokai con disprezzo. Anche i ragazzi, giunti sul luogo degli scontri dopo i tre inu-yokai, non poterono fare a meno di notare l’aria sardonica del Signore dell’Est.
«Quello ha in mente qualcosa.» mormorò Ranma, corrugando la fronte.
«Credo che Ranma abbia ragione.- sussurrò Ukyo- Altrimenti quell’espressione non si spiega. Ha già perso tre combattenti.»
«Ho paura che chiunque combatterà oggi dovrà stare molto all’erta.» disse Sango, gelida.
«Benvenuti!- disse Soichiro, con un sorrisetto- Passata una buona notte?»
«Non ho intenzione di perdere tempo, Soichiro.- lo interruppe Sesshomaru, caustico- Finiscila con i convenevoli e iniziamo. Non credere che le buone maniere ti salveranno da un’ulteriore sconfitta.»
Soichiro accentuò appena il sorriso. Sesshomaru rimase impassibile. Come pensava: Soichiro aveva in mente qualcosa.
«Mi trovi d’accordo, il tempo è prezioso.- disse infatti Soichiro, soffocando una risata leggera quanto falsa- Per questo ho una proposta da farti. Vediamo di velocizzare gli scontri.»
«Varrebbe a dire?» chiese Inuyasha. Il lampo di furbizia negli occhi di quel moko-yokai non gli piaceva per niente.
«Oh, è molto semplice, giovane Inuyasha. Facciamo combattere i nostri campioni a coppie!- disse Soichiro- Due coppie alla volta. Risparmieremo tempo e finalmente riusciremo ad assistere a combattimenti interessanti.»
Da entrambi i fronti si levarono mormorii di sorpresa.
«Due coppie per volta?» mormorò Akane. Perché non le piaceva questa proposta che sembrava così logica?
«Sarà più difficile controllare quattro combattimenti diversi. Soichiro ha in mente qualche bassezza.» sussurrò Anna, muovendo appena le labbra.
«Non ho intenzione di parlare per i miei campioni. Che decidano loro.» disse Sesshomaru, scoccando un’occhiata alle sue spalle.
«Sesshomaru, non è prudente!» iniziò a protestare Anna.
«Sono stufo quanto Soichiro di questi scontri.- fu la lapidaria risposta di Sesshomaru- Se questi umani non sono in grado di difendersi, tanto peggio.»
Anna si oscurò in volto, seccata. Inuyasha si trovò a rallegrarsi per il fatto che Kagome avesse già sostenuto la sua battaglia. Sperava solo che gli altri avessero il buon senso di rifiutare. Ranma era stuzzicato dall’idea. Combattere in coppia avrebbe velocizzato la cosa, portandolo sempre più vicino alla Fonte dei Desideri, e questa era una tentazione forte. Però non era così sciocco da non rendersi conto che, sotto la facciata gentile, Soichiro stava nascondendo una qualche trappola. Ranma era abbastanza sicuro delle proprie risorse per rischiare, ma il pensiero di mettere Akane in pericolo…
No, quella proposta era da rifiutare. Meglio aspettare qualche giorno in più, ma arrivare alla Fonte in buona salute. Aprì dunque la bocca per esprimere il suo rifiuto quando la voce acuta di Shan Pu lo precedette.
«Io sono d’accordo.- disse la ragazza cinese, con un sorriso ironico- Uno o due avversari non fanno alcuna differenza per me. La stirpe delle Amazzoni non sarà mai battuta.»
«Se Shan Pu combatte, io sarò al suo fianco.» disse Mousse, facendo un passo avanti. Shan Pu allungò un braccio e lo spinse a una distanza di sicurezza, infastidita.
«E io voglio andarmene da qui. La cosa sta andando per le lunghe.- sbuffò Ukyo- Per me va bene. Konatsu, tu che fai?»
«Io sarò sempre con lei, signorina Ukyo.» disse il giovane kunoichi, con un sorriso luminoso.
«Perfetto! Abbiamo già i quattro combattenti di quest’oggi.» disse Soichiro, con un lampo pericoloso negli occhi.
«Stupidi! Non dovevate accettare!» sbottò Sango, sibilando tra i denti.
«Perché mai? E’ un combattimento come tanti altri.» disse Ukyo, preparando la sua spatola gigante.
«Ma non capite che quel tipo ha qualcosa in mente?» disse Akane, scambiando un’occhiata preoccupata con Ranma.
«E allora? Basterà vincere, no?» disse Shan Pu, sicura di sé, afferrando i suoi bastoni bombati e scrutando con aria decisa il gruppo di possibili sfidanti.
«Quella ragazza è troppo sicura di sé.» disse Ryoga, stupefatto.
Sesshomaru guardò Anna e sollevò un sopracciglio di fronte al suo cipiglio scuro.
«Ha dato loro la possibilità di scegliere. Non hai nulla da rimproverarmi.» mormorò. Anna incrociò le braccia sul petto, sbuffando.
«Bah!» fu la sua unica risposta.
«Ed ecco i vostri sfidanti.» disse Soichiro, facendo un gesto verso il gruppo di guerrieri. Tre ragazze e un uomo si fecero avanti.
«Io sono Akemi e questa è mia sorella Mikage.» disse una delle ragazze, vestita di una corta tunica. Lei e la ragazza al suo fianco erano molto simili, entrambe con i capelli lunghi e lisci. Quella che aveva parlato aveva una sciabola legata al fianco. L’altra teneva in mano un bastone con due lame a mezzaluna alle estremità. «Ci chiamano le Sorelle delle Lame.» continuò Akemi, sfoderando la spada con un sogghigno.
«La nostra sfida è per i due cinesi.» mormorò Mikage, con voce appena percettibile.
Shan Pu e Mousse vennero avanti con un sorriso confidenziale.
«Chissà che mi aspettavo.- disse Shan Pu- Sarà un piacere battervi.»
«Non essere così sicura, carina.» ridacchiò Akemi. Le due si scambiarono un’occhiata di odio intenso.
«Io sono Jukiyomaru.- si presentò l’uomo, vestito di nero come un ninja- Sarà mio piacere sfidare la vostra kunoichi.»
«Oh, ma che gentile!» cinguettò Konatsu, venendo avanti.
«Ma Konatsu ha capito cosa deve fare o crede di essere a una festa?» chiese Ryoga, perplesso.
«Io invece sono Kei e pare mi tocchi la ragazza con la spatola.» sospirò una ragazza con una spada lunga e sottile al fianco.
«Ehi! Non sono mica un optional!» disse Ukyo, arrabbiata da tanta sfrontatezza.
«Qui non abbiamo abbastanza spazio, però.» fece notare Mousse. In effetti la radura era stipata.
«Allontanatevi, quindi.- disse Soichiro- Che ogni gruppo scelga il luogo dello scontro.»
«Mi piace sempre meno.» mormorò Inuyasha.
«Dividiamoci.- mormorò Anna- Non lascerò che facciano i loro comodi. Inuyasha, segui Mousse e Shan Pu. Io controllerò Ukyo e Konatsu.»
«Va bene.» annuì Inuyasha. Kagome si affrettò a seguire Inuyasha, mentre i due gruppi di combattenti si allontanavano in direzioni opposte. Un movimento tra le file dell’Est attrasse la sua attenzione. Vide così Minako, con accanto il giovane Kentaro, farle un cenno.
«Attenzione.» sillabarono le labbra della miko, in silenzio. Kagome si voltò per avvertire Anna, ma incrociò lo sguardo gelido di Sesshomaru.
«Qualunque cosa accada, non intervenite.- disse il demone, prima di voltarsi e seguire Anna- Devono cavarsela da soli.»
Kagome richiuse la bocca di scatto, estremamente seccata.
«Ci sono momenti in cui strozzerei tuo fratello.» ringhiò a Inuyasha, che la guardò con stupore.
Soichiro si allontanò a sua volta per assistere allo scontro delle Sorelle delle Lame. Non riusciva a nascondere il proprio sorriso soddisfatto. Quel giorno, la fazione di Sesshomaru avrebbe subito un brutto colpo. L’animo infido dei combattenti che aveva scelto dava la certezza del successo al suo piano. Non vedeva l’ora di vedere scorrere il sangue sulle spade delle Sorelle delle Lame.
Inuyasha e Kagome si fecero largo tra gli alberi, seguendo Shan Pu e Mousse, che camminavano poco distanti dalle Sorelle delle Lame. Alla loro sinistra procedevano Soichiro e una dozzina di guerrieri, tra cui figuravano Minako e Kentaro. Si camminava in silenzio, attendendo di giungere in una radura o in uno spiazzo abbastanza largo da ospitare il combattimento.
«Chissà cosa ha in mente quel dannato felino…» ringhiò Inuyasha, sottovoce. Quasi avesse sentito, Soichiro si girò a metà verso di lui, con un sorrisetto stampato sul volto. Inuyasha gli indirizzò una smorfia di disgusto e Soichiro tornò a guardare di fronte a sé con sarcasmo. Lo considerava una nullità, era evidente. La persona che realmente temeva era Sesshomaru e il fratello minore nato bastardo non doveva apparirgli pericoloso. Soichiro non sapeva quanto si sbagliava, quanto la facciata di hanyo che ancora portava serviva solo a nascondere un potere che ormai aveva poco da invidiare a quello del fratello.
“Sarà mia premura farglielo comprendere.” pensò, con una luce sinistra negli occhi. Abbassò lo sguardo, pronto a dividere questa sua considerazione con Kagome, quando si accorse che la ragazza aveva ancora un’aria scura.
«Ehi, Kagome.- la chiamò, mormorando- Che ti ha detto mio fratello di così grave? Sei ancora arrabbiata?»
Kagome alzò gli occhi ribollenti d’ira sul suo viso, facendogli fare un passo indietro per riflesso.
«Io non sono arrabbiata.- sibilò Kagome- Sono furiosa! Sesshomaru ha ordinato di non intervenire in nessun caso, nemmeno se quelle Sorelle come–si-chiamano commetteranno qualche scorrettezza!»
«Uh…beh…- balbettò Inuyasha, riprendendosi- sai che è un ghiacciolo senza cuore…»
«Lo so. Ma quando lo vedo con Anna me ne dimentico.- sbuffò Kagome- Per fortuna che lui ce lo ricorda costantemente.» Inuyasha nascose a fatica un sorriso.
«Shan Pu e Mousse sono stati imprudenti.» disse Ranma.
«Ah, ci sei anche tu?» chiese Inuyasha, girandosi a metà verso di lui.
«Molto spiritoso, Inuyasha.» rispose il ragazzo, seccato. Lui, Akane e Ryoga avevano deciso di seguire il combattimento dei due ragazzi cinesi.
«Io ho un pessimo presentimento.» mormorò Akane.
«E non sei la sola, Akane.- borbottò Inuyasha- Se quel bastardo di Soichiro è così interessato, significa che il combattimento principale della giornata è proprio questo.»
«Forse Sesshomaru avrebbe dovuto venire con noi.» disse Ranma.
«Guarda che non interverrebbe, quindi non fa alcuna differenza.» gli comunicò Inuyasha, sprezzante.
«Spero solo che quei due se la cavino senza problemi.» disse Ryoga, scuro in volto.
In quel momento il gruppo uscì dal folto, ritrovandosi in un’ampia radura circolare disseminata di massi.
«Direi che questo posto va benissimo.» disse Akemi, con un sorriso, accarezzando l’elsa della sua spada. Shan Pu e Mousse si limitarono ad annuire. Le due fazioni presero posto ai lati della radura, mentre i combattenti si portavano al centro.
Shan Pu sorrideva, sicura di sé. Quella proposta da parte dell’Est arrivava come la ciliegina sulla torta. Lei agognava il desiderio in premio e non vedeva l’ora di tornare completamente ragazza per sedurre Ranma senza impedimenti e strapparlo alle grinfie di quel maschiaccio di Akane. Quelle giornate di attesa per lei erano infinitamente noiose, deprimenti.  Finalmente poteva farsi prendere dall’eccitazione della battaglia! E davanti al suo ai len, poi! Non era importante che quella stupida anatra di Mousse fosse al suo fianco o meno. Lei era in grado di sconfiggere entrambe quelle ragazzette superbe con le sue sole forze. Era o non era una discendente della tribù amazzone? Che le due sorelle sorridessero pure e giocassero con le loro lame. Quel combattimento sarebbe finito prima ancora di cominciare.
“E senza bisogno di questo stupido.” pensò, acida, lanciando un’occhiata a Mousse. Il ragazzo era serio e fissava le nemiche a braccia conserte. Shan Pu, segretamente, aveva sempre pensato che quando aveva quell’espressione sul volto Mousse non era affatto male…peccato che di solito era solo un mascherare il fatto che non ci vedeva un tubo. Sospirando, seccata per quel genere di pensieri, Shan Pu scosse il capo e afferrò più saldamente i bastoni da combattimento. Mousse poteva solo sognarselo il sex-appeal di Ranma!
Mentre Shan Pu era preda di questi pensieri, Mousse si stava concentrando. Contrariamente a quanto gli altri pensavano, Mousse aveva capito perfettamente la situazione, motivo per cui aveva deciso di combattere non appena aveva sentito Shan Pu offrirsi volontaria.
Quello yokai aveva in mente qualcosa e le due sorelle non gli sembravano delle avversarie facili. Shan Pu era sempre stata impulsiva. Spesso, da bambini, lui si cacciava nei guai per seguirla nelle sue peripezie. Crescendo le cose non erano poi cambiate di molto. Forse Shan Pu poteva cavarsela da sola contro quelle due, ma forse no. Mousse non aveva nessuna intenzione di aspettare il risultato senza fare nulla. Se quelle due avevano intenzione di torcere anche un solo capello alla sua amata Shan Pu, avrebbero dovuto passare sul suo cadavere. Anche se, in cuor suo lo sapeva, nemmeno se si fosse rivelato più forte di lei Shan Pu l’avrebbe voluto come marito…
«Mi auguro che siate pronti.- disse Akemi, sguainando la spada- Io e la mia sorellina siamo ansiose di dare un po’ di movimento a questa giornata.»
«Fatti sotto, invece di parlare.» disse Shan Pu, con un sogghigno.
«Come vuoi.» mormorò Akemi, sorridendo con sarcasmo, prima di iniziare a correre verso di lei con la spada pronta all’uso. Nello stesso istante, Mikage si avventò su Mousse.
Fin dal primo attacco, fu evidente che le due Sorelle delle Lame non erano chiamate in quel modo per nulla. L’acciaio sembrava danzare nelle loro mani, mentre si muovevano con estrema agilità, attaccando i due giovani dell’Ovest. Shan Pu parò quattro affondi in rapida successione. Ogni colpo era diretto e preciso.
“Non ho nulla da invidiare loro, né per velocità né per forza.” pensò, seccata. Con un’elegante capriola all’indietro si disimpegnò dagli attacchi di Akemi, per poi lanciarlesi contro con un acuto grido di battaglia. Fece partire molti colpi dei suoi bastoni bombati in rapida successione, mettendo in difficoltà l’avversaria. Il sorriso vittorioso che le era comparso sul volto si spense quando sentì il terreno cederle sotto i piedi. Riuscì a evitare di cadere, ma non poté difendersi dal colpo di lame incrociate che le ferì entrambe le braccia in profondità. Alzò lo sguardo, rabbiosa. Akemi…le aveva infilato la spada sotto i piedi per farle perdere l’equilibrio?! Ma che razza di maniera di combattere era mai quella?
«Ops! Scusa, tesoro.- ridacchiò Akemi, tenendo in mano la sciabola e un lungo pugnale comparso dal nulla, le lame macchiate di sangue- Fatta male?»
«Maledetta…» sibilò Shan Pu, adirata. I tagli sulle braccia sanguinavano copiosamente. Sollevò i bastoni e avvertì fitte lancinanti. Inutile, le ferite le impedivano di usare le armi. A causa di quella distrazione, avrebbe dovuto combattere a mani nude.
«Ti farò pentire di avermi fatto questo!» disse, lasciando cadere a terra i bastoni e avventandosi sulla ragazza.
«E’ solo il principio!» rise Akemi, andandole incontro con le lame alzate.
Mousse stava parando con successo tutti gli attacchi della ragazza chiamata Mikage. Benché abile e veloce, non poteva dirsi un’avversaria più impegnativa di Ranma. D’altro canto, se riusciva a parare tutti gli attacchi, ugualmente non aveva avuto la possibilità di sferrarne nemmeno uno a sua volta.  Mikage sembrava non abbassare mai la guardia. Non faceva la sbruffona come la sorella, anzi metteva a disagio per la totale mancanza d’espressione. Non si capiva se stesse già dando il meglio di sé o meno.
Sentendo un grido, Mousse si distrasse un istante. La vista di Shan Pu con le braccia ferite lo fece sbiancare. Mikage ne approfittò per fargli volar via dalle mani entrambe le sciabole che stava utilizzando. Con un’imprecazione, Mousse si allontanò da lei, abbandonando a malincuore la tentazione di lasciarsi indietro Mikage e accorrere in aiuto di Shan Pu, quindi fece scattare le due lame nascoste all’interno delle sue maniche e attaccò furiosamente con quelle.
“Devo disimpegnarmi alla svelta.- si disse, febbrile- Shan Pu…se combatterà a mani nude non vincerà mai contro la sua avversaria!”
Sulla fazione dell’Ovest regnava un silenzio tombale. L’abilità con cui le Sorelle delle Spade stavano combattendo era indiscutibile, come indiscutibili erano le loro intenzioni.
«Intendono ucciderli.» mormorò Inuyasha, scuro in volto.
«Quel grandissimo bastardo…è contro le regole!» ringhiò Ryoga, irato.
«Se non si sbrigano a disimpegnarsi, finirà male.- disse Ranma, con voce cupa- Le ferite di Shan Pu sanguinano copiosamente.»
«Io ho paura per Mousse.» mormorò Akane. Tutti si voltarono verso di lei.
«Perché dici così, Akane?- chiese Ranma, sorpreso- A me pare che, dei due, sia quello che finora se la sta cavando meglio.»
«Possibile che non capiate?- sbuffò Akane, seccata dalla loro mancanza di sensibilità- Se solo succedesse qualcosa a Shan Pu, Mousse…»
«Oh kami-sama…» disse Ranma, spalancando gli occhi mentre comprendeva cosa Akane stesse intendendo. «Hai ragione. Mousse sarebbe capace di…»
«Oh no!» gridò Kagome, riportando la loro attenzione sulla battaglia. Shan Pu era stata colpita ed ora era semisdraiata per terra, con un fianco sanguinante, ma quello che li spaventò sopra ogni cosa fu vedere Mousse voltarsi verso di lei e impallidire, scattando in suo soccorso dando le spalle a Mikage.
«No!- gridò Ranma- Mousse, non farlo!!»

***

Shan Pu sentì la lama fredda farsi strada nella sua carne, trapassandole il fianco e strappando l’abito cinese fino a metà schiena. Il dolore che la sommerse fu immenso, mentre veniva scaraventata a terra. Gemette, irata con Akemi e con se stessa. Non poteva continuare a combattere a mani nude contro una ragazza così abile armata di spada. Se solo fosse riuscita a toglierle di mano le armi…
«Tu, dannata…» ringhiò, cercando di alzarsi.
«Suvvia, che sgarbata!- ridacchiò Akemi, avvicinandosi- Un punto per l’Est.»
Con un sogghigno, Akemi alzò la spada. Fu allora che Shan Pu udì il grido di Ranma.
«No! Mousse, non farlo!!»
“Mousse?” pensò, sbalordita. Una serie di funi terminanti in piccoli contrappesi sibilò sopra la sua testa, andando a imprigionare le braccia di Akemi. Due funi si strinsero attorno al suo collo.
«Ma che…» sbottò la ragazza, ma la sua voce venne subito strozzata dalla torsione del braccio di Mousse, che stava in piedi poco distante da Shan Pu.
«Come hai osato ferire la mia amata Shan Pu?- gridò Mousse- Sarete anche le Sorelle delle Spade, ma io sono Mousse! Le armi fanno parte del mio corpo!» Con questo strinse ancora di più la presa, mentre il viso di Akemi diventava cianotico.
«Shan Pu! Stai bene?» chiese Mousse, evidentemente preoccupato, spostando i suoi occhi sul volto sudato e sofferente di Shan Pu. Una smorfia d’ira intensa le sfigurò il volto.
«Brutto idiota! Che cosa credi di fare?!- gli urlò contro, cercando di alzarsi- Sei solo uno stupido! Questo è il mio combattimento, bada ai fatti tuoi!»
«Ma Shan Pu…» tentò di obiettare Mousse, timidamente.
«Io non ho bisogno di te!» gridò Shan Pu, desiderosa di ferirlo il più possibile. Ma certo, ora avrebbe esibito il suo faccino ferito, e l’avrebbe finalmente lasciata in pace, a gestire quel combattimento che poteva vincere! E infatti un’espressione attonita e piena di dolore sfigurò il volto di Mousse.
«Mousse!!» gridò Akane, poco distante.
Shan Pu abbassò lo sguardo. L’espressione di dolore era dovuta alla lama lorda di sangue che usciva dal ventre del ragazzo. Con occhi attoniti, incredula, Shan Pu vide Mousse cadere sulle ginocchia, tossendo sangue.
«Non avresti dovuto voltarmi le spalle.» mormorò Mikage, ora visibile dietro di lui, mentre ritirava la spada dalla ferita mortale.
«Mousse…» sussurrò Shan Pu, attonita. La voce non le uscì. Questo…non era possibile. Non era previsto! Mousse rimase in ginocchio per un istante, come incerto sul da farsi, quindi cadde a terra, in una pozza del suo stesso sangue. Una pozza che si stava allargando sempre di più.
Sangue.
Il sangue di Mousse.
«Mousse…» mormorò ancora Shan Pu, ritrovando la voce. Ciò a cui aveva assistito la colpì improvvisamente come una secchiata d’acqua gelida. Mousse era stato colpito a morte perché aveva cercato di salvarla. Il suo stupido, insistente corteggiatore, l’amico d’infanzia. Mousse…era…
«Mousse! - gridò Shan Pu –No!!»

***

«Avremmo dovuto seguire Soichiro.»
«Mh?» chiese Sesshomaru, distratto dalle sue riflessioni. Abbassò lo sguardo sul volto corrucciato di Anna.
«Soichiro è andato dall’altra parte.- ripeté la ragazza, irritata- Non credo proprio che sia un caso.»
«C’è Inuyasha.» disse Sesshomaru, perdendo interesse.
«E da quando ti fidi di tuo fratello?» chiese lei, sarcastica. Sesshomaru non rispose e Anna rinunciò, sbuffando. Sesshomaru aveva portato pazienza fin troppo. Anna sapeva di non poter pretendere altro da lui, che ormai stava solo pensando alla maniera di massacrare Soichiro e i suoi scagnozzi, ma il fatto che fosse già così disinteressato alla vita dei suoi combattenti la irritava da morire.
«Tranquilla, Anna.- le disse Sango, battendole una mano sulla spalla- Sono certa che Kagome-chan e Inuyasha faranno buona guardia.»
«Già, perché tu non sai che ordine ha dato loro una certa persona di mia conoscenza.» ringhiò Anna, arrabbiata. Sesshomaru le scoccò un’occhiata fulminante e Anna voltò il capo, stizzita.
«Io resto della mia idea.- ripeté Anna, imperterrita- Ho paura che di là succederà qualcosa.»
Sbucarono in una vasta radura. Un torrente scorreva poco distante, dividendoli da un’altra sezione di foresta.
«Acqua.- mormorò Sango, sorpresa- Dev’essere un altro ramo del torrente che scorre vicino al nostro campo. Fortuna che Ukyo e Konatsu non hanno problemi.»
«Già. Mousse e Shan Pu dovrebbero essere al sicuro, essendosi allontanati dalla parte opposta.- disse Anna in risposta- Ci mancherebbe che combattessero da anatra e gatto…»
I due schieramenti si posizionarono ai lati della radura, dando ampio spazio ai combattenti. Ukyo e Konatsu si misero di fronte a Kei e Jukiyomaru, poco distanti dal corso d’acqua.
Sesshomaru scoccò un’occhiata alla foresta. Non si era affatto pentito di non aver seguito Soichiro. L’intera foresta era piena delle guardie demoniache del Signore dell’Est. Se Anna si stava preoccupando solo dell’incolumità dei suoi cari umani, Sesshomaru non si era perso l’occhiata d’odio che Soichiro aveva scoccato alla donna bionda. Sapeva che la presenza di Anna aveva disorientato il moko-yokai. Prevedeva che, appena possibile, avrebbe ordinato di farla fuori. La sua presenza al fianco di Anna garantiva che nessuno avrebbe fatto la pazzia di tenderle un agguato. Se per evitare questo doveva sacrificare la vita di un paio di umani, la cosa non toccava minimamente la sua coscienza. Era solo una questione di priorità.
«Cominciano.» disse Sango.
Sesshomaru riportò la sua attenzione sulla radura, ignorando l’ennesima occhiata di rimprovero di Anna.
«Sarà un combattimento noioso.» esordì Kei, sospirando platealmente ed estraendo la sua spada.
«Ehi! Finiscila di offendere!» sbottò Ukyo, seccata. Quella tipa era davvero irritante!
«Non per niente Soichiro-sama ha preferito veder combattere le Sorelle delle Spade.- borbottò Jukiyomaru- Anche se questo è un grave insulto alle mie capacità.»
«Se l’avete finita di parlare tra di voi…» disse Ukyo, appoggiandosi alla spatola in attesa di un qualche sviluppo.
«Va bene, iniziamo.- sospirò il ninja- Almeno combatterò contro una kunoichi.»
«Guarda che Konatsu è un uomo.» lo informò Ukyo, ormai arrabbiata.
«Oh, signorina Ukyoooo!!! – si lamentò Konatsu, arrossendo- Così mi mettete in imbarazzo!!»
«Kami-sama…è più femminile di me…» disse Kei, sbalordita. Jukiyomaru era senza parole.
«Che c’è da essere imbarazzati, scemo?!» ringhiò Ukyo, dando la spatola in testa a Konatsu.
«Ehi, lascialo intero. Vogliamo vedervi combattere!» disse qualcuno dalla parte dell’Est, facendo ridere tutti.
«Ecco, ora ti puoi imbarazzare.» sibilò Ukyo, arrossendo. Lanciò una veloce occhiata ai suoi spettatori. La vista dell’espressione corrucciata di Sesshomaru le mise addosso i brividi.
«Basta, cominciamo!- gridò, avventandosi su Kei- Preparati!»
«Ah! Sarà un piacere!» ghignò Kei, andandole incontro.
«Che schifo, una kunoichi uomo!- disse Jukiyomaru, facendo una smorfia di fronte al faccino innocente di Konatsu- Sparisci dalla mia vista! Hyappatsu Hyakuchu Shuriken!»
Una serie di lame rotanti partì dalle mani del ninja, andando a dirigersi a tutta velocità verso il kunoichi.
«Ah…La tecnica delle mie sorelle!- esclamò Konatsu, con gli occhi brillanti- Quanto tempo che non la vedevo!! Ma non è il momento di stupirsi.»
Konatsu spiccò un balzo, evitando le prime lame.
«La mia versione! Happobijin Shuriken!!» gridò, lanciando a sua volta una serie di lame rotanti. Queste andarono ad impattare contro quelle lanciate da Jukiyomaru, cambiandone la traiettoria. «Difenderò la tecnica delle kunoichi!»
«E chi ci difende da te?!» gridarono all’unisono Kei e Ukyo, che furono costrette a gettarsi per terra per evitare di venire colpite dalle lame rotanti impazzite.
«Oh, perdonatemi, signorina Ukyo!» esclamò Konatsu, giungendo le mani in preghiera in una posa molto femminile. Ukyo, oltremodo seccata, si sollevò a sedere ed estrasse dal nulla una corda di quelli che sembrarono a tutti spaghetti.
«Kinbaku Gomuiri Yakisoba!- gridò, lanciando la corda spessa e lunga contro Kei- Assaggia la mia tecnica infallibile.»
«Mi fai un baffo!- gridò Kei- Ho una spada, ricordi?» Spiccando un balzo, la spadaccina evitò un paio di frustate della corda, quindi, prima che Ukyo potesse ritirarla, la tagliò in due metà.
«Tecnica infallibile un corno!» rise Kei, avvicinandosi e menando un fendente con la spada. Ukyo, digrignando i denti, parò con la grossa spatola.
“Maledizione.- pensò, tentando di non retrocedere di fronte agli attacchi di Kei- Non ho potuto cucinare nemmeno un okonomiyaki! Senza materia prima, le mie tecniche si riducono almeno della metà!”
Le braccia iniziavano a dolerle. Quella Kei menava dei colpi davvero potenti.
“Devo togliermela di dosso…” pensò. Tirò un forte colpo con la spatola, facendo vibrare entrambe le lame per il contraccolpo, quindi si allontanò di qualche passo.
«Assaggia un po’ di tenkasu!!» gridò, lanciando una pastella granulosa contro la spadaccina. Una serie di piccole esplosioni circondarono Kei, che si allontanò di qualche passo, spaventata, cercando di togliersi di dosso i frammenti esplosivi. Jukiyomaru e Konatsu stavano utilizzando l’intera radura per combattere. Si spostavano di qua e di là a grandi balzi, quasi impossibili da seguire per un occhio umano, scontrandosi di tanto in tanto. Jukiyomaru prese il bastone che teneva legato sulla schiena e si avventò su Konatsu, facendolo roteare.
«Fujin Seikyusho!» esclamò Konatsu.
«Oh, kami-sama…- disse Anna, scuotendo il capo- Non ci posso credere…»
Una serie di cartoncini lanciati come lame rotanti si avventarono su Jukiyomaru, ferendolo non gravemente in più punti e riducendo a fettine buona parte del suo bastone.
«Ma…che razza di tecnica è?!» sbottò il ninja. Ora che avevano perso la forza del lancio, quelli che si stavano ammucchiando sull’erba sembravano pezzi di carta.
«Questa è la tecnica delle fatture del Sexy Bar Kunoichi!» esclamò Konatsu con orgoglio, prima di impegnare nuovamente Jukiyomaru nello scontro.
«Non sembrava, ma Konatsu è piuttosto forte!» mormorò Sango, sorpresa.
«Almeno finché non pensi a dove ha preso queste tecniche…» borbottò Anna, sconfortata, raccogliendo da terra una fattura. L’importante era che le tecniche assurde di Konatsu stessero funzionando.
«Che scuola è il Sexy Bar?» le chiese intanto Sango. Anna scosse la testa.
«Questo combattimento è assurdo.» sentenziò Sesshomaru, gelido, ponendo fine alle curiosità di Sango. Ukyo, nel frattempo, era stremata. Non era abituata a combattere così a lungo e quella Kei aveva fiato da vendere.
«Maledetta!- disse tra i denti- Kinbaku Gomuiri Yakisoba!»
«Ancora?! Lo vuoi capire che questa tua tecnica non mi fa né caldo né freddo?!» esclamò Kei, avventandosi contro la corda di spaghetti.
«Ma ti ha distratto quanto basta!» replicò Ukyo, lasciando andare la corda e afferrando l’elsa della katana. Per Kei fu una sorpresa. Ukyo le strappò di mano la spada, soddisfatta.
«E adesso vediamo chi è l’avversario debole e noioso!» esclamò.
«Non dipendo dalla spada! Non sottovalutarmi!» disse Kei, irata, avventandosi a testa bassa contro Ukyo e impattando violentemente contro il suo addome. Senza fiato per il colpo, Ukyo cadde a terra insieme a Kei, perdendo la presa su entrambe le armi.
«Lasciami, strega!» gridò Ukyo, tentando di recuperare la spatola mentre Kei le stava avvinghiata addosso. Kei sorrise con un guizzo maligno negli occhi.
«Puoi scordartelo.» mormorò, estraendo un piccolo pugnale da una manica. Gli occhi di Ukyo si spalancarono per la paura. Non sarebbe riuscita a fermarla!
«Konatsu!!!» gridò.
Il giovane kunoichi si distrasse, evitando per un soffio il colpo di Jukiyomaru.
«Ah! Signorina Ukyo!» gridò, spaventato. In preda a una terribile furia nel vedere Ukyo così minacciata, Konatsu si voltò verso Jukiyomaru, che ancora lo stava attaccando. «Netsu Oshibori Hyappon Randa!» Una pioggia di pezze arrotolate investì Jukiyomaru, che fu costretto a farsi da parte.
«Che roba è?» chiese Sango, stupita.
«Asciugamani bagnati.- spiegò Anna, laconica- Inutile chiedersi da dove diavolo li abbia tirati fuori…»
«Signorina Ukyo!» gridò Konatsu, gettandosi su Kei e afferrandole il polso.
«Lasciam…umgh!» tentò di protestare la spadaccina, prima che Konatsu le premesse sul volto una delle pezze umide.
«Questo è ciò che merita! Come ha potuto pensare di fare del male alla dolce signorina Ukyo?!» disse Konatsu, indignato. Kei iniziò a perdere le forze, soffocata, e Ukyo poté strisciare via dalla presa della spadaccina.
«Vi siete dimenticati che ci sono anch’io!»
La voce di Jukiyomaru fece alzare gli occhi di scatto a Ukyo. Il ninja si stava scagliando contro Konatsu, che aveva entrambe le mani occupate nel tener ferma Kei.
«Ci penso io!- lo rassicurò- Cortina fumogena!»
Estraendo dal vestito un sacchetto di farina, Ukyo lo fece esplodere, riempiendo l’intera radura di una spessa nebbia bianca. Tutti iniziarono a tossire, coprendosi gli occhi.
«Quella pazza…che diavolo ha fatto?!» disse Sesshomaru, coprendosi bocca e naso e stringendo gli occhi per cercare di vedere qualcosa in quella nebbia.
«Niente paura, è farina!» gridò Anna, tossendo.
«Sarà solo farina, ma così non si vede niente! E se…» disse Sango.
«Fatti una dormita!»
La voce di Ukyo precedette di un solo istante il suono di un corpo contro una lamina di metallo. Dopodiché, dall’invisibile luogo dello scontro non provenne più alcun rumore.
«Come sarà finita?» mormorò Sango.
«Aspettiamo un istante. La nebbia si sta diradando.» disse Anna, socchiudendo gli occhi irritati dalla polvere. Ci volle più di un minuto perché la vista si schiarisse abbastanza da mostrare Ukyo e Konatsu ancora in piedi, accanto ai corpi privi di sensi di Jukiyomaru e di Kei.
«Oh, signorina Ukyo!! Ce l’abbiamo fatta!» stava dicendo Konatsu, saltellando per la contentezza, mentre teneva tra le sue le mani della ragazza. Ukyo guardava con aria scura la sua spatola, che ora presentava una grossa conca nel punto in cui aveva impattato con la testa del ninja dell’Est.
«Abbiamo vinto noi, allora.» disse Sango, ancora stupefatta per quello strano combattimento.
«Così pare.» annuì Anna. Sesshomaru sbuffò, mentre tra le file dell’Est i guerrieri rumoreggiavano, andando a recuperare i propri compagni con aria scura.
«Bene, vediamo di muoverci. Voglio raggiungere i due cinesi, se ancora non hanno portato a termine il combattimento.» disse Sesshomaru, stupendo Anna. Sango si affrettò al centro della radura per recuperare i due combattenti.
«Signorina Ukyo, voi mi avete salvato la vita!» stava dicendo Konatsu.
«Ho solo restituito il favore.» borbottò Ukyo in risposta, assicurandosi la spatola sulla schiena.
«Ma voi avete fatto una cosa bellissima per me! Nessuno l’aveva mai fatto prima!- insistette il giovane- Permettetemi di ringraziarvi.»
«L’hai già fatto, no?» disse Ukyo, lanciandogli un’occhiata seccata. Sbiancò quando gli vide tirare fuori il rossetto. «No! Oh, no, non ci provare neanche!!!»
«Kunoichi ninpo, kansha no shirushi!» gridò Konatsu, imbarazzato ma felice, creando una breve cortina fumogena.
«Si può sapere che state facendo?» chiese Sango, quando la cortina si dissipò e vide Konatsu tenuto a distanza con grande fatica da Ukyo, la quale cercava di allontanarsi dal tiro dalle labbra rosso fuoco di Konatsu.
«Signorina Ukyo, non pensate male! E’ solo la tecnica di ringraziamento delle kunoichi!» si lamentava il ragazzo.
«Tiramelo via di dosso!» gridò Ukyo a un’allibita Sango, spingendolo via senza molto successo. Fu in quell’istante che un grido terribile squarciò l’aria, riducendo al silenzio e all’immobilità tutti i presenti.
«Questa…» mormorò Ukyo.
«Questa era Shan Pu.» disse Anna, impallidendo. Si voltò verso Sesshomaru, aggrappandosi al suo braccio. «Sesshomaru, avevo ragione! E’ successo qualcosa di grave!»
«Va bene, andiamo.- ordinò Sesshomaru- Vediamo se possiamo fare ancora qualcosa.»
Lasciandosi alle spalle i guerrieri dell’Est, Sesshomaru e il suo seguito si misero a correre nella direzione da cui il grido era provenuto.
"Spero che non sia successo nulla di grave." pensò Anna, febbrile.
L’odore di sangue che sentiva nell’aria, però, non le diceva nulla di buono.

   
 
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