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Autore: MeggyElric___    21/11/2010    4 recensioni
Prima fanciction su fullmetal Alchemist ^.^
La mia storia inizia alla fine dell'ultimo episodio di FMA Brotherhood, il numero 64 (capitolo 108 del manga). Quindi, se qualcuno non volesse... ecco... rovinarsi il finale, non dovrebbe leggere questa fanfiction.
DALLA STORIA:
" - Tornerò indietro.
Quelle parole uscirono con difficoltà dalla sua bocca, che si chiuse in una smorfia. Il cuore di Winry ebbe un tuffo. Era già arrivato quel momento, quel momento che temeva tanto. Era arrivato troppo presto.
Non voleva lasciarlo andare, non in quel momento. Era sempre stata innamorata di lui e non riusciva a capacitarsi di non vederlo più. Non voleva che quell’abbraccio fosse il loro ultimo addio.
Forse, però, c’era ancora una speranza. “Tornerò indietro”, aveva detto. Aveva paura a credergli. Aveva paura di rimanere delusa, troppo delusa.
Aveva paura, ma voleva credergli. L’avrebbe aspettato anche tutta la vita, se fosse stato necessario.
Avrebbe atteso il suo ritorno, appoggiata al balcone della finestra.
- Sì.
Disse Winry, quasi senza accorgersene. Edward mosse le labbra, senza dire nulla.
- Fai attenzione. "
comunque sia, spero vi piaccia. E' una storia molto lunga, quindi preparatevi ^.^
se non si fosse capito, è sulla coppia Edward/Winry!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Winry Rockbell
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Di nuovo ciao a tutti! Questa volta ho cercato di aggiornate il più presto possibile! Come avrete notato, ho risposto alle recensioni con il nuovo metodo, quindi le risposte non si troveranno più nei capitoli J Bene, detto questo vi lascio al capitolo 23, che a me ricorda tanto Hohenheim (chissà perché xD).

Spero vivamente che sia di vostro gradiemto! Vi adoro! Buona lettura J

 

23. VERITA’ NASCOSTE

<< ... e con questo, dichiaro finalmente compiute le opere di ristrutturazione di Ishval. Grazie a tutti voi che avete guardato insieme a me al futuro di quest... >>

Edward premette il tasto d’accensione della radiolina, posta a pochi passi da lui, spegnendola. La voce del comandante si spezzò in un istante, lasciando solamente qualche traccia d’irritazione nella memoria dell’ex alchimista.

Non che gli desse fastidio il fatto che Mustang avesse rimesso in piedi la regione della guerra civile, ma trovava vagamente odioso il tono di superiorità che era uscito dalle sue labbra, che già immaginava incurvate in un sorrisetto compiaciuto.

Fece qualche passo per la stanza, raggiungendo la finestra e spalancando i vetri lucidi, come a cacciar fuori, nella campagna, il pensiero di un detestabile membro dell'esercito in particolare.

Sbuffò seccato, srotolando l’elastico colorato dal polso e legando con esso i capelli dorati, in una coda a metà della nuca. Un ciuffo ribelle scivolò sulla sua fronte, solleticandogli infine le guance arrossate dai ricordi degli ultimi avvenimenti.

Si lasciò cadere sul letto, piombando sul cuscino soffice e niveo, facendo sì che le molle del materasso scricchiolassero in un modo a dir poco fastidioso.

Chiuse gli occhi, indeciso sul perdersi nei propri pensieri o uscire e svolgere qualche faccenda per la zia. Arricciò le labbra. Preferì la seconda, se non altro, non avrebbe dovuto affaticare l’automail. Da qualche ora, la giuntura del ginocchio gli procurava un po’ di dolore, probabilmente stava cambiando il tempo.

Hmmm.

L’automail.

Era inutile. A qualunque cosa pensasse, in qualche modo l’argomento “Winry” riusciva a intrufolarsi nelle sue fantasie. Com’era finito in quella situazione?

Quand’era un alchimista di stato, certi pensieri – lussuriosi, avrebbe definito – non avevano sfiorato nemmeno l’anticamera del suo cervello. Ma ora, dalla cima dei suoi vent’anni passati, quasi, qualcosa in lui era cambiato, qualcosa d’importante. Era come se non riuscisse a fare a meno di avere accanto quella ragazza, per continuare a vivere.

Anni prima, gli bastava sapere che suo fratello stava bene, per avere la forza di rialzarsi, per fare un altro passo e compiere la loro missione. Ma in quel momento, era come se lei, i suoi occhi azzurri color del cielo, il suo sorriso, irresistibile, il suo carattere, scontroso ma dolce, e il suo corpo, così mutato, invitante avessero sormontato tutto, scalando la piramide delle sue priorità.

C’era voluto talmente tanto tempo per rendersi conto di essere innamorato di lei e... ora? Aveva necessità di averla tra le braccia, di baciarla, di sentirla sua, e questa cosa lo mandava nella confusione più totale.

Ma aveva bisogno anche di qualcosa in più.

Quella sera di alcuni giorni prima erano andati davvero molto vicini a quel qualcosa, ma, forse per un caso voluto dalla sorte, erano stati interrotti e l’atmosfera magica che si era creata s’era infranta in un istante, come il sottile vetro della lampada a olio.

Quante volte, nei giorni precedenti, avrebbe voluto correre da lei, afferrarla per i fianchi e baciarla, con tutto l’amore e la passione che celava nel cuore.

Quanto avrebbe voluto, oltre a quei baci tanto agognati, scoprire quel corpo che gli pareva così perfetto, per amarla in un modo più incondizionato, più intimo.

Si morse il labbro inferiore, al ricordo delle sensazioni che aveva provato quella sera, disteso sul suo letto, sopra di lei.

I ricordi erano confusi, velati da una confusione impalpabile, forse dovuta alle forti emozioni che la meccanica gli aveva regalato con i suoi baci e i suoi movimenti vogliosi.

Prese a respirare a fatica, preso da un non definito istinto, che gli gridava di correre da lei. Strinse le dita nel lenzuolo candido, come il cuscino sul quale posava la testa, tentando di trattenersi.

Un momento.

E se lei non avesse provato le stesse sensazioni?

Se non avesse voluto andare oltre, quella sera?

Domande e quesiti strazianti assalirono la sua mente, rendendo ancora più confusionario lo stato dei suoi pensieri. Come ne sarebbe uscito?

In quel momento, Alphonse fece la sua comparsa, aprendo gentilmente la porta della stanza e facendo un cenno con la mano al fratello maggiore.

-          Al? Che ci fai qui?

Chiese Edward, sorpreso. Alphonse sorrise, fingendo di non accorgersi dell’arrogante e scortese tono del fratello. Si tolse velocemente la camicia, che ripiegò alla perfezione e posò nel terzo cassetto dell’armadio, per poi sostituirla con una più comoda t-shirt sul verde. Doveva essere appena andato chissà dove con May, penso Ed. ultimamente, quei due sempre più tempo insieme. Che nascondessero qualcosa?

-          Ciao anche a te, fratellone.

Rispose educato Al, alludendo alla scortesia dell’ex alchimista e al suo saluto mancato, raggiungendolo e sedendosi sul bordo del letto. Edward arricciò le labbra in una smorfia di pacata disapprovazione.

-          Sì, ciao. Perché sei seduto sul mio letto?

-          Non riesci proprio ad usare un tono più dolce, eh?

Domandò Al, delicatamente, senza perdere la pazienza. Il ragazzo accanto a lui alzò gli occhi al cielo, scocciato, per poi porli definitivamente su una frastagliata crepa all’angolo del muro. Alphonse scosse la testa, rassegnato.

-          A quanto pare no. Bene, poco importa.

-          Oh, andiamo Al.

-          Che cosa?

-          Tu non sei di certo qui solo per rimproverarmi. Non del mio tono o del mio carattere, per lo meno. So che hai rinunciato a questa battaglia anni fa, e non mi sei mai sembrato interessato a intraprenderla di nuovo.

-          Ok, Ed. Se vuoi la verità, sono qui per chied...

-          Se quello che vuoi da me è parlare di Winry, te ne puoi anche andare.

Colpito e affondato. L’alchimista dai corti capelli dorati sospirò esasperato. Da qualche giorno a quella parte, il fratellone e Winry non si erano mai parlati, forse di rado, a bassa voce. I loro incontri consistevano per lo più in parole bruciate sul nascere e guance arrossate dall’imbarazzo.

Era senz’altro suo compito da bravo e responsabile fratello minore cercare di scoprire cos’era accaduto tra i due.

-          Fratellone, dobbiamo parlare.

Asserì con tono basso. Edward non lo ascoltò, assorto com’era in quell’interessantissima quanto piccola crepa che aveva attirato non si sa perché tutta la sua attenzione. Alphonse cominciò ad alterarsi, inaspettatamente. Suo fratello doveva versar fuori tutto ciò che era successo, e lui – per il suo bene, ovviamente – se fosse stato necessario, l’avrebbe costretto.

-          Adesso!

Con le buone, o con le cattive.

-          Non ci contare, fratellino.

Disse il maggiore, alzandosi con noncuranza dal letto e puntando verso la porta, con passi distratti. Alphonse, pronto, congiunse le mani con uno schiocco secco e le posò velocemente sul materasso.

-          Ma che diavolo stai facendo, Al?!

-          Tu non vai da nessuna parte!

Rise fiero il minore, ammirando con soddisfazione la sua opera. Ed, dal canto suo, tentava invano di divincolarsi, mentre le assi del letto, trasmutate dal fratellino, lo imprigionavano contro il muro.

-          Sei impazzito per caso? Liberami subito!

-          Sei stato tu a portarmi fino a questo punto! Non ti lascerò andare fino a quando non ti sarai deciso a parlare.

Ed spalancò gli occhi, incredulo. Pensò che suo fratello fosse definitivamente e irreversibilmente uscito di testa. Strattonò le proprie braccia, stringendo i denti e guardando in cagnesco Alphonse, che nel frattempo si era seduto a terra a gambe incrociate, il mento retto dal palmo della mano destra.

-          Alphonse! Mettimi giù!

-          Dimmi quello che è successo. Lo faccio per te, fratellone!

-          Per me?! Ma sei diventato matto?! E comunque, sono cose mie! Da quando te ne interessi?

-          Da quando ti comporti in modo strano. Sono preoccupato per te. Poi hai appena ammesso che in realtà qualcosa è successo. Mi dispiace davvero intromettermi nelle vostre faccende, ma vi voglio troppo bene per non angosciarmi.

-          Ah, Al!

Mugugnò assonnato l’ex alchimista, abbassando il capo. I capelli legati nella coda fluirono sulla sua spalla, dondolando ritmicamente. Alzò di poco lo sguardo, incontrando l’oro degli occhi del fratello minore, così familiari, quasi fossero lo specchio dei suoi. Socchiuse le palpebre, totalmente consapevole di essere impotente contro l’alchimia del fratellino.

-          Ok.

Disse, ad un tratto, con enorme difficoltà.

-          Ti dirò tutto, ma lasciami scendere!

Sputò fuori, terribilmente scocciato e vergognoso della sconfitta subita. Alphonse, di fronte a lui, s’illuminò come fosse colpito dai raggi del sole. Davvero non si aspettava che Ed si arrendesse così al primo colpo, ma tanto valeva approfittarne, prima che cambiasse idea. Era anche meglio stare all’erta, nel caso fosse tutta una trappola, innescata al fine di fuggire. Congiunse attento le mani, liberando il conosciuto fascio di luce turchese.

Ed si trovò nuovamente seduto sul letto, che era perfettamente e completamente ricomposto in ogni suo inutile intarsio.

L’ex alchimista si guardò intorno, preoccupato che la zia o Winry avessero visto la scena. Già s’immaginava il doloroso impatto dei una chiave inglese sulla sua povera testa, la “giusta” punizione per aver deformato il letto.

Comunque sia, alla fin fine, non era neanche colpa sua, ma nessuna delle due si sarebbe sognata di incolpare quell’angioletto di Al. Era proprio senza speranza, nel caso qualcuno avesse notato qualcosa di strano.

Fortunatamente, nei dintorni si trovavano solamente loro due. Edward sospirò sollevato, osservando il fratello.

-          Chiudi la porta.

Grugnì l’ex alchimista con voce cupa e seccata. Al obbedì senza discutere, per poi raggiungerlo silenziosamente e sedersi accanto a lui. Era tornato il solito Alphonse di sempre, in pochi secondi, come se niente fosse accaduto. Ed si grattò confuso il capo e poi sorrise a testa bassa, con il viso nascosto dall’ombra dei capelli.

-          Senti, Al.

Iniziò, ridacchiando. Il minore inclinò la testa da un lato, per ascoltare attentamente ogni parola che sarebbe uscita dalle labbra del ragazzo davanti a lui.

-          La prossima volta, stai attento con le lanterne.

-          Cosa?

-          Sai, certi rumori potrebbero... interrompere qualcosa.

A quel punto, il primo pensiero che s’inoltrò nella mente di Ed fu quello di alzarsi e scappare via, probabilmente per rifugiarsi sulla collina o al cimitero dalla mamma, ma l’espressione del fratellino lo fece desistere, tant’era determinata.

-          Ho quasi...

Sibilò l’ex alchimista, arrossendo violentemente,. Il minore si avvicinò ulteriormente, poiché il tono di voce di Ed si era abbassato in modo sproporzionato.

-          Dio, Al! Allontanati, mi metti l’ansia!

-          Scusa, fratellone. Ma parla più forte, non sento! Hai quasi... cosa?

-          Pensi che sia facile?

-          Certo che no, me ne rendo conto! Se tutto rosso!

-          Taci! Non darmi fretta!

-          Ok, ok. Scusami.

Edward tornò ad osservare la sua amata crepa, che doveva avere davvero qualcosa di speciale, sussurrando impercettibilmente tra le labbra qualcosa d’incomprensibile.

-          Che cosa?

Chiese Al, non comprendendo un solo vocabolo. Edward inarcò le sopracciglia, irritato. Si portò una mano al viso, colpendosi la fronte con uno schiaffo leggero, come a cercare di occultare l’imbarazzo.

-          Al, ho...

-          Ora calmati, fratellone. Ok, facciamo così. Se proprio non vuoi parlarmene, d’accordo. In fondo, anche se sei mio fratello, non ho alcun diritto di obbligarti a raccontarmi i tuoi problemi. Probabilmente, da parte tua il nostro rapporto è cambiato e tu...

-          Ho quasi fatto l’amore con Winry, Al.

Alphonse si pietrificò, sbigottito. La bocca, incorniciata dalle tenere e – forse – un po’ infantili labbra sottili, era rimasta bloccata, spalancata in un’espressione di tuttavia infondata sorpresa.

Edward abbassò lo sguardo, tentando, nuovamente, di nascondere il rossore delle sue gote sotto i ciuffi ribelli di capelli d'oro.

-          Ed, tu...

-          Sì, cazzo. Sì. Cioè, no. Perché, Al, tu e quella dannata lampada.

-          Scusami fratellone, davvero.

-          No, scusami tu se ti ho parlato così. Probabilmente, è stato un segno. Non era quello il momento giusto. Non so nemmeno se anche lei lo desiderava quanto me. Ho quasi paura che lei non lo bramasse affatto.

-          E ora?

-          E ora? E ora... eh, e ora? Non lo so, davvero. Lei è... non lo so cos’è. Ma sono più che certo che l’effetto che mi fa è strabiliante. Era così strano, così... Dio, Al. Non so neanche... no. La sua pelle, il suo profumo, le sue labbra. Quanto la volevo. Non so come definirlo, se diverso, nuovo o... dannatamente naturale.

-          Fratellone...

Edward si alzò dal letto, prendendo a passare le dita sulla superficie ruvida e secca del legno della finestra, che doveva essere stato da poco oleato, tanto odorava di resina e cera.

-          Lei era lì, era mia. La desideravo in un modo che pure adesso stento a riconoscere. Non so come riesca a dirti tutto questo, ma parlare con te in fondo mi toglie un grande peso dallo stomaco. Fratellino, grazie.

Alphonse schiuse le labbra dolcemente, avvicinandosi all’ex alchimista e regalandogli un tenero abbraccio fraterno.

-          Vedrai che andrà tutto bene.

Soffiò il minore, sulla spalla del fratello. Edward socchiuse gli occhi, beato dal calore e dalla solidarietà che il suo fratellino riusciva a trasmettergli.

-          Come fai ad esserne così sicuro?

-          Non lo sono. Ma conosco te, Ed, e conosco anche Winry. Insomma, sono tuo fratello, e posso confermarti che, in tutta sincerità, in diciannove anni che sono in vita, non ti ho mai visto con quella luce negli occhi. Forse neanche quando abbiamo recuperato i nostri corpi.

Edward sorrise, affilando la vista e scorgendo, al limite della stradina di ghiaia e terriccio che portava a casa Rockbell due figure femminili e slanciate, una all’opposto dell’altra.

I lunghissimi capelli della prima, color dei raggi del sole, ondeggiavano lievi al sospiro del vento. La pelle diafana era baciata dalla luce, che le infastidiva la vista. Gli occhi azzurri erano stretti a fessura, una mano a ripararli. Il corpo perfetto, velato da un abito bianco e svolazzante, che le arrivava poco sopra le ginocchia e risplendeva alla luminosità, facendola sembrare un angelo.

La ragazza accanto a lei aveva dei capelli lunghi, corvini, così come gli occhi. Le morbide trecce le sfioravano la schiena, fasciata da una canotta aderente e leggera, anch’essa nera.

Gli occhi dell’ex alchimista si addolcirono quando notarono che Winry si stava chinando a cogliere un fiore, che avrebbe usato per ornare la sua bellissima chioma bionda. Era davvero celestiale.

Lontano da lui, sotto il primo sole del pomeriggio, risuonò una piccola frase che mai giunse al suo udito, ovattato dal vetro della finestra.

-          May. So che non ci conosciamo più di tanto, ma ormai sono mesi che sei qui. Ho un disperato bisogno di parlare con te.

La mora alkaestrista sorrise teneramente quando udì quel nome, pronunciato quasi con venerazione dalla delicata bocca della meccanica.

-          Ed. Si tratta di Edward.

Sussurrò Winry, arrossendo alla verità dei suoi stessi pensieri.

 

 

E così, potrà anche sembrare strano che Win parli con May di certe cose, ma noi ragazze abbiamo sempre bisogni di qualcuno con cui confidarci, e tralasciando Pinako, l’alkaestrista è l’unica con cui può parlare ^^ comunque sia, vi annuncio che alla fine manca davvero poco, o almeno così credo. Ah, giusto. Sto scrivendo il capitolo 24, mi sto impegnando davvero tanto, perché sarà un capitolo importante J

 

Aspetto vostre recensioni! Grazie a tutti!

Al prossimo capitolo, baci.

MeggyElric___

 

   
 
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