Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: VaniaMajor    23/11/2010    3 recensioni
La guerra contro il Signore dell'Est incombe, Sesshomaru e Inuyasha devono trovare un sistema per escludere gli esseri umani dalla battaglia imminente. Miroku ha una buona idea, ma per realizzarla bisognerà che Anna coinvolga alcune persone provenienti dal tempo di Kagome...Ranma e compagnia! Ecco a voi il seguito di 'Cuore di Demone'!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Mousse! No!!» gridò Shan Pu, inorridita, correndo verso il corpo inerte di Mousse. Il ragazzo giaceva in un lago del suo stesso sangue, ma, contrariamente a quanto Shan Pu pensava, non aveva perso conoscenza. I suoi occhi erano aperti.
«Shan…Pu…- mormorò, con voce flebile- Stai bene?»
Gli occhi di Shan Pu si riempirono di lacrime a dispetto di tutti i suoi tentativi di frenarle. Pur in quelle condizioni, Mousse si stava ancora preoccupando per lei.
«Stupido.- sussurrò, prossima ai singhiozzi- Non avresti dovuto farlo.»
«Va bene così.- mormorò Mousse, poi una luce sinistra gli si accese negli occhi- Non abbassare la guardia.»
Shan Pu alzò gli occhi di scatto. Quasi aveva dimenticato di essere ancora in lotta con le Sorelle delle Spade. Una rabbia immensa la invase. Quelle due streghe avrebbero pagato. Si alzò lentamente in piedi, gli occhi fissi su Mikage. Lei avrebbe pagato per prima. La sua sete di vendetta non le permise nemmeno di rendersi conto di cosa stava succedendo a lato della radura.
Non appena Mousse era stato trafitto, lo shock aveva colpito tutti, da entrambe le parti. Non era previsto che ci fossero dei morti. Ciò che era avvenuto giungeva totalmente inaspettato…per alcuni. Soichiro era molto soddisfatto. Non pochi tra i suoi combattenti stavano traendo baldanza dall’accaduto. Come prevedeva, alla vista del sangue gli umani sarebbero finalmente entrati nell’ottica della battaglia e se ne sarebbero fatti inebriare. In più, poteva vedere il dolore sui volti pallidi dei suoi avversari. Un sorriso maligno gli illuminò il viso alla vista dell’espressione rabbiosa del fratello di Sesshomaru.
“Piaciuta la sorpresa, bamboccio?” pensò. Inalò con piacere l’odore del sangue, gioì del grido di sofferenza della ragazza cinese. Finalmente le cose iniziavano a girare per il verso giusto. Non vide le facce orripilate di Minako e Kentaro e il loro sguardo d’intesa.
“Quel bastardo…- ringhiava intanto Inuyasha, stringendo i pugni fino a ferirsi- Aveva in mente questa cosa sin dal principio!” Era evidente che Soichiro aveva progettato il tutto. Inuyasha sentiva il dolore e la paura degli umani che aveva portato dall’epoca di Kagome come una marea che lo soffocava. “Poteva accadere a Kagome…” pensò, sentendo l’ira raggiungere nuovi livelli. Fece uno sforzo di volontà per non trasformarsi in yokai davanti agli occhi della ragazza.
«Mousse!» mormorò Akane, le mani schiacciate sulla bocca e gli occhi spalancati per l’orrore. Ryoga era basito. Ranma si voltò con rabbia verso Inuyasha.
«Avevi detto che nessuno sarebbe morto!» gridò, rabbioso e frustrato. Prima che potesse mettersi a correre verso la coppia di amici, Kagome afferrò l’arco e incoccò una freccia, puntandola verso Soichiro. Inuyasha la fermò.
«Non venirmi a dire che dobbiamo stare fermi ad aspettare!» gridò Kagome, arrabbiata, mentre le lacrime le scendevano sulle guance. Negli occhi di Inuyasha si accese una luce pericolosa, che ridusse all’immobilità perfino Ranma.
«Ci penso io.» ringhiò Inuyasha, voltandosi verso Soichiro e facendo per spiccare un balzo. Soichiro fece un gesto distratto verso Inuyasha. Un’alta barriera di fiamme circondò il piccolo gruppo.
«Ma che diavolo…?!» sbottò Inuyasha, facendo un passo indietro.
«Resta dove sei, cagnolino.- disse Soichiro, con un sorrisetto- Se mi attaccherai, incenerirò i tuoi preziosi umani. Decidi tu la tua condotta.»
Inuyasha scoprì le zanne, frustrato.
«Dannato bastardo!» ringhiò. Le fiamme scottavano persino lui. Non poteva certo liberare se stesso e Kagome, lasciando gli altri a bruciare!
«Inuyasha!» gridò Kagome, spaventata. Inuyasha se la strinse contro.
«Restiamo vicini!- gridò agli altri- Non avvicinatevi al fuoco!»
«Inuyasha, che facciamo?!» chiese Ryoga.
«Dovranno cavarsela da soli.» disse Inuyasha, tra i denti. “Solo Sesshomaru ci può tirare fuori da questa situazione. Speriamo che gli altri abbiano terminato lo scontro senza danni.” pensò. Fu allora che Shan Pu si avventò contro Mikage.
«Tu…come hai osato ferire Mousse?!» disse Shan Pu, con voce bassa, avvicinandosi un passo per volta a Mikage.
«Credevo di averlo ucciso, veramente.» fu la sua risposta. Guardò il corpo steso a terra, perplessa. «Deve avere una gran forza di volontà.»
«Hai commesso l’errore più grande della tua vita!» gridò Shan Pu, spiccando un balzo e tirando un calcio alla faccia della ragazza. Mikage riuscì a evitarlo, deviando il colpo col suo bastone, ma Shan Pu le diede appena il tempo di trovare una posizione stabile sulle gambe che la tempestò di colpi. Mikage ne parò molti, poi ricevette un colpo alla faccia e uno all’addome che la costrinsero a indietreggiare. In difficoltà, fece roteare il bastone, costringendo Shan Pu ad allontanarsi per evitare di essere affettata dalle lame.
“E’ diversa da prima.- pensò Mikage, perplessa- Akemi l’aveva quasi uccisa senza che lei mostrasse tutta questa forza. Possibile che vedere il ragazzo in fin di vita le abbia dato più determinazione?”
Lanciò un’occhiata alla sorella, che stava ancora cercando di riprendere fiato dopo essere stata quasi strangolata dalle corde del ragazzo cinese.
“Akemi, hai fatto un errore nel non ucciderla subito.” pensò, prima di avventarsi contro Shan Pu con un movimento fluido. La ragazza cinese, però, scomparve da davanti i suoi occhi con un balzo imprevedibile, attaccandola alle spalle e affibbiandole un calcio nella schiena che la fece cadere a terra di faccia. Shan Pu le pestò la mano, facendole mollare la presa sul bastone dalle lame ricurve. Digrignando i denti per il dolore, Mikage estrasse la corta spada con cui aveva trafitto Mousse, ma Shan Pu le diede un violento calcio in faccia, stordendola.
«Akemi!» gridò Mikage, risolvendosi a chiedere aiuto alla sorella.
«Che siate una o due, la pagherete!» gridò Shan Pu, mirando alla testa della ragazza con un pugno poderoso. Mikage fece appena in tempo a scansarsi.
“Questa ragazza vuole rendermi pan per focaccia!- pensò Mikage- Se Akemi non mi aiuta, finirà per uccidermi!”
Akemi era ancora stordita. Lo strangolamento a cui era stata sottoposta le aveva mozzato il fiato e le aveva tolto le energie. Ora che le corde si erano allentate, le macchie nere che le danzavano davanti agli occhi stavano regredendo, così come la sensazione terribile di avere i polmoni in fiamme. Alzò uno sguardo irato sulla ragazza dai capelli purpurei che stava combattendo contro Mikage, mettendola in difficoltà. Quella dannata stava mettendo sotto i piedi sua sorella!
«Akemi!» la chiamò ancora Mikage.
“Va bene, finiamola con questa storia.” pensò Akemi, rabbiosa. Uno dei due cinesi era morto. Era ora che la sua compagna lo raggiungesse. Il tentativo di alzarsi in piedi fu sufficiente a far tendere di nuovo le corde attorno al suo corpo…e alla sua gola. Il fiato di Akemi si strozzò e gli occhi le si spalancarono per la sorpresa quando vide il ragazzo che credeva già morto alzarsi sulle ginocchia, con uno sguardo tormentato negli occhi verdi e il viso cereo.
«Non credere…che sia finita.» disse Mousse, stringendo i denti. Con una rapida torsione dei polsi, le corde si strinsero ancora di più attorno alla vittima. «Non ho nessuna intenzione di morire finché Shan Pu sarà in pericolo!» Raccogliendo tutte le sue forze, Mousse impose una forte spinta alle corde, sollevando Akemi da terra e mandandola a impattare con forza contro Mikage. Lo scontro fu violentissimo. Tutti udirono il sordo cozzare delle due teste. Poi, Akemi e Mikage caddero a terra, prive di sensi.
«E’ finita.» mormorò Akane, mentre le fiamme attorno a loro diminuivano d’intensità a causa della momentanea distrazione di Soichiro. Mentre le fiamme si spegnevano, Mousse cadde di nuovo a terra e rimase immobile.
«Che succede qui?»
La voce gelida che provenne dalla foresta fece voltare tutti. La figura bianca di Sesshomaru si stagliava sullo sfondo scuro. Il suo viso contrariato era volto su Soichiro. In quell’istante, Anna uscì dal folto.
«Mousse!» gridò, correndo sul luogo dello scontro. Si inginocchiò accanto al ragazzo, voltandolo sulla schiena per esaminare la ferita. Fece una smorfia. «Kami-sama…» mormorò. Alzò lo sguardo su Shan Pu. «Cosa è successo?» chiese, mentre Inuyasha e gli altri, finalmente, si liberavano dalla prigionia e Ukyo, Konatsu e Sango li raggiungevano. Shan Pu volse gli occhi ancora pieni d’ira sulle due ragazze svenute.
«L’hanno colpito alle spalle…per uccidere.- disse, a denti stretti- E riceveranno lo stesso trattamento!»
Senza preavviso, Shan Pu afferrò una delle spade che giacevano per terra e si avventò sulle due sorelle svenute.
«No, Shan Pu!» gridò Ranma, bloccandola da dietro e trattenendole le braccia.
«Lasciami!» gridò Shan Pu, sconvolta dall’ira.
«Shan Pu, non ucciderle!» gridò Akane, andando ad aiutare Ranma.
«Non sarai migliore di loro se lo farai.» disse Inuyasha, scuro in volto. Shan Pu lo fulminò con un’occhiata.
«Non meritano di meglio!» gridò. Dovette intervenire anche Ryoga per tenere ferma Shan Pu, che si dimenava come una gatta scatenata. Sesshomaru continuò a fissare Soichiro, finché il moko-yokai non si inchinò appena con un lieve sorriso.
«E sia. Avete vinto anche quest’oggi.- disse, senza perdere il sorriso- Mi ritiro, Sesshomaru. Abbi cura dei tuoi umani. Quelli che rimangono.»
Minako e Kentaro aiutarono a portare via le due sorelle svenute. Entrambi abbassarono gli occhi sotto lo sguardo di Kagome e Inuyasha. Nessuno dei due era fiero dell’alleato per cui aveva scelto di combattere, in quel momento. Presto, i guerrieri dell’Est lasciarono la radura.
Sesshomaru si avvicinò ad Anna, che stava esaminando le condizioni di Mousse.
«Morirà.» sentenziò. L’umano aveva perso troppo sangue.
«Forse no.» mormorò Anna. Impose le mani sulla ferita. Una corrente di luce azzurra si trasferì da lei al corpo di Mousse. Sesshomaru corrugò la fronte.
«L’energia demoniaca è troppo forte per lui.» disse, scuro in volto.
«Gliene darò a piccole dosi.- mormorò Anna, intenta- Se resisterà alla nottata e la ferita si chiuderà, allora potrà sopravvivere.»
«C’è speranza allora?» chiese Ukyo.
«Poca, ma c’è.- annuì Anna, smettendo di trasferire l’energia- Portiamolo al campo. Non deve muoversi per un po’.» Alzò lo sguardo per richiamare i ragazzi. Shan Pu stava ancora lottando per liberarsi.
«Shan Pu, basta!» disse Ranma per l’ennesima volta.
«Hanno ucciso Mousse! Le ucciderò!» gridò Shan Pu.
«Smettila, Shan Pu!- disse Anna in tono autoritario, facendo voltare tutti verso di lei- Mousse è ancora vivo. E continuerà ad esserlo, se la finirai di sbraitare e permetterai agli altri di trasportarlo al campo, invece di sprecare energie a trattenerti.»
«E’ ancora vivo?» chiese Shan Pu, con le lacrime agli occhi.
«So che ti senti in colpa. Non mi è difficile capire che è stato ferito così perché ti ha protetta.- continuò Anna- Se vuoi restituirgli il favore, facilitami il lavoro. Ora stai calma e seguici al campo.»
Shan Pu annuì, improvvisamente docile. Ranma e Ryoga aiutarono a trasportare Mousse. L’intero gruppo si incamminò verso il campo.
«Sai anche tu che molto probabilmente non sopravviverà.» mormorò Sesshomaru. Anna alzò gli occhi su di lui.
«Nel caso, useresti Tenseiga?» chiese, la richiesta ben chiara nei suoi occhi.
Sesshomaru tornò a guardare di fronte a sé e non rispose.

***

«Per il Buddha…e io che credevo di essermela cavata per un pelo.» mormorò Miroku, seduto con la schiena appoggiata ad un tronco. Sango era al suo fianco, la testa su una spalla di lui.  Entrambi stavano osservando il luogo in cui Mousse giaceva, sdraiato sul sacco a pelo di Kagome, mentre Anna gli asciugava la fronte dal sudore e gli medicava la ferita.
«Shan Pu era come impazzita. Voleva uccidere le Sorelle delle Spade, nonostante fossero svenute.» mormorò Sango, ultimando il racconto.
«Azione non onorevole, ma facilmente spiegabile dal dolore.» rispose Miroku.
«Eppure io ero convinta che Shan Pu amasse Ranma. Sembrava che detestasse Mousse.» disse Sango, corrugando la fronte.
Shan Pu era poco distante dal fuoco, gli occhi fissi su Mousse, le ginocchia piegate contro il petto. Anna le aveva impedito di avvicinarsi fintantoché non avesse finito di medicare la ferita, ma la ragazza non lasciava mai Mousse con lo sguardo. Ranma le aveva appena portato da mangiare. Lei non lo aveva degnato nemmeno di un’occhiata. Ranma si sedette accanto ad Akane, sospirando.
«Non mangia. Sono convinto che non dormirà nemmeno finché Mousse non si risveglierà.» disse, scuro in volto. La seconda possibilità aleggiò sul gruppo come un oscuro fantasma. C’erano forti probabilità che Mousse morisse. Lo sapevano tutti.
«E’ così preoccupata!- mormorò Akane- Al solo pensiero che fosse morto, ha perso il controllo.»
«A volte non ti rendi conto di quanto tieni a una persona finché non è troppo tardi.» mormorò Ranma. Guardò Akane. Entrambi arrossirono e distolsero lo sguardo. Impossibile non pensare alla battaglia contro Safulan…
«Vuoi dire che Shan Pu è innamorata di Mousse?» chiese Ukyo, perplessa.
«Forse non ne è consapevole…ma comunque tiene molto a lui.» mormorò Ranma.
«Allora hai perso una fidanzata.» disse Ryoga, tentando di sdrammatizzare.
«Non ho nemmeno voglia di picchiarti.» borbottò Ranma. Ryoga annuì e chiuse gli occhi, sospirando.
«Speriamo che Anna-san riesca a salvarlo.- mormorò- Non riesco nemmeno a pensare che potrebbe…» Strinse i denti. Gli altri rimasero in silenzio. La loro vita era sempre stata costellata da guai più o meno grossi. Intrecci amorosi campati per aria, combattimenti, nemici assurdi, problemi di famiglia…ma la morte non li aveva mai sfiorati.
“La battaglia contro Safulan è stata un avviso che il periodo spensierato stava finendo.- pensò Ranma, coprendosi il volto con le mani- Non saremmo dovuti venire qui.”
«Il morale è basso.» disse Inuyasha, seduto vicino a Kagome, non molto distante da Sesshomaru.
«Era l’intento di Soichiro.- disse Sesshomaru, gli occhi fissi su Anna- Spera che domani nessuno sia in grado di combattere. Se vincesse potrebbe tenersi i suoi monaci.»
«Come hanno potuto fare questo al povero Mousse?- mormorò Kagome, ancora sconvolta- Shan Pu è quasi impazzita.»
«Gli esseri umani sono deboli.» disse Sesshomaru.
«Dici che Anna ce la farà?» chiese Inuyasha, accennando alla demone col capo. Sesshomaru fece un sospiro secco.
«E’ difficile, ma potrebbe farcela.- rispose- Dipende da quanto quel ningen ha voglia di vivere.»
«Domani tocca a Sango, Akane, Ranma e Ryoga.- disse Kagome- Speriamo che riescano a dare il massimo.» Guardò il gruppo di Nerima. I ragazzi sembravano avessero voluto prendere le distanze da loro, i responsabili della loro presenza nella Sengoku Jidai. «Forse non avremmo dovuto coinvolgerli.» mormorò Kagome.
In quel momento, Anna lasciò il capezzale di Mousse e, dopo aver fatto un cenno a Shan Pu, si avvicinò a loro.
«Come sta?» chiese Kagome, preoccupata.
«Molto male. Sinceramente non so se ce la farà.- disse Anna, sedendosi, con voce scura- Tra un’ora o giù di lì gli darò ancora energia. La dissipa velocemente.» Si voltò per osservare Shan Pu al capezzale di Mousse. «Se vivrà, sarà per lei.- mormorò- Spero che avverta il dolore di Shan Pu come lo posso avvertire io. E che decida di tornare da lei.»
Shan Pu, dal canto suo, si sentiva spezzata in due. Guardava il volto sofferente di Mousse e gli passava una pezza sul viso per asciugare il sudore, scostandogli con dita gentili la frangia nera dalla fronte. Allo stesso tempo avrebbe voluto prenderlo a schiaffi.
«Perché hai fatto una sciocchezza simile?» chiese per l’ennesima volta.
Che domande. Per lei, che altro motivo avrebbe dovuto avere? Aveva sempre fatto di tutto per lei…di tutto. Ma lei aveva sconfitto Mousse, da bambina. Secondo le regole del suo villaggio, Mousse era un perdente. Quel Mousse facile da prendere in giro, perché era sbadato, era mezzo cieco, faceva qualsiasi cosa a un suo minimo cenno. Era piacevole avere un servetto a tempo pieno, sapere che c’era qualcuno che smaniava per te, mentre tu fuggivi ridendo e lo umiliavi, e lo torturavi, ben sapendo che avrebbe gettato l’orgoglio e sarebbe tornato da te. Ti dava una sensazione di potere…
Ora, questo la faceva sentire un essere ignobile. Era l’abitudine di una vita che aveva spinto Mousse a commettere quella sciocchezza. Stava perdendo la vita per salvare la sua. Che stupido!
“Perché sto così male?- si chiese Shan Pu, portandosi una mano al cuore- Mousse…mi ha sempre dato fastidio. L’unico che amo è…”
Un’immagine di Ranma le balenò in mente. Si voltò per guardarlo. Era seduto accanto ad Akane e discuteva con lei a bassa voce. Sembravano molto intimi. Non avvertì nessun impulso di gelosia, nessuna necessità di scagliarsi contro Akane per allontanarla dal suo ai len. Shan Pu amava Ranma, perché così diceva la legge. Forse…si era convinta di amarlo? Possibile che non fosse vero amore ma una morbosa fissazione? In quel momento, nulla l’avrebbe allontanata dal capezzale di Mousse, nemmeno Ranma.
Mousse, che le offriva rose almeno due volte al giorno, che la guardava con adorazione da dietro le lenti di quei suoi occhiali…
Mousse, che le perdonava qualsiasi cosa, che aveva abbandonato tutto per seguirla in Giappone…
Mousse, che aveva messo in gioco la sua vita per rimediare alla sua impulsività…
Shan Pu scosse il capo, portandosi le mani alla testa.
«Svegliati presto, stupida papera.- mormorò, con voce tremante- Apri quei tuoi occhi e guardami. Forse allora riuscirò a capire cosa è cambiato in me…e quanto.»
Mousse gemette nel sonno, come avvertendo le sue parole. Sulla guancia di Shan Pu cadde una singola lacrima.

***

L’energia fluiva dalle sue mani al corpo immoto di Mousse. Con un sospiro stanco, Anna scrutò il volto del ragazzo per cercare un segno di ripresa. Nulla. Mousse continuava a restare privo di coscienza. Il suo volto era ancora troppo pallido, la ferita aveva smesso di sanguinare ma non si era ancora chiusa del tutto.
“Maledizione, Mousse!” pensò, intensificando il dosaggio di energia. Mousse fece una smorfia nel sonno e Anna ritornò alla quantità precedente. Non doveva esagerare. L’energia demoniaca non era adatta al corpo umano e se avesse sbagliato avrebbe portato il corpo di Mousse all'autodistruzione, invece che alla rigenerazione. Ma rispondeva alla sua cura drastica così lentamente…
Guardò accanto alla testa di Mousse. Un gattino viola era accoccolato nei suoi pressi, scrutando Anna con occhi luminosi e accusatori. Shan Pu si era trasformata per poter restare accanto a Mousse senza intralciare Anna, che doveva spesso girare attorno al ferito per lavargli la ferita o cambiargli le bende.
«Credi sia colpa mia, Shan Pu?» chiese, a bassa voce. La gatta voltò la testa da un’altra parte. Anna sospirò. Indirettamente, Shan Pu aveva ragione. Eppure tutto quello era stato fatto apposta per salvare tante vite!
Smise di fornire energia al corpo di Mousse, lasciando che assorbisse quella che già gli aveva dato e sollevò il capo, stanca. Attorno a lei, nessuno dormiva. Quella notte non aveva portato riposo al campo e ormai la mattina era prossima. Ranma e i suoi amici erano riuniti in un angolo della radura, lontani da Inuyasha e compagni. Anna si intristì. Né Ranma né gli altri davano loro colpa per l’accaduto, ma allo stesso tempo stavano prendendo inconsciamente le distanze da un mondo che non riuscivano a comprendere e accettare.
“Ho fatto uno sbaglio.” pensò Anna, passandosi una mano sul volto. Era una settimana che non dormiva e utilizzare le sue energie in quel modo la stava spossando, ma non era il momento di sentirsi debole. Soichiro stava perdendo gli scontri, ma stava vincendo sul fronte più importante. Il morale degli umani era peggio che basso. Come avrebbero combattuto quel giorno?
Una mano le si posò su una spalla. Si voltò, certa di trovare Sesshomaru. Vide invece Inuyasha, che fissava Mousse con aria scura.
«Come va?» chiese. Anna scosse il capo.
«Migliora troppo lentamente per i miei gusti.- rispose, in un sussurro appena percettibile- Dovrò stargli accanto tutto il giorno. Non oso allontanarmi.»
«Sei stanca.» disse Inuyasha, con sguardo critico. Anna fece un mezzo sorriso e si strinse nelle spalle. Inuyasha sospirò. «Sesshomaru è andato a controllare che nessuno si sia infiltrato.- disse- Però mi ha mandato a chiederti cosa ti frulla per la testa.»
«Cosa mi…» iniziò Anna, sorpresa, poi sorrise amaramente. «Sesshomaru mi conosce bene, quando vuole.» mormorò. Sospirando, si alzò e prese Inuyasha sottobraccio. «Vieni. Non voglio che gli altri ci sentano.»
Condusse lo yokai fino al limitare della foresta, lontano dagli altri.
«Coraggio, che c’è?- disse Inuyasha, incrociando le braccia sul petto- Fammi indovinare: ti senti in colpa.»
«In parte.» rispose Anna, annuendo. Inuyasha le batté una mano sulla fronte, facendole alzare lo sguardo di colpo.
«Ehi, c’è nessuno in casa?- chiese Inuyasha, con una smorfia- Pensavo avessi del cervello, non che fossi una sciocca ragazzina! Non mi pare che sia stata tua la mano che teneva la spada che ha trafitto Mousse.»
«Non ho detto che ho colpa diretta, ma…» iniziò a replicare Anna, seccata.
«Feh! E’ la stessa cosa.- sentenziò Inuyasha- Se ti senti in colpa, aggravi il clima di depressione che già c’è. Se proprio vuoi fare qualcosa di utile per loro, fai almeno finta di essere su di morale!»
Anna lo fissò con stupore per un istante.
«Inuyasha, mi sorprendi.» disse.
«Non credo di poterlo prendere come un complimento.» disse Inuyasha, con una smorfia. Anna sorrise. «Comunque è stata Kagome a farmi notare che ti sentivi in colpa.- ammise il demone, lanciando un’occhiata a Kagome, che stava parlando con Sango mentre la aiutava a cambiare le fasciature a Miroku- E anche quel cretino di Sesshomaru è preoccupato, anche se non ti dice niente e manda me a fare il suo mestiere.»
Anna sorrise ancora, con una luce dolce negli occhi. Sesshomaru era incorreggibile.
«Inuyasha, vorrei spiegare loro come stanno veramente le cose.» mormorò.
«Cosa intendi?» chiese Inuyasha, perplesso.
«Qual è il vero obiettivo.- spiegò Anna, spostando lo sguardo sul gruppo di Ranma- Li ho convinti a venire parlando di combattimenti e desideri. Naturalmente non ho detto loro quale peso avrebbe avuto il risultato.»
«Pensi che sia il caso?» chiese Inuyasha, corrugando la fronte.
«A questo punto, direi di sì.- disse Anna- Non possono combattere con quel morale. Siamo a buon punto, il nostro obiettivo è quasi raggiunto. Hai visto le facce di chi è al seguito di Soichiro, no?»
Inuyasha annuì. «In un modo perverso, perfino che Mousse sia stato ferito in quel modo ha giocato a nostro vantaggio.» mormorò.
«Esattamente. E’ crudele, ma è così.- disse Anna- Ora devono saperlo. Devono capire che ormai è quasi fatta. Oggi sarà il loro ultimo sforzo e devono poter combattere con l’animo se non felice almeno sereno.»
«Forse hai ragione.- sospirò Inuyasha- Speriamo solo che capiscano e non si mettano a fare inutili discussioni.»
«Sarei pronta a sorbirmi più di una discussione, se servisse a salvare Mousse e farli ritornare sereni.» disse Anna, con un sorriso amaro. Si incamminò verso il gruppo di Ranma, seguita da Inuyasha. Ranma alzò gli occhi su di lei.
«Come sta?» fu la sua prima domanda.
«La ferita si sta chiudendo. Le speranze aumentano.» rispose Anna. Guardò le loro facce scure, quindi chiese: «Posso sedermi con voi? Dovrei parlarvi.»
Ukyo le fece posto e Anna si sedette. La demone prese un bel respiro.
«Dunque, tanto per cominciare vorrei chiedere scusa a tutti voi per avervi coinvolti in questa storia.» iniziò Anna. Inuyasha brontolò qualcosa e si allontanò.
«Anna, non è colpa tua.- disse Akane- In realtà, non è colpa di nessuno.»
«Abbiamo preso la decisione di venire con voi troppo alla leggera.» disse Ranma, scuro in volto. Scosse il capo. «Non siamo abituati al fatto che il nostro avversario desideri la nostra vita, oltre che la nostra sconfitta. Forse siamo davvero cuori teneri, come ci ha definiti Inuyasha.»
Anna sorrise.
«Se tutti avessero un cuore come il vostro, il mondo sarebbe più pazzo ma probabilmente girerebbe meglio.» disse, strappando loro un sorriso.
«Anna-san, Akane ha ragione. Non dovresti sentirti in colpa.» disse Ryoga, convinto.
«Stai facendo il possibile per Mousse. Cos’altro potremmo chiederti?» disse Ukyo, solidale.
«Vi ringrazio per la vostra fiducia.- mormorò Anna- A questo punto, credo sia ora di dirvi chiaro e tondo come stanno le cose.»
«Cosa intendi dire?» chiese Ukyo.
«Signorina Anna, vi siete dimenticata di dirci qualcosa?» chiese Konatsu, curioso.
«Diciamo che ho omesso un paio di particolari.- ammise Anna- Non volevo che iniziaste a combattere con un piglio differente dal vostro solito.»
«Cosa non ci hai detto?» chiese Ranma, perplesso. Gli si spalancarono gli occhi. «Non mi dire che la Fonte…»
«No, la Fonte esiste e funziona perfettamente.- lo rassicurò Anna- E’ il reale scopo di questi scontri che non vi è stato spiegato esaurientemente.»
«Allora fallo adesso. Siamo ancora in tempo, mi pare.» disse Akane.
«A meno che il saperlo non potesse salvare Mousse.» insinuò Ukyo.
«No, non lo credo.- mormorò Anna, scuotendo il capo- Anzi, probabilmente avrebbe solo peggiorato le cose.» Rimase un attimo in silenzio, poi disse: «Soichiro non rispetterà mai il patto.»
«Cosa?!» chiese Ranma, basito.
«Allora cosa combattiamo a fare?- chiese Ryoga, alzandosi in piedi- Che scherzo è questo?» Shan Pu, accanto a Mousse, mosse le orecchie, in ascolto.
«Nessuno scherzo, Ryoga. Stiamo parlando di Soichiro. Un demone tendenzialmente portato al tradimento e ad attaccare alle spalle.- disse Anna, dura- Sapevamo questo fin dall’inizio.»
«E allora perché questa proposta?- chiese Akane, perplessa- Non riesco a capire.»
«Era necessario, per noi, evitare che gli esseri umani entrassero nello scontro. Sia per motivi personali…- mormorò Anna, sfiorando con un gesto non cosciente la fiamma che aveva sulla fronte- che per motivi pratici. In poche parole, i poteri spirituali possono danneggiare noi demoni…danneggiarci fino alla morte, se abbastanza potenti.»
«Poteri come quelli della signorina Kagome?» chiese Konatsu. Anna annuì.
«E per questo avete scelto di proporre le sfide.- disse Akane, corrugando la fronte- Perché farlo, se sono così inutili?»
«La sfida serviva a prendere tempo, ma principalmente a far capire agli umani che hanno deciso di combattere per Soichiro quanto il loro alleato sia abietto.- spiegò Anna- Io sono un demone, ma sono stata anche un essere umano. Conosco l’animo dei mortali e so che spesso basta poco per far aprire gli occhi a chi non riesce a vedere.» Alzò gli occhi, guardando uno per uno coloro che la circondavano. «Ho scelto voi, col vostro senso dell’onore e lo spirito sereno. Sono stata io a fare la scelta di portarvi qui.- disse- Sapevo che sareste stati leali, che nei momenti di difficoltà avreste mostrato solidarietà e amicizia, che avreste scherzato e preso con simpatia ogni sfida. Mi serviva questo, per far aprire gli occhi agli alleati di Soichiro.»
«Ancora non capisco.- disse Ranma- A cosa siamo serviti, alla fine dei conti?»
«Voi avete vinto tutti gli scontri e questo è importante. Avete dimostrato la vostra forza e il vostro coraggio.- spiegò Anna- Ma al contempo avete dimostrato di essere delle ottime persone. Persone d’onore, capaci di dare anche la vita per i propri compagni. Come Mousse.» Tutti si voltarono verso la figura distesa, immobile. «Non avete visto come, in questi giorni, sia diminuito il numero di coloro che ci accoglievano sbeffeggiandoci, con una smorfia sul viso? Non avete notato quante occhiate di sconcerto e timore siano state lanciate a Soichiro dai suoi stessi alleati?- continuò Anna- Soichiro non se ne è accorto. Lui punta sulla parte gretta dell’animo umano. Non mi stupirà vedere ancora esseri umani come Tenchimaru o le Sorelle delle Spade al suo fianco, quando verrà il momento di dare battaglia, ma…non potrei perdonarmi di dover uccidere persone che sono soltanto state ingannate.»
«Vuoi dire che…stanno cambiando idea?» chiese Ryoga, stupito.
«Credo che Anna abbia ragione.- mormorò Akane- Quando eravamo circondati dal fuoco, ho visto buona parte dei suoi seguaci guardarlo con timore.» Guardò Ranma per avere conferma e il ragazzo annuì.
«Kagome è riuscita a convincere Minako. Forse le miko si asterranno dal combattere.- disse Anna- Per i monaci, abbiamo avuto solo la voce di Tenchimaru, ma possiamo ben sperare. Tra i guerrieri, Kentaro non si piegherà certo ad azioni non onorevoli.»
«Sì, mi è sembrato un tipo a posto.» ammise Ryoga.
«Se loro lasceranno Soichiro, altri li seguiranno. Molte vite saranno salve.» finì Anna, stanca. Sospirò. «E questo è quanto.- disse- Non vi ho mai detto nulla perché volevo che foste voi stessi, fino in fondo. Ora che Mousse è stato ferito e il vostro animo è così tormentato, ho pensato fosse una buona idea farvi capire quanto importante è stato il vostro lavoro. Quanto ancora lo è.»
«In totale, dobbiamo continuare a vincere?» chiese Ranma, dopo un istante di silenzio. Anna alzò lo sguardo su di lui. Il sorriso confidenziale gli era riapparso sul volto e una luce di sfida gli brillava negli occhi. Annuì. «Allora non c’è alcun problema, perché la parola sconfitta non è annoverata nel nostro vocabolario.» sentenziò Ranma, allungando una mano verso Anna. «Un patto è un patto, no?» Anna, sorpresa, ristette, poi gli strinse la mano.
«Sì, lo è.- sussurrò, sorridendo- Grazie, ragazzi.»
«Tu pensa a Mousse, che a quel dannato ci pensiamo noi.» assicurò Ranma.
«Ehi, mi stai imitando?» chiese Inuyasha, truce, comparendo alle sue spalle. Ranma si voltò per replicare, dando il via a una discussione. Anna, sospirando, si alzò e si diresse di nuovo verso Mousse. Inuyasha le fece un cenno d’intesa. La sua idea aveva funzionato: l’atmosfera era di nuovo accettabile.
“Ora deve solo svegliarsi Mousse.- pensò Anna, sorridendo in risposta- E naturalmente devono vincere gli ultimi scontri.”
Si avvicinò a Mousse, lasciandosi alle spalle il chiasso di Inuyasha e Ranma, quando Sesshomaru comparve dal folto, venendo verso di lei.
«Sei tornato?» chiese Anna, avvicinandosi a lui.
«E’ ora di andare.» fu la semplice risposta di Sesshomaru. Anna annuì. Sesshomaru spostò lo sguardo su Mousse. «Come sta?» chiese.
«Migliora, ma troppo lentamente.- disse Anna, sospirando- Oggi dovrò restargli accanto. Non potrò venire con voi.»
Sesshomaru strinse le labbra, contrariato, ma non disse nulla. Spostò invece lo sguardo sugli umani. «Sono pronti?» chiese brusco. Quel cretino di suo fratello stava litigando con quello che sembrava il capo di quel manipolo di ragazzini.
«Sì. Ora sì.» disse Anna, con un dolce sorriso sulle labbra. Nel vedere quel sorriso rivolto agli umani, Sesshomaru si oscurò ulteriormente in volto.
«E’ ora.» sentenziò, allontanandosi.
«Fai attenzione a Soichiro.» gli disse Anna, alle sue spalle. Sesshomaru si voltò, alzando un sopracciglio con aria interrogativa. «Ha usato il fuoco, ieri.- si spiegò Anna- Non so come abbia fatto, ma è molto pericoloso. Stai attento.»
«Quello è il suo potere.- disse Sesshomaru, annoiato- Non lo userà, oggi.»
«Come puoi saperlo?- chiese Anna, corrugando la fronte- Sai che è infido e…»
«Appunto.- la interruppe lui- Non mi attaccherà direttamente, se non vi sarà costretto. Con Inuyasha, naturalmente, non si fa di questi problemi.»
«Non vedo il perché.» disse Anna. Sesshomaru corrugò la fronte, seccato. Odiava dare spiegazioni.
«Nostro padre aveva sviluppato l’immunità al fuoco di Soichiro. Ora, lui crede che anch’io, come suo figlio, sia immune al fuoco. Inuyasha è un figlio bastardo, quindi per lui è meno di niente.» spiegò Sesshomaru.
«Oh…e ne sei davvero immune?» chiese Anna, sorpresa.
«Non ne ho la minima idea.- rispose Sesshomaru, laconico, stupendo Anna- Ma non lo sa nemmeno Soichiro, quindi non lo userà. In più, Tenseiga e Tessaiga fungono da protezione. Ora, se hai finito con le domande, gradirei andare.»
Anna chiuse la bocca, obbedendo senza pensare, mentre Sesshomaru riprendeva a camminare. «E stai attenta.» lo sentì mormorare, prima che si allontanasse troppo. L’inu-yokai fece raggruppare tutti i presenti, quindi ordinò loro di incamminarsi in direzione della radura.
«Tranquilla, Anna! Ti porteremo la vittoria!» Ranma, alzando il pollice al cielo.
«Abbi cura di Mousse!» gridò Akane.
«Finitela e camminate.» fu l’aspro ordine di Sesshomaru, che si inoltrò nel folto senza aspettarli. Uno ad uno, tutti sparirono alla vista di Anna, che rimase al campo con Mousse, Shan Pu, e un convalescente Miroku.
«Ultimo giorno.» disse il monaco.
«Già.» sospirò Anna, tornando al capezzale di Mousse.
«Almeno oggi non dovrò restare in compagnia di un affamato inu-yokai.» scherzò Miroku.
«Ne sei sicuro?» chiese Anna, mostrando le zanne. I due si scambiarono un sorriso.
«Speriamo solo che vincano.» mormorò Miroku.
«Speriamo.» disse Anna, abbassando lo sguardo sul viso di Mousse. Era ancora così pallido…«Coraggio.- mormorò Anna- Anche io ho la mia battaglia da vincere.»
Così dicendo impose le mani sulla ferita di Mousse e iniziò nuovamente a fornirgli energia.

***

Sesshomaru procedeva in testa alla processione che lo seguiva, diretta al luogo degli scontri. Una piccola processione, se confrontata a quella del primo giorno, si trovò a pensare. Volse appena il capo. Gli umani chiacchieravano a bassa voce. Le facce scure della nottata sembravano più distese. Sesshomaru si chiese se Anna avesse spiegato loro come stavano le cose. Molto probabile. Avrebbe dovuto aspettarselo. Se questo serviva a farli combattere al meglio, però, non trovava nulla da ridire. Bastava che la smettessero con quel loro cicaleccio fastidioso.
«Sei parecchio oscuro, stamattina.»
Sesshomaru si voltò verso Inuyasha, corrugando le sopracciglia sottili.
«Vuoi qualcosa in particolare, Inuyasha, o intendi solo seccarmi?» chiese, gelido. Inuyasha si strinse nelle spalle.
«Sei proprio nero!- ironizzò- Non vedo perché. Stiamo vincendo, Anna è riuscita a risollevare il morale dei ningen e Mousse si sta riprendendo. Che c’è che non ti va?» Alzò gli occhi sul viso di suo fratello. Sapeva bene cosa non gli andava: l’ottimo rapporto di Anna con ‘quella plebaglia umana’. Sesshomaru non rispose, limitandosi a fulminarlo con un’occhiata.
«Oggi Soichiro perderà.- fu la sua sola risposta- Allora mi permetterò di essere soddisfatto.»
«A proposito di Soichiro, che diavolo era il fuoco di ieri?- chiese Inuyasha- Non mi avevi menzionato niente del genere.»
«Ha il potere di manipolare il fuoco. Difenditi con Tessaiga.» tagliò corto Sesshomaru, stanco di dare spiegazioni. Inuyasha gli lanciò un’occhiata bruciante.
«Posso difendere anche Kagome, con Tessaiga?» chiese, la voce aspra per la consapevolezza di dover dipendere dalla conoscenza del fratello maggiore. Sesshomaru gli lanciò un’occhiata sardonica.
«Sbaglio, o la tua donna era diventata immortale?» chiese. Inuyasha si oscurò in volto.
«Non ho intenzione di testare la reale natura di questa sua immortalità, grazie.- ringhiò- Se fosse anche solo ferita non me lo perdonerei mai. Perfino Anna è stata…» Si tappò la bocca. Non aveva avuto intenzione di menzionare l’attentato in cui Anna era stata uccisa. Ormai però la frittata era fatta. Vide il volto di Sesshomaru diventare di pietra. «Capisci anche tu che l’immortalità non è una garanzia sufficiente.» finì Inuyasha, schiarendosi la voce. Sesshomaru, inaspettatamente, annuì.
«Sì, proteggerà anche lei.» disse, sorprendendo Inuyasha per la mitezza del tono. In realtà Sesshomaru stava pensando ad Anna. Aveva un pessimo presentimento. La yokai era rimasta al campo, sola, con la compagnia di un convalescente, un ferito e un gatto. In più, stava utilizzando le sue energie per risanare quello stupido ningen. Sembrava fatta apposta per subire un agguato. E Sesshomaru sapeva di non potersi fidare nemmeno della famiglia inu-yokai.
«Inuyasha…» chiamò il fratello, prima di rendersi conto di essere ormai arrivato alla radura. Vedeva già gli occhi neri di Soichiro spazzare il suo seguito alla ricerca di facce disperate…e degli assenti, ovviamente. Inuyasha lo guardò, ma Sesshomaru scosse la testa, riassumendo un’espressione gelida. Non intendeva dare a Soichiro idee che probabilmente non gli erano ancora passate per la testa. Se l’avesse visto preoccupato, non ci avrebbe messo molto a fare due più due.
«Siete in pochi, Sesshomaru.- esordì Soichiro, con un sorrisetto- Perso qualcosa?»
Sesshomaru alzò appena un sopracciglio.
«No, nulla. Se ti riferisci agli assenti, si riuniranno a coloro che mi seguono non appena vinceremo le sfide di oggi.» disse.
«Mi riferivo al morto, Sesshomaru.- disse Soichiro, scuotendo il capo con aria sarcastica- Capisco che la vita di un umano per te non sia nulla, ma ti renderai conto che…»
«Non è morto proprio nessuno!» sbottò Ranma, venendo avanti di un passo. Sesshomaru gli lanciò un’occhiata fulminante, ma il ragazzo non vi badò. Quel demone biondo l’aveva veramente fatto infuriare. «Non fare tanto l’innocente! Se fosse Sesshomaru, il demone sanguinario, saremmo stati noi a ricevere l’ordine di uccidere i tuoi guerrieri, non l’inverso!»
«Di’ a quella boccaccia di stare zitta, Sesshomaru.» sussurrò Soichiro, con un sorriso a denti stretti. Sesshomaru si strinse nelle spalle. Non gli dispiaceva vedere l’arroganza del moko-yokai minata dalla lingua lunga di un semplice ningen.
«E ti dirò di più, Mousse sta guarendo!- continuò Ranma- Presto starà nuovamente bene, alla faccia tua! E oggi subirai l’ultima sconfitta.»
«Mousse è riuscito a vincere nonostante le sue condizioni. Noi non saremo da meno.» disse Ryoga, avanzando a fianco di Ranma.
Kagome scambiò un’occhiata con Inuyasha. Tra le file di Soichiro, erano in molti ormai ad avere sguardi dubbiosi o di aperto sospetto verso il loro alleato. Se Ranma, Ryoga, Akane e Sango avessero vinto anche quel giorno, c’erano forti probabilità che le armate umane non prendessero parte alla guerra.
Soichiro fece una smorfia. Non poteva replicare. Le sue mosse erano state piuttosto evidenti, non poteva negarlo. Non aveva previsto che gli umani avessero abbastanza presenza di spirito da avere energia per combattere, quel giorno, né tantomeno per mettersi a rinfacciargli le sue mosse! Che spudorati!
«Finiscila, ragazzo!- sibilò- Visto che sai parlare tanto bene, vediamo come te la cavi nel combattimento.»
«Non aspetto altro.» disse Ranma, schioccando le nocche. Guardò Ryoga e il ragazzo annuì. «Ok. Noi due facciamo coppia.» sentenziò Ranma, sfidando gli avversari con lo sguardo.
«Spero che Kentaro abbia la mia stessa intenzione.» disse Ryoga. Kentaro venne avanti, sorridendo.
«Non vedevo l’ora di avere la rivincita, in realtà.» disse il giovane.
«Ranma…»
Ranma si voltò al suono della voce di Akane. La ragazza lo guardava con un misto di preoccupazione e delusione. Probabilmente aveva sperato di combattere in coppia con lui. Ranma scosse il capo. Non aveva intenzione di mettere Akane in condizione di rischiare per lui, né viceversa. Quello scontro doveva risolversi senza feriti. Akane sembrò capire, perché annuì e fece un breve sorriso, voltandosi poi verso Sango.
«Spero non ti dispiaccia combattere al mio fianco.» disse.
«Scherzi? Quei due sono troppo chiassosi.» scherzò Sango, con un sorrisetto.
«Molto bene.- disse un giovane uomo, venendo avanti- In questo caso, io sfido la tajiya. Sono Shiro.»
«E io sono Kogaji.- si presentò un ragazzo poco più grande di Ranma e compagni- Combatterò contro la ragazza vestita alla cinese.» Lanciò un’occhiata maliziosa ad Akane, che si oscurò in volto.
Ranma stava ancora fulminando con gli occhi lo sfrontato guerriero, col sottofondo dei ringhi minacciosi di Ryoga, quando si accorse che a Kentaro si era affiancato qualcuno. Si voltò trovandosi di fronte il proprio avversario.
«Il mio nome è Shun.- si presentò l’uomo, che aveva strani capelli bianco azzurri- Sfido Ranma Saotome.»
Ranma sollevò un sopracciglio nel vedere il suo stravagante aspetto fisico, ma niente di più. Da quando era caduto nelle fonti, aveva visto cose più strane. Inuyasha gli si avvicinò.
«E’ un hanyo.» lo avvertì, stupendolo. Vide infatti Kentaro lanciare un’occhiata sospettosa al compagno. «Pensi di farcela?» chiese ancora Inuyasha.
«Naturalmente sì.- disse Ranma, sicuro- Anzi, sarà ancora più interessante combattere contro di lui.»
«Contento tu.» sbuffò Inuyasha, lasciando perdere raccomandazioni e roba simile.
«Ok! Allora andiamo.» sentenziò Ryoga, iniziando a incamminarsi. Ranma lo afferrò per il colletto, strozzandolo.
«Di qua, idiota.- gli ringhiò all’orecchio- Stavi andando verso la radura vicino al fiume. Cos’è, vuoi trasformarti in porcellino?!» Con una risata nervosa, Ranma passò un braccio attorno alle spalle di Ryoga e lo trascinò nella direzione giusta. Kentaro sorrise, divertito e li seguì. Shun fece lo stesso, con un lampo freddo negli occhi. Soichiro li seguì, insieme ad alcuni dei suoi seguaci, e Sesshomaru si incamminò con loro.
«Inuyasha, oggi mi occupo io di Soichiro.- mormorò al fratello, che stava per seguirlo- Vai con le ragazze.»
Inuyasha annuì, lasciando Sesshomaru con Ukyo e Konatsu e portando con sé Kagome, allontanandosi nella direzione opposta insieme a Sango e Akane.
«Avremo fatto bene a lasciare solo Sesshomaru?» chiese Kagome, preoccupata.
«Tranquilla, sa badare a se stesso.» rispose Inuyasha. “Sa che Soichiro non tenterà mosse false con lui intorno. Sotto sotto, nemmeno lui vuole che anche oggi qualcuno venga ferito. Ed è chiaro che l’asso nella manica è quell’hanyo.” pensò, lanciando un’ultima occhiata alle sue spalle.
In effetti, Soichiro stava imprecando mentalmente contro Sesshomaru. Perché quel giorno aveva scelto di seguirlo? Gli avrebbe rovinato gran parte del divertimento. Aveva in progetto di incenerirgli il fratellino a fine sfide, ma pareva che avrebbe dovuto rimandare. Fu in quell’istante che Soichiro si rese conto di un’assenza pesante nel gruppo di Sesshomaru. L’inu-yokai era solo…dov’era la donna bionda? Non si era presentata quella mattina: che fosse rimasta a curare gli umani convalescenti? In quel caso, era sola con due o tre ningen feriti. Un sorriso contorto fece la sua comparsa sul viso di Soichiro.
Chiamò a sé una delle sue guardie demoniache e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio. Qualche istante dopo, la guardia si defilò, non vista. Soichiro sorrise. Visto che Sesshomaru gli avrebbe rovinato la festa sul luogo dello scontro, Soichiro aveva appena deciso di organizzarne un’altra in un luogo diverso, una festa per una sola persona. Bionda, possibilmente.

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: VaniaMajor