Note
dell’autrice: ve l’avevo promesso che avrei fatto in fretta. Inoltre non ci
metterò molto neanche a rispondere alle recensioni. L’importante è che comunque
abbiate letto il penultimo capitolo.
MISS
ADLER: certo che ti conoscevo, ti avevo vista tra le recensitrici delle altre
storie (ogni tanto mi diverto a leggere i commenti altrui :p). Ti ringrazio per
i complimenti, mi ci sono impegnata molto, l’inglese è la mia seconda lingua a
tutti gli effetti. Alle volte, forse, sono stata un po’ libera ma, se ti
capiterà di leggere l’originale e proverai a tradurre qualche frase, ti
accorgerai che ci sono un sacco di ripetizioni che, in italiano, sarebbero
suonate molto ridondanti. Al lessico cerco di fare una certa attenzione, anche
se non è così complicato come sembra. Per quanto riguarda il sentimentalismo, ti
dirò, a me non è che piaccia molto (per questo sono molto Holmes, che vuoi
farci?), inoltre, benché non disapprovi le slash in generale (ce ne sono alcune
che, semplicemente, adoro), proprio non riesco a farmi piacere le H/W, non ce li
vedo proprio. Ci tengo a precisare che questa fiction non era incentrata sullo
slash, ma sulla bromance tra i due protagonisti (parole dell’autrice, quando
gliel’ho chiesto tempo fa). Comunque, grazie ancora di tutto e dell’entusiasmo
con cui mi hai lasciato il commento, mi ha fatto un immenso piacere.
E
ora via con l’epilogo
CAPITOLO
9
Holmes
si beò della brezza scozzese che gli stava scompigliando gentilmente i capelli,
mentre si trovava seduto sulla riva del fiume. Da ormai tre giorni lui e Watson
erano arrivati alle Highlands dopo aver viaggiato in treno. La scelta di andare
lì era stata del dottore; aveva detto che la pesca era buona in quel periodo
dell’anno al Kyle di Lochalsh. Il detective però sospettava che l’amico l’avesse
voluto portare il più lontano possibile dalla confusione londinese, lassù, sulle
isolate Highlands dove si sarebbe potuto rimettere on un po’ di
privacy.
Guardò
Watson lanciare un’altra volta la lenza nel fiume che scorreva veloce. Era lieto
di vedere che il dottore si stava riprendendo bene. Era stata un’esperienza
atroce per lui ed il detective non era del tutto convinto che il dottore avesse
superato completamente il suo senso di colpa per ciò che era successo. Le sue
grida smorzate nella notte erano ovviamente state udite dall’amico, dato che le
pareti del cottage che avevano affittato erano piuttosto sottili. Holmes aveva
deciso di non dirgli nulla, sperando che sarebbe stato in grado di vincere i
suoi fantasmi. Ma la vacanza era stata solo parzialmente utile nel guarire il
dolore del medico.
Si
alzò per unirsi a lui e condividerne la gioia per la pesca. Lo chiamò mentre
scendeva lungo il terrapieno fangoso, godendo del fatto di non aver più bisogno
del bastone per aiutarsi. Aveva recuperato la sua vista quasi del tutto, salvo
per un leggero annebbiamento che, così gli aveva assicurato Watson, sarebbe
sparito entro pochi giorni.
“Ahh
Watson, come va la pesca? Avete già preso qualcosa?” gli
gridò.
Il
dottore era perso nei suoi pensieri mentre stava nel fiume, avrebbe dovuto
godersi la pesca, in effetti quel fiume era ben noto per i suoi salmoni! Ma
invece di lanciare la sua lenza per il pesce, aveva lanciato la sua mente a
quanto era accaduto a Holmes. Il detective stava recuperando ormai, i suoi occhi
erano quasi guariti, ma sarebbe potuto essere molto diverso. L’ho quasi
perso; ho quasi distrutto la sua possibilità di continuare a fare l’unica cosa
che ama di più, che è risolvere i casi. Non sono riuscito a proteggerlo.
Watson
fu riscosso dalle sue riflessioni dal suono della voce di Holmes che lo
chiamava. Si voltò e, così facendo, ruotò i piedi nell’acqua, scivolando sui
sassolini sul fondo del fiume. Rimase orripilato nel vedere il detective
scendere giù dal terrapieno.
“Holmes,
che state facendo? Fate attenzione mentre scendete!”
Si
mosse verso di lui ma, facendo ciò, fu catturato dalla forte corrente e cadde
all’indietro, lanciando un grido quando la sua testa colpì l’acqua e le rocce
sotto di essa. Gemette per il dolore e vide the punti neri di oscurità
cominciare ad offuscare la sua visuale. Entrò nel panico quando si sentì
lentamente trascinato via dalla corrente lungo il fiume e l’acqua entrargli nel
polmoni. Tossì e chiamò il suo amico mentre l’oscurità lo avvolgeva ancora di
più e sentì di stare svenendo.
“Holmes,
aiuto –“ Il suo gridò fu interrotto
dall’acqua che lo soffocava.
L’ultima
cosa che vide prima di perdere conoscenza fu il profilo di Holmes che tentava di
raggiungerlo nell’acqua.
Il
detective era rimasto terrorizzato da cosa era appena successo e, quando Watson
cadde, corse verso di lui ed entrò nel fiume. Lo vide cominciare ad essere
trascinato via dalla corrente e procedette a fatica verso di lui. Lo raggiunse e
lo afferrò per il colletto, tirandolo a sé e portandolo fuori dall’acqua.
Sollevò il corpo inerte del suo amico tra le braccia e lo portò, barcollando,
fino alla riva. Collassò sotto il peso del dottore e quello dei suoi vestiti
fradici.
Cercò
un battito sul polso di Watson e, con sollievo lo trovò, debole, ma regolare.
Dopodiché fece pressione sul suo
petto, sapendo di dover liberare i polmoni dall’acqua. Gli ci vollero tre
tentativi prima che il dottore improvvisamente avesse dei conati di vomito e
sputasse fuori l’acqua, piegandosi su sé stesso. Holmes posò le mani sulle
spalle di Watson, facendolo nuovamente sdraiare sulla
schiena.
“Piano
vecchio mio, va tutto bene, vi ho preso, andrà tutto
bene.”
Il
dottore aprì lentamente gli occhi e sobbalzò per la forte luce, tossendo
dolorosamente.
“Holmes?”
gracchiò stordito cercando di riscuotersi dalla nebbia di incoscienza che ancora
gravava su di lui.
“Sono
qui vecchio mio, riposate ora; avete avuto un brutto incidente nel fiume. Ma vi
ho raggiunto e vi ho tirato fuori. Andrà tutto bene, Watson.”
Watson
gemette e ricadde inerme tra le braccia di Holmes, era così
stanco...
Il
detective lo sollevò delicatamente e lo riportò al carretto trainato da un
cavallo non molto distante da loro. Lo posò con cautela nella vettura e lo coprì
con una coperta calda. Il dottore si lamentò e Holmes si accorse che la sua mano
era ricoperta di sangue. Watson aveva battuto la testa nel fiume. Allarmato
salì velocemente a cassetta e fece partire il cavallo ad un trotto veloce,
dirigendolo verso il loro cottage.
Il
dottore si risvegliò un’ora più tardi, sentendo il calore di un bel fuoco. Aprì
gli occhi e vide Holmes chinarsi preoccupato a guardarlo.
“Oh grazie al cielo siete sveglio Watson. Mi
avete fatto prendere un bello spavento con quella vostra ferita. L’ho fasciata
comunque e voi starete meglio dopo una notte di buon
riposo.”
Watson sbatté le palpebre sorpreso, portando una mano alla testa e
toccando la benda. Si voltò verso il detective.
“Holmes, grazie, senza di voi sarei annegato nel fiume. Se
voi non foste stato lì non so cosa sarebbe potuto
accadere.”
Holmes
sorrise e strinse piano la mano del suo Boswell.
“Watson,
non è nulla, sapete che veglierò sempre su di voi, con o senza la mia vista. Non
lascerò che vi accada qualcosa.”
Watson
sorrise e allungò la mano per stringerla poi sul suo
braccio.
“Grazie
per continuare a vegliare su di me Holmes. Ho fallito come amico, ma vi giuro
che non ripeterò il mio errore.”
Holmes
afferrò il dottore per le spalle e disse con un tono che non ammetteva
repliche:
“Watson non avete fallito. Mi
avete supportato quando altri se ne sarebbero andati lasciandomi nell’oscurità.
Non avete fallito. Siete stato la mia lampada nel mio cammino nell’oscurità, la
mia luce guida. Non lo dimenticherò mai. Mi avete anche fatto accorgere degli altri quattro sensi
a cui non avevo mai fatto caso. Ciò si dimostrerà molto utile nei miei casi futuri. Non
avete fallito, Watson, mi avete mostrato la luce
nell’oscurità!”
Watson
sorrise e poi rise stancamente replicando:
“Prima
io ero la vostra cassa di risonanza, ora sono il vostro
faro!”
Holmes
rise con lui, finché la stanchezza del dottore ebbe la meglio su di lui,
facendolo addormentare.
Il
detective rincalzò le coperte intorno al suo amico, dicendogli a bassa
voce:
“Mio
caro Boswell, senza di voi starei ancora camminando nell’oscurità. Siete più che
un faro, siete la luce nella mia luce e non permetterò che essa si estingua.
Dormite bene Watson.”
Holmes si risedette accanto al letto, guardando il suo amico dormire.
Gradatamente
gli occhi gli si appesantirono sempre di più e presto, il detective raggiunse il
dottore nel regno di Morfeo. Mentre dormiva, una pagina gli scivolò da una mano
e cadde sul pavimento. Sopra vi era scritto:
Sei
la mia lampada, O Signore; Il Signore muta l’ombra in luce. 2 Sam
22:29
Scribacchiata
sotto il testo c’era una risposta.
Grazie
signore per avermi dato Watson come una lampada per mutare la mia oscurità in
luce. SH
FINE.
Sigh,
è finita anche questa. Vi è piaciuta? Spero proprio di sì. Fatemi sapere, così
lo comunico all’autrice.
D’ora
in avanti proseguirò il più alacremente possibile con l’altra mia
storia.
A
presto
Grazie
per aver letto, recensito, o aver inserito la storia nelle vostre
liste.
Bebbe5