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Autore: VaniaMajor    27/11/2010    5 recensioni
La guerra contro il Signore dell'Est incombe, Sesshomaru e Inuyasha devono trovare un sistema per escludere gli esseri umani dalla battaglia imminente. Miroku ha una buona idea, ma per realizzarla bisognerà che Anna coinvolga alcune persone provenienti dal tempo di Kagome...Ranma e compagnia! Ecco a voi il seguito di 'Cuore di Demone'!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
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«Ehi, Inuyasha.»
Inuyasha si voltò verso Sango con aria interrogativa.
«Che c’è?» chiese.
«Quel tipo, Shun, è un hanyo, non è vero?» chiese la tajiya. Inuyasha annuì e lei corrugò la fronte. «Allora perché non avete protestato? Non è giusto che Ranma sia costretto a combattere contro qualcuno così superiore a un essere umano.»
«Quello sbruffone ha detto che gli va bene così.- rispose Inuyasha- E poi credo che lo possa battere. Ranma è più abile di un normale essere umano.»
«Piuttosto, Sango, non farlo capire ad Akane. Potrebbe innervosirsi…» iniziò a dire Kagome.
«Non farmi capire cosa?» chiese Akane, che aveva aguzzato le orecchie. Ci fu un istante di silenzio, mentre i tre brancolavano nel buio alla ricerca di una scusa, quindi Kagome sorrise con imbarazzo e indicò Kogaji, che camminava a fianco di Shiro.
«Credo che quel Kogaji ti abbia puntata, Akane.» disse Kagome. Quasi rispondendo alla ragazza, Kogaji si voltò e lanciò un sorriso confidenziale ad Akane. La ragazza si oscurò in volto.
«Sarà meglio che non faccia mosse false, o gli spaccherò il muso con un pugno.» minacciò Akane, alzando la mano stretta a pugno. Sospirò. Possibile che tutti i ragazzi tranne Ranma la trovassero carina? Ranma…chissà come sarebbe andata. Ebbe la tentazione di voltarsi, nonostante sapesse che l’altro gruppo era ormai fuori vista, ma si trattenne. Ora doveva concentrarsi sul suo scontro. Doveva dimostrare a Ranma che era in grado di badare a se stessa. Sbucarono nella radura che era stato teatro dello scontro vinto da Ukyo e Konatsu, il giorno prima. I due schieramenti non persero tempo e lasciarono spazio ai contendenti.
«D’accordo, iniziamo.- esordì Shiro, estraendo due lame ricurve dal corto manico di legno- Sarà un onore combattere contro l’ultima esponente del clan dei Cacciatori.»
Sango sciolse i lacci dell’Hiraikotsu, pronta a dar battaglia. Kogaji si produsse in un breve inchino in direzione di Akane e Sango.
«Sarà un piacere combattere contro due meravigliose fanciulle.- disse, con un sorrisetto- Spero che questa parentesi possa portarci a una conoscenza più approfondita.»
Akane e Sango rimasero a bocca aperta di fronte a tanta sfrontatezza.
«Spiacente, ma sono già occupata.» disse Sango, attaccando Shiro.
«Allora mi concentrerò su questa incantevole creatura.» decise Kogaji, iniziando a correre verso Akane.
«E sarà il tuo errore più grande!» disse Akane, spiccando un alto balzo e puntando con un calcio alla testa del giovane. Kogaji la evitò per un soffio e Akane toccò di nuovo terra, scavando una voragine per la forza del suo colpo. Kogaji lanciò un fischio, ammirato.
«Una donna forte!- disse, con un lampo negli occhi- Mi piace!»
«Ora basta!» gridò Akane, seccata, attaccando di nuovo.
Sango, intanto, stava combattendo colpo su colpo contro Shiro, che usava le due lame come appendici delle sue stesse braccia. Sango parava con Hiraikotsu, deviando i colpi.
«Mi chiedo di cosa sia fatto questo boomerang.» disse Shiro, continuando ad attaccare.
«Osso di demone.- rispose Sango, con un sorrisetto- Mi dispiace, ma non riuscirai mai a scalfirlo con delle semplici lame!» Ciò detto, iniziò a incalzare Shiro, che dovette arretrare.
«Davvero?- chiese Shiro, impressionato- In tal caso, dovrò cambiare tattica.»
Fece una capriola all’indietro, disimpegnandosi, quindi incrociò le braccia e le aprì con un movimento velocissimo. Le due lame presero a roteare nell’aria, passando accanto a Sango senza ferirla. Sango ne approfittò per attaccare, quando sentì un dolore lancinante a entrambe le braccia. Nell’istante in cui le due lame tornarono nelle mani di Shiro, Sango realizzò di avere due ferite profonde appena sotto le spalle. Quelle lame tornavano indietro esattamente come Hiraikotsu, il cui peso ora le spediva fitte lancinanti alle nuove ferite.
«E’ tempo di fare sul serio.» disse Sango, scura in volto.
«Credo anch’io.» ammise Shiro, lanciando di nuovo le lame. Sango spiccò un balzo e lanciò Hiraikotsu.
Akane stava martellando di pugni Kogaji, che tentava disperatamente di difendersi, le braccia incrociate sopra la faccia. Un calcio lo raggiunse al ventre, facendolo cadere a terra.
«Quanta grinta!» mormorò, tossendo e tastandosi il ventre offeso. Sorrise. «Sono sempre più convinto che dovresti essere la mia ragazza.»
«Io ho già un fidanzato.» disse Akane, venendo avanti e scrocchiando le nocche in perfetto stile Ranma. Kogaji rimase sorpreso.
«Davvero? Chi…- iniziò a chiedere, poi ricordò l’occhiata d’astio dello sfidante di Shun- Oh, capisco. Il ragazzo col codino?»
Akane arrossì. Kogaji si alzò da terra a fatica.
«Beh, allora mi dispiace, ma Shun lo ridurrà in poltiglia.- disse, dolente, poi sfoggiò un sorriso luminoso- Così potrai innamorarti di me!»
«Ranma non perderà mai!» sentenziò Akane, decidendo di porre fine agli sproloqui di quel ragazzo all’istante.
«Invece lo farà. Shun è un hanyo.» disse Kogaji, serio. Akane ristette, faticando a recepire il messaggio. Un hanyo?! Ranma stava combattendo contro un essere superiore a un umano? Approfittando del suo stato di shock, Kogaji attaccò.

***

“L’espressione di Soichiro non mi piace.- pensò Sesshomaru, scrutando la faccia del suo nemico- Non mi piace per niente.”
Se fino a poco prima Soichiro sembrava contrariato, in quel momento pareva perfettamente sereno. A parte l’idea di inserire un hanyo nello scontro, qualcos’altro gli stava frullando in testa. Sesshomaru avrebbe voluto spaccargliela per sapere cosa.
«Qualche suggerimento?»
Sesshomaru si voltò verso l’umano che aveva appena osato interpellarlo. Squadrò il ragazzo col codino con sguardo venato di disgusto.
«Dovrei dartene?» chiese, gelido. Ranma si strinse nelle spalle, schioccando le nocche con aria noncurante.
«Non si sa mai. Dopotutto, questo non è il mio campo.- disse- Siccome Inuyasha mi ha detto che quel tipo laggiù è un hanyo…» Indicò Shun con un cenno del capo. Tornò a guardare Sesshomaru. «…magari avevi qualcosa da dirmi.» finì.
Sesshomaru corrugò appena le sopracciglia nel sentire quell’umano dargli del tu.
«Non credo sia necessario dirti di stare attento.- rispose, seccato- Per il resto, arrangiati.»
Ranma inarcò un sopracciglio, ironico, e Sesshomaru gli lanciò un’occhiata ammonitoria che gli fece venire i brividi.
“Ha un bel caratterino, questo Sesshomaru.” pensò, defilandosi e rinunciando a stuzzicarlo. Inuyasha era più comprensibile, almeno per lui. «Va bene, diamoci da fare.» mormorò, raggiungendo Ryoga al centro della radura.
«Questo combattimento sarà decisivo.» disse Kentaro, flettendo le braccia per riscaldare i muscoli.
«Mi dispiace, ma questa volta ti batterò.» disse Ryoga, con sguardo sicuro. Stavolta Akane non era nei paraggi. Avrebbe usato lo Shishi Hoko Dan alla massima potenza e Kentaro avrebbe perso. Non aveva nessuna intenzione di svegliarsi di nuovo dolorante mentre Ranma gli comunicava che non solo aveva conquistato un misero pareggio, ma aveva anche rischiato di farsi scoprire da Akane mentre era incosciente! Questo pensiero lo mise di umor nero e Ryoga vi si aggrappò, alimentandolo dentro di sé per giungere al livello di depressione necessario a sparare uno Shishi Hoko Dan.
Sentendo Ryoga circondarsi di un’aura oscura, Ranma sorrise. Per quanto fosse forte, Kentaro non poteva competere con lo Shishi Hoko Dan di Ryoga. Nemmeno lui, però, era sprovvisto di tecniche che potevano compensare il fatto di essere soltanto un essere umano.
“Se sarà necessario, scatenerò un Hiryu Shotenha.- pensò, prendendo una posizione pronta all’attacco- Farò impressione a entrambi i demoni che stanno usandoci come marionette. Almeno una piccola soddisfazione…Anna mi perdonerà.”
«Pronto a soccombere?» gli chiese Shun, con voce inespressiva e un sorriso fantasma sulle labbra.
«Pensa, stavo per chiederti la stessa cosa.» rispose Ranma, con un sorriso arrogante.
«Sei audace, per essere un umano.- disse Shun, mentre un lampo di divertimento gli passava negli occhi azzurri- Vedremo quanto durerai!» Ciò detto si scagliò contro Ranma, dando inizio alle ostilità.
Kentaro non esitò un istante, correndo incontro a Ryoga e calando il bastone sulla testa del ragazzo. Ryoga si spostò lateralmente, ruotando poi su se stesso per affibbiare un calcio sulla schiena al suo avversario, ancora sbilanciato dal colpo a vuoto. Kentaro, però, si issò in verticale, usando il bastone come pertica, per poi saltare all’indietro, tornando di nuovo coi piedi per terra.
«Abile come sempre, Ryoga Hibiki.» commentò Kentaro.
«Mi sto solo scaldando.» disse Ryoga, avventandosi sul giovane con i pugni chiusi pronti a colpire. Kentaro li schivò entrambi, poi cercò di affondare la testa del bastone nell’addome del ragazzo, che però lo afferrò e lo trattenne.
«Non credere che io sia lo stesso della volta scorsa.» ringhiò Ryoga, spostando violentemente il bastone e tirando un calcio al petto allo stupefatto Kentaro, che cadde poco distante.
“E’ più motivato di me.- pensò Kentaro, con una smorfia di sofferenza- C’è qualcosa che lo spinge, mentre io non sono più nemmeno sicuro della causa per cui sto combattendo.”
«E ora il gran finale.» disse Ryoga, con voce cupa. Kentaro alzò lo sguardo. Ryoga era fermo, con le braccia incrociate sul petto, lo sguardo bruciante. Un’aura oscura e minacciosa si stava propagando dalla sua persona. Kentaro non poté fare a meno di sentire un brivido lungo la schiena.
Ranma, nel mentre, aveva i suoi problemi. Fin dal primo attacco, Shun aveva messo in evidenza che la sua velocità non era umana. Ranma si era trovato a dover schivare calci e pugni a una velocità che lo stava spossando. Era solo grazie al suo intuito perfetto se ancora non aveva preso in pieno uno dei colpi dell’hanyo.
“Maledizione! Sto subendo.- pensò, digrignando i denti di fronte al sorrisetto di Shun- Mi sono stancato di difendermi.” Ranma smise di arretrare, preparandosi al contrattacco. Questo lo costrinse a sopportare due colpi dolorosi, uno alla spalla e uno alla coscia, nonché l’ironia di Shun.
«Già stanco, ragazzino?» chiese questo, continuando a tempestarlo di colpi.
«Ho solo voglia di contrattaccare.- disse Ranma, avventandosi su di lui- Perché, ti dispiace?» Ranma iniziò a far partire migliaia di colpi in rapida sequenza, diretti al volto e al petto di Shun, che rimase interdetto nel trovare tanta velocità in un essere umano.
«Assaggia questa! Tecnica delle castagne!» gridò Ranma, sorridendo di trionfo nel sentire numerosi colpi andare a segno. Shun fece una smorfia, sentendo il dolore dei colpi, poi però sorrise con sarcasmo, appuntando i suoi occhi azzurri sul volto di Ranma.
“Che ha da sorridere?” si chiese il ragazzo, con una smorfia, aumentando quanto più possibile la frequenza dei suoi attacchi. Forse, però, stava esagerando…quasi non si sentiva più le mani…
«Qualche problema, ragazzino?» chiese Shun, sempre sogghignando. Ranma si guardò le mani. Nonostante la velocità, poteva vedere una patina bianca partire dalle sue dita e propagarsi lungo il dorso, verso i polsi. La strana sensazione era dovuta al fatto che le sue mani erano quasi congelate.
«Ma che diavolo…» rantolò Ranma, stupefatto.
«Il mio corpo è gelido come l’inverno. Non puoi toccarmi senza restare congelato.- disse Shun, ridendo- E se non puoi toccarmi…non puoi battermi!»
Con questa frase, Shun colpì duramente Ranma con un calcio al petto, spedendolo a terra. Ranma faticò a riprendere fiato, sentendo una sensazione di gelo farsi strada nei suoi polmoni prima di regredire lentamente.
«Maledizione…» mormorò, alzandosi a sedere con uno sforzo.
«Accetta la tua sconfitta e muori, ragazzino.» disse Shun, venendo avanti.
«Siamo solo al principio, non ti scaldare tanto.- disse Ranma, alzandosi in piedi- Se ho sconfitto la fenice del monte Hooh, potrò sconfiggere anche un ghiacciolo come te.»
“Già, ma come?- si chiese mentalmente- Non posso nemmeno sfiorarlo! Ho ancora le mani fuori uso. Non posso nemmeno usare l’Hiryu Shotenha, quel maledetto non produce energia calda! Cosa posso fare?”
Fu in quell’istante che Kentaro cadde ai suoi piedi, dolorante per il colpo ricevuto. Ranma si voltò. Ryoga stava per sparare lo Shishi Hoko Dan. Gli occhi di Ranma si illuminarono.
“Ma certo!- pensò, ritrovando baldanza- Se funziona, ho ancora la possibilità di batterlo!”
«Allora? Vieni a prendermi o no, pupazzo di neve?» provocò, avvicinandosi ancora di più a Kentaro.
«Tutta questa fretta di morire?» chiese Shun, ignaro, scagliandosi contro Ranma.
“Sparalo forte, Ryoga. Più forte che puoi.- pensò Ranma, preparandosi ad attuare il suo piano- Spero solo di avere ragione…”

***

«Come pensi che andranno le cose?» chiese Miroku, appoggiato con la schiena contro un tronco d’albero.
«Credo che vinceranno.- rispose Anna, cambiando la fasciatura di Mousse con aria assorta- Non ho visto i loro sfidanti, ma quei quattro sono i migliori che abbiamo…insieme a Kagome, ovviamente. Senza offesa, Shan Pu.»
La gatta viola voltò la testa dall’altra parte, seccata. Anna nascose un sorriso. Mousse stava riprendendosi piuttosto bene. La ferita era ancora grave, ma non pareva più mortale e il colorito del ragazzo era sensibilmente migliorato. Shan Pu aveva capito che il peggio era passato e stava riprendendo i suoi soliti atteggiamenti.
«Per farla breve, Miroku, non preoccuparti per Sango. Sa badare a se stessa.» finì Anna.
«Oh, lo so benissimo.- disse il monaco, con un sorriso- Vorrei comunque essere là. Maledette costole…e maledetto Tenchimaru!»
Anna rise e il monaco rise con lei, prima di smettere con una smorfia di dolore.
«Non ti sforzare, non sei ancora guarito.- lo rimproverò Anna, sempre scherzando- Non vorrai che Sango mi…»
D’un tratto, Anna alzò la testa di scatto, gli occhi stretti.
«Anna, cosa…» chiese Miroku, prima di avvertire lui stesso un’aura demoniaca nei dintorni. «Non è un inu-yokai.» sussurrò, cercando con la mano il suo shakujo.
«No, infatti.- rispose Anna, alzandosi dal capezzale di Mousse e facendo qualche passo verso il folto- Quei bastardi hanno fatto passare un sicario.»
Anna acuì tutti i suoi sensi, scrutando la foresta con occhi e orecchie. Qualcosa si stava spostando poco fuori dal loro campo, correndo in circolo attorno ad esso, saltando da un ramo all’altro.
«Cosa aspetti, vieni qui.- mormorò Anna, mentre le zanne e gli artigli le si allungavano- Ho giusto bisogno di nuova energia.»
Il demone uscì dal bosco in quell’istante, investendo Miroku che riuscì a difendersi dal colpo con lo shakujo. Il demone superò di corsa il monaco, il quale rimase steso a terra, dolorante, lanciandosi verso la demone bionda. Anna si avventò contro di lui, ma si rese subito conto di avere donato troppe delle sue energie a Mousse. I suoi movimenti risultavano rallentati.
«Maledetto…non era proprio il momento.» ringhiò Anna. Si sentiva troppo affaticata, mentre schivava i colpi dello yokai, che non aveva mai visto in vita sua, e cercava a sua volta di attaccare. Non era difficile intuire chi l’avesse mandato. ”Se solo riuscissi a toccarlo…” pensò Anna, mostrando le zanne in una smorfia frustrata.
«Anna!» gridò Miroku, cercando di alzarsi per andare ad aiutare l’amica, che pareva in seria difficoltà. Fitte lancinanti alle costole non ancora guarite lo costrinsero a restare a terra. Digrignando i denti per il dolore e la rabbia, Miroku strinse più forte lo shakujo, strisciando sul terreno per raggiungere Anna. Non poteva nemmeno lanciare un esorcismo, perché avrebbe danneggiato anche la ragazza bionda. Dannazione, Soichiro aveva scelto proprio il momento adatto per tendere un agguato! In quel momento, Anna venne raggiunta da un violento colpo al viso e cadde a terra, immobile.
«Anna, no!» gridò Miroku, accentuando i propri sforzi per raggiungerla mentre il demone sconosciuto estraeva un pugnale, avvicinandosi al corpo inerte. Shan Pu si avventò sul viso del demone, graffiando e mordendo. Questo fece una smorfia e, afferrata la gattina, la scagliò lontano, continuando ad avvicinarsi ad Anna senza perdere tempo.
«Non la toccare, maledetto!» gridò Miroku, cercando di ignorare le fitte terribili che gli stavano spaccando il torace in due. Il demone non diede minimamente peso alle parole dell’umano. Afferrò Anna per un braccio, sollevandola a metà. Lei rimase inerte, i capelli davanti al volto. Il demone alzò lo stiletto.
«Anna!» gridò Miroku.
Sotto la cortina di capelli d’oro, due occhi altrettanto dorati si spalancarono di colpo.

***

«Bugiardo!- gridò Akane, evitando il colpo di Kogaji grazie ad un movimento laterale- Tu non conosci Ranma! Lui non perderà mai!»
«Ammiro la tua fiducia, ma non riporrei troppe speranze in quel ragazzino.» ribatté Kogaji, con un sorrisetto. Akane gli si parò di fronte e lo colpì in pieno viso con un pugno, facendolo cadere a terra sulla schiena.
«Non avresti dovuto dire certe cose.» mormorò Akane, gli occhi fiammeggianti d’ira, avvicinandosi al giovane ancora stranito per il colpo ricevuto.
«Akane è furiosa.- disse Inuyasha, stupito- Credo che Kogaji si sia scavato la fossa da solo.»
«E’ il minimo!- disse Kagome, corrucciata- Ha deriso il suo fidanzato. Una ragazza non può sopportare in silenzio una cosa simile.»
Inuyasha la guardò con un certo imbarazzo, ben rammentando le occasioni in cui Kagome si era esposta, anche durante combattimenti piuttosto cruenti, perché irritata dagli epiteti a lui rivolti.
«Ah! Sango!» disse Kagome, spaventata, quando le lame rotanti di Shiro sfiorarono per l’ennesima volta la tajiya. Sango era stanca di giocare con le lame di quell’uomo, ma non riusciva a prevedere la loro rotazione. Se non aveva subito altre ferite era stato solo grazie alla durezza dell’Hiraikotsu.
“Devo fargli smettere di tirare queste dannate lame.” pensò, lanciando Hiraikotsu contro il ragazzo.
«Mossa errata!» esclamò Shiro, con un sorriso, pronto a tirare le lame alla ragazza, che ora non aveva più scudi, spostandosi di lato per evitare il grosso boomerang. Inaspettatamente, l’Hiraikotsu compì una traiettoria bizzarra e cambiò direzione all’ultimo momento, colpendo con precisione i polsi incrociati di Shiro. Con un grido di dolore, l’uomo lasciò andare i manici delle due lame ricurve. Si guardò i polsi, mordendosi un labbro per non gridare di dolore. Le mani penzolavano inerti dalle due articolazioni spezzate.
«Non sei l’unico a utilizzare oggetti rotanti!» disse Sango, avvicinandosi a lui con un movimento fulmineo e puntandogli la spada alla gola. «Ora arrenditi. Non potresti comunque continuare a combattere.»
Con una smorfia, Shun chinò il capo e annuì.
«Va bene. Ammetto la sconfitta.» disse, digrignando i denti per il dolore pulsante che cresceva di secondo in secondo.
«Sango è grande!- disse Kagome, saltellando dalla contentezza- Non avevo dubbi sul fatto che avrebbe vinto!»
«Non sono granché questi avversari.» sbuffò Inuyasha, in realtà sollevato che non si fossero ripetute le slealtà del giorno prima.
Akane era ancora alle prese con Kogaji. La ragazza era peggio che arrabbiata. Quel tipo la stava impegnando fin troppo, in più aveva osato deridere Ranma. Aveva la ferrea intenzione di fargliela pagare. Spiccò un balzo.
«Prendi questo!» gridò, puntando un micidiale calcio volante al ragazzo. Kogaji saltò via appena in tempo, ma Akane, utilizzando tutte le potenzialità della sua tuta magica, lo raggiunse in aria, si agganciò alla sua schiena con le gambe e, immobilizzandogli le braccia, lo costrinse a cadere di faccia sul duro terreno.
«Battuto…da una bella ragazza…» disse Kogaji, lanciando un’ultima occhiata alla sua avversaria prima di perdere i sensi. Ansimando appena, Akane si districò dall’intrico di braccia e gambe del ragazzo.
«Che ti serva di lezione.» disse, allontanandosi di qualche passo.
Inuyasha guardò gli alleati del Signore dell’Ovest, mentre Sango e Akane si avvicinavano a lui e Kagome.
«Penso che le sorti di questa sfida siano chiare, no?» chiese, incrociando le braccia sul petto. Ci furono mormorii e occhiate torve. Minako venne avanti, inducendo al silenzio tutti i guerrieri.
«Mi sembra chiaro che abbiamo perso.- disse la sacerdotessa, scambiando un’occhiata con Kagome- Da parte mia, non posso che arrendermi all’evidenza. Ordinerò alle miko di abbandonare la battaglia.»
«Ma miko-sama…» iniziò ad obiettare uno.
«Non ci sono ma. Abbiamo perso e questo era il prezzo da pagare.- disse Minako, secca- Inoltre, non posso dire di aver approvato la condotta di Soichiro-sama negli ultimi tempi. Le sacerdotesse resteranno fuori dal conflitto. Stasera lo dirò al Signore dell’Est.»
Ci fu un momento di silenzio attonito.
«Effettivamente, Minako-sama ha ragione.» mormorò qualcuno, incerto.
«Era nei patti.» disse un altro.
«Lasciamo che i demoni se la sbrighino da soli.- disse un altro- Tanto, senza le sacerdotesse diventeremmo carne da macello.»
«E poi Soichiro-sama ha giocato sporco…»
«Io ritirerò le mie armate, Minako-sama.»
Inuyasha trattenne un sorriso soddisfatto. Le parole di quella sacerdotessa avevano convinto i restii ad abbandonare la battaglia. Certo, non tutti stavano dando ragione a Minako…Inuyasha poteva vedere le facce sospettose o rabbiose di alcuni guerrieri. Ci sarebbero state armate umane in mezzo all’esercito di Soichiro, ma sarebbero state composte solo degli elementi più infidi. Inoltre, senza l’aiuto dei poteri spirituali, molti altri si sarebbero resi conto della propria impotenza e avrebbero abbandonato Soichiro strada facendo. Alla fine dei conti, il piano di Miroku aveva funzionato alla perfezione. Anna, a sua volta, aveva scelto le persone giuste. Peccato che nessuno dei due fosse lì a vedere i risultati del loro ingegno. Inuyasha guardò Kagome, sorridendo.
«Ce l’abbiamo fatta.» disse.
«Già. Ne sono felice.- disse Kagome, sorridendo a sua volta- Speriamo che Ranma e Ryoga se la stiano cavando altrettanto bene.»
«Sono sicura che…» iniziò Sango, prima che un tremendo boato, accompagnato da una luce fortissima, scuotesse la radura, inducendo tutti a voltarsi verso l’origine del suono.
«Questo era lo Shishi Hoko Dan di Ryoga!» esclamò Akane, preoccupata.
«Quella stupidaggine è così potente?» chiese Inuyasha, sorpreso.
«Se Ryoga ha usato lo Shishi Hoko Dan, credo che almeno il suo combattimento sia già concluso.- disse Akane, tormentandosi le mani- Mi chiedo come se la stia cavando Ranma.»
«Beh, niente ci impedisce di andare a vedere.- sentenziò Inuyasha- Qui abbiamo finito. Vediamo se riusciamo a vedere qualcosa dell’ultimo combattimento di questa sfida.»
Le ragazze annuirono, seguendo Inuyasha nel folto della foresta. Dopo qualche istante, anche quelli che fino a qualche istante prima erano alleati di Soichiro si mossero, recuperando il corpo svenuto di Kogaji e prestando i primi soccorsi a Shiro. Altri, curiosi di vedere il gran finale, si incamminarono verso il luogo dell’ultimo scontro, Minako in testa.

***

“Sparalo più forte che puoi, Ryoga!” pensò Ranma, mentre Shun gli andava incontro. “Se ho ragione, posso vincere.”
«Ranma! Togliti o prendo dentro anche te!» gridò Ryoga.
«Non mi seccare, brutto maiale, altrimenti dirò ad Akane chi è che dorme nel suo letto sotto le spoglie di P-chan.» lo provocò Ranma.
«Bastardo!- ringhiò Ryoga- Ringrazia che ora ho altro da fare!» Le parole di Ranma, però, avevano potenziato la sua aura oscura. Shun si preparò a tirare un calcio al petto di Ranma.
«E sparalo, maledizione!» gridò Ranma, spostandosi di scatto per evitare il colpo.
«Shishi…»
Ranma afferrò la gamba di Shun, ignorando con una smorfia la sensazione di gelo che gli attanagliò nuovamente le mani.
«…Hoko…»
Ranma colpì con un calcio la schiena di Shun, facendogli perdere il fiato e scagliandolo contro Ryoga.
«…Dan!!!!»
Una tremenda colonna di energia si propagò da Ryoga, collassando poi su se stessa, un’enorme sfera di energia pesante che piombò al suolo con un rombo di tuono. Ranma venne scagliato via dalla forza del colpo e cadde malamente, strisciando sul terreno e tenendosi la gamba, mezza congelata al solo contatto con la schiena di Shun. Su entrambi i fronti, tutti cercarono di difendersi dal vento e dai detriti sollevati dall’esplosione.
«Ma che diavolo è questa cosa?!» chiese Soichiro, irato. Come poteva un umano fare una cosa del genere?!
«Che cos’è?» chiese con freddezza Sesshomaru ai due che erano con lui.
«E’ una tecnica di Ryoga che sfrutta l’energia interna.- spiegò Ukyo, mentre tornava la calma- E’ molto potente.»
«Vedo.» mormorò Sesshomaru, con un lampo soddisfatto negli occhi. Entrambi gli avversari giacevano al centro di un grande cratere, privi di sensi. Ryoga, nel mezzo, pareva illeso nonostante avesse preso in pieno il suo stesso colpo. Dall’altra parte della radura, Ranma si alzò, con un sorriso soddisfatto sulla faccia.
«Grazie mille, Ryoga.» disse, zoppicando sulla gamba ancora rigida. Ryoga gli balzò alla gola.
«Bastardo, mi hai fatto arrabbiare perché usassi uno Shishi Hoko Dan più potente!» ringhiò.
«Coraggio, mi hai aiutato a togliere di torno quel seccatore di…» cercò di rabbonirlo Ranma.
«Non hai tolto di torno…proprio nessuno…» gemette qualcuno. Ranma e Ryoga si voltarono verso il cratere. Shun stava cercando di alzarsi, con una smorfia di dolore sul volto. Ranma fece un sorriso strafottente.
«Hai ancora voglia di combattere? Non potrò toccarti, sarai anche un hanyo, ma non sei immune ai colpi energetici, quindi…- disse, prima di spiccare un balzo- torna a dormire! Moko Takabisha!!!» Ranma tirò un pugno contro l’ancora instabile Shun, il quale venne colpito da una grande massa di energia, che lo scagliò contro un tronco d’albero, sfondandolo. «E finiamola qui.» disse Ranma, soddisfatto, prima di accorgersi delle figure di Inuyasha e Kagome, congelati in una posa rigida a meno di cinquanta centimetri dal tronco sfondato da Shun.
«Brutto idiota! Ci potevi ammazzare!» gli sbraitò contro Inuyasha, appena si riprese dallo spavento.
«Scusa tanto!» disse Ranma, ridendo nervosamente e grattandosi la nuca.
«Ranma! Tutto bene?» chiese Akane, correndo da lui.
«Come sempre!- rispose Ranma, facendole l’occhiolino e alzando il pollice- Cosa credevi?»
Akane sorrise. «Lo sapevo!» disse, poi alzò a sua volta due dita in segno di vittoria.
«E di là come è andata?» chiese Ukyo.
«Naturalmente abbiamo vinto.» disse Sango, con un sorriso.
Soichiro era furente. Aveva perso. Non una o due sfide…aveva perso l’intera serie! Non una stramaledetta vittoria, nonostante avesse cercato di utilizzare i più infidi fra i suoi sottoposti umani. Nemmeno l’hanyo era riuscito a far fuori quegli stupidi insetti! Al solo guardare quel gruppetto di idioti, che lo stava bellamente ignorando, si sentiva bollire il sangue. Incrociò lo sguardo di Sesshomaru.
«Bene.- disse l’inu-yokai, freddo come sempre- Pare che gli umani resteranno fuori dal conflitto.»
Soichiro fece una smorfia, ma venne distratto da un gemito proveniente dal cratere formatosi dopo il colpo di Ryoga. Kentaro, dolorante, si issò faticosamente a sedere.
«Non tutti i miei campioni sono ancora persi, pare.» disse Soichiro, con un sogghigno. Ryoga si oscurò in volto, pronto a continuare lo scontro, ma Kentaro alzò una mano, freddando gli entusiasmi del Signore dell’Est.
«Non posso competere con tanta potenza.- disse il giovane- Mi ritengo sconfitto, Ryoga Hibiki. Come promesso, la mia armata lascerà il conflitto ai demoni.»
«Tu, sciocco…» sibilò Soichiro, prima di mordersi la lingua all’arrivo di Minako, seguita da alcuni guerrieri. Non era ancora tempo di inimicarsi gli umani. Meglio sorvolare. Pensandoci con freddezza non era poi una perdita di vitale importanza. Qualcuno sarebbe sicuramente rimasto e lui aveva tutto il tempo di trovare loro un impiego.
«Cosa mi dici Soichiro?» chiese Sesshomaru, ironico.
«Ebbene, devo ammettere la vittoria della tua fazione.- disse tra i denti Soichiro- Ma io aspetterei a sentirmi soddisfatto, giovane Sesshomaru. La guerra sarà tutta un’altra faccenda.»
«Lo spero, Soichiro. Potrei iniziare ad annoiarmi.» disse Sesshomaru, gelido.
«Sarà mia premura evitarlo.- rispose Soichiro, secco- Ora, se vuoi scusarmi, vorrei evitare ugualmente di vedere la tua faccia finché non sarà il momento di ucciderti.» Ciò detto, fece un gesto perentorio, indicando agli altri di tornare al campo dell’esercito.
«La cosa è reciproca.- disse Sesshomaru- La prossima volta che saremo faccia a faccia, tu morirai.»
Tutti gli esseri umani presenti rabbrividirono a quelle parole. C’era una sicurezza mortale nel tono di voce dell’inu-yokai. Il solo pronunciare quelle parole sembrava segnare la fine della vita del Signore dell’Est. Inuyasha si sentì partecipe del desiderio del fratello. Sperava solo di potergli dare una mano nel momento fatidico.
«Le redini passano ai demoni.- mormorò- Finalmente.»
D’un tratto, Soichiro si voltò di nuovo verso il gruppo.
«Quasi dimenticavo, Sesshomaru.- disse, facendo un sorriso che mise in mostra le piccole zanne e gli fece luccicare gli occhi neri- Salutami la donna bionda.»
Dopo questa ultima frase, Soichiro sparì nel folto insieme al suo seguito.
«La donna…bionda?» mormorò Sango, sorpresa.
«Anna?» chiese Kagome, perplessa.
Tutti si guardarono.
«Non sarà mica successo qualcosa al nostro campo?» mormorò Akane, preoccupata.
«Anna sa badare a se stessa.- sentenziò Sesshomaru, di ghiaccio- Torniamo indietro. Non abbiamo più nulla da fare qui.» Ciò detto, si incamminò senza aspettarli.
«Ma non sei preoccupato?» chiese Kagome, stupefatta.
«Sei freddo come un ghiacciolo, Sesshomaru.» disse Ranma, con una smorfia.
«Forse Soichiro ha mandato…» ipotizzò Konatsu.
«Fate silenzio!» ordinò Sesshomaru, zittendoli di colpo.
«Lo sa anche lui.- mormorò Inuyasha a Kagome, in un sussurro appena percettibile- Ma siamo ancora osservati. Soichiro ci spia dall’altro lato della radura. Non darà mai questa soddisfazione a quel bastardo.»
Kagome si trattenne a stento dal dare un’occhiata. Sapeva che non avrebbe visto nulla, perché Inuyasha aveva avvertito la presenza di Soichiro con l’odorato. Alzò lo sguardo su Sesshomaru. Il demone non era così indifferente come mostrava. La linea della sua schiena era tesa. Solo quando l’odore di Soichiro si perse in lontananza, Sesshomaru scattò in una corsa improvvisa che li lasciò tutti stupefatti.
«Ma che fa?- chiese Ranma, perplesso- Prima non è preoccupato, poi sì…»
«Stupido, Eravamo osservati da Soichiro!- lo riprese Inuyasha, caricandosi Kagome sulla schiena- Datevi una mossa, forse possiamo ancora dar loro una mano.»
Seguendo la sagoma sempre più distante di Sesshomaru, il piccolo gruppo si mise a correre verso l’accampamento.
Sesshomaru spezzò l’ennesimo ramo, fastidioso intralcio sulla sua strada, con un colpo secco delle unghie, mentre correva a tutta velocità verso il campo. Dimentico di coloro che lo seguivano cercando, senza troppo successo, di tenere il suo passo, i suoi pensieri erano concentrati su Anna. Quel maledetto di Soichiro…e quella stupida di Anna! Era palese che il moko-yokai avrebbe notato la sua assenza! Perché diavolo aveva deciso di restare con quegli stupidi umani?! Dannazione…se Soichiro aveva fatto quella battuta, era perché aveva messo in atto qualcosa e sperava che lui trovasse nient’altro che i resti insanguinati di Anna. Sesshomaru imprecò mentalmente.
Forse aveva fatto un errore nel consentirle di stare così vicino a lui. Soichiro poteva aver notato la vera natura della loro relazione, non era tanto sciocco da non aver capito quale fonte di potere era Anna. Dal fatto che era giunta sul luogo dello scontro con lui, che gli stava sempre a fianco, Soichiro aveva sicuramente compreso che per Sesshomaru Anna era più di una semplice sottoposta.
Maledetto bastardo…se avesse trovato anche solo un graffio sulla pelle di Anna, l’ora della sua morte sarebbe stata anticipata e non di poco. Al diavolo la guerra e il tentativo di Anna di non farlo apparire così crudele e sanguinario. Lui era crudele e sanguinario! Sbucò nella radura come un lampo bianco, avvertendo immediatamente l’odore di morte.
«Anna!» chiamò, mentre una fitta sgradita gli stringeva lo stomaco. Si bloccò di colpo.
Davanti a lui, Anna lo guardava con aria stupita, inginocchiata accanto al monaco, che lo fissava con la stessa espressione perplessa. Sesshomaru notò con sollievo che la ragazza sembrava illesa, poi si oscurò in volto quando si avvide che Anna era vicina a Miroku, con le mani poggiate sul torso nudo del ragazzo.
«Sesshomaru!- disse Anna, sorridendo e alzandosi in piedi- Avete concluso? Com’è andata?»
Sesshomaru non le rispose, annusando l’aria.
«C’è un morto, qui.» disse, gelido. Anna annuì.
«Un regalino di Soichiro.- ammise la ragazza, indicando la foresta- Il corpo è laggiù. Quello che ne resta, almeno.»
«Bene.» disse Sesshomaru, avviandosi verso la direzione indicatagli.
«Eri preoccupato per me?» gli chiese Anna, saltellandogli accanto come una ragazzina, arrossendo appena e sorridendo in modo molto dolce. Sesshomaru la superò senza guardarla, né degnarla di una risposta. Anna perse immediatamente il sorriso. «Mi pare evidente che ora non lo sei più.» disse tra i denti, conscia che lui l’avrebbe sentita, voltandogli le spalle. Fu in quel momento che Inuyasha e Kagome sbucarono dalla foresta.
«Anna, Miroku!- disse Kagome, scendendo immediatamente dalla schiena di Inuyasha- State tutti bene?»
«Ehilà, Kagome-sama!- disse Miroku, sorridendo e facendo un cenno di saluto- Siete tutti di corsa, noto. E’ successo qualcosa?»
«Questo dovresti dircelo tu!» disse Inuyasha, spazzando con lo sguardo il campo. Sentiva odore di morte, ma sembrava che nessuno dei presenti fosse ferito. Anna si stava avvicinando a loro, Miroku era vispo come sempre e Shan Pu, nuovamente in forma umana, dormiva vicino a un Mousse dal colorito più sano che gli avesse visto dal giorno prima.
«Dov’è Sesshomaru?» chiese ad Anna. Lei fece un gesto brusco verso la foresta alle sue spalle e Inuyasha intuì che i due avevano appena avuto una discussione. Scuotendo la testa, si allontanò nella direzione indicatagli da Anna.
«E’ andato tutto bene?» chiese Anna a Kagome, ritrovando il sorriso e inginocchiandosi di nuovo accanto a Miroku. Kagome la guardò con aria perplessa.
«Questa domanda dovremmo fartela noi, non credi?- chiese- Non siete stati attaccati?»
«Sì, è vero, ma…» iniziò Anna, prima che Ranma e gli altri, senza fiato, irrompessero nella radura.
«Miroku!» gridò Sango, preoccupata, correndo dal monaco.
«Sto bene, Sango.- la rassicurò subito lui, sorridendo- Non è successo niente.»
«Il niente ti ha fatto incrinare di nuovo una costola.- lo rimproverò Anna, tastandogli il petto e strappandogli una smorfia- Sango, vuoi bendarlo tu?»
La ragazza annuì, mentre gli altri si guardavano attorno, perplessi.
«Siete stati attaccati davvero?» chiese Ranma. Sembrava non ci fossero segni di colluttazione. Miroku annuì, mentre Anna si alzava per andare a controllare le condizioni di Shan Pu, ancora svenuta dopo essere stata scaraventata contro un albero mentre era in forma felina.
«Un demone mandato da Soichiro ha attaccato il nostro campo.- spiegò Miroku a tutti- Abbiamo il sospetto che gli inu-yokai lo abbiano fatto passare apposta. In ogni caso, sono stato colpito di striscio, poi il demone si è concentrato su Anna. Vi confesso che mi sono spaventato.»
«Perché?» chiese Konatsu, curioso.
«Anna era indebolita dalle cure prestate al vostro amico Mousse e combatteva molto più goffamente del solito.- spiegò Miroku, abbassando la voce- E’ stata colpita e sembrava svenuta. Ho cercato di trascinarmi fino a lei per aiutarla e come risultato mi sono incrinato di nuovo una costola.» Fece una smorfia, mentre Sango gli circondava il torace con la benda. «In realtà, Anna era sveglia e pronta ad assorbire l’energia del demone non appena l’avesse sfiorata.»
«Quindi il demone è morto?» chiese Kagome. Miroku annuì.
«Anna ha un potere che è quasi spaventoso.- disse- Sono lieto di averla come alleata e non come nemica.» Il sorrisetto che gli comparve sul volto tolse serietà alla frase appena pronunciata.
«Sciocco…» brontolò Sango, scuotendo il capo.
«E voi?- chiese il monaco- Cosa mi raccontate?»
«Abbiamo vinto tutti gli scontri.- lo informò Ryoga- Soichiro è stato sconfitto su tutta la linea.»
«Dannazione, avrei voluto esserci!» disse Miroku, mettendo il broncio.
«Avresti dovuto vedere che roba! Un combattimento non male.- disse Ranma- Pensa che il mio avversario era un hanyo!»
«Un hanyo?! Racconta!» lo esortò Miroku.
«Miroku, vuoi star fermo?» lo sgridò Sango, mentre Ranma si metteva a raccontare, spalleggiato da Ryoga. La ragazza scambiò un’occhiata rassegnata con Kagome e Akane.
«Gli uomini sono sempre uguali, in qualunque epoca…» borbottò la tajiya, scuotendo il capo.
Inuyasha, nel mentre, aveva raggiunto Sesshomaru. Il demone era immobile e scrutava qualcosa che puzzava di morte e giaceva dietro un grosso cespuglio. Inuyasha gli si affiancò e diede un’occhiata oltre la grossa pianta. Una sorta di mummia rinsecchita, vestita di un’armatura rossa che Inuyasha riconobbe per quella delle guardie del corpo di Soichiro, era deposta tra l’erba, con un pugnale appoggiato sul petto.
«Anna?» chiese Inuyasha, guardando Sesshomaru. L’inu-yokai annuì e Inuyasha emise un breve fischio. «Però!- mormorò, colpito- Esattamente ciò che si meritava.» Sesshomaru non disse nulla. «Pensi che la Famiglia l’abbia fatto passare?» chiese ancora Inuyasha. Sesshomaru annuì.
«Se non mi servissero, entro stasera io, tu e lei rimarremmo gli unici inu-yokai dell'Ovest.» disse Sesshomaru, con un lampo di fredda ira negli occhi. Inuyasha trattenne un brivido, poi si rese conto che suo fratello l’aveva compreso nella lista degli inu-yokai. Stupefacente!
«Hai litigato con Anna?» gli chiese, ricordando il motivo per cui l’aveva seguito. Sesshomaru volse gli occhi ambrati su di lui.
«Inuyasha…» iniziò a dire, in tono insolitamente mite. Inuyasha spalancò gli occhi. Cos’era, la giornata della fratellanza? Poi, con uno scatto fulmineo, Sesshomaru gli affibbiò un pugno in testa, facendolo cadere sulle ginocchia. «Non sono fatti che ti riguardano, imbecille!» disse Sesshomaru, gelido, dandogli le spalle e incamminandosi di nuovo verso il campo.
«Bru…brutto idiota!- sbraitò Inuyasha, alzandosi immediatamente in piedi, con le mani sulla testa dolorante- Ti ho solo fatto una domanda!» Imprecò, massaggiandosi il capo con una smorfia. Diede un’ultima occhiata alla mummia incartapecorita, poi tornò al campo, giusto in tempo per vedere Sesshomaru, in apparenza freddo e indifferente, fare una carezza leggera ad Anna mentre le passava vicino. Anna, accanto a una Shan Pu ancora stordita, seguì Sesshomaru con lo sguardo, mentre un sorriso rassegnato le compariva sulle labbra. Kagome si avvicinò a Inuyasha.
«Tutto bene?» gli chiese, vedendolo massaggiarsi il capo.
«Non ho capito bene perché deve picchiarmi ogni volta che ha litigato con Anna.- ringhiò Inuyasha- Sarà meglio che d’ora in avanti mi faccia i fatti miei.»
Kagome non poté trattenere un sorriso. Le piaceva quando Inuyasha era così premuroso. Anche se borbottava, sembrava non sopportare che Anna e suo fratello maggiore fossero in rotta. Inuyasha sospirò.
«Coraggio, qui abbiamo finito.- disse a Kagome- Vediamo di sbaraccare. C’è una guerra da cominciare.»

   
 
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