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Autore: Rorat    26/11/2005    4 recensioni
La donna guardò gli uomini armati, i cadaveri che ingombravano la sala, senza che una contrazione di terrore, di orrore o di oscurità, si disegnasse sul suo viso.
Ryo le si avvicinò e rimase come impietrito, turbato, incapace di scostare lo sguardo da quegli occhi, che adesso poteva vedere da vicino, per la prima volta da quando si erano incontrati.
Aveva imparato a leggere le parole senza voce, a guardare le persone dal di dentro, senza quell’ingannevole velo che le avvolge quando si nascondono dietro le apparenze, quando celano i loro sentimenti, le loro paure al mondo. Ma in quegli occhi di ghiaccio Ryo non vide nulla, non trasmettevano nessuna emozione. Compassione, dolore, tristezza, odio, felicità erano sentimenti che sembravano non fossero mai appartenuti a quella donna. Erano occhi senz’anima quelli che aveva di fronte, occhi senza voce, senza lacrime da versare.
Genere: Azione, Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Danzando nella tana del lupo

 

La villa del signor Natsume era una reggia, circondata da giardini e fontane che sembravano germogliare sotto la luce della luna. Attraversato un ampio portico colonnato, Ryo giunse all’interno di una piccola sala circolare. Un ometto canuto accolse lui ed Angel con un inchino. Tanta formalità lo fece rabbrividire, tuttavia dovette ammettere che in quegli interni dalle linee dolci e sinuose, dagli stucchi e i lampadari lucenti, non vi era nulla di pacchiano o eccessivamente sfarzoso, anche l’immensa sala da ballo, interamente rivestita di legni intarsiati, era di una finezza elegante. 

In situazioni normali, lo sweeper sarebbe stato lieto di addentrarsi in quel salone, esplorare le scollature e i fondoschiena delle donne che danzavano, che chiacchieravano vicino alle finestre o fuori, appoggiate alle colonne, ma non era affatto un’occasione mondana quella che aveva di fronte né una semplice dama vestita di rosso quella che teneva sottobraccio, chissà poi dentro quella tana di lupo quanti nemici si nascondevano.

Proseguirono a braccetto finché non giunsero vicino ad una finestra che affacciava sul giardino illuminato. Non si erano detti una parola né durante il viaggio né tanto meno arrivati alla villa. Ognuno aveva preferito lasciare l’altro in compagnia dei propri pensieri, per mettere chiarezza in essi, prima di affrontare la battaglia di quella sera.

Angel lasciò il braccio del suo accompagnatore e, per la prima volta da quando l’aveva conosciuto, prese a studiarne l’aspetto con curiosità.

Era attraente, anche se non se ne era mai accorta prima, quella sera dovette ammetterlo: Ryo aveva un viso e un sorriso che non lasciavano indifferenti il sesso femminile e quegli occhi di velluto scuro, parevano capaci di scrutare qualsiasi pensiero dell’animo.

Sembrava a disagio nello smoking delle grandi occasioni, ma si muoveva con sicurezza in quella sala piena di gente, che nella vita non aveva fatto altro che andare a balli, feste e cene galanti.

E poi, quella sera, c’era in lui qualcosa di diverso, nulla dell'uomo screanzato e fannullone che aveva avuto sotto gli occhi per settimane, il suo sguardo concentrato sembrava adesso analizzare ogni singola persona, ogni singolo movimento, ogni possibile via d’accesso e di fuga e sembrava preoccupato.

“Sbaglio o sei diventato improvvisamente serio? Cosa stai cercando?”

Lo sweeper si schiarì la voce, circospetto le si avvicinò, quasi le appoggiò le labbra sui lobi dell’orecchio, sussurrandole di guardare dritto davanti a sé.

“Vedi quella donna in abito celeste? Quella vicino a quei due signori?” le domandò.

Angel allungò il collo cercando di vedere oltre le spalle e le teste dei numerosi invitati. Possibile che lo sweeper avesse già notato qualcosa?

“Sì,” rispose non appena la ebbe individuata, ma vide semplicemente una normalissima donna, che chiacchierava e sorrideva con un bicchiere di vino in mano. Probabilmente Ryo, indicandogliela aveva voluto portare alla sua attenzione i due uomini, pensò, ma a parte una vistosa calvizie in uno e l’eccessiva magrezza nell’altro, Angel non riuscì a trovare in loro alcunché di sospetto.

Non le restò che voltarsi con aria interrogativa verso la faccia dello sweeper, che con voce ferma le chiese:

“Dimmi, secondo te, che misura porta?”

Ma che razza di domanda era? Altro che scrupolosa indagine in cerca di sospetti, quel maniaco stava unicamente valutando le qualità delle possibili prede! E lei che lo aveva pure assecondato...

“Ma che vuoi che ne sappia!” rispose irritata.

“Beh, poco male, tanto penso che con il mio charm conquisterò un bel po’ di pulzelle!” esclamò fiducioso. “Non trovi anche tu che gli abiti da sera mi donino un sacco?” continuò pavoneggiandosi, osservando compiaciuto la sua immagine riflessa sul vetro della finestra.

“Ti ricordo che sei qui per lavorare,” puntualizzò Angel incrociando le braccia.

“Lo so, lo so, non preoccuparti…” la tranquillizzò lui, spostando furiosamente gli occhi a destra e a manca. Nel suo tono di voce Angel non riusciva a trovare nulla di rassicurante.

“Ma si può sapere chi diavolo stai cercando?” sibilò furente. Non ne poteva più di osservare la testa dello sweeper ruotare come un periscopio.

“Sto solo selezionando le mie dame.”

“Ma perché non provi a vedere se Kaori è già qui? Io non l’ho ancora vista in giro, magari non è ancora arrivata.”

“Meglio così!” sbottò Ryo stracontento, allontanandosi da Angel e dirigendosi verso la pista da ballo, pronto, a suo dire, a far girare la testa a qualche bella fanciulla.

Angel non trattenne un sospiro colmo d’angoscia, senza la partner a tenerlo d’occhio, c’era da aspettarsi di tutto da un tipo come lui.

 

Lo sweeper tentò diversi approcci galanti, ma il risultato fu un deludente due di picche, quelle civette si rifiutavano persino di ballare con lui.

Sconfortato si stava dirigendo verso il buffet, quando una donna di incredibile bellezza, avvolta in un morbido abito di seta, era improvvisamente entrata nella sala, arrestandosi accanto ad una vetrata.

Era elegante, sinuosa e aggraziata. Gli occhi erano di una dolcezza infinita, il naso dritto, le labbra carnose, rosse come il corallo, schiuse in un sorriso che lasciava scorgere due file di denti bianchissimi. I capelli, corti e mossi,  le ricadevano sulle spalle che il vestito lasciava scoperte.

Non fu l’unico ad accorgersi di quell’incanto, molti uomini ne erano rimasti ammaliati e molte donne la fulminavano con invidia.

Sembrava spaesata, si guardava intorno in cerca di qualcuno.

Ryo andò incontro alla giovane, che voltatasi, adesso gli dava le spalle.

Restò senza fiato nell’ammirare la profonda scollatura che le lasciava scoperta tutta la schiena.

“Sei un bocconcino niente male,” disse tra sé e sé.

Quando fu a tre passi da lei cercò di attirarne l’attenzione, rivolgendole un complimento.

“Signorina, sa che lei è davvero splendida.”

La ragazza a quelle parole si voltò di scatto.

Ryo rimase come un ebete, senza parlare né muoversi, incredulo, già incredulo.

“Ryo!”

“Kaori… sei tu…” balbettò.

Adesso lei era lì, con il viso a venti centimetri dal suo e lui aveva appena fatto una terribile gaffe. E adesso? Che poteva fare? Da lontano non l’aveva mica riconosciuta.

Maledizione a Eriko, l’aveva proprio trasformata; ma Kaori era sempre stata così bella?

“Bene, finalmente sei capitolato… Sbaglio o hai appena detto che sono splendida? Ma non dicevi che ammettere la mia bellezza per un uomo equivale a dichiararsi omosessuale?”

La bocca di Ryo si prosciugò all’istante.

Non riusciva a capire se a fargli quell’effetto fossero le parole della collega o la disarmante bellezza del suo viso.

Per fortuna a toglierlo dagli impicci arrivò Angel.

“Kaori, sei fantastica!” commentò osservandola.

La sweeper arrossì.

“Pensavo non arrivassi più… Temevo di dover tenere a bada Ryo da sola, sei stata via tutto il pomeriggio!”

“Sai, la mia amica… mi ha aiutato con il vestito e il trucco e così…”

Mentre le donne parlavano, Ryo cercò di defilarsela, ma l’occhio di Kaori non perdeva un suo movimento. Lo sweeper non ebbe nemmeno il tempo di fare tre passi che la city hunter lo richiamò afferrandolo per il collo della giacca.

“Dove credi di andare?”

“Io?”

“Sì, tu, pervertito che non sei altro!”

“Ma se non ho fatto niente.”

“Non ci credo.”

“Credimi invece, Haruko, diglielo tu…”

“Dai, Kaori,” la esortò la giovane diventando dello stesso colore del vestito, rendendosi conto che quei due stavano attirando un po’ troppo l’attenzione con le loro scenate, “per una volta che non mente.”

Kaori non era molto convinta della veridicità di tale affermazione, tuttavia in mancanza di prove fu costretta a lasciare andare il socio. Per quella sera avrebbe fatto meglio a chiudere un occhio, troppa gente per andare in escandescenza. Decise di andare a sedersi su uno dei divani vuoti della sala per sbollire un po’ i nervi, abbandonando Haruko e Ryo senza troppe spiegazioni.

Lo sweeper la seguì con gli occhi sino a quando non prese posto in un sofà traboccante di cuscini, incantato dai suoi passi, dai suoi movimenti ammalianti.

Sentì gli occhi di Angel studiarlo con attenzione, dunque distolse lo sguardo da Kaori e lo rivolse alla scollatura a cuore della biondina.

La ragazza se ne accorse e lo schiaffeggiò con un’occhiataccia.

Ryo capì l’antifona e, ripreso il controllo delle sue percezioni visive, si sforzò di apparire serio, dunque chiese alla 007 delucidazioni sul da farsi.

“Quando dovrei entrare in azione?”

“Dopo il quarto valzer, per quell’ora gli uomini del clan Taira dovrebbero prepararsi per fare lo scambio.”

“Va bene, mi terrò pronto.”

“Come farai con Kaori, quando non ti vedrà più in sala si allarmerà…”

“Non preoccuparti, a Kaori ci penso io.”

Ryo spostò lo sguardo in direzione della collega.

Che cosa? Un uomo le si era inginocchiato di fronte e facendole il baciamano la stava invitando a ballare? Lo sweeper non credeva ai suoi occhi.

“A quanto pare ci sta pensando qualcun altro a tenere impegnata Kaori…” gli fece notare Angel.

Il city hunter provò un’inspiegabile tentazione di scagliarsi contro quella specie di damerino e prenderlo a pugni, ma si placò quando si accorse che la socia, abbozzando un mezzo sorriso e inventando una qualche scusa, lo aveva fatto allontanare con la coda tra le gambe.

Ma che cavolo gli era preso? Non poteva mica diventare geloso tutt’ad un tratto.

Riprese ad osservare la sweeper. Era strano vederla con indosso quell’abito tanto elegante.

Kaori era sempre stata seria, silenziosa, concentrata, non assomigliava alle ragazze della sua età, non si metteva in ghingheri per attirare su di sé l’attenzione degli uomini, non faceva la civetta, tuttavia ne era sempre stato irresistibilmente attratto. Anche adesso, mentre con occhi sognanti guardava gli invitati danzare al centro della sala.

 

“Maledizione a Ryo, riesce sempre a farmi innervosire, che gli costa ammettere che anche io sono una bella ragazza? Uffa… Che bella musica, forse ho fatto male a rifiutare di ballare con quell’uomo… beh, ormai è troppo tardi, pazienza, resterò a fare la muffa tutta la serata su questo divano, oppure potrei andare a ingozzarmi al buffet… Che pensieri deprimenti, forse avrei fatto meglio a restarmene a casa, tanto più che Ryo si sta comportando degnamente e non sta importunando nessuna… Mi chiedo cosa ci faccia io qui?”

I pensieri di Kaori si arrestarono di colpo quando un uomo le si avvicinò, si inchinò e le tese la mano.

“Può concedermi questo ballo, signorina?” chiese abbozzando un inchino.

Lei sgranò leggermente gli occhi, sorpresa, poi annuì col capo e sorrise.

Era imbarazzata e se a porle quell’invito fosse stato un uomo qualunque, pensò, forse non sarebbe stata neanche così agitata, invece si trattava di Ryo e questo l’aveva colta alla sprovvista. Lo seguì sulla pista da ballo e presero a danzare in silenzio.

“Stava ballando o stava sognando?” si ritrovò improvvisamente a chiedersi, Kaori quasi non credeva ai proprio occhi: Ryo non aveva mai ballato con lei. Be’, le cose non stavano proprio così, una volta aveva danzato stretta tra le braccia dello sweeper, ma non contava, perché lui non sapeva che quella ragazza fosse in realtà lei, truccata com’era, con quella lunga parrucca, gli abiti eleganti. L’aveva scambiata per una Cenerentola di città, un’altra donna, insomma. Per lo meno, era questo ciò che credeva Kaori, del tutto convinta che Ryo non l’avesse affatto riconosciuta.

Adesso erano così vicini che poteva sentire il cuore di Ryo battere tranquillo, chissà se anche lui poteva sentire il suo che, invece, tamburellava all’impazzata. Tesa come una corda di violino e terribilmente impacciata, quasi non si rese conto che, seguendo le note di un walzer, il loro ballo aveva preso un ritmo più lento.

“Sigh,” sbuffò improvvisamente lo sweeper con aria sconsolata, rompendo l’atmosfera da sogno.

Kaori sollevò gli occhi verso la faccia palesemente delusa del collega.

“Avrei preferito ballare con Haruko… Se avesse ballato con me, non ci sarebbe stato bisogno di tenerla d’occhio a distanza ballando con un mezzo uomo. In questo modo mi sto rovinando la reputazione…”

Fu in quel preciso istante che un'ondata di rabbia iniziò ad annebbiare il cervello di Kaori, che perse      completamente il controllo della situazione.

Lo guardò scioccata, mentre la sua mano partiva da sola per affibbiargli un ceffone. Il socio però le afferrò il polso a pochi centimetri dal viso. Un lampo le attraversò gli occhi. Avvampò. Aveva voglia di imprecargli contro. Fece per aprire la bocca, ma lo sweeper gliela sigillò con una mano.

Delle teste si girarono nella loro direzione interrompendo il ballo. Kaori si rese allora conto che stavano dando spettacolo, che una coppia era rimasta bloccata nel bel mezzo di una piroetta e che Haruko li guardava con occhi di fuoco. Arrossì di vergogna e di collera.

Scostata con violenza la mano di Ryo dalla propria bocca, si voltò, si fece strada tra le altre coppie della pista, e cercò un luogo dove eclissarsi per il resto della serata.

Quel bastardo, perché ogni volta doveva umiliarla in quel modo? La illudeva, ecco cosa faceva, la faceva sentire importante e poi la gettava via come se fosse un giocattolo rotto. Senza farsi problemi diceva tutto quello che gli passava per la testa, senza pensare che le sue parole potessero farle del male.

Uscì da una portafinestra della sala e si addentrò nel giardino che circondava la villa. Non appena avvistò una panchina la occupò, dando libero sfogo alla sua rabbia.

“Brutto zoticone, maniaco, ignorante, buzzurro, animale, miserabile sottosviluppato porco schifoso… Lascia che ti metta le mani addosso e sarà un miracolo se ti potranno riconoscere nei giorni a venire...”

Haruko si avvicinò allo sweeper fulminandolo con gli occhi.

“C’era bisogno di creare tutta questa messa in scena per tenere lontana Kaori?”

“Un metodo vale l’altro…”

“Non credi di aver esagerato? Kaori è letteralmente scappata dalla sala…”

“Kaori non doveva neanche essere qui, se è per questo; con tutta questa faccenda, lei, non c’entra niente,” disse serio mettendo fine alla discussione. “E ora, sarà meglio avviarci, il walzer sta quasi per terminare.”

  
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