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Autore: Gondolin    30/11/2010    5 recensioni
“Visto che porti il nome della dea dell'amore... San Valentino è un po' come fosse il tuo onomastico”, ridacchiò Shion tirando fuori dall'ampia veste un pacchettino avvolto in una vistosa carta rossa.
San Valentino coincide con un periodo di delusioni amorose? Nessun problema, c'è sempre il crack per consolarsi! In caso ve lo chiedeste, no, questa fanfic non ha senso, e no, non credo davvero che sia plausibile, ma la trovo adorabile lo stesso.
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aries Shion, Pisces Aphrodite
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'All You Need Is Love (and a Sanctuary full of cute hot boys)'
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Warning: CRACK (be', se non ve ne siete già accorti guardando la coppia... *rotola*), shonen ai, vago OOC (a dire il vero per essere una crack!fic credo di aver fatto miracoli; più che altro i caratteri sono un tantino esagerati nelle loro caratteristiche), solito post Hades con tutti vivi e pucciosi
A/N: mi bastano 5 minuti con [info]Kagu, santissima Atena!, 5 minuti e già plottiamo certe bestialità!
Io mi sono accaparrata questo, e lei avrebbe dovuto scrivere (circa dieci mesi fa, mentre io scrivevo questo -sì, mi ci è voluto un po' a trovare il coraggio di postare XD- quindi ormai io dispero di vederlo realizzato) il prompt “gemello”: Saint Seiya, Death Mask/Dohko, "Sotto a un tappo cinese che ci copia il passato di pomodoro no!"
Rose, velluto e cioccolato per il meme delle ricorrenze di San Valentino @ [info]michiru_kaiou7
Che Atena mi perdoni!

 

***


Per quanto ci provasse, Aphrodite non era estraneo al mondo come Shaka, né riusciva a prendere tutto con la calma bonaria di Aldebaran. C'era una certa persona in particolare che minacciava continuamente il suo sistema nervoso, e con esso anche l'integrità del suo bel viso, poiché com'è noto arrabbiarsi favorisce l'insorgere delle rughe. Anche se aveva solo venticinque anni, Aphrodite era già morto tre volte nella serie canon e una in un OVA fuori dalla continuity ufficiale, e dunque iniziava a sentirsi sulle spalle il peso del tempo passato: più di ogni altra cosa temeva che il suo aspetto potesse iniziare a dimostrarlo.
Tutto preso nel proprio nervoso rimuginare su come evitare di farsi causare un esaurimento nervoso dal signor io-non-devo-spiegazioni-a-nessuno di Cancer, per poco non andò a sbattere contro il Grande Sacerdote, che stava scendendo proprio in quel momento le scale che separavano il Tredicesimo Tempio dalla Casa dei Pesci.
“Sommo Shion, cosa ti porta qui?”
Anche se continuava ad usare il titolo che gli spettava, col tempo ad Aphrodite era parso quasi naturale smettere di dargli del voi. Non si era però azzardato a prendere l'iniziativa, ed era stato Shion stesso a chiedergli di trattarlo con più confidenza. “Dopo tutto”, aveva detto, “non sembro poi così vecchio. E il mio ruolo, ora che le guerre sono finite, è di relativa importanza”.
“La tua presenza, naturalmente”, rispose l'ex Cavaliere di Aries con un sorriso così bello ed enigmatico che per un momento Aphrodite glielo invidiò.
“Perfetto. Ero proprio in cerca di compagnia”, annuì Pisces, soddisfatto solo a metà di quella spiegazione, facendo un ampio gesto -un po' troppo teatrale, forse- per invitare l'altro ad entrare nel Tempio.

“Visto che porti il nome della dea dell'amore... San Valentino è un po' come fosse il tuo onomastico”, ridacchiò Shion tirando fuori dall'ampia veste un pacchettino avvolto in una vistosa carta rossa.
Aphrodite, com'è intuibile, adorava quel colore. Un po' meno il contenuto della scatola. “Q-quelli s-sarebbero... cioccolatini?”, balbettò, riconoscendo il nome di una celebre pasticceria di Atene sulla confezione.
“Mi pare ovvio. Perché quell'espressione?”
“Magari a voi lemuriani non succede, ma hai una vaga idea di quello che questi ordigni al glucosio”, puntò un dito tremante contro l'innocente scatola, “causano alla mia pelle?”
Shion non parve cogliere la drammaticità della situazione. “Cosa ti aspettavi che ti regalassi? Delle rose?”, sbottò, alzando gli occhi al cielo.
“Potrei regalarne io a te. Di velenose”, minacciò il Saint di Pisces, “E comunque non capisco cos'abbiamo noi a spartire con questa stupida festa commerciale americana”.
Il Sacerdote si strinse nelle spalle. “A dire il vero niente, ma io la trovo adorabile lo stesso. Visto che abbiamo tante cose in comune avevo immaginato che anche tu potessi apprezzare”.
“L'unica cosa che abbiamo in comune tu ed io è il colore dei tuoi occhi e quello del mio lucidalabbra, ed entrambe sono cadute di stile che Kurumada-sensei pagherà care, prima o poi”.
Questo non avrebbe dovuto dirlo. Shion si infuriò. Tutto si poteva criticare, tutto prendere in giro, tutto, ma i suoi occhi no. Era come chiamare gerani le rose di Aphrodite, come dare della mucca ad Aldebaran, come appiccicare cewing-gum masticati sul loto di Shaka, come dare a Camus del “pel di carota”, come dire a Milo che lo scorpione era un insetto, come far vedere Fight Club a Saga, come propinare a Death Mask insalata di granchio, insomma, peggio che ricordare ad Edipo la festa della mamma.
“I. Miei. Occhi. Non. Sono. Di. Cattivo. Gusto. Tu, piuttosto! Con la tua aria da non-si-capisce-bene-se-è-una-donna-che-tenta-di-fare-l'uomo-o-viceversa hai minato alla base la fama di noi cavalieri! Se mai nella prossima generazione ce ne sarà qualcuno di etero nessuno lo prenderà sul serio. E questo per colpa di chi?”
Aphrodite poteva anche essere stato avventato nel pronunciare certi giudizi sugli occhi del Grande Sacerdote, ma quest'ultimo si era praticamente scavato la fossa con le proprie mani. Mettere in dubbio la virilità del cavaliere dei Pesci era da sempre conosciuto come il modo più rapido per porre fine alla propria esistenza, il che poteva anche essere utile se si era un aspirante suicida e Phro era sufficientemente di buon umore da utilizzare una rosa rossa.
To make a long story short e risparmiare i dettagli più patetici del litigio ai gentili lettori, proponiamo una di quelle cose che i professori di italiano al liceo chiamano ellissi, e delle quali spesso si sottovaluta l'utilità.
Dopo circa mezz'ora...
Aphrodite teneva per il bavero uno Shion ormai palesemente annoiato dal litigio, il gambo di una rosa bianca puntato dritto sul suo collo candido, ma anche lui ormai aveva iniziato a perderci gusto. Dopo tutto solitamente andava abbastanza d'accordo con Shion: anzi, forse era l'unico -a parte Camus e, per motivi diversi, Death Mask- col quale il suo innato senso di superiorità nei confronti del mondo gli permetteva di interagire decentemente.
“Fingiamo di essere persone mature e lasciamo perdere questa storia?”, propose il Grande Sacerdote.
Dato che l'idea di morire di nuovo per uno Starlight Extincion non gli garbava affatto, Aphrodite mollò la presa, ma protestò: “Non mi piace l'aggettivo maturo. Cronologicamente, dopo 'maturo' viene 'marcio'”.
“Senti, ragazzino, vuoi tacere una buona volta?”
Pisces sbuffò appena, mettendo su una deliziosa espressione imbronciata.
“Allora, pensi di poter vedere la seconda parte del regalo senza crisi isteriche?”
“Io non ho cris- aspetta, hai detto seconda parte? Ma, Shion!”, per l'imbarazzo Aphrodite dimenticò persino il 'Sommo' e Shion sorrise sotto i baffi (che no, non aveva: non è crack fino a questo punto, è solo un modo di dire), “Non dovevi disturbarti tanto per me. Non saprei nemmeno come-
“Ricambiare?”, domandò Shion sornione, “Vedremo...”
Da una qualche tasca -forse la tunica da Grande Sacerdote era stata cucita da Mary Poppins- trasse un involto poco più grande della scatola di cioccolatini, ormai dimenticata sul tavolo, e la porse ad giovane Saint. Questi, accettandola, ne tastò curioso la consistenza. Non c'era scatola stavolta. Scartò piano l'involto composto da molti strati di carta velina di diverse tonalità di rosso, staccando con le dita sottili ed eleganti i pezzettini di scotch. Si stava gustando l'attesa. Finalmente la carta cadde a terra, rivelando un meraviglioso gilet di velluto color vinaccia, scuro, cangiante, quasi tendente al porpora, con rifiniture dorate e bottoni rotondi dorati anch'essi. Sembrava uscito dal guardaroba del set di Le relazioni pericolose ed era bellissimo.
“Ma è meraviglioso!”, esclamò Aphrodite estatico.
“Chi era che non si fidava del mio buongusto?”, domandò Shion con un sorrisetto maligno.
Il Saint sbuffò e, senza rispondergli, si liberò del maglione di lana per provarsi subito il gilet: gli andava alla perfezione. “Hai anche indovinato la taglia”, si complimentò, lanciandogli uno sguardo penetrante.
“Ho un certo occhio quando si tratta di shopping”.
“O quando si tratta di me? Non penso che tu conosca la taglia di tutti i tuoi cavalieri”.
“Ricordati che io riparavo armature. È più che naturale che io faccia caso a certi dettagli: non potevo certo rischiare di allargare o stringere nei punti sbagliati”.
“Come vuoi...”, concesse Aphrodite, muovendo la mano sinistra in rapidi circoli, un gesto che aveva preso da Death Mask e che si sarebbe potuto tradurre con: “See, come no!”
Shion assottigliò lo sguardo. “Credevo che il tuo narcisismo ti permettesse di non aver bisogno di conferme del fatto che la gente ti guarda”.
“Oh, no, invece”, rise Phro, “E' proprio questo il bello”, fece un passo verso il Pontefice, “Sentirsi dire quello che già si sa può essere prevedibile, ma è estremamente soddisfacente. Nessuno è immune da questo vizio, nemmeno tu, ne sono certo. Non puoi non sapere di essere bello -non quanto me, naturalmente”, ghignò divertito all'espressione quasi oltraggiata sul volto di Shion, che però taceva in attesa della conclusione di quel discorso delirante, “eppure ho sentito io stesso Dohko sdilinquirsi sull'adorabile piega delle tue labbra mentre mangi litchi, o sulla squisita freschezza della tua pelle”.
Che Atena mi perdoni se riporto anche quest'imbarazzante dettaglio, ma Shion era arrossito fino alla punta delle sue nobili orecchie. “Da quando in qua il mio compagno si sdilinquisce su certe cose in pubblico?”
“Naturalmente durante le feste. Solitamente Camus ed io siamo gli unici a restare sobri”, scrollò le spalle rassegnato, “e Shaka, se il tuo adorato allievo non si mette in testa di fargli godere le serata. Comunque, reggere l'alcool ha il non trascurabile vantaggio di ricordare tutti i momenti di indesiderata sincerità altrui. Anche troppo alle volte”, concluse, pensando all'ultima volta che aveva scaraventato via Mask dalle tette di una Shaina completamente priva della facoltà di intendere e di volere.
Le guance di Shion erano tornate del loro abituale pallore -forse persino più dell'abituale. “Ah, comprendo”, sospirò l'uomo, cercando di ricordare l'ultima volta che aveva udito dei complimenti da parte di Dohko. Era passato di certo molto, molto tempo. La paura di invecchiare non attanagliava il suo animo con la stessa forza con cui tormentava Aphrodite, ma anch'egli ne andava soggetto, e ben più a ragione, lui che la vecchiaia l'aveva già vista e vissuta sulla propria pelle, ora rinata, un tempo ingrigita e coperta di rughe.
“Sommo Shion?”, la voce delicata di Aphrodite lo scosse dalle sue tristi riflessioni, “C'è qualcosa che ti turba?”
“Ciò che turba anche te, temo. Lo scorrere del tempo ed i moti del cuore”.
“Non è il mio, di cuore, a preoccuparmi”, ammise Aphrodite -ammise cioè di avere un cuore, non solo di essere preoccupato. Cercò con lo sguardo una qualche rassicurazione nel volto del Grande Sacerdote, ma vi trovò solo i dubbi di un uomo. Gli venne spontaneo accarezzarlo, come se le sue mani avessero avuto il potere di spazzare via le incertezze da quella bella fronte.
Shion lo ricompensò con un sorriso un po' più sereno e sporse appena il collo in avanti, come un gatto che chiede grattini dietro le orecchie. La mano di Phro scivolò verso la sua nuca e lo attirò a sé. Si trovarono ad ascoltare i ritmi balordi dei loro cuori fronte contro fronte. Poi Shion inclinò di poco il volto, quel tanto che bastava perché le sue labbra sfiorassero quelle dell'altro, che si schiusero come delicati boccioli di rosa al primo raggio di sole. Fu un bacio lungo, lento, del tutto diverso da ciò a cui i rispettivi compagni li avevano abituati.
Quando si staccarono i loro occhi brillavano di curiosità e maliziosa gioia. L'idea di star facendo qualcosa di non proprio giusto attraversò le loro menti, causando uno scoppio di risatine degne di due adolescenti -cosa che entrambi, fra una guerra e l'altra, non avevano avuto il tempo di essere.
“Sono un pessimo padrone di casa”, si rimproverò Aphrodite, “siamo ancora in piedi nell'ingresso. Prego, seguimi”.
Senza aspettare una risposta prese per mano Shion e lo condusse verso la parte più interna del Tempio, dove si trovavano le sue stanze private.

  
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