In sella al mio motorino tutto nero mi sto dirigendo verso casa, il cielo non promette niente di buono, sta per scoppiare uno di quei temporali che a primavera sono tanto rari quanto potenti.
Devo tornare al casa al più presto, temo dal freddo.
Sono solo a casa in quel periodo; i miei genitori sono in vacanza a Parigi.
Lo vedo all’improvviso, un ragazzo alto, con un berretto scuro calato sulla fronte e con un ridicolo paio di occhiali grossi neri; di solo non c’è ne proprio.
Quel ragazzo è conciato peggio di me; tutto bagnato a piedi con solo una borsa rossa che stringeva sotto il braccio.
È fermo, mi fece un cenno come per chiedermi aiuto, -Sali- grido –Presto!-.
Arriva e monta sul motorino, seduto dietro di me, quindi accelero.
Ormai il cielo è quasi diventato tutto nero, rotto dai lampi mentre il temporale impazziva alla grande.
Arrivati vicino a casa mia entriamo nel parcheggio coperto del palazzo.
Scendiamo dal motorino, siamo tutti bagnati, il ragazzo non ha detto nemmeno una parola, trema per il freddo addirittura più di me.
-Vieni!- dico dirigendomi verso l’ascensore che porta agli appartamenti.
Mi segue. È un tipo taciturno.