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Autore: kannuki    28/11/2005    3 recensioni
Era quell’aria sottilmente nervosa e arrabbiata che l’attirava inspiegabilmente verso lo sconosciuto alla fermata dell’autobus...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Era quell’aria sottilmente nervosa e incazzata che l’attirava inspiebabilemnete verso lo sconosciuto alla fermata dell’autobus

“Confessami i tuoi sogni”

“Ne ho molti…”

“Allora raccontami le tue paure”

 

 

Era quell’aria sottilmente nervosa e incazzata che l’attirava inspiegabilmente verso lo sconosciuto alla fermata dell’autobus.

La donna lo osservava con incipiente interesse, mentre l’uomo sbuffava e guardava l’orologio, sporgendo la testa e lo sguardo oltre le macchine in fila davanti a loro. Stavano respirando una discreta quantità di smog che le causava piccoli attacchi di tosse, tosse dovuta soprattutto al raffreddore che se ne stava andando ma che lasciava in lei qualche piccolo strascico.

Picchiettò indolente un piede e frugò nella borsa alla ricerca della fida bottiglietta d’acqua, ma si accorse con un mugolio di insoddisfazione che l’aveva ‘lasciata a secco’.

Sbuffò e la gettò nel cassonetto poco lontano, tornando sui suoi passi, saltellando per evitare l’ultima pozzanghera quasi asciutta, tetra testimone del temporale della mattinata che l’aveva colta senza ombrello, il lettore mp3 nelle orecchie che urlava l’ultimo successo dei Rammstein e quella tossetta secca che la metteva di malumore.

Tornò a voltare lo sguardo verso lo sconosciuto innervosito come lei per la lunga attesa e lo trovò a fissarla. Voltò immediatamente la testa altrove non rendendosi conto che la stava guardando per un  motivo particolare. Canticchiava a fior di labbra, ma a volume abbastanza alto per essere udita. “Che lingua è?” Le domandò mentre cambiava la canzone.

Monia lo percepì con la coda dell’occhio, si voltò a guardarlo, incontrando due occhi scuri e lucidi.

“Mh… tedesco” sussurrò torcendo la bocca in un nuovo colpo di tosse.

“In salute, eh?”
“Molto poca…” rispose alzando un angolo della bocca in un sorriso stentato.
Lui si appoggiò al palo della fermata e soffiò, schiacciando con un piede le foglie secche che coloravano il marciapiede. “Prendete i mezzi dicono..
“Già” annuì un po’ in imbarazzo. Lo guardò di profilo, facendo fior di considerazioni dentro di se. Gran bell’uomo, aria da cattivo ragazzo e decisamente attraente nell’insieme.
“Dimmi che sta arrivando il 19” la pregò ad occhi chiusi ingoiando e muovendo il pomo d’adamo che la donna trovò irresistibile.

“Si” sussurrò un po’ delusa dall’arrivo della vettura.
“Tu dove vai?”

“Da un’altra parte” rispose chiedendosi da dove le uscissero quella risposte telegrafiche.

“Sono belle le tue parti?”
la domanda fu accompagnata da un’occhiata obliqua e un sorriso appena accennato.

“Si” ridacchiò scorgendo in lontananza il proprio bus.

Monia lo osservò salire per mezzo secondo. L’uomo sparì all’interno e non la degnò più di uno sguardo.

Peccato.


***

“Sei a piedi anche stasera eh?”

La ragazza si girò alla voce derisoria che sentì dietro la sua testa. Lo sconosciuto nervoso e bellissimo stava giocherellando con un mazzo di chiavi che le fece tintinnare davanti.

E allora?”

“Allora ti do un passaggio… così mi racconti un po’ di te” decise facendole segno di seguirlo.

La donna lo fissò per un secondo, battè le palpebre e tentennò un po’, finché un nuovo sguardo d’intesa non le fece cambiare idea. “Non so neanche come ti chiami.”
“Francesco”
Monia storse il naso. Le avevano sempre portato guai, i ‘Franceschi’ della sua vita.

 

“Puoi parlarmi dell’amore?”

“Vuoi che ti parli… Perché?”
”Ti piace, l’amore?”
”Nel senso… farlo?”

“No. L’amore. Il sentimento.”

“Si.”

Ma a volte fa male.”

“Capita.”

 
Era una situazione piuttosto bizzarra. A malapena conosceva il suo nome ma tutte le sere tornava a casa con lui, che le raccontava della propria giornata e le chiedeva pareri sugli argomenti più disparati. Mai una volta diede segni di aver altri scopi se non quelli di intavolare un costruttivo scambio di idee.

Monia era perplessa ma quel tipo strambo le piaceva molto. Chi poteva sapere cosa passasse per la testa di ‘Fra’ mentre guidava fino all’appartamento della ragazza.

Numero di cellulare. Per qualsiasi evenienza.

Gli aveva dato il suo e non aveva preteso quello di ‘Mo’ finchè una sera, mentre usciva dal negozio dove lavorava, la ragazza si fermò a rimestare nella borsa al suono insistente della chiamata.

“Ehi..
”Ehi..” Sussurrò a sua volta con il cuore in gola “come mai mi chiami?”

Quell’ ‘ehi’…quell’intonazione calda e bassa… sembrava sempre che stesse per chiederle qualcosa di terribilmente sconcio.

L’uomo si addossò alla poltroncina girevole davanti alla scrivania illuminata dalla luce del monitor “Stasera non posso passare da te, piccola”

Monia restò delusa ma fece metaforicamente spallucce “fa niente. Non sei obbligato” scherzò fermandosi in mezzo al marciapiede.
Perché non vieni da me?”

“Da te… a casa tua?”
“Si, ho abbandonato la cuccia anni fa… quando pioveva era scomoda” ridacchiò strappandole un sorriso. “Ho una casa come tutti… ti do l’indirizzo”

 

Il taxi si fermò davanti ad una via come tante altre. La ragazza pagò e si guardò attorno, fermandosi davanti ad un palazzo alto uan diecina di piani.

Alcune finestre erano illuminate, altre no. Da una, proveniva una sottile luce che fu immediatamente velata da una presenza fisica che le fece aguzzare la vista.
Il suo amico tirò su le leggere tapparelle di plastica e si affacciò, guardando nella sua direzione.

Era vestito solo di una leggera maglietta, quando fuori facevano 18 gradi! Lei a quella temperatura, solitamente gelava!

Le sorrise ma la ragazza non potè vederlo. Lo vide accomodarsi presso la finestra con qualcosa in mano che sembrava…

Il telefono… pensò rispondendo al suo solito ‘ehi’.

“Quarto piano.”

“So contare da qui.”

“Scala C.”

Un sorriso malizioso le si stampò sul viso mentre saliva con l’ascensore.

“Pensi che un giorno potresti amarmi?”
”Non so. È una domanda assurda”

“Allora… potresti amarmi solo per questa notte?”

Pianerottolo, altre tre porte… una aperta.

Se non era quella….

 

Mise un piede dentro un po’ titubante… odore sconosciuto. Fece un passo e si chiuse la porta alle spalle. “Ehi…spero che questa sia casa tua o rischio di fare una figuraccia, oltre a beccarmi una denuncia per violazione di domicilio!” Ridacchiò nervosa posando la borsetta su un ripiano.

L’impermeabile era il suo… idem le chiavi della macchina che riposavano in una ciotola di legno in mezzo ad una moltitudine di chiavi.

“Sono qui… segui la mia voce” le urlò in mezzo a molte risa.

Un passo davanti all’altro, dai non è difficile.

Si appoggiò timidamente alla cornice della porta trovandolo immerso nel computer “che fai?”

“Prospetti… una palla che non ti dico” borbottò girando su se stesso e lanciandole un’occhiata strana. “Brava, sei puntuale”

“Puntuale per cosa?” domandò con un sorriso imbarazzato seguendolo con lo sguardo mentre si alzava, stirava la schiena e le spalle e le indicava qualcosa dietro di lei. “Per la cena”

“Ah… non sapevo di essere tua ospite” mormorò facendo un passetto all’indietro.

Se vuoi possiamo saltare subito la cena e passare alle cose serie” propose avvicinandosi un po’.

Cose serie? Pensò arretrando fino ad appoggiare la schiena al muro. “Ehm… mi sono persa un passaggio”

“Dopo tutti quelli che ti ho dato?” Bisbigliò abbassandosi verso di lei.

“Si... stasera ne ho perso no” assentì alzando il viso.

“Rimediamo facilmente”

Labbra calde, un pò secche. Si posarono sulle sue senza esitazione, mentre una mano saliva lungo il suo collo e le dita danzavano fra i capelli che si arrotolavano docili sottostando al piacere di essere tirati leggermente.

Un formicolio gradevole scese lungo la schiena ma quella sensazione leggera era paragonabile ad un soffio di vento tiepido nel caldo d’agosto.

Tutte quelle stronzate sulle gambe molli e lo stomaco in subbuglio, si rivelavano stranamente vere mentre le labbra del suo amico continuavano a baciarla.

 


Fzzzzz ---- Mode First Date Terminated.     

 

La donna si tolse il visore scrollando i capelli che erano rimasti schiacciati dal caschetto della RV ultimo modello, e tossì secca un paio di volte, prima di posarlo sulla consolle lucida accanto a se.

Aveva scelto bene, stavolta. Il programma della realtà virtuale aveva creato un perfetto primo appuntamento come sognava da tempo. E il suo partner era estremamente desiderabile!

 

Chissà da quale banca dati aveva estratto quel bel visino, pensò l’uomo svincolandosi della tuta e staccando lentamente i cavetti uno ad uno.

Quell’agenzia di appuntamenti RV si era dimostrata un bell’affare. Da riprovare.


Uscì dalla stanza aggrottando la fronte al cartello lampeggiante al neon delVietato fumare’ e si affrettò verso il portone secondario, per quanto gli permettesse la sua schiena malconcia, urtando una donna che un tempo doveva essere stata carina ma che, oramai, portava sul viso tutti i segni dell’età e della vita.
La donna lo guardò appena e lo classificò come un povero sfigato.


Fortuna che a lei non era capitato un tipo del genere!

 

 

  
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