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Autore: Gundam Girl    28/11/2005    1 recensioni
Spike sapeva che non c’era niente da guadagnare guardando Julia più di una volta. Era un demone con le sembianze di un angelo…ed era del suo migliore amico Vicious. Ambientata prima della serie, una fic che racconta il passato di Spike.
Genere: Romantico, Malinconico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Julia, Spike Spiegel, Vicious
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Part Thirteen: The World Spins Backward Every Day

Part Thirteen: The World Spins Backward Every Day

Julia non era sorpresa come pensava avrebbe dovuto essere al ritorno di Vicious. Aveva sempre saputo che sarebbe tornato: ci sarebbe voluto di più di una guerriglia su una luna per ucciderlo.

Decise di concludere l’atto che aveva interrotto e fece per accendere le luci; ma fu come se l’azione fosse separata dal suo corpo, quando fu qualcun altro ad accenderle per lei. Il fioco bagliore elettrico irradiò i capelli bianchi di Vicious, rendendoli argentati. La frangia gli ricadde sulla fronte, oscurandogli gli occhi. Julia pensava che non avrebbero mai brillato nemmeno se vi si fosse rispecchiato il sole.

Senza parole, vide Vicious ritirare le mani dai suoi polsi. Quasi immediatamente, Julia si sentì riscaldare. Vicious si avvicinò al suo tavolo e sollevò una bottiglia di vino bianco.

"Pensavo che dovessimo festeggiare," le disse, un angolo della bocca sollevato in un sorriso. Julia era diffidente, quando non poteva stabilire se il suo buon umore fosse sincero o no.

"Io…certamente," disse lei, con un sorriso forzato, costringendosi ad apparire allegra. "Bentornato a casa." Fece un passo verso di lui e lo abbracciò. Vicious non fece niente di terribile. Mise solo le braccia intorno a lei come intorno a un grosso vaso: fermamente, ma con grande delicatezza.

"Hanno sollevato tutti gli agenti dell’organizzazione dal loro incarico?" gli chiese, sollevando il mento in un tentativo di incontrare i suoi occhi, sperando allo stesso tempo che lui non avrebbe fatto lo stesso.

"No," le disse a bassa voce, evitando di guardarla negli occhi e fissando lo sguardo sulla parete alle sue spalle. "Solo me."

Julia s’irrigidì per un secondo, incapace persino di pensare. L’idea le fece correre dei brividi lungo la schiena, ma riuscì a ridere. Il suono era vivace e pieno di incredulità. Falso. "Perchè l’hanno fatto?"

Ora Vicious la guardò, e la dura espressione del suo viso stranamente rilassato diede a Julia una scossa spiacevole. "Non sei felice?"

"Non essere sciocco." Imprecò dentro di sè per quanto aveva risposto velocemente. "Non potrei essere più felice di averti qui. E’ solo…strano."

"Lo è," disse Vicious, "per gli uomini che non fanno parte del Red Dragon." Si scostò da lei, e il cuore di Julia si scosse. "Vino?"

"Sì," mormorò lei, accettando il bicchiere che lui aveva riempito e bevendo il vino lentamente. Dubitava che fosse avvelenato; Vicious preferiva approcci più diretti. "Era…" voleva parlare, aveva bisogno di riempire il silenzio con una conversazione – Vicious la stava guardando nel modo in cui l’aveva sempre guardata prima di spegnere le luci e abbassare le coperte. "Era pericoloso, su Titan?"

Vicious allontanò il bicchiere dalle labbra. "A cosa stai pensando?"

"Sto solo chiedendo…non sembri ferito." Questo era vero. Non c’erano ferite su ogni centimetro di pelle che Julia riusciva a vedere. Lo trovava strano. La gente non andava in guerra e tornava indietro illesa.

"Ho qualche livido," disse lui come se volesse provare che si sbagliava anche solo con il tono di voce. "Questo è quanto riguarda il fisico." Julia era silenziosa, e lui aggiunse, "Ma il lato emotivo è diverso. Ho visto la morte. Tu…no."

Quando l’aveva incontrato, Julia avrebbe protestato, avrebbe ribattuto e gli avrebbe detto che non aveva vissuto la vita protetta che lui si immaginava, ma non riusciva a pensare di litigare con Vicious, ora. E comunque, in questo momento aveva ragione. Julia non aveva mai visto morire una persona.

Pensò a Spike e capì che c’era andata vicina, comunque.

Le dita di Julia si strinsero immediatamente sul bicchiere. Spike!

Sentì un brivido raggiungerla e notò che Vicious le aveva preso una mano e le aveva tolto di mano il bicchiere. Mettendolo da parte, la strinse a sè e questa volta il suo abbraccio fu completamente diverso da quello di prima. Questo era feroce, più familiare a Julia, rispetto a quello delicato di qualche minuto prima. Vicious intrecciò le dita nei suoi capelli, le fece inclinare la testa all’indietro e la baciò.

Il bacio fu quasi doloroso. Gli occhi di Julia rimasero aperti e spalancati. Capiva che Vicious lo stava facendo di proposito, e piuttosto che stare nelle sue braccia, gli avrebbe detto di lei e Spike. Voleva spingerlo via, ma sapeva che non sarebbe mai stata in grado di farlo.

All’improvviso Vicious si fermò e fece un passo indietro, il respiro alterato solo un poco. Le mani di Julia si erano strette in due pugni, e lui le notò prima che lei potesse rilassarsi. Vicious le rivolse lo stesso strano sorriso.

"Tornerò più tardi," le disse, prendendo la sua giacca e dirigendosi verso la porta. "Devo fare un’altra visita, stanotte."

Julia si sentì raggelare, ma almeno la sua voce venne fuori con decisione. "Il signor Yenrai?" chiese, sperando con tutto il cuore di non sbagliarsi.

"No." Vicious aprì la porta con l’autorità del padrone dell’appartamento, mentre in realtà, qui era un intruso. "Che razza di amico sarei, se tornassi in città e non lo dicessi a Spike?"

No! Incapace di contenere il panico, Julia scattò praticamente in avanti e prese le mani di Vicious. "Non puoi vederlo domani?" Poteva a stento sentire la propria voce sovrastare il cuore che le batteva ferocemente. Il volto le si faceva ogni secondo più pallido, e gli mise una mano sul collo, toccandolo con le dita gelide. "Sei appena tornato a casa," aggiunse lei, sperando che la sua voce fosse più dolce di quanto suonava alle sue orecchie. "Mi sei mancato."

Julia vide qualcosa balenare attraverso gli occhi di Vicious, e una parte di lei seppe che aveva fatto una decisione sbagliata. Il tempo che aveva passato con Spike le aveva dato sicurezza; aveva dimenticato che Vicious capiva sempre se la gente mentiva o meno.

La sua mano afferrò quelle di Julia con forza non necessaria. "Più tardi," rispose. Quelle parole sembrarono a Julia più una minaccia, che una promessa. Lasciò la mano e Julia se la strinse al petto. Vicious si chiuse la porta alle spalle, e il suo rumore trasmise a Julia la decisione di Vicious.

Corse al telefono e compose in fretta il numero dell’appartamento di Spike. Aveva quasi finito, quando si fermò improvvisamente. Vicious poteva tracciare le sue chiamate. Forse l’avrebbe ascoltata persino in questo momento, mentre era in auto.

Il ricevitore ricadde. Julia si accasciò sul pavimento, il corpo scosso dai singhiozzi.

o0o

L’appartamento di Spike era nero come la pece. Non era stato molto attivo, dato che sentiva dolore nel muovere un solo muscolo. Aveva provato a guardare la televisione e aveva cercato di leggere, ma entrambe le attività gli avevano affaticato l’occhio buono – poteva solo sperare che col tempo il suo corpo si sarebbe ripreso dalla debolezza.

Così adesso giaceva sul divano nella stessa posizione in cui Julia l’aveva lasciato cinque ore prima. Non aveva acceso le luci; la notte era giunta e aveva riempito l’appartamento di oscurità. Le ombre percorrevano il pavimento e le pareti, mentre le luci delle auto che passavano per strada vagavano di tanto in tanto intorno a lui.

Non era stanco. Dormire era un altro concetto che gli sfuggiva di frequente, e ora guardava fuori dalla porta a vetri aperta sul balcone.

Accanto all’edificio del suo appartamento c’era un grattacielo segretamente controllato dal Red Dragon. Molte guardie si trovavano lì intorno perchè Spike era l’unico degli agenti che viveva in questo edificio. Ma stasera c’era una figura che non era certamente un agente ordinario.

Il suo corpo era un’ombra dipinta contro la luce che veniva dalla strada sottostante. Intorno ai capelli lunghi fino al mento c’era un bagliore argentato e il coraggio di Spike venne meno solo a vederlo. Passò una macchina della polizia, le sirene che davano un avvertimento. La luce lampeggiava e si rifletteva sulle dozzine di finestre dei palazzi vicini.

Il volto di Vicious fu illuminato per qualche secondo, e apparve demoniaco e scarlatto, prima di piombare un’altra volta nell’oscurità.

Spike avrebbe giurato che il suo compagno aveva sorriso. Ma era stato un sorriso che non aveva mai visto prima d’ora.

Improvvisamente Vicious entrò nell’edificio. Spike seppe che stava arrivando e che l’avrebbe trovato lì, disgustosamente vulnerabile. L’uomo ferito si sforzò di sedersi e di mettersi in piedi, avvicinandosi alla porta per accendere le luci. Tornando verso il divano, ansimava e fu costretto ad appoggiarsi al muro come sostegno.

Guardando dentro un cassetto, tirò fuori una .44, riuscendo a nasconderla nella cintura dei pantaloni—

Spike si sentì raggelare. Si rese conto che si stava armando contro Vicious, qualcuno con cui aveva trascorso tanti anni come amico. L’idea sembrava ragionevole e assurda allo stesso tempo. Ma non bisognava negare che Vicious non era qualcuno da prendere alla leggera.

Si assicurò che la pistola fosse nascosta bene sotto la maglietta che indossava.

Attese cinque minuti buoni, prima che arrivasse il calmo bussare. Facendo un respiro profondo, Spike barcollò verso la porta e riuscì ad aprirla. Il volto di Vicious adesso era pienamente visibile nell’atrio ben illuminato. Spike fece un sorriso, mentre apriva del tutto la porta invitando il suo ex-amico a entrare.

"E così alla fine sei riuscito a sopravvivere," disse, felice che il suo tono fosse pieno di allegria che non sentiva di avere.

Vicious sbuffò leggermente ed entrò nell’appartamento, chiudendosi la porta alle spalle. La mano di Spike era ferma proprio sotto l’interruttore sulla parete, e Vicious non si affrettò a creare più spazio tra loro. "Certo che sono sopravvissuto," disse tranquillamente nel modo in cui avrebbe parlato a Spike prima che il suo mondo venisse totalmente capovolto. "Pensavo che non ti aspettassi niente di diverso."

"Già," concordò Spike, sentendo che i muscoli gli dolevano per lo sforzo di stare in piedi. "Nessuno potrebbe spararti, a parte me." Abbassando leggermente lo sguardo, vide con l’occhio sinistro che Vicious aveva la katana saldamente attaccata alla sua cintura – il fodero che sporgeva dal suo impermeabile nero. "Vedo che non hai perso tempo a metterti l’uniforme."

"Non sono mai stato un perditempo." Vicious studiò l’occhio bendato di Spike con un sorriso gelido. "Ma a quanto pare il tuo talento per venire fuori dai guai illeso è scomparso."

Spike sorrise, senza riuscire a evitarlo. "Un bastardo mi ha sorpreso mentre me ne stavo andando. Mi ha strappato la cornea. L’occhio è nuovo."

Vicious rimase silenzioso per un momento, immerso nei suoi pensieri: "Allora ci vedi per metà. Avere la vista per intero, prima, non ti è servito a vedere i tuoi errori, comunque." Stese una mano e afferrò il braccio di Spike. "Ti aiuterò io."

La stretta dell’uomo dai capelli chiari quasi allarmò Spike. C’era una minaccia nella presa di quelle dita... "Grazie," borbottò lui. Non aveva scelta, e dovette accettare l’aiuto per tornare verso il divano.

Una volta che Spike si fu sistemato, Vicious si sedette su una poltrona vicino al divano.

"Forse," disse lui, in un sussurro. "Non ti saresti affatto ferito, se io fossi stato lì con te."

"No, credo proprio di no." Spike lo credeva bene; Vicious gli aveva salvato la vita già innumerevoli volte. Senza di lui, sarebbe già stato ucciso, e non poteva ignorarlo.

"Come l’ha presa, Julia, la mia assenza?"

Spike sapeva che sarebbero arrivati a questo punto, ma pensava ci avrebbero messo più tempo e che Vicious non gliel’avrebbe chiesto così facilmente. "Era preoccupata." Era la verità, eccetto il fatto che la sua preoccupazione era stata per Spike, e non per Vicious.

"Lo è spesso, non è vero? Le donne ne hanno il diritto," aggiunse lui. Si assicurò che gli occhi di Spike fossero allo stesso livello dei suoi. Rosso contro nero, fuoco contro legno che si rifiutava di bruciare. "Si preoccupano, mentre gli uomini hanno paura."

Spike aveva perso il suo sorriso, e la sua bocca era ferma e decisa. "Fino ad ora," mormorò cupamente, "Non ho avuto alcun motivo di avere paura."

Vicious notò che Spike stava trattenendo il respiro, aspettando la risposta che avrebbe stabilito il suo destino. Sorrise. "Questo è vero. Sai perchè, Spike?"

Spike respirò profondamente.

"Io sono l’unico che può mantenerti in vita," gli confidò Vicious. I suoi occhi brillarono alla luce delle lampade. "E sono l’unico che può ucciderti."

I due uomini sedevano, studiandosi l’un l’altro con attenzione. Le dita della mano destra di Spike si contorsero. Era veloce, e sarebbe stato facile tirare fuori la pistola dai pantaloni, come lo sarebbe stato estrarre una spada dal fodero…

Vicious battè le palpebre – I suoi occhi smisero di brillare. "Non pensi che sia così?"

Spike si costrinse a sorridere. L’azione era dolorosa, e pensò che le sue labbra potessero spaccarsi per la mancanza di sincerità, ma ci riuscì. "Penso che sia così. Almeno sono riuscito a non morire."

"Sì." Vicious si alzò. "Devo andare. Dovrò fare rapporto a Mao, domani. Dovrà sapere quali dei suoi uomini sono tornati."

"Hanno mandato indietro altra gente oltre a te?" Pensando che avrebbe reso Vicious un pò più amichevole, Spike si finse colpito.

Vicious aprì la porta mentre Spike lo osservava dal divano. "No. L’unica persona che ha lasciato quel pianeta sono io. Gli altri, credo, moriranno velocemente."

Spike lo fissò.

Vicious sorrise.

La porta si chiuse, lasciando l’uomo ferito solo nel suo appartamento ad ascoltare il suono dei passi di Vicious che svaniva oltre la porta.

Spike cominciò a tremare; non aveva paura. Non ancora. Stava tremando per il freddo, il gelo che Vicious si era lasciato alle spalle. Era come trovarsi in un inferno ghiacciato.

"Julia…"

Improvvisamente due cose apparvero chiaramente a Spike. Vicious non aveva assolutamente intenzione di lasciar vivere lui o Julia. E Spike non aveva intenzione di permettere che uno di loro morisse.

Ed era tempo di provarlo a sè stesso e alla donna che amava.

 

Ciao a tutti! Questa volta ci ho messo due settimane di troppo ad aggiornare la fanfiction, e la verità è che ho avuto molti impegni con la scuola (come al solito) e che…me la sono presa un pò comoda, visto che ormai mancano solo due capitoli alla fine della fanfiction (ebbene sì…tutto quello che ha un inizio ha anche una fine, e questa storia non si salva) ^^ Ho contattato l’autrice, e mi ha detto che sta lavorando a un’altra fanfiction su Cowboy Bebop (una sul passato di Jet), comunque penso che mi darà il permesso di tradurne un’altra delle sue, con protagonisti Glen e Julia. Non riesco a pensare che questa fanfiction finirà presto, quindi mi sto già preoccupando di trovarne un’altra da tradurne (magari anche una su Spike e Faye…ma è raro trovarne di buone. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto (sempre che ci sia ancora qualcuno che legge la fic!!) ^^

  
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