Arrivo a casa di mia madre trascinando i piedi, Mamoru,
praticamente, mi sta portando di peso a questa stupida festa.
- Usagi, potevamo chiamare e dire che non stavi bene.
- Così mia madre si presentava a casa nostra con tutti i
parenti. – sbuffò seccata – No, grazie!
Arriviamo e suoniamo il campanello, mio padre ci apre
subito, come se ci stesse aspettando dietro la porta.
E’ nervoso… mio padre non è mai nervoso.
- Devi stare calma. – mi dice subito – Non arrabbiarti che
non ti fa bene.
- Cos’ha combinato? – gli chiedo sospettosa.
- Diciamo che la voce della festa in onore del bimbo si è
sparsa in giro. – mormora papà lanciando uno sguardo alla porta di casa.
- Quanta gente ha invitato?- chiedo allarmata.
Papà sospira e apre la porta.
Io e Mamoru restiamo di stucco… la casa è piena di gente.
- Tua madre ha invitato tutto il Giappone.
Mi volto decisa a tornare in macchina ma Mamoru e papà mi
bloccano.
- Ti prego Usagi… staremo poco. – fa Mamoru.
- Se non ti presenti tua madre non ti parlerà per
settimane. – fa papà.
- Se dici così non mi incoraggi a restare papà. – urlo
cercando di divincolarmi dalle loro prese.
- Oh tesoro sei arrivata!
Mi blocco… dio sento che sto per esplodere.. come ha
potuto?
- Dai entra. – fa mamma prendendomi per un braccio – Sono
arrivate anche le tue amiche e due giovanotti che non conosco.
Ma sono troppo infuriata e so che non è un bene nelle mie
condizioni.
Con un forte strettone libero il mio braccio dalla morsa
di mia madre, lei mi guarda sorpresa, senza capire la mia rabbia. Mamoru e papà
si lanciano uno sguardo che vuole dire molte cose.
- Non avevi detto che era una festa per pochi intimi?-
domando tremando dalla rabbia, non voglio assolutamente perdere il controllo.
Mia madre guarda dentro il salotto e alza le spalle.
- Beh.. si è aggiunto qualche nome!
- Qualche nome?- urlo indicando la casa – Ci sono anche i
cugini di terzo grado! Non posso affrontare tutto questo!
- Andiamo cara, - fa lei riprendendomi il braccio – entra
e vedrai che tutto passa in fretta.
Lancio uno sguardo a Mamoru e lui viene subito in mio
soccorso.
Fortunatamente le mie amiche capiscono la drammaticità
della situazione e fanno di tutto per tenermi lontano dalla folla.
Sono esasperata, questa volta ha veramente esagerato, io
non ce la faccio più.
Sono scombussolata da tutti questi ormoni, sono arrabbiata
e confusa, mi fa male la testa e voglio solo tornare a casa.
Mi alzo sotto lo sguardo preoccupato degli amici e vado in
bagno, chiudo la porta e mi siedo sul pavimento, poggio la testa sulle
ginocchia a faccio un profondo respiro.
- Mi dispiace piccolo…- mormoro con un filo di voce –
nascerai veramente in una casa di pazzi.
Bussano alla porta, non rispondo, non voglio vedere
nessuno.
- Usagi stai bene?
E’ Mamoru… no, lui voglio vederlo.
- E’ aperto Mamoru. – dico alzando appena la testa.
Lui entra, mi vede seduta a terra e sospira, richiude la
porta e fa fare un giro alla chiave nella serratura.
Si siede accanto a me e mi mette un braccio sulle spalle
facendomi appoggiare la tesa sul suo torace.
- Sfogati. – mi dice solamente mentre con l’altra mano mi
accarezza i capelli.
E’ quello che speravo mi dicesse… scoppio a piangere senza
neppure un motivo apparente.
- Piccola mia…- mi sussurra cullandomi – mi dispiace
tanto. Quanta volta tua madre ha veramente perso il controllo.
- Mamoru…- singhiozzo contro il suo petto.
- E’ tutto a posto. – mi rassicura – Piangi se ti fa
sentire meglio, usami pure come fazzoletto amore mio.
Tra le lacrime mi scappa una risata, faccio un bel respiro
e sollevo la testa.
- Perdonami…- mormoro – sono gli ormoni. Alcune hanno gli
attacchi di fame, ad altre aumenta l’appetito sessuale ed altre piangono per
ogni stupidata.
Sorride e mi asciuga le guance.
- Sai quando piangi mi sembri un cucciolo da proteggere e
ti adoro sotto questo aspetto. – mi sfiora delicatamente le guance e un sorriso
malizioso si forma sulle sue labbra – Ma non mi sarebbe dispiaciuta la seconda
opzione.
- Stupido. – lo scimmiotto giocosamente – E, comunque, non
mi sembra che ci fosse bisogno della gravidanza per alimentare il mio appetito.
- No, non ce n’era bisogno. – si alza e mi porge una mano
– Andiamo mio tesoro, ti porto via da qui.
***
Sono passati mesi da quel giorno... otto per la
precisione.
Non ho parlato con mia madre per due settimane da quanto
ero arrabbiata con lei, penso che non se ne sia neppure accorta tanto era presa
da tutine ed accessori vari.
Sono una donna col un pancione di nove mesi, mancano due
settimane alla scadenza... ormai ci siamo.
Ammetto che il parto mi spaventa, sono abbastanza
nervosa... ho sempre saputo che la mia soglia del dolore é incredibilmente bassa,
ma mi hanno detto che, alla fine, noi donne sappiamo sopportare molto più di
quanto crediamo.
Mamoru é spaventato quanto me... forse più di me... la sua
più grande paura é quella di non esserci nel momento in cui dovrò andare in
ospedale.
La valigia é in macchina da quattro settimane, gira per
casa controllando che non manchi nulla, ogni volta che lo vedo così angustiato
sorrido e cerco di calmarlo.
L’unico problema, in questa situazione, é il sesso del
nostro bambino.
Da quando abbiamo iniziato a vedere molto più della spina
dorsale o del cuore, nostro figlio ha solo fatto vedere il sedere, impedendoci
di capire se fosse maschio o femmina.
Vuole fare lo spiritoso...
Questo lato del carattere l’ha ereditato dal padre!
Ci siamo rassegnati a scoprirlo quando nascerà.
Siamo in sala a vedere un film, in mano Mamoru ha una
ciotola d pop-corn, io mi sono appoggiata al suo torace cerando la posizione
migliore per questa schiena che pulsa in maniera quasi preoccupante.
Mi sta imboccando come se fa con i bambini.
Dice che deve cerare di fare pratica... gli ho spiegato
che il bambino non mangerà pop-corn, ma non vuole capirla.
Forse é solo un modo per esser dolce.
- Sono finiti. – dico guardando dentro la ciotola.
- Ne vado a prendere altri. – fa cercando di alzarsi.
- Lascia faccio io. – lo blocco alzandomi con molta più
fatica.
Mamma mi sento una balena...
Non vedo più nemmeno i miei piedi!
- Usagi stai seduta. – mi guarda allarmato.
- Mamoru sono incinta non malata! – lo rimprovero
dolcemente – E poi mi fa male la schiena... devo camminare un po’.
Non vedo l’ora che nasca... sono sfinita...
Prendo il sacchetto di pop-corn e li svuoto nella ciotola.
Un crampo improvviso mi fa bloccare.
Oddio...
Passa, riprendo fiato e chiudo gli occhi.
Meglio tornare a sedersi.
Ne arriva un altro... più forte... la ciotola mi scivola
via dalle mani e va in frantumi sul pavimento.
Cavolo era quella che mi aveva regalato Ami per il
matrimonio!
Mi dispererò più avanti.
Sento i passi veloci di Mamoru... sta correndo.
- Usagi tutto bene?- chiede preoccupato affacciandosi
sulla porta della cucina.
- Oh... benissimo...- soffio piano e con molto sarcasmo -
mi si sono solo rotte le acque.