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Autore: Nisi    29/11/2005    14 recensioni
Un'altra what if. Il titolo è stato preso a prestito da una vecchia canzone degli Area. E se Oscar ed André fossero sopravvissuti a quel terribile 14 luglio 1789? Cosa sarebbe successo? Come si sarebbe evoluto il loro rapporto?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ce l’avevano fatta.

Dopo quella giornata infernale, dopo tutto quel sangue e quegli spari, erano rientrati in caserma.

Sani e salvi.

Oscar non aveva perso nessuno dei suoi uomini ed André ed Alain erano in piedi accanto a lei, in mezzo al cortile dove di solito facevano le parate.

Qualcuno di loro era ferito; la maggior parte aveva il volto tumefatto o pieno di graffi, ma avevano tutti portato a casa la pelle, grazie al cielo.

Quando avevano varcato il cancello, non aveva trovato nessuno di guardia. Il luogo era di fatto deserto ed il colonnello Dagout se n’era andato.

Era un brav’uomo ed Oscar non fu sorpresa di non trovarlo più lì: se fosse rimasto, non avrebbe potuto evitare di arrestarli tutti e di deferirli alla corte marziale Per cui si era ritirato in buon ordine, in silenzio, com’era tipico di lui.

Era una serata afosa ed Oscar sentiva impellente il bisogno di togliersi di dosso quella uniforme strappata in più punti, sudata e sporca del suo sangue e di quello altrui.

Un bagno…

Le sembrava un lusso, ma ne aveva urgente bisogno.

Qualche momento da sola con sé stessa, anche per aver la possibilità di riflettere sulla svolta improvvisa che aveva preso la sua vita: da nobile comandante delle guardie, in poche ore si era trasformata nella compagna di un rivoltoso.

Le ultime ore erano state un turbine di avvenimenti e non aveva ancora avuto l’opportunità di fermarsi a valutare quello che le era capitato.

Ripensò ai soldati che quel giorno erano periti per mano sua, ma dopo un attimo i suoi pensieri corsero a quanto era avvenuto la notte prima, tra lei ed André e si sentì mozzare il fiato in gola.

Si portò la mano al petto, quasi a smorzare quell’impeto di felicità che l’aveva posseduta per un attimo e desiderò con tutta sé stessa poter rivivere quei momenti di gioia travolgente.

Erano tutti riuniti nel piazzale e si apprestavano a ritirarsi nei loro alloggi.

Oscar prese gentilmente André per la mano e lo tirò in disparte.

“André, ascolta.” esordì titubante Oscar, vergognosa per quel chiaro gesto di affetto espresso in pubblico.

“Dimmi, Oscar” le rispose dolcemente lui.

“Io… rientro nel mio alloggio per darmi una ripulita.”

“Molto bene.” André annuì con un sorriso, avendo intuito la direzione che avevano preso i pensieri della sua compagna.

“Io… mi chiedevo se… se volevi passare la notte con me, André.” Oscar espresse la sua richiesta mormorando, le palpebre abbassate sulle guance fattesi improvvisamente di fuoco.

André le si avvicinò e le sussurrò nell’orecchio:”Certo che voglio passare la notte con te, Oscar. In fondo tu sei la mia donna, no?” e le sfiorò lo zigomo con l’ombra di un bacio e la fissò, come aspettando la conferma di Oscar alla sua affermazione.

“Si, è vero, André.” rispose piano lei, “Sono la tua donna. Allora, ti aspetto più tardi da me.”

“Certo, Oscar.” con un cenno del capo, si voltò e si apprestò a raggiungere i compagni che già si erano ritirati nelle camerate.

* * *

“E tu cosa fai qui?” lo sbeffeggiò Alain, non appena lo vide varcare la soglia del dormitorio.

Le risate dei commilitoni fecero eco a quella di Alain:”Già, André. Il comandante non ha bisogno di te questa notte?”

Andrè non rispose, ma si sdraiò in branda ed incrociò le braccia sotto la testa.

Non ricevendo risposta, i compagni lo lasciarono presto in pace.

Erano abituati ai silenzi di André e prenderlo in giro non dava mai soddisfazione.

Pochi minuti dopo, l’unico rumore che pervadeva lo stanzone era il russare sommesso dei compagni.

Presumibilmente, André era l’unico a non essere ancora addormentato.

Sarebbe andato da Oscar da lì a poco e si scoprì profondamente emozionato.

Non riusciva ancora a crederci: la notte precedente aveva realizzato il sogno che accarezzava da una vita ed Oscar era diventata sua.

Quella mattina aveva dichiarato davanti a tutti che era diventata la sua compagna; lui stesso, nell’udire quelle parole così fiere ed appassionate, era trasalito per la sorpresa e l’orgoglio che una donna così si fosse donata semplicemente a lui ed avesse posto la propria vita nelle sue mani, consapevole di quello che stava facendo ed allo stesso tempo, piena di fiducia.

Gli tremavano perfino le mani e rise di sé.

La sera prima, quando Oscar gli aveva dichiarato il suo amore, si era semplicemente lasciato andare.

Non era stato più in grado di pensare a niente che non fosse Oscar ed aveva lasciato parlare il suo corpo ed il suo cuore, accantonando per una volta i pensieri foschi che popolavano il suo cervello.

Forse, anche per Oscar era stato così: probabilmente lo spavento che aveva preso quando lui era stato colpito aveva fatto scattare qualcosa dentro di lei e non era stata più in grado di tacere e per una volta, i sentimenti avevano avuto la meglio sul proverbiale riserbo di lei.

Ora, le cose erano diverse: stava per andare da lei, si erano accordati per stare insieme quella notte. Scientemente, a mente fredda.

Come sarebbe stato? Sicuramente, il letto sarebbe stato più comodo della nuda terra, pensò con un guizzo di malizia. Infilò una mano nella tasca interna della giubba e controllò che ci fossero ancora.

C’erano.

Non erano andati persi durante quella folle giornata.

Bene.

Stava per alzarsi, quando un rumore sopra di sé lo fece sussultare.

Con una capriola, Alain era sceso dalla sua branda ed ora gli stava seduto accanto.

“Hey, amico. Ma chi te lo fa fare di rimanere qui con un branco di soldati come noi quando il tuo comandante è sola soletta nella sua camera?”

Andrè sorrise impercettibilmente:”Ha detto che voleva darsi una ripulita, ma fra poco andrò da lei.”

Alain rise della sua risata squillante, aperta:”Anche se si è unita a noi, la tua Oscar rimarrà sempre un’aristocratica!” ritornando serio, improvvisamente gli domandò:”André, com’è lei?”

André non rispose, ma gli rivolse un’occhiata talmente colma di gioia selvaggia che Alain ammutolì.

“Va bene, va bene; ho capito.” Poi battendogli la mano sulla spalla, gli fece l’occhiolino prima di ritornare nella sua branda:”Stanotte vedi di farti onore, amico!”

* * *

Ora andava meglio.

L’acqua tiepida come al solito aveva fatto miracoli.

Si stava passando la spugna lungo il corpo con movimenti lenti e ritmici.

Appoggiò la testa contro il bordo della vasca e lasciò ricadere la spugna nell’acqua profumata.

Chiuse gli occhi.

Non vedeva l’ora che André arrivasse.

Sospirando, si rese conto di essere perfettamente in grado di comprendere i sentimenti e le motivazioni che avevano guidato gli atti della sua sovrana nei confronti di Fersen.

Esisteva solo lui, il mondo aveva un senso solo perché Fersen lo abitava e lei poteva vivere unicamente perché Fersen era in vita.

La capiva, finalmente. Perché ora lei provava gli stessi sentimenti per André.

Non poteva più vivere da sola e questo lo aveva capito da tempo.

Ogni più piccolo, insignificante avvenimento della sua vita comprendeva anche André; ogni ricordo, ogni secondo, ogni battito di cuore lo condivideva con lui.

Ed ora, aveva capito che non voleva, non poteva più fare a meno del suo amore.

Uscì dalla vasca e si avvolse in un grande telo pulito I ricordi della notte prima, della sua pelle, della sua voce erano oramai impressi indelebili dentro di lei.

L’unica cosa che desiderava veramente era che André varcasse quella soglia entro il più breve tempo possibile.

Come richiamato dai pensieri di lei, Andrè bussò alla porta proprio in quel momento.

Oscar stessa andò ad aprire la porta e si scostò per farlo entrare.

“Ciao, Oscar.” la salutò lui.

“Ciao, André.” gli rispose dolcemente.

Lui le prese la mano e cominciò timidamente a giocherellare con le dita lunghe ed affusolate.

Entrambi erano imbarazzati e si sorridevano esitanti, mentre la notte scendeva su Parigi.

“Sono felice di essere qui con te, Oscar…”

Senza parlare, Oscar gli aprì le braccia.

* * *

Notizia importante. A causa delle Madonne che mi state tirando, ho pensato di evitare i vostri accidenti comunicandovi per e-mail gli aggiornamenti alle mie storie. Se scrivete a nisi_corvonero@yahoo.it, verrete inseriti in rubrica, perciò tempestivamente avvisati che ho pubblicato qualche cosa di nuovo. Grazie e tanti baci.

Sciaff, sciaff!!! Litri e litri di melassa vi investono, cari lettori. Ho preso i DVD di Lady Oscar ed ho rinfrescato i ricordi. Peggio per voi.

Il titolo di questa storia è stato preso a prestito da una vecchia canzone degli Area.

Il pezzo di conversazione tra Alain ed André, mi riferisco a quando lui domanda ad André come sia Oscar, mi è stato ispirato da un'altra fanfiction che ho letto sul sito di Laura. Siccome l'ho letta tanto tempo fa, non mi ricordo quale sia la storia, nè l'autrice. Sappiate che quelle due righe non sono mie, io le ho semplicemente prese in prestito.

In ogni caso, spero questa ff vi piaccia. Credo che alla fine saranno due o tre capitoli, per cui una cosa molto breve.

Grazie a tutti, a presto

Nisi Corvonero

   
 
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