CAPITOLO III
Sarei rimasta a
guardarlo per sempre, mi sembrava che non avrei più
potuto ammirarlo così, sfolgorante nel sole del mattino, circondato dai suoi
cavalieri.
Ruppe l’incantesimo
il sommesso ma udibilissimo “Uh-uh, niente male” di Mathrel. Sentii anche il
suono secco e severo del nocchino che le aveva tirato
Imhlen.
Éomer mi aveva
guardata con soddisfatto rispetto, mi sussurrò Imhlen mentre
il mio futuro sposo voltava il cavallo e gridava:
“Suonate i corni!
Suonate i corni per Lothíriel figlia di Imrahil,
Principessa di Dol Amroth, prossima Signora del Mark!” E sentii in quelle
parole ciò che io avevo espresso con il mio sguardo meravigliato e ammirato:
l’approvazione.
E gli Eorlingas suonarono forte i loro corni,
e tutto il Mark suonò per me, e ne fui felice. Mi sentivo come in un sogno. Poi
uno scudiero di Éomer mi portò vicino una stupenda giumenta pomellata, bardata
come il cavallo di Éomer. Queste furono le prime parole che mi rivolse il mio futuro marito:
“Vieni,
monta su Stellagrigia, te la regalo. Essa è un cavallo purosangue di
Rohan, ed è lontanamente imparentata con la stirpe dei Mearas. Cavalca al mio fianco!”
Aspettò che il suo
scudiero mi avesse aiutata, anche se non ne avevo
bisogno, a scendere e a risalire, poi gli affidò il cavallo che montavo prima.
La éored iniziò a galoppare all’unisono, e
Stellagrigia li seguì da sola, senza che io dovessi fare niente. E dalle schiere dei Rohirrim si levò un canto gioioso:
Suonate i corni, per la nuova Signora del
Mark!
Principessa dal Mare lontano, Lothíriel
figlia di Imrahil
dono di pace da Éomer conquistato!
Molto hanno combattuto i figli di Eorl in quest’Era
Sfidando la morte e l’ombra nera.
Théoden e Théodred ed Éomer ed Éowyn,
il vessillo verde e bianco ha
trionfato,
l’ombra l’assalto ha ritirato!
Cantate, per la nuova Signora del Mark!
Che sia un giorno gioioso,
sangue elfico e marino per la Casa
di Eorl!
Dopo tanta sofferenza
arrivano
giorni di speranza!
Cantate, suonate i corni, per la nuova
Signora del Mark!
E così cantando i Cavalieri di Rohan partivano,
trascinando anche la nostra carovana nel loro galoppo armonioso e veloce. “Che meravigliosa accoglienza” mormorò Imhlen al mio fianco.
“Degna di una regina dei tempi perduti”
“Che
meravigliosi Cavalieri” le fece eco Mathrel. “Tutti così biondi.”
“Non cambierai mai,
Math” la rimbeccò Imhlen.
Éomer, che
cavalcava davanti a noi tre, accanto a mio, si girò un secondo, incrociando il
mio sguardo. Mi rivolse un largo sorriso, poi si volse e spronò il suo cavallo Zoccofuoco.
Io, che mi stavo incominciando a riprendere dall’emozione di averlo visto per
la prima volta, ammutolii di nuovo e continuai a fissare trasognata la sua
schiena.
“Così non puoi
andare avanti, Lothi” disse Mathrel. “Insomma, ci devi passare tutta la vita
con questo Éomer, e se ogni volta che ti guarda rischi di svenire, dubito che
gli sarai di molta compagnia”
“Mathrel ha
ragione, Lothi”esordì Imhlen. Mathrel le lanciò un’occhiata sorpresa.
“Davvero?” chiese.
“Questa volta sì.
Su, Lothi, devi farti coraggio e cercare di essere te
stessa. Non ti sei ridotta così neanche quando nostro
padre era assente e tu e la mamma avete ricevuto quel messo traditore che
diceva che Minas Tirith aveva ceduto e avremmo fatto meglio a mandare ingenti
tributi al Nemico per salvarci! Non puoi svenire se Éomer ti sorride. Cerca di
dimostrare che nostro padre ha fatto bene a scegliere te per essere Regina.”
Le parole di Imhlen mi scossero. Mi raddrizzai la schiena e cercai di
assumere un’aria più dignitosa, specialmente dopo che i Rohirrim avevano
cantato in mio benvenuto.
Vidi che mio padre
mi stava facendo segno di avvicinarmi a lui e a Éomer.
“Vado?” chiesi alle
mie sorelle.
“Vai!” mi risposero
in coro, d’accordo, almeno questa volta.
“Lothíriel, stavamo
parlando di come sta prosperando Rohan dopo la
sconfitta del Nemico. La nostra terra non ha sofferto tanto
per la guerra, ma qui il Nemico, nella forma del traditore Saruman, ha
causato molti danni”
“Il Mark si sta riprendendo
bene” disse Éomer. “Nella scorsa primavera le ferite della terra incominciarono
a guarire quasi miracolosamente, e la mia gente tornò a vivere nell’Ovestfalda.
Le tracce che gli Orchi avevano lasciato furono ricoperte dall’erba verde, e
nonostante le amarezze appena passate il popolo si è messo
al lavoro per far tornare il Mark allo splendore e alla prosperità di prima.”
“Non dubito che
tutto questo sia anche merito tuo, Éomer.”
Il Signore del Mark
non rispose, ma si voltò verso di me e mi chiese:
“Ti piace la mia
terra, Principessa di Dol Amroth?”
“Molto” risposi
guardandolo negli occhi. Mi sembrava che avendomi rivolto la parola avesse
messo in fuga la paura che mi avvolgeva. “Mi pare morbida e insieme resistente,
sconfinata e verde. Mi sembra che un Cavaliere possa galoppare all’infinito su
queste praterie e essere sempre felice, libero come il
vento e sicuro come la roccia.” Mi accorsi che mio padre aveva aspettato le mie sorelle ed era indietro con loro.
“Hai detto un
Cavaliere, ma te? Una Principessa come te potrebbe
essere felice qui?”
“Si…si, Signore del
Mark, io potrei essere felice qui.”
“Mia sorella non lo
era. Si sentiva prigioniera, e adesso vive lontano.”
“Erano tempi
diversi, e io non sono coraggiosa né abile quanto la
Dama dal Braccio di Scudo. Io potrei amare le terre di Rohan come se fossero la
mia patria, ma il Mare…non dimenticherò mai il Mare.”Mi interruppi,
temendo di averlo offeso.
“Non ho mai visto
il Mare”disse lui scrollando le spalle. “Ma so cosa
significa essere trattenuti lontani dai luoghi che si ama di più. Farò in modo
che tu possa trovare in Edoras una nuova casa.”
“Grazie, Sire.”
“Chiamami Éomer.
Éomer è il nome che mi è stato dato quando sono nato,
non Signore del Mark o Re di Rohan. Sono gli stranieri che mi chiamano così, e
tu non sarai a lungo una straniera nel Mark. E tu, non
hai un nome un po’ più corto di Lothíriel, Principessa di Dol Amroth?” Io feci
un piccolo sorriso.
“A casa mi chiamano
Lothi” risposi. “Lothi è un nome abbastanza corto.”
“Va bene. Lothi mi piace.”
Restammo un po’ in
silenzio, poi Éomer cavalcò avanti alla testa della sua éored e io restai sola in mezzo a quei cavalieri. Éomer mi piaceva, mi accorsi. Era vero, non sorrideva spesso e non
era raffinato come mio padre o i gentiluomini della mai corte, ma mi sembrava onesto
e saldo, e perché no, anche bello. Ma da qui a
innamorarmene c’era molta strada. Sarei mai riuscita ad innamorarmi veramente
di mio marito o avrei condiviso il resto dei miei giorni con un uomo che non
amavo?
Arrivammo a Meduseld
nel pomeriggio, dopo una breve ma allegra sosta su una collina di soffice erba all’ora di pranzo. Ebbi modo di osservare come i Cavalieri
fossero affezionati a Éomer, e di quale ammirazione
fosse oggetto. Incominciavo già a sentirmi fiera di lui.
Il Palazzo d’oro
era impressionante e bellissimo. La gente era assiepata ai nostri lati della
strada mentre io, le mie sorelle, mio padre, Éomer e le nostre guardie
personali risalivamo la collina verso la reggia.
“Éomer! Éomer Éadig!”
gridavano gli abitanti di Edoras. “Re Éomer è tornato
con la Principessa venuta dal Mare!”
“Cosa
vuol dire Éadig?”chiesi allo scudiero di Éomer.
“Vuol dire
benedetto” rispose quello. “Sotto il suo comando Rohan, dopo la caduta del
Nemico, sta prosperando come non mai, e la gente ha iniziato a chiamarlo Éadig,
benedetto, dal fato e dai Valar.”
“Grazie di avermelo
spiegato.”
“Prego, Signora.”
In cima a una collina c’era una terrazza di pietra dove da una
fontana a forma di due teste di cavallo zampillava acqua gorgogliante, e poi le
robuste porte dorate e il salone dal pavimento istoriato con pietre
multicolori, che formavano disegni serpeggianti e rune ramificate. Anche le colonne erano riccamente scolpite, e dalle pareti
pendevano splendidi arazzi, uno dei quali rappresentava Eorl il Giovane che
galoppava verso la Battaglia del Campo di Celebrant. Fuori, al sole su una
terrazza retrostante, alcune donne dalla chiome grigie
stavano tessendo un nuovo grande arazzo, che raffigurava Théoden, Éomer ed
Eowyn che galoppavano verso i Campi del Pelennor. Quando si accorsero che le
stavo osservando, si alzarono e si inchinarono, poi si
rimisero al lavoro.
La sera ci fu un grande banchetto.
Il grande salone del trono era stato riempito di tavoli e al
centro c’era un tavolo più grande degli altri, dove sedevamo noi di Dol Amroth,
Éomer e suoi luogotenenti. Avevo conosciuto Gamling il Vecchio, che aveva
combattuto la Battaglia del Fosso di Helm. Ero curiosa di conoscere questa
gente di Rohan, e mi ripromisi di imparare quanti più nomi era
possibile. Furono cantate canzoni nella lenta lingua del Mark e Mathrel e
Imhlen si esibirono in un ballo della nostra tradizione, che chiamavamo
il “Ballo delle Onde” perché si dondolava e ci si muoveva come i flutti del
mare quando iniziano ad agitarsi. Furono molto apprezzate, anche perché le
avevo sciolte dalla promessa di vestirsi male e portavano entrambe gli abiti
che avevano portato da casa, splendenti e brillanti. Anch’io ero vestita del blu di Dol Amroth, ma non seguii
subito le mie sorelle nei loro balli. Infatti Mathrel
aveva convinto due giovani di Rohan a danzare con loro un ballo che conoscevano
entrambi, sia la mia gente che quella di Éomer batteva le mani e i musici
stavano dando il meglio di sé stessi. Era tutto bellissimo, e mi sembrava che
non avrei mai potuto eugugliare Imhlen e Mathrel. Mi andava bene di stare
seduta al fianco di mio padre ed Éomer a guardarle. Senonchè Mathrel si
avvicinò volteggiando a noi, e sorridendo mi costrinse ad alzarmi, poi chiese a Éomer di ballare con me sotto i nostri sguardi attoniti.
Lui si alzò di malavoglia, e così ballammo insieme, e anche se lui in realtà
non era molto bravo, fu divertente.
“Ma tua sorella è
sempre così?” mi chiese mentre danzavamo.
“Si, e non cambierà
mai.”
“Che
strana ragazza. Le donne di Rohan sono molto diverse da voi.”
Non sapevo se fosse un complimento o un commento seccato.
Quella notte, la
prima della mia vita che passai a Edoras, dormii insieme alle mie sorelle nella
camera che era stata di Eowyn. In realtà Éomer aveva
dato una camera per una anche a Mathrel e a Imhlen, ma
loro avevano rifiutato graziosamente.
Io e Imhlen eravamo
già sotto le coperte, invece Mathrel stava ancora ballando al suono di una
musica immaginaria. Sebbene Imhlen fosse la più brava
a danzare, Mathrel metteva più entusiasmo in questo tipo di balli in compagnia.
“Mathrel, vai a
letto” le ordinò Imhlen. “Prenderai freddo.”
Mathrel si coricò
nel letto accanto al mio, ma non aveva alcuna intenzione
di dormire.
“Che
giornata interessante!” esclamò. “Éomer è così diverso da gli
uomini della nostra patria, ma è bello, no? Mi sembra più forte. Non è niente
male, no davvero.” Io le lanciai un’occhiataccia. “Non
voglio mica rubartelo, Lothi! Dico solo che mi piace, come cognato, intendo”
“Quando
sarà il matrimonio, Lothi?” chiese Imhlen.
“Il primo maggio,
fra quindici giorni. Éomer ha detto che verrà anche Eowyn e persino Re Elessar”
“Che
bello, Lothi! Avrai un matrimonio stupendo.”
“Ma
io non amo Éomer” sospirai.
“Come potresti
amarlo? Lo conosci da un giorno.” Mi disse Imhlen. Non
risposi, ma mia sorella sporse un braccio fra i nostri letti e mi strinse una
spalla. “Lo amerai, Lothi. Vedrai.”
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Ecco, il Signore del
Mark è entrato in scena! Che ne dite? Lo so che non è
ancora molto approfondito, ma d’ora in poi mi focalizzerò soprattutto sul
rapporto Lothi Éomer. Mathrel e Imhlen continuano a
piacervi?
Spero che sarete comprensive (o comprensivi
se c’è anche qualche signore fra i miei lettori) con Lothi che si sta dimostrando meno
coraggiosa di uello che credeva lei stessa, ma è un’evento molto importante
nella sua vita e lei in fondo non è che una ragazza ventitrenne. =)
Sempre mille grazie a coloro che mi leggono
e soprattutto recensiscono.
Spero che continuerete a seguirmi.
Un bacio,
Elothiriel