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Autore: VaniaMajor    05/12/2010    5 recensioni
La guerra contro il Signore dell'Est incombe, Sesshomaru e Inuyasha devono trovare un sistema per escludere gli esseri umani dalla battaglia imminente. Miroku ha una buona idea, ma per realizzarla bisognerà che Anna coinvolga alcune persone provenienti dal tempo di Kagome...Ranma e compagnia! Ecco a voi il seguito di 'Cuore di Demone'!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
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Author's note: Quale piano malvagio avrà ordito Soichiro? Povere Anna e Kagome, non sanno cosa le attende! Prima di lasciarvi al capitolo, rispondo a una domanda: la canzone che Anna cantava quando Sesshomaru è andato a prenderla la prima volta è la musica senza parole della colonna sonora dell'anime di Inuyasha, quella che di solito viene suonata con il flauto. Quando canta la ninna nanna a Rin, invece, Anna canta "She moved through the fair", una canzone popolare che vi consiglio di ascoltare! E' bellissima!

«Sento odore di umano.» disse Sesshomaru. Inuyasha annuì.
«E’ su un cavallo.» aggiunse. Guardò il cielo. Il nuovo giorno era appena cominciato. Chi era il pazzo che si aggirava in mezzo a due eserciti di demoni? Sospirò, sconsolato. Anna doveva essere già a metà strada per il castello. Quanto avrebbe voluto vedere Kagome invece che quella brutta faccia di Sesshomaru!
«Vai a vedere chi è.- ordinò Sesshomaru- Se è un seccatore, uccidilo.»
Inuyasha sbuffò, ma lasciò la radura e si appostò su un ramo, in attesa. Chi diavolo veniva a rompere? Un pazzo o una spia? Presto vide il cavallo, completo di cavaliere, giungere al galoppo. Inuyasha spiccò un balzo e atterrò davanti al cavallo, che scartò. Il cavaliere fece fatica a trattenerlo.
«Chi diavolo sei, uomo?» ringhiò Inuyasha, pronto a dilaniarlo. Allo stesso tempo, era curioso.
«Inuyasha?- chiese Kentaro, fermando il cavallo- Voi siete Inuyasha-sama?» Gli pareva lui, ma dov’erano finite le orecchie da cane? E cos’erano quei segni rossi sulla sua faccia? Vide il demone assumere un’aria perplessa.
«Sì, sono Inuyasha. Ma tu chi…- iniziò, prima di riconoscere il giovane guerriero- Tu sei il tipo che ha combattuto contro Ryoga!»
«Sì, sono proprio Kentaro.» confermò il giovane, scendendo di sella con un agile balzo.
«Beh? Che diavolo vuoi?» chiese Inuyasha, corrugando la fronte e incrociando le braccia.
«Inuyasha-sama, dove sono la giovane miko e la demone bionda?» chiese Kentaro, sorprendendolo. Inuyasha ristette.
«Che te ne importa?- chiese- E che razza di domanda è?»
«Sono con voi? Vi prego, ditemi di sì!» incalzò Kentaro. Inuyasha corrugò la fronte.
«Ma si può sapere che diavolo te ne frega, moccioso?» sbottò.
«Sono in pericolo!- quasi gridò Kentaro- Non allontanatevi da loro. Minako-sama ha visto…»
Inuyasha lo afferrò per la collottola.
«Cosa dici?! Perché dovrebbero essere in pericolo?» ringhiò Inuyasha, quasi strozzando il giovane.
«Soichiro…sama…» rispose Kentaro, con voce strozzata. Inuyasha impallidì impercettibilmente.
«Vieni con me.» disse, trascinandoselo dietro. Inuyasha portò Kentaro fino alla radura, quindi lo gettò davanti a Sesshomaru, che inarcò un sopracciglio.
«Ebbene?» chiese. Kentaro rabbrividì. Quel demone doveva essere davvero terribile.
«Dice che Anna e Kagome sono in pericolo. Pare c’entri Soichiro.» disse Inuyasha, scuro in volto. Sesshomaru fu lesto ad afferrare Kentaro per il collo.
“Ma è un vizio di famiglia?” pensò Kentaro, mezzo soffocato.
«In pericolo, dici?- mormorò Sesshomaru, gelido- Sanno entrambe badare a loro stesse. Chi ti manda, Soichiro?»
Kentaro scosse il capo.
«Ho lasciato la sua disonorevole causa.- rispose, con voce rauca- Ora proteggo gli esseri umani, insieme a Minako-sama. Siamo al villaggio di Kaede-sama.»
Sesshomaru strinse appena gli occhi ambrati e Inuyasha impallidì.
«Sesshomaru…ho visto gente nuova dalla vecchia Kaede.- disse- Ho paura che questo tizio stia dicendo la verità.» Sesshomaru lo guardò, quindi fece cenno al ragazzo di andare avanti.
«Minako-sama ha avuto una visione. Ha detto che Soichiro attenterà alle vite delle due giovani e che se riuscirà ad ucciderle l’Ovest verrà sconfitto dall’Est, con conseguenze disastrose per tutti.- raccontò in fretta e furia- Sono venuto per avvisarvi, ve lo giuro.»
«E come vorrebbe ucciderle?» disse Sesshomaru. L’espressione seria e appassionata di quell’umano iniziava a farlo preoccupare.
«Io non lo so.- rispose Kentaro- Però Minako-sama ha parlato di un sigillo…il Sigillo della Vita!»
Sesshomaru si alzò in piedi, lasciando andare di scatto Kentaro.
«Inuyasha, vai a dire all’esercito di non muoversi fino al nostro ritorno.- disse, con voce atona- Dobbiamo partire subito. Non ci metteremo meno di due giorni, anche utilizzando tutta la nostra energia.»
«Vuoi dire che…» mormorò Inuyasha. L’occhiata che gli lanciò suo fratello fu sufficiente. Inuyasha si voltò e corse via per eseguire l’ordine.
“Se Sesshomaru è così preoccupato…maledizione! Speriamo di arrivare in tempo!- pensò, mordendosi un labbro per la frustrazione- Kagome! Anna! Non andate alla Fonte!”

***

«Mi sto annoiando da morire.» disse Ranma, sbadigliando.
«Ti sembrano cose da dire mentre stai combattendo con me?!» ringhiò Ryoga, cercando di colpirlo. Ranma sviò con aria annoiata e mandò l’amico a gambe all’aria.
«Non posso farci niente. Troppi agi, in questo posto.» sentenziò, sedendosi a gambe incrociate sulla schiena di Ryoga.
«Ranma! Ryoga! Venite a fare merenda!» gridò Akane, seduta sotto un grande albero poco distante insieme a tutti gli altri.
«Vedi, che ti dicevo?» sospirò Ranma. Ryoga si alzò di scatto, facendolo cadere, e trotterellò da Akane. «Stupido maiale…» borbottò Ranma, seguendolo con meno zelo, le mani in tasca. Raggiunse gli altri e si sedette, afferrando subito una polpetta di riso.
«Sei di cattivo umore, Ranma?» chiese Miroku, ormai completamente guarito.
«E’ così dal giorno in cui Inuyasha e gli altri sono partiti.- disse Shippo, mangiando un biscotto- Forse perché io e Rin-chan l’abbiamo interrotto quando…» Improvvisamente, la bocca di Shippo fu piena di biscotti di riso. Sango ridacchiò.
«Sei davvero molto simile a Inuyasha.» disse, aiutando il povero Shippo a ingoiare quella mole di cibo. Poi, come rendendosi conto di quanto aveva detto, si voltò verso Kagome, preoccupata. La ragazza sorrise.
«E’ inutile evitare di nominare Inuyasha, Sango. Io sto bene.» disse.
«Sei sicura? Sono due settimane che non abbiamo notizie.» disse Ranma.
«Potevi anche evitare di sottolinearlo.» lo riprese Akane, corrugando la fronte.
«Io trovo sia un buon segno.» disse Miroku, prendendo una pesca dal ben di dio che gli stava davanti. Tutti lo guardarono, stupefatti.
«Come fai a dire una cosa del genere?» chiese Ryoga.
«Se i nostri amici avessero perso gli scontri, adesso saremmo circondati dall’esercito dell’Est.- disse Miroku con tutta calma- Visto che non vedo demoni assetati di sangue fuori dalle mura, ne deduco che l’Ovest ha vinto i primi scontri e ha ricacciato Soichiro fuori dal confine. Se fossero più vicini ci avrebbero mandato dei messaggi.»
«Come ragionamento non è male.» commentò Mousse, sorpreso.
«Naturalmente.» disse Miroku, altezzoso.
«Credo che Miroku abbia ragione.- disse Akane- Inoltre, non credo che un esercito combatta bene senza i suoi generali. Se stanno collezionando solo vittorie, è probabile che Inuyasha, Anna e Sesshomaru stiano bene.»
«Sì, Inuyasha sta bene.» disse Kagome. Si toccò il cuore. «Me lo sento qui.»
«Questo significa che presto potremo tornare a casa.- disse Shan Pu- Se non ricordo male, il pozzo era poco oltre il confine, giusto?»
Sango, Miroku e Kagome annuirono.
«Mi manca il mio ristorante.- sospirò Ukyo- Non vedo l’ora di tornare a casa.»
«Ma quello non è il signor Jaken?» chiese Konatsu, indicando una figurina in lontananza. Aguzzando lo sguardo, tutti poterono vedere il piccolo rospo correre a perdifiato verso le mura.
«Che ha?- chiese Shippo- Forse sono in arrivo notizie!»
Sentirono in maniera confusa una delle guardie gridare qualcosa a Jaken, che si bloccò e iniziò a tornare indietro, mogio.
«O forse no.» sbuffò Ranma. D’un tratto, il portone del castello si aprì e una trafelata Rin corse fuori dal castello, seguita da Rika e Misao, le sue tutrici.
«Si può sapere cosa sta succedendo?- chiese Kagome, spaventata- Misao! Cosa accade?»
Misao, che teneva in braccio il suo bambino, si fermò, lasciando a Rika il compito di correre dietro a Rin.
«Pare che alla Prima Porta sia appena arrivata…» iniziò a rispondere la kitsune.
«Anna-nee-chan!!» gridò Rin, con voce così acuta da spaccare i timpani a tutti nel raggio di mezzo miglio. Tutti si voltarono di nuovo verso la bambina, che tendeva le braccia al cielo. Con agilità, una demone dai capelli dorati, vestita di azzurro, saltò dalla cima delle mura nel giardino, accogliendo Rin fra le braccia e facendola girare per aria.
«Rin-chan! Mi sei mancata!» disse, abbracciandola e sorridendo.
«Anna!» gridò Kagome, correndole incontro. Presto tutti la imitarono.
«Ciao, ragazzi!- li salutò lei- Sono venuta a tener fede ad una promessa!»

***

«Ah…ci voleva proprio.» sospirò Anna, sedendosi tra i morbidi cuscini con aria estasiata. Misao le si avvicinò con una tazza di tè freddo. «Grazie Misao.» mormorò Anna, sorridendo, mentre Rin si dava da fare, offrendo a tutti dei dolcetti.
«Che notizie ci porti, Anna?» chiese Sango.
«Inuyasha sta bene?» chiese Kagome.
Anna sorrise, sorbendo il suo tè.
«Non dovete preoccuparvi. Tutto procede come previsto.- disse, appoggiando la tazza sul pavimento- Abbiamo guadagnato un’ampia fascia di territorio oltre il confine. Il villaggio di Kaede è ormai sotto il nostro controllo.»
«Gli umani che abbiamo battuto?» chiese Ranma.
«Si sono ritirati, come da accordi presi. Direi che non potremmo sperare in nulla di meglio.» disse Anna, mettendo mano a un rotolo di carta che era infilato nella sua cintura. «Tieni, Kagome. Inuyasha ti ha scritto una lettera.» disse, lanciando il rotolo a Kagome.
«Cosa?!» disse Shippo, a bocca aperta.
«Inuyasha sa scrivere? La cosa ha dell’incredibile…» iniziò Miroku, prima che Sango lo zittisse. La ragazza scoccò un’occhiata a Kagome e arrossì.
«Lascia stare, Sango.- disse Kagome, sorridendo e svolgendo la lettera- Mi viene da sorridere al pensiero della reazione di Inuyasha alle parole di Miroku.»
«Io l’ho vista direttamente. Sesshomaru l’ha schernito non poco.- disse Anna, riprendendo a bere- Leggi ad alta voce. Non so che c’è scritto, ma credo che mi farà risparmiare un po’ di fiato.»
«Va bene, come vuoi.» disse Kagome. Si schiarì la voce, mentre tutti facevano silenzio.
«Cara Kagome, come stai?» iniziò a leggere la ragazza.
«Oh, che fantasia.» interruppe Ranma.
«Zitto tu, che non sei certo meglio di Inuyasha.» ringhiò Akane, zittendolo. Le due ragazze si scambiarono un’occhiata complice e Kagome continuò.
«Qui stiamo tutti bene. Quando riceverai questa lettera, Anna sarà tornata al castello. Da questo potrai capire che stiamo davvero tutti bene e che non ti sto mentendo. Stiamo vincendo la guerra, o perlomeno abbiamo cacciato Soichiro e tutta la sua marmaglia dal nostro territorio. Siamo ormai al villaggio della vecchia Kaede, che ti manda a salutare. Gli abitanti stanno tutti bene, sono fuggiti prima che cominciassero gli scontri.»
«Questo mi rasserena. Ero preoccupata per Kaede-sama.» disse Sango.
«E questo ci rassicura anche del fatto che il pozzo è stato recuperato.» disse Ukyo, con un sorriso.
«Non credo che Anna sia qui per un viaggio di piacere, ragazza- spatola.» commentò Shan Pu, sarcastica. Ukyo le affibbiò un’occhiata acida.
«Volete far continuare Kagome-chan?- chiese Shippo- Io sono curioso di sentire cosa è riuscito a scrivere Inuyasha!» Kagome gli sorrise e riprese a leggere.
«Abbiamo già decimato le fila di Soichiro. C’era ancora qualche umano, nei primi scontri, ma ormai non se ne vedono più. Hanno mantenuto il patto. Anche i demoni di Soichiro sono più deboli di quanto pensassimo. Una vera delusione. Ne ho fatti fuori un sacco, avrei voluto che potessi vedermi. Io e Tessaiga siamo scatenati! Corriamo un po’ di rischi e lo spettacolo non è dei migliori, ma almeno continuiamo a vincere. Soichiro non partecipa mai alle battaglie, credo abbia paura che Sesshomaru mantenga la promessa che gli ha fatto. In quanto a me, non appena vedrò la sua faccia cercherò in tutti i modi di spedirlo all’inferno.» Kagome alzò gli occhi su Anna. «Allora Soichiro è ancora vivo?» chiese. Anna annuì.
«Non si è mai visto sul campo di battaglia.- disse, sospirando e corrugando la fronte- Non so da dove diriga le sue armate, ma non si fa mai vedere. Per Sesshomaru e Inuyasha le battaglie che abbiamo sostenuto non sono altro che l’antipasto in attesa della portata principale.»
«E per te?» chiese Ryoga, corrugando la fronte.
«Diciamo che avrò incubi da qui all’infinito.- disse Anna, con un sorriso mesto- Ma sto facendo la cosa giusta.» Fece cenno a Kagome di continuare.
«Sesshomaru sta usando Tenseiga in maniera magistrale, anche se non mi piace doverlo ammettere. Ogni volta che un combattimento finisce, lui gira per il campo di battaglia, resuscitando tutti quelli che può. Così, il nostro esercito è sempre al completo.»
«Questa è tattica!» disse Miroku, con gli occhi che gli brillavano. Sango gli affibbiò un’occhiataccia. Anna sorrise con sarcasmo e Kagome continuò a leggere.
«Credo che Soichiro sia abbastanza confuso e questo mi fa più che piacere. Ho scoperto con un po’ di sconcerto che Anna non è…» Kagome si bloccò, arrossendo.
«Che c’è, Kagome?» chiese Shippo.
«Ehm…» disse la ragazza, non sapendo più che pesci pigliare.
«Vai avanti Kagome.- le disse Anna- Leggi tutto. Voglio proprio sentire.»
Kagome arrossì di nuovo e mandò un accidente a Inuyasha, ma riprese a leggere.
«Ho scoperto con un po’ di sconcerto che Anna non è meno sanguinaria di Sesshomaru. Vederla in battaglia fa paura. Sia come cane dorato che come ragazza minuscola, riduce tutti a mucchietti di ossa e pelle incartapecorita. Ogni tanto deve sparare qualche colpo energetico per liberarsi, altrimenti scoppierebbe da tanta energia riesce ad assorbire in una sola battaglia. Siamo una squadra imbattibile e su questo non scherzo. Anche se andare d’accordo con quel dannato di mio fratello è un’impresa.»
«Ora capisco perché non mi ha fatto leggere la lettera mentre ero al campo.» disse Anna, ridendo e scuotendo la testa. «Così farei paura?» Rise ancora, con una mano davanti alla bocca come una bambina.
«Per Inuyasha è un complimento…» tentò di giustificarlo Kagome.
«Tranquilla, non mi sono offesa!.- la rassicurò Anna, sempre ridendo- Ormai conosco Inuyasha piuttosto bene.»
«Finisci di leggere, Kagome.» la esortò Ranma.
«Come ti dicevo, siamo al villaggio di Kaede, quindi Ranma e gli altri possono usare il pozzo per tornare a casa. Non dico che siamo al sicuro, ma quasi. Anna partirà tra pochi minuti per far loro esprimere il desiderio. Ci vedremo presto, perché sarò il prossimo ad avere la libera uscita (per usare le parole di Anna). Aspettami! Ricordati che…» Kagome si fermò, mentre gli occhi le luccicavano pericolosamente, poi riprese. «Salutami gli altri. Dai un pugno in testa a Shippo per i commenti che sicuramente avrà fatto mentre leggevi questa lettera…»
«Ehi! Non è giusto!» protestò Shippo.
«…di’ a Miroku di togliersi quel sorriso sornione dalla faccia (Sango, dagli l’Hiraikotsu in testa!) o glielo tolgo io appena arrivo, con le cattive.»
«Ah, che bella l’amicizia.» fu il commento di Miroku, che aveva esattamente quel genere di sorriso sul volto. Non era difficile indovinare cosa Kagome avesse volutamente evitato di leggere.
«Spero che la Fonte faccia un pasticcio con i desideri di Ranma, ah ah ah!!! Per il resto, beh…inventa tu saluti per tutti. Ho dato fondo alle mie risorse, il mio pennello si è rotto e Anna ha fretta. A presto. Inuyasha.» Kagome si strinse al petto la lettera, sorridendo.
«Se ha ancora tutta quella voglia di scherzare, significa che sta benissimo.» ringhiò Ranma, che non aveva gradito molto l’augurio di Inuyasha.
«Sei più tranquilla, ora?» chiese Anna. Kagome annuì. «Bene, allora possiamo darci da fare.»
«Darci da fare?» chiese Sango, corrugando la fronte. Anna sorrise.
«C’è un bagno che vi attende, no? O forse avete cambiato idea?» disse, ridendo di fronte alle espressioni di gioia pura che comparvero sui volti dei presenti.
«Vuoi dire che andiamo alla Fonte?» chiese Ranma, alzandosi in piedi con foga.
«Quanto ho aspettato questo giorno!» disse Ryoga, commosso.
«Esattamente. Prima andiamo alla Fonte, poi partiamo. Se avete afferrato ciò che ha detto Inuyasha, ci siamo riappropriati del pozzo. Potete tornare a casa.» sottolineò Anna.
«Yay!!!!!» gridò San Pu, esaltata, saltellando e battendo le mani.
«Coraggio, andate a prendere l’occorrente per il bagno.- disse Anna, alzandosi dai cuscini- La fonte è calda, potremo approfittarne per rilassarci un po’. Mi sembrate tutti sovreccitati.»
In un istante, la stanza fu vuota. Anna scosse il capo sorridendo.
«Li avete resi felici, Anna-sama. Vi hanno aspettata con ansia, in queste ultime settimane.» disse Rika, raccogliendo le tazze e il piatto dei biscotti.
«Sto solo dando loro ciò che si sono guadagnati.» disse la demone, volgendo lo sguardo fuori dalla finestra mentre un’aria scura le adombrava il viso. Un tocco lieve sul fianco le fece abbassare lo sguardo. «Cosa c’è, Rin-chan?» chiese, sorridendo.
«Nee-chan, quando tornerà Sesshomaru-sama?» chiese la bimba, con una luce preoccupata negli occhi. Anna accarezzò la testa della bimba.
«Spero presto, Rin-chan, ma non devi preoccuparti per lui. Sesshomaru e Inuyasha non saranno mai battuti.- disse- Ora va a giocare con Shuei e Shippo-chan.» Rin annuì e si allontanò con i due kitsune. Anna sospirò.
«Ha sempre incubi.- la avvertì Rika- Credo sappia cosa state facendo al confine.»
«Rin-chan è una bambina sveglia.- ammise Anna- Rika, Misao, cercate di rassicurarla, sempre. Se le cose continueranno a procedere in questo modo, presto potremo riprendere una vita normale.» Si oscurò in volto, uscendo dalla stanza. In realtà, non riusciva a essere tranquilla quando era distante da Sesshomaru e da qualche istante un brutto presentimento le stava attanagliando il cuore.
“Sesshomaru, bada a te stesso, mentre sono via.” pensò, dirigendosi verso l’uscita del castello. Cosa poteva essere successo per darle quel senso di ansia? O cosa stava per succedere?
«Siamo qui, Anna.»
Anna si voltò verso la voce di Akane, ferma davanti all’ingresso insieme a tutti gli altri. Sorrise, nascondendo i propri pensieri.
«Allora, siete tutti pronti?- chiese- Si va ad esprimere dei desideri!»
Le grida di giubilo che scaturirono dai presenti non lasciarono spazio al dubbio. Il gruppo uscì dall’ingresso del castello e si avviò verso le Porte.

***

Inuyasha correva a una pazzesca velocità accanto al fratello maggiore, lasciando dietro di sé boschi, fiumi e un buon numero di esseri terrorizzati dal passaggio dei due inu-yokai. Erano già due giorni che correva senza sosta, sempre più teso e preoccupato. Il silenzio in cui si era avvolto Sesshomaru lo riempiva di tensione, che ormai stava diventando insostenibile. Anna doveva essere già a Palazzo, ma loro, anche a quella velocità, non sarebbero riusciti a raggiungerlo prima di sera. Quale terribile pericolo poteva incombere su di lei e su Kagome? Anna era sempre stata in grado di sconfiggere i sicari di Soichiro…tranne quando si era sacrificata per salvare Sesshomaru. E che diavolo era un Sigillo della Vita? Se Sesshomaru era così preoccupato, cosa era stato preparato per nuocere alla sua Kagome? Al solo pensiero, Inuyasha si sentiva rabbrividire.
«Ehi.» disse, senza rallentare il passo. Sesshomaru non gli rispose. «Ehi, Sesshomaru. Cosa credi che abbia preparato quel dannato di Soichiro?» Di nuovo, Sesshomaru non gli rispose. Inuyasha digrignò i denti. «Dannazione, Sesshomaru! Cosa può accadere a Kagome? Che cosa diavolo è un Sigillo della Vita?! Ho il diritto di saperlo!»
Sesshomaru gli lanciò una breve occhiata.
«Hai cercato la Shikon no Tama per anni e non sai cos’è un Sigillo della Vita?» chiese, caustico. Inuyasha si sorprese.
«Cosa c’entra la Sfera?» chiese, perplesso. Sesshomaru tornò a guardare di fronte a sé, quindi riprese a parlare.
«Penso tu sappia come è stata creata la Sfera.» disse. Inuyasha annuì.
«Sì, fu creata dall’unione dello spirito della sacerdotessa Midoriko con quello dei demoni che si erano alleati per distruggerla.- disse Inuyasha, ancora perplesso- L’ho saputo nel villaggio dei Cacciatori di Demoni. Ma tu come conosci questa storia?»
«Tutti i demoni sanno della Sfera. Conoscevo la sua origine e il suo utilizzo prima ancora che tu nascessi. E proprio tu, che la cercavi con tanto impegno, ne ignoravi completamente le caratteristiche.- disse Sesshomaru, sarcastico- Inizialmente lo trovavo piuttosto divertente.»
«Risparmiati il sarcasmo.- disse Inuyasha, con una smorfia- A questo punto, mi sorprende che tu non l’abbia voluta per te.» Una smorfia d’ira solcò per un istante il volto immobile di Sesshomaru.
«Non ho mai avuto bisogno del potere di un oggetto del genere per essere il più forte.- disse, lapidario- Inoltre, non intendo avere a che fare con qualsiasi cosa sia derivata da Midoriko.»
Inuyasha guardò il fratello con stupore e perplessità.
«Perché odi Midoriko?» chiese.
«I Sigilli della Vita furono creati da lei, quando ancora era in vita.» disse Sesshomaru, sviando la domanda. Inuyasha spalancò gli occhi. Ecco dunque il collegamento con la Sfera!
«E cosa sono esattamente?» chiese, curioso.
«Sono appunto sigilli sacri, di incredibile potere. Midoriko ne creò tre, da donare ai grandi templi degli uomini nelle regioni più turbolente.- spiegò Sesshomaru, di malavoglia- Se usati contro un demone, prosciugavano immediatamente tutta la sua energia vitale. Un po’ quello che fa Anna in combattimento. Se si è colpiti da un Sigillo, non si ha speranza di cavarsela. Si muore in un istante.»
«Allora Kagome…» iniziò a dire Inuyasha, impallidendo.
«Ma mi ascolti o no?!- lo zittì Sesshomaru, stizzito- I Sigilli colpiscono i demoni. I demoni, chiaro? E’ Anna a essere in pericolo, idiota!»
Inuyasha si zittì immediatamente, vedendo un lampo rosso passare negli occhi del fratello e cogliendo una nota di pena profonda celata dall’ira. Il cuore di Inuyasha prese a battere furiosamente. In effetti, il ragionamento di Sesshomaru era sensato. Kagome non poteva essere danneggiata da un potere sacro…un potere sacro che, però, era scatenato da esseri umani! Kagome poteva distruggere i demoni, come Kikyo prima di lei, ma contro gli uomini non era che una ragazza indifesa! Se ad Anna fosse successo qualcosa, Kagome sarebbe stata inerme.
«Maledizione….» mormorò, sconvolto.
«Se hai capito, vedi di stare zitto e correre.» disse Sesshomaru, caustico. Imprecò mentalmente. Che crudele ironia, avere di nuovo a che fare con un Sigillo della Vita! L’incubo principale della sua infanzia era tornato a trovarlo, minando di nuovo la vita di qualcuno che amava.
“Non ti permetterò di farlo, Soichiro.- pensò, stringendo i pugni fino a ferirsi i palmi- Non questa volta.”
Come avrebbe potuto dimenticare la visione di ciò che quel sigillo maledetto era in grado di fare? Ricordava ancora, benché all’epoca fosse solo un moccioso, il corpo rinsecchito, così magro da parere uno scheletro ricoperto di pelle, i folti capelli mossi dal vento, come dotati di una vita fittizia e orribile. E le orbite vuote sotto la fronte segnata dal Sigillo…le orbite che un tempo avevano ospitato occhi maliziosi e divertenti.
“Corriamo, mio piccolo?” Quante volte glielo aveva proposto? Poche…troppo poche. Aveva visto, prima che suo padre gli coprisse gli occhi e lo portasse via. Aveva visto e aveva compreso. Sesshomaru strinse i denti, furioso. Non l’avrebbe permesso. Anna non avrebbe fatto la fine di sua madre.

***

Il nutrito gruppo di ragazzi procedeva chiacchierando, camminando rasente il grande muro di cinta in direzione del retro del Palazzo. La sera stava calando e il cielo era dipinto di colori accesi che stavano vertendo con rapidità al blu della notte.
«Non posso crederci, sai?» disse Ranma a bassa voce, attirando l’attenzione di Akane. La ragazza lanciò un’occhiata alla faccia tesa ed eccitata di Ranma e sorrise.
«Sono felice per te, Ranma.» disse, facendolo arrossire.
«E tu? Cosa chiederai, Akane?» chiese il ragazzo, d’un tratto curioso. Akane fece un sorriso misterioso e non rispose. «Dai, dimmelo!» la incitò Ranma. Akane non rispose. Ranma iniziò a punzecchiarla, continuando a cantilenare: «Dimmelo, dimmelo, dai dimmelo….» Alla fine, Akane perse la pazienza e gli diede un pugno nello stomaco per farlo stare zitto.
«Lo scoprirai quando l’avrò espresso.» disse la ragazza. Ranma si stupì, tenendosi una mano sullo stomaco offeso.
«Akane, non dirmi che…che vuoi chiedere…» disse. Akane lo guardò storto, mentre Ranma sussurrava nel suo orecchio il resto della frase. «Vuoi chiedere un seno più grosso?»
«Ranma, sei un cretino!» strillò Akane, indignata.
«Ranma, cosa hai fatto ad Akane?!» ruggì Ryoga, afferrando Ranma per la testa.
«E tu cosa chiederai, P-chan?» chiese Ranma, mellifluo. Ryoga impallidì.
«Chi sarebbe P-chan?!» sibilò tra i denti, stringendo la testa di Ranma in una morsa.
«Finitela! Vi farete male!» disse Kagome, preoccupata.
«Stai tranquilla, sono scene comuni, queste.» disse Akane, offesa.
«Piantatela con questo chiasso, o giuro che vi faccio tornare indietro.» disse Anna, in testa alla fila, con tono glaciale. Il silenzio scese immediatamente sul gruppo. Anna si voltò e sorrise con malizia, dando meno peso al tono appena usato. Gli altri azzardarono qualche risatina. Non era sembrato che Anna stesse scherzando, un minuto prima.
«Anna deve avere ben altri pensieri per la testa che i nostri desideri.» disse Mousse. Ukyo annuì, tamburellando le unghie sul manico della sua spatola.
«Cerchiamo di non esagerare come al nostro solito. Mi riferisco soprattutto a certa gente.» disse, lanciando un’occhiata venefica a Ryoga, che fece un passo indietro, allarmato.
«Per un istante, mi è sembrata identica a Sesshomaru.» mormorò Sango.
«Vivendo insieme, si tende ad assomigliare al consorte.» scherzò Miroku.
«Se devo diventare una maniaca pervertita, faccio a meno di sposarti.» disse la ragazza, guardando storto il monaco.
«Come puoi dirmi questo?!» piagnucolò Miroku, con occhi luccicanti di lacrime e le mani giunte. Kagome nascose un sorriso, scambiando un’occhiata d’intesa con Sango.
«Capisco bene Anna. E’ agitata quanto me, se non di più.- disse la ragazza, tornando seria- Lei ha visto ciò che Inuyasha e Sesshomaru stanno affrontando. Quando ha detto che sarà perseguitata dagli incubi non stava scherzando.» Giunse le mani sul petto. «Come vorrei poter desiderare la fine di queste battaglie…» mormorò.
«Stai tranquilla, Kagome.- disse Sango, posando una mano sulla spalla dell’amica- Inuyasha non è tipo da farsi sconfiggere così facilmente.»
Kagome annuì, sorridendo. In quel momento, Anna smise di camminare e si voltò, costringendoli a fermarsi.
«Molto bene, ci siamo quasi.- annunciò- I ragazzi resteranno qui, mentre le ragazze verranno con me.»
«Cosa? Perché?» chiese Ranma, perplesso.
«Per alcuni ottimi motivi, Ranma, il primo dei quali è che nella Fonte bisogna entrare svestiti, dopo essersi purificati sotto la cascata fredda che vi sta accanto.» Anna si mise le mani sui fianchi e si piegò con aria sarcastica verso i ragazzi. «Qualcuno ha qualcosa da obiettare se vi divido in due gruppi?»
«No!» fu la risposta unisona di tutti i ragazzi, sotto gli sguardi inceneritori delle ragazze. Ryoga rabbrividì al solo pensiero della cascata fredda. Se Anna non si fosse ricordata di quel particolare, Akane l’avrebbe visto trasformarsi proprio pochi attimi prima di poter risolvere il suo problema! Ranma e Mousse, naturalmente, non avevano nessuna intenzione di farsi dare dei pervertiti, cosa che accadeva già abbastanza spesso. Stranamente, Konatsu si era ricordato di appartenere al genere maschile. L’unico a non aver risposto era Miroku.
«Miroku?- chiese Anna, alzando un sopracciglio- Non mi pare di averti sentito rispondere.»
«Uh? Dici a me?- disse il monaco, sorridendo- Pensavo l’avessi chiesto solo a loro.»
Anna scosse il capo, divertita, quindi fece cenno a Miroku di avvicinarsi.
«Tanto non potrai allontanarti comunque per spiare le ragazze.- gli disse, causandogli una piccola crisi di depressione- Ti affido i ragazzi. Stai attento che non succeda nulla fino al mio ritorno.»
Miroku tornò immediatamente serio.
«Perché dici così?» chiese.
«Ho un brutto presentimento.- disse Anna, corrugando la fronte- Non ti sembra tutto troppo tranquillo?»
Miroku alzò lo sguardo al cielo. In effetti c’era una quiete profonda.
«E’ vero. Però non avverto aure demoniache.» mormorò, evitando di farsi sentire dagli altri, che erano ormai euforici.
«Nemmeno io. Né demoniache, né umane.- ammise Anna- E’ proprio questo vuoto totale che mi suona strano.» Scosse il capo, inondandosi le spalle di capelli dorati. «Può essere solo tensione accumulata, la mia, ma stai all’occhio. Non si sa mai.»
Miroku annuì e Anna si allontanò, chiamando le ragazze con un battito di mani.
«Allora, possiamo andare.» disse, sorridendo.
«Risolto il problema?» chiese Sango, accennando a Miroku con la testa.
«Sarei un problema?!» chiese Miroku, offeso.
«Se vedo uno solo di voi sbirciare le ragazze, gli tolgo tutta l’energia che ha in corpo.» minacciò Anna, mentre il gruppetto iniziava ad incamminarsi.
«Anna!» sbottò Kagome.
«Anna, che cosa orribile!» disse Shan Pu.
«Se lo farai con un bacio, sopporterò qualsiasi punizione!» disse Miroku, con aria ispirata. L’Hiraikotsu lo centrò in mezzo alla fronte, facendolo cadere lungo disteso per terra.
«Porco!» sbottò Sango, allontanandosi a grandi passi.
«Wow…- commentò Anna- E poi quella violenta sarei io.»
Le ragazze si allontanarono, incamminandosi nel folto di una boscaglia. Sango ancora fumava di rabbia, mentre le altre non sapevano se sorridere o restare serie per simpatia.
«Dai, Sango, lo sai che Miroku è fatto così.» disse Kagome, cercando di imbonire l’amica.
«Riesce sempre a dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato.- ringhiò Sango- E a fare la figura dell’idiota.»
«Andiamo, Sango, sai benissimo che ormai Miroku è stato soggiogato.- disse Anna, scherzando- Non guarda più una donna, da quando è con te.»
«Ma fa il pappagallo con tutte.» borbottò Sango.
«Veramente parla sempre di te.» disse Akane. Sango le lanciò un’occhiata.
«Ah sì?» chiese, sempre scura in volto.
«Stai tranquilla, Miroku scherza sempre ma vuole bene solo a te, Sango.» disse Kagome, sorridendo.
«Su con la vita, Sango. Non ti devi preoccupare.» disse Ukyo. Sango sbuffò.
«Lo so. Ma non posso fare a meno di arrabbiarmi.» disse, per poi scuotere il capo e sorridere.
«Ecco, brava. Ritrova il buonumore.» disse Akane, sorridendo a sua volta.
«Quando l’avrai legato col matrimonio, non dovrai più preoccuparti di nulla.» disse Shan Pu. Akane e Ukyo la guardarono con astio, ben sapendo a quale matrimonio la ragazza si stesse riferendo.
«Ma non avevi deciso di stare con Mousse?» chiese Ukyo, acida.
«Ah! Ragazza- spatola, come hai osato spiare?!» strillò Shan Pu, adirata. Le due iniziarono a litigare e le altre si misero d’impegno per farle smettere.
Anna rimase indifferente al diverbio. L’aria attorno a loro era pesante. Troppo silenzio, in una foresta che era sempre stata così piena di vita. Eppure non avvertiva la presenza né di umani né di demoni…
“Forse c’è una barriera.” pensò, corrugando appena le sopracciglia bionde. Arricciò le labbra, annusando l’aria. “Non mi piace.” In lontananza, le giunse il fioco chiarore della cascata. Ormai erano arrivate. “Cosa faccio? Se li faccio tornare indietro ci rimarranno male…ma potremmo essere attaccati, se proseguiamo.” Forse il suo desiderio di ultimare in fretta i suoi doveri per tornare da Sesshomaru la stava inducendo a commettere uno sbaglio grossolano.
«Maledizione.» sibilò.
«Anna? Cosa c’è che non va?» chiese Kagome, rendendosi conto che l’amica era in tensione. Anna si fermò.
«Ragazze, c’è qualcosa che non mi quadra. Credo sia meglio tornare dagli altri.» disse la demone, scandagliando i dintorni con occhi duri.
«Io non avverto nessuna aura demoniaca.» disse Kagome, mentre tutte si mettevano in allerta.
«No, infatti. Ho paura che ci sia una qualche barriera. Non avverto assolutamente nulla.- spiegò Anna- Coraggio, torniamo indietro.»
«A un passo dalla meta…» sbuffò Shan Pu.
«Anna, chi vuoi che ci attacchi qui?» disse Ukyo, contrariata.
«Meglio essere prudenti.» disse Anna, facendo loro cenno di tornare sui loro passi.
«Ottima idea.» disse una voce dall’alto.
«Cosa…?!» sbottò la demone, mentre tutte alzavano il capo. Una grande quantità di reti di fune partirono dall’alto degli alberi, cadendo sulle ragazze e stringendole fino a impedire loro i movimenti.
Anna saltò via, facendo a brandelli la corda con le unghie. Caduta improvvisamente la barriera di quiete, la ragazza si rese conto che l’intera zona era piena di demoni e uomini. Monaci. L’avevano infinocchiata per bene.
«Bastardi.» ringhiò Anna, balzando via mentre un demone la attaccava, le orecchie ferite dalle grida delle altre ragazze. Saltò su un ramo e spezzò una delle corde, facendo cadere a terra Sango e Shan Pu, che iniziarono a liberarsi dalla rete.
«Tenete stretta la miko.» disse una voce, vicino alla cascata. Anna guardò in quella direzione. Un monaco dalla figura grossa e muscolosa osservava la scena con aria divertita.
«Tu…Tenchimaru?!» sibilò Anna, atteggiando il volto a una smorfia. Il monaco scomunicato sorrise. «Si vede che ti va di morire, insetto.» ringhiò Anna, lanciandosi contro il monaco. A un gesto del monaco, un buon numero di demoni le sbarrarono la strada, impegnandola in combattimento. Anna colpì con furia, cercando di farsi strada verso il monaco scomunicato. Come diavolo aveva fatto Soichiro a sapere della Fonte? E perché stava rapendo le ragazze? Gettò un’occhiata dietro di sé. Anche se Shan Pu e Sango stavano cercando di liberare le altre, era evidente che presto sarebbero state sopraffatte. Infatti, entrambe furono costrette a terra da due demoni, che le tennero ferme, il viso contro il terreno.
«Voi monaci prendete la miko. E’ meglio che i demoni non la tocchino, pare sia piuttosto potente.» ordinò Tenchimaru.
«Lasciatemi!» strillò Kagome, scalciando. Anna vide rosso. Chi era quel dannato per complicarle così la vita? Non aveva portato le ragazze fin nella Sengoku Jidai per farle finire sotto le zampe di Soichiro! Con un solo gesto, Anna uccise i tre demoni con cui stava combattendo.
«Tu.- disse, nell’improvviso silenzio seguito al suo gesto violento, indicando Tenchimaru- Tu, maledetto. Come osi?»
Tenchimaru sembrò nervoso e incerto per un istante. In quel momento, Anna stava facendo rabbrividire uomini e demoni. L’aura di potere e d’ira che si sprigionava dalla sua persona era grandissima.
«Tenchimaru-sama…» squittì uno dei monaci. Anna si voltò verso di lui e il monaco perse la parola, impallidendo. Il volto della demone esprimeva una furia terribile. I suoi occhi erano diventati dorati e la sclera era blu.
«Torcete alle ragazze un solo capello e striscerete all’inferno prima ancora di aver compreso di essere morti.» disse Anna, con voce gelida e inumana. Le ragazze in questione non erano meno pallide dei loro aguzzini. Anna era davvero spaventosa.
«Eh…non sei nella posizione di dire una cosa simile, demone.» disse Tenchimaru, frugando nella propria veste.
«Solo un istante, ragazze…- disse Anna, con un sorriso gelido, prima di scagliarsi contro Tenchimaru- …e sarà tutto finito!»
«Non sai quanto è vero!» gridò Tenchimaru, affrettandosi ad estrarre qualcosa dal suo petto. Kagome rabbrividì. Sentiva un enorme potere, non dissimile a quello della Shikon no Tama!
«Anna, fai attenzione!» gridò, contorcendosi tra le braccia del monaco che la teneva ferma.
Anna non capì cosa Tenchimaru avesse estratto. Sentì le proprie unghie affondare nelle spalle del monaco e sorrise di crudele trionfo. Si preparò ad azzannarlo quando qualcosa di bruciante le si posò sul petto, tra i seni.
«Cosa…» mormorò. Improvvisamente, come un fiume, l’energia del suo corpo fluì via da lei, lasciandola sempre più debole e confusa. Vide il viso sofferente di Tenchimaru tendersi in un sorriso trionfante.
«Crepa, dannata!» rise il monaco.
«Anna!» gridò Kagome.
«Io…- sussurrò Anna, aggrappandosi al monaco- non morirò…mai…»
Ma la vita le stava sfuggendo, lo sentiva. In un improvviso deja-vu, vide se stessa, umana, rifiutarsi di morire mentre un demone le portava via la vita. Quale ironia che ora fosse opera di un uomo!
“Gli ho promesso di non morire. Devo resistere!- pensò- Sesshomaru, dammi la forza…”
«Anna, no!» gridò Sango, dietro di lei.
La vista le si stava oscurando. Anna digrignò i denti. Il suo corpo reagì alla perdita di energia cercandone di nuova.
«Dovrebbe essere già morta.- disse Tenchimaru- Che sta cercando di…» La voce gli si spezzò in un rantolo quando le dita di Anna gli si serrarono attorno alle spalle, risucchiando via la sua energia vitale a una velocità spaventosa. Una cacofonia di grida inorridite si levò quando Tenchimaru, urlando, si rinsecchì su se stesso e si disfece in polvere.
“Tienimi in vita…tienimi in vita…” pensò Anna, mentre cadeva in ginocchio. Ma l’energia, non appena entrata, usciva. “Cosa mi hai fatto?! Maledetto…che tu sia maledetto…” pensò, mentre cadeva a terra.
«Anna!» gridarono Kagome e Sango.
Anna tentò di girarsi, ma non riuscì a far altro che sdraiarsi sulla schiena. L’energia se ne andava, la vista le si oscurava.
«Cosa facciamo? Tenchimaru è morto!» chiese uno dei monaci.
«Portiamo via le ragazze. Tanto la demone è spacciata.» disse uno dei demoni.
Qualcuno acconsentì. Anna avvertì appena i tentativi di resistenza delle ragazze. Li sentì correre via con i loro ostaggi.
«Ranma!!» gridò Akane, in un ultima, disperata, richiesta di aiuto.
“Ragazze, perdonatemi…” pensò Anna, respirando appena. Un vortice oscuro la stava risucchiando…la portava via…..“Sesshomaru….- pensò, mentre una lacrima le scendeva sulla guancia già fredda- Perdonami.” Per un istante, lo vide. Stava correndo…correva da lei. Poi, il buio la inghiottì.
«Perdonami…»

   
 
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