Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Elos    05/12/2010    1 recensioni
La Terra del Ventitreesimo Secolo, pensa Yeshrael il Viaggiatore, Yeshrael il Drago, non è un posto in cui valga la pena di vivere: ma c'è qualcuno, forse, che meriterebbe d'essere salvato. Giunto con il compito di Osservatore a premergli sulle spalle, si troverà a fare i conti con il peso del dovere.
Non tutti i futuri sono già stati scritti.
Terza Classificata e vincitrice del premio Eylis consiglia al concorso La Stazione... e il Drago, indetto da Eylis.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



.sedicesimo giorno



Cambiavano posto ogni giorno. Si spostavano usando pullman e treni - bastava pagare il biglietto e non servivano documenti, e nelle stazioni più piccole non c'era nemmeno sorveglianza, telecamere, niente. Dormivano dove capitava: sdraiandosi sulle panchine non correvano il rischio di incappare in un albergatore un po' troppo curioso, ma attiravano l'attenzione e potevano ad ogni momento essere sorpresi dalla polizia; nei motel ai bordi delle strade di largo scorrimento, in compenso, facevano poche domande. Bisognava stare attenti al denaro, poi, perché non era tanto e doveva bastare per due.
Joss portava la borsa di Alys. L'aiutava a scavalcare le recinzioni, ad arrampicarsi; un pomeriggio che lei si era fermata a metà d'una salita, stremata, l'aveva presa in schiena. L'unica cosa che non faceva era darle consigli: un consiglio sarebbe stata una maniera d'influenzare le sue scelte, e non si potevano influenzare le scelte d'un soggetto da Osservare.
- Non mi hai mai detto da dove vieni. - Aveva mormorato lei, reggendosi alla sua schiena mentre Joss la portava fin sulla cima della collina. Alys aveva braccia sottilissime, un corpo leggero da nuvola soffiata.
- Da un altro posto. -
- E' una risposta un po' vaga, no? -
Joss girò la testa quel tanto che serviva a sorriderle.
- Tutte le risposte sincere lo sono. -
Lei gli appoggiò la tempia contro la spalla, strofinandosi piano, pianissimo. Tutto quel che Alys faceva era piano: era gentile, era morbido, era incerto. Era fatta così, due dosi di paura e una di quello che è il coraggio di chi è timido e buono, vibrato, vergognoso, altruista.
- Ti peso? - Bisbigliò.
L'avrebbe potuta portare in schiena per chilometri. Avrebbe potuto sollevarla con un braccio solo, con una mano, reggerla sulla punta di due dita. Avrebbe potuto prenderla sul dorso e spiccare il volo, e le ali, così, forse avrebbero smesso di dolergli.
Yeshrael avrebbe potuto. Tutte cose che Joss non poteva fare.
- No. - Le rispose morbidamente. - No, non mi pesi. -



.diciannovesimo giorno



Avevano trovato una specie di ostello nei pressi di Galway: il proprietario era un uomo molto anziano e molto sordo che non si era preoccupato di chiedere loro i documenti. Gli avevano detto che erano fidanzati, che stavano per sposarsi. Volevano una stanza sola per tutti e due, grazie.
C'era il bagno in camera, con la doccia. Una doccia. Acqua calda. Era da quando avevano lasciato Killarney che nessuno dei due si lavava con dell'acqua veramente calda, e sembrò loro di aver raggiunto qualcosa di molto simile al paradiso.
Quando furono entrambi puliti e vestiti con abiti freschi - Joss aveva comprato maglie, pantaloni e calze in un supermercato lungo la strada - uscirono per girare un po' la città.
Era un po' come essere tornati a Killarney: Alys sorrideva, rideva quasi, aveva il viso disteso. Gli occhi da stella, così, erano azzurri come neanche l'acqua riesce ad essere mai, come il cielo di quel mondo non era più da troppi anni.
Presero dei panini, e Alys entrò in una cabina pubblica per telefonare ai suoi genitori.
Joss la Osservò comporre il numero, guardare nel visore. La vide sbiancare, farsi prima pallida e poi cerea, contrarre il viso e mettersi a piangere. Lui schiacciò le mani contro la porta della cabina e desiderò poter entrare lì dentro con lei, poterle cancellare le lacrime con le mai, ripulirla, ripulire qualunque cosa fosse accaduta per farla piangere così. Si sentiva nauseato - di nuovo - e pensò che se avesse potuto vomitare forse si sarebbe sentito meglio.
Alys si asciugò la faccia prima di uscire, ma aveva ancora una voce gutturale di pianto mentre lo raggiungeva e gli diceva:
- La polizia è stata a casa dei miei, ieri. Sanno che sono scappata. - E poi, stringendosi le mani l'una nell'altra con forza tale da graffiarsele. - Dobbiamo andare via di qui. -

Sul pullman che li avrebbe portati verso la baia di Donegal, Alys gli appoggiò la testa contro la spalla. Joss esitò per un attimo, solo per un attimo, e poi le fece girare un braccio attorno alla schiena e la strinse leggermente.
Si disse che lo faceva solo per tenerla al caldo: tremava, non sarebbe stato umano, no? Lasciarla morire di freddo. Doveva Osservarla, e sicuramente non ci sarebbe stato nulla da Osservare se fosse congelata in quella maniera inutile, insignificante.
Questo ragionamento non spiegava, però, come e perché tenerla così facesse sentire caldo anche lui.



.ventunesimo giorno



E venne il mattino in cui Joss si svegliò in un letto sfatto e in una stanza orribile, piccola e gelida come una ghiacciaia, sporca come una discarica, e scoprì che dopotutto tutto questo non aveva nessuna importanza: perché c'era Alys sdraiata accanto a lui e il letto era stretto, un letto per una persona sola, e così lei gli si era insinuata addosso e insinuata dentro, tra le braccia e contro il petto e contro le gambe, il respiro a mescolarsi al suo all'altezza delle labbra.
C'era qualcosa nel petto di lui che rombava, tuonava, un tum-tum assordante che lo fece tremare - pensò che gli sarebbe esplosa la cassa toracica, così, che l'avrebbe svegliata con tutto quel rumore - e gli occorse del tempo per accorgersi che Alys era già sveglia e lo stava guardando.
Lei alzò la testa di un soffio, poi ancora un altro po', esitò e infine premette le labbra sulle sue. Era calda. Era calda, calda. Morbida e gentile. Calda, lui aveva il fuoco nello stomaco ma lei era più calda. Calda. Caldo, umido, le labbra lucide. Aveva i capelli di Alys aggrovigliati alle dita, il gusto di Alys aggrovigliato in gola. Respirava quel che lei respirava.
La sto baciando, pensò.
Era la sensazione migliore del mondo.

Alys si riaddormentò dopo un po'.
Il bacio, rifletté Joss, doveva essere una specie di cura naturale per il voltastomaco, la nausea, il mal di testa e i cattivi pensieri, una specie di panacea universale, perché adesso si sentiva bene. Benissimo. Non si era mai sentito così bene da quando aveva messo piede su Terra.
La Osservò dormire, giocando incantato con i suoi capelli e chiedendosi come aveva fatto prima a non notare quanto fossero belli, bellissimi, quanto lei fosse bella, bellissima, meravigliosa. Come aveva fatto a trovarla insignificante? Questa era Alys.

Si addormentò anche lui: e, per la prima volta da settimane, sognò la Stazione.






Note: Come sempre, un grazie di cuore a tutti coloro che si sono fermati a leggere, a chi ha inserito questa storia tra le Seguite, i Preferiti o la Ricordate e a chi ha lasciato un commento.

In ritardo d'un giorno - mi ero bellamente dimenticata che questa fosse la settimana giusta per l'aggiornamento - nella sezione Sovrannaturale sto andando ad aggiornare La casa di Candledoore Square.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Elos