Capitolo
9
-
È lui! – esclamò Wythe,
folgorata.
-
Che cosa? – fecero gli altri.
-
Vi dico che questo
ragazzo è una Starlight! –
Il
motociclista si irrigidì,
poi si tolse il casco e scosse la testa.
Aveva
un meraviglioso paio di
occhi verdi.
-
Voi chi siete? – chiese, con
voce dura.
-
No... noi... - farfugliò
Nola, imbarazzata.
-
Noi siamo come te! – disse Wythe,
risoluta.
Shia
si premette una mano sul
petto, come per estrarre la sua lancia, ma invece creò solo un bagliore
rosso
molto intenso.
Il
ragazzo sulla moto gli
bloccò il braccio.
-
Potrebbe vederti qualcuno. –
gli disse, guardandolo torvo.
-
Come sapete che anche io sono
una Starlight? – chiese, ora sospettoso.
-
È merito mio. Io riesco a
percepire le Luci Stellari anche a distanza. – spiegò Wythe.
-
Beh... siete in pericolo qui.
Dovete andarvene immediatamente. – disse il ragazzo, risoluto.
-
Perché? Perché siamo in
pericolo? – chiese Mick.
-
C’è qualcuno che vuole il mio
potere, e di sicuro vorrà anche il vostro. –
-
Gli scagnozzi di Langarth...
- mormorò Shia.
-
Io devo andare, ora, e
fareste meglio a farlo anche voi. –
-
Ma... - fece Nola, però il
ragazzo misterioso si era di nuovo infilato il casco, e dava gas alla
moto. Con
una potente sgommata si dileguò.
-
Non ci ha neanche detto come
si chiama. – disse Mick, arrabbiato.
-
Già, ma la cosa peggiore è
che non sappiamo più come rintracciarlo! – esclamò Wythe.
Nola
seguì con lo sguardo la
moto che si allontanava, portandosi una mano al petto.
I
ragazzi girovagarono per la
città, in cerca di qualche nuova traccia ma soprattutto di qualcosa da
mettere
sotto i denti.
-
Che città raffinata! È così
candida e tranquilla! - esclamava Wythe, girando la testa da una parte
all'altra e osservando ogni piccolo particolare.
-
Sarà, ma a me non piace
granché. Preferisco le città caotiche dove c'è un sacco di gente tutta
diversa.
Così c'è più divertimento! - le rispose Mick.
-
È ovvio che non sai
apprezzare il silenzio,
non c'è bisogno di ribadirlo. -
I
ragazzi entrarono in un bar a
fare colazione, e si sedettero ad un tavolino vicino alla vetrina.
Di
fronte a loro stavano sedute
due ragazze che parlavano a voce molto alta, così i quattro non
poterono fare a
meno di ascoltare il loro discorso.
-
Hai visto quanto è figo? -
fece la prima.
-
Hai assolutamente ragione!
Con quegli occhi verdi, poi! Sembra un modello! -
-
E poi hai visto che moto? Se
mi chiedesse di fare un giro non me lo farei ripetere due volte! -
-
Già! Nera con le fiamme
rosse! Però ho saputo che fa anche gare di motocross e di freestyle, e
proprio
stanotte ce ne sarà una. Certo, non userà quella sua bella moto, ma una
più
adatta. -
-
E dove si svolgerà la gara? -
-
Anno allestito una pista
fuori città, dopo l'uscita nord... -
I
quattro ragazzi si
guardarono negli
occhi e annuirono:
stavano parlando del ragazzo che avevano da poco incontrato.
Mick
si alzò disinvolto,
riavviandosi il ciuffo, e si avvicinò alle due ragazze.
-
Scusate... posso chiedervi
una cosa? Chi di voi vuole diventare la mia ragazza?... Voglio dire, a
che ora
sarà la gara di cross, stasera? -
-
Inizia alle 21. - disse la
seconda, con un sorriso.
-
Grazie. - disse Mick e tornò
a sedersi, cercando di trattenersi dal far uscire il sangue dal naso.
Quella
ragazza era molto carina. Nel frattempo, lei e l'amica pagarono e
uscirono.
-
Bene. Stasera faremo la
conoscenza del nostro misterioso motociclista. - disse il ragazzo.
-
Ma quando hanno distribuito
l'intelligenza tu eri al bagno? - gli fece Wythe, furiosa.
-
Perché? - chiese lui,
innocentemente.
-
Come, perché! Non le hai
neanche chiesto come si arriva all'uscita nord! -
Mick
scosse la testa,
sorridendo (a modo suo) seducentemente.
-
Wythe, Wythe, Wythe. Cara
amica... E secondo te io mi sarei ricordato tutta la strada a memoria?
Me la
sarei scordata già prima di tornare al nostro tavolo! E poi non
conosciamo per
niente questa città, perciò anche se avessi chiesto indicazioni non
avremmo
avuto punti di riferimento! -
-
Su questo non possiamo dargli
torto. - affermò Shia, pensieroso.
-
Ci penseremo meglio stasera.
Ora dobbiamo solo trovare qualcosa da fare durante tutto il tempo che
ci è
rimasto. - concluse infine Mick.
Per
il resto del giorno
decisero di esplorare la città.
Si
diressero verso il centro,
dove scoprirono si trovava un grande centro commerciale. Per Wythe era
come
trovarsi nel paese delle meraviglie, e gli altri non dovettero far
altro che
seguirla come fedeli cagnolini. Purtroppo non poté acquistare proprio
un bel
niente, dato che doveva risparmiare per il resto del viaggio, però il
solo
ammirare le vetrine piene di abiti alla moda le dava un senso di
compiacimento
e di buonumore.
-
Certo che non ti stanchi mai
tu! Stiamo girando per negozi da ore e... - fece Mick, ma si interruppe
subito,
emettendo un sibilo di dolore. Si portò le mani alla testa e strinse
gli occhi.
-
Mick! - esclamarono gli altri
tre, facendoglisi intorno e cercando di aiutarlo.
Al
ragazzo mancava il fiato e
pian piano si stava rannicchiando in posizione inginocchiata.
Shia
lo afferrò alle braccia
per non farlo cadere.
Mick
trasse un profondo
respiro, e notò che stava un po' meglio. Ancora qualche attimo ed era
riuscito
a rimettersi in piedi.
-
Cos'è successo? - esclamò
Nola, preoccupatissima.
Mick
le sorrise, con il fiato
corto.
-
Ho avuto solo un forte
attacco di mal di testa! - le disse.
Gli
amici lo guardarono
apprensivi.
-
Sul serio! Niente di più! –
La
sera arrivò in fretta, e,
chiedendo la strada ad un passante, i quattro giunsero all'uscita nord
della
città. Poco lontano scorsero una gran folla che si estendeva per metri
e metri,
e una gigantesca pista da cross in terra battuta.
Il
circuito era un continuo
alternarsi di cunette, rettilinei, avvallamenti, curve, e le moto che
vi correvano
sembravano fluttuare nell'aria, compiendo evoluzioni e salti come delle
farfalle.
-
Accidenti! Hanno già
iniziato! - esclamò Wythe, e si immerse nella folla per riuscire ad
arrivare ai
bordi della pista.
-
Wythe! Oh, no, l'abbiamo
persa! Dobbiamo infiltrarci anche noi nella folla! - disse Mick, e così
fece.
Shia
prese Nola per mano, poi
le sorrise.
-
Così non ci perdiamo! -
disse, giustificandosi, mentre le sue guance si coloravano un poco di
rosso.
Le
moto guizzavano in aria,
mentre il cronista commentava le prodezze dei centauri. I quattro
ragazzi erano
vicinissimi alle transenne che dividevano il pubblico dalla pista, e
cercavano
di avvistare la Starlight misteriosa tra tutti i partecipanti alla gara.
-
Eccolo! È lui! Il numero 7.-
esclamò Nola, infervorata, indicando una moto verde e argentata.
-
L'ho riconosciuto dai
capelli! - ammise la ragazza, arrossendo, infatti dal casco verde del
motociclista
spuntava una lunga coda di capelli castani.
-
E ora... - esclamò il
cronista, urlando nel microfono. - Si dia inizio alla gara vera e
propria! Motociclisti,
in posizione di partenza, per favore! -
I
semafori dello start si
illuminarono di rosso, poi ancora di rosso e infine arrivò il verde. Le
moto
sfrecciarono più veloci del vento, lungo la pista.
-
In testa c'è il numero 3,
seguito dal 7, a pari merito con il 10 che non gli da tregua. Che curva
ragazzi! Non so se il numero 5 uscirà tutto intero da quella caduta! Ma
ecco
che si avvicina il traguardo! Il numero 7 si avvicina al 3,
contendendosi la prima
posizione e quindi la vittoria... Ci siamo quasi, la meta è a pochi
metri... -
Lo
starter alzò la bandiera a
scacchi bianchi e neri e la abbassò di colpo sul traguardo.
-
Che gara gente! Ma dovremmo
affidarci alla moviola per sapere chi è arrivato al primo posto, perché
il
numero 3 e il numero 7 erano praticamente affiancati... -
Il
cronista rimase in silenzio
per qualche secondo, in attesa del verdetto che gli sarebbe stato
comunicato
nell'auricolare.
-
Incredibile! - esclamò. - Per
soli due decimi di vantaggio, vince la gara il numero 3! Il nostro
campione
Hartley! Seguito dallo straordinario Freza e al terzo posto Gabe! -
Al
termine della gara, i
motociclisti si sistemarono sotto un gazebo per rilasciare autografi.
Anche se
Freza era arrivato secondo, la fila di gente che scalpitava per un suo
autografo era molto più lunga di quelle per gli altri sportivi.
-
Mettiamoci in fila anche noi.
È l'unico modo per poterci parlare. - disse Wythe.
La
fila procedeva abbastanza
velocemente, ma quello che i nostri amici notarono con più evidenza,
era che la
fila era composta maggiormente da ragazze.
Finalmente
riuscirono ad
avvicinarsi al pulpito, anche se prima di loro c'era ancora una ragazza.
-
Per favore, puoi scrivere
questa frase? Alla mia amata Clare, un grande bacio, ti penso sempre,
Freza...
- disse la ragazza, con voce caramellosa.
Wythe
mimò un conato di vomito,
dopo aver sentito quella frase, ma si fece coraggio: era il loro turno.
Appena
Freza alzò lo sguardo,
rimase allibito.
-
Ancora voi? - fece.
-
Abbiamo bisogno di parlarti.
- disse Shia.
-
Non vedete quanta fila c'è
dietro di voi? Rallentate il ritmo.
-
Ti prego! È una cosa
importantissima! - disse Nola, giungendo le mani in preghiera.
Freza
la guardò negli occhi, al
che lei arrossi, e trasse un sospiro rassegato.
-
E va bene... Ma solo dopo che
ho finito qui. Aspettatemi vicino ai camion delle moto, poi vi
raggiungerò io.
-
Con
un sorriso trionfale, Nola
si allontanò , seguita dagli altri.
Sopra
il tetto di un elegante
palazzo, Dray e Morgan guardavano di sotto la strada trafficata e
illuminata
dai lampioni.
-
Sei sicuro che abiti qui? -
chiese lei, sospirando di noia.
-
Esattamente al settimo piano.
- precisò Dray, e si avvicinò alla ragazza, stringendola in un
abbraccio.
-
Vedrai... - disse. - Dopo
questo lavoretto potremmo stare tranquilli per un po'. -
Morgan
chiuse gli occhi,
inspirando il fresco profumo di Dray, che la rassicurò un poco.
-
Forse hai ragione... -
mormorò lei.
-
Eccomi, ho finito. - disse
Freza, avvicinandosi ai ragazzi, che aspettavano.
-
E ora? - chiese Wythe.
-
Ora andiamo a casa mia, così
mi spiegate di cosa volete assolutamente parlarmi. – fece il ragazzo,
sbuffando.
Freza
fece salire i ragazzi su
uno dei camion, poi salì anche lui.
In
poco tempo, il veicolo
percorse strade che i ragazzi non avevano mai visto, entrando in città
e
intrufolandosi in vicoli pericolosamente stretti.
Giunse
davanti ad un alto
palazzo blu e si fermò.
-
Io abito qui. - disse Freza,
e scese dal camion, seguito dagli altri.
-
Ehi, Freza, alla prossima
gara! E mi raccomando, cerca di arrivare primo! - gli gridò l'autista,
ingranando la marcia e sparendo dietro l'angolo.
Il
ragazzo gli fece un cenno
con la mano, poi si mise a cercare le chiavi di casa nella tasca dei
suoi
jeans.
In
quel momento, due figure
nere si lanciarono dal tetto, e atterrarono esattamente davanti ai
cinque.
Boris
si mise subito ad
abbaiare, perché aveva riconosciuto all'istante i due, fiutando il loro
odore.
-
Buona sera! - disse Morgan,
maliziosa, e, agitata una mano in aria, trasformò le sue dita in lame
affilate.
Con
uno scatto si lanciò su
Shia, facendolo rotolare per terra, tuttavia lui riuscì ad estrarre la
sua
Starlight dal petto, e prima che una lama gli arrivasse al viso, la
deviò con
un colpo del bastone dell'Ariete.
-
Come ti permetti di toccarlo!
- gridò Wythe, e con i suoi due pugnali corse a dare una mano al
ragazzo.
Dray
si voltò verso Nola e la
guardò triste.
Lei
rimase spiazzata, perché
non capì il significato di quello sguardo.
Un
attimo dopo il ragazzo si
agitò, come se stesse combattendo contro un nemico invisibile, e con un
virare
del braccio estrasse la sua arma.
-
Ora è il tuo turno. - disse a
Nola, correndo verso di lei. Negli occhi dell'uomo c'era ora una luce
diversa.
-
Scappa, Nola! -
gridò Mick, e si mise davanti a lei per farle
da scudo. Estrasse l'arco dal petto, con un'intensa luce turchese, dopo
di che
scagliò una freccia contro l'uomo, che la afferrò al volo, spezzandola.
Il
ragazzo trasalì.
-
Aquarius! - gridò Nola, e tra
le sue mani apparve l'anfora blu. Con un risucchio iniziò a catturare
l'aria
circostante, e a trascinare Dray verso di se. Pian piano, lui perdeva
le forze,
proprio come era accaduto poco tempo prima durante il loro primo
combattimento.
Questa volta però, sapendo cosa lo aspettava, Dray fece un balzo in
avanti, e
con il suo braccio – arma scaraventò da una parte l'anfora, lasciando
Nola
disarmata.
La
paura si impossessò di lei,
non avendo più difese.
In
quel momento Dray ebbe un
sussulto e urlò di dolore. Una freccia turchese lo aveva trafitto alla
scapola
destra.
Con
un impeto di rabbia scagliò
su Nola la sua lama affilatissima.
Lei
spalancò gli occhi ala
vista di ciò che le veniva incontro, credendo fortemente che sarebbe
morta sul
colpo.
Chiuse
gli occhi e alzò le
braccia per proteggersi il viso, aspettando un colpo che non arrivò, ma
invece
udì solo un grido: - Taurus! –
In
quel momento sentì un
fortissimo schizzo di qualcosa di bagnato sulle braccia e sul viso, e
l'urlo di
dolore di Dray.
Riaprì
gli occhi per vedere
cosa fosse successo, e la prima cosa che vide fu la punta di una lancia
verde
conficcata nello stomaco del nemico.
L'impugnatura
della lancia era
tenuta dalle forti mani di Freza, che si voltò verso Nola, chiedendole:
- È
tutto a posto? Non sei ferita? -
Lei
scosse la testa,
sorridendogli, e proprio in quel momento si accorse di che cosa era
ricoperta
la sua faccia e le sue braccia.
-
Questo è... - mormorò, mentre
sbiancava in volto.
-
Sangue. Perdonami, non volevo
ridurti così... -
Mentre
Nola cercava di
ripulirsi, Freza estrasse la sua lancia dalla ferita di Dray.
Il
ragazzo emise un lamento che
somigliava ad un ringhio, ma ormai
non
aveva più forze, e si accasciò in ginocchio.
-
Nooo! - gridò Morgan,
abbandonando il combattimento e correndo dal suo amato. Si mise davanti
a lui
per proteggerlo dalla lancia di Freza, che stava per trafiggere il
cuore
dell'uomo.
In
quel momento, Dray si
contrasse in uno spasmo, non causato dalla ferita, ma da qualcos'altro.
Si
accasciò a terra e spalancò
gli occhi. L'ombra oscura che gli velava lo sguardo scomparve, e i suoi
occhi
si riempirono di lacrime.
-
Aquarius... - mormorò.
Nola
sussultò, nel sentirsi
chiamare.
-
Aquarius... Io... non ho
avuto mai occasione di dirtelo... ti prego, perdonami, perdonami! Tua
nonna...
non sono stato io a ucciderla, te lo giuro! -
Dray
continuava a ripetere
“perdonami” come una nenia, mentre Nola indietreggiava, spaventata.
Che
significava che sua nonna
non l'aveva uccisa lui? Eppure lei l'aveva visto con i suoi occhi.
Ripensandoci
ancora, la scena le tornava in mente con estrema chiarezza.
Freza
alzò la lancia, pronto a
trafiggere i due nemici con un colpo solo, ma Nola, con un grido, lo
fermò.
-
Aspetta! -
Freza
la guardò, interrogativo.
-
Se non li uccidiamo adesso,
di sicuro lo faranno loro. - disse.
-
Chi siamo noi per decidere se
qualcuno deve vivere o morire? Possiamo forse giudicare un persona
dalle azioni
malvagie che ha compiuto? Beh, allora dovremmo giudicare prima noi
stessi e
osserveremo che non ne abbiamo il diritto. -
Freza
abbassò la lancia,
sconcertato da quelle parole, ma ancor più sconcertato che provenissero
dalla
bocca di una sedicenne, così matura nonostante l'età.
-
Che cosa vuoi fare? - chiese
gentilmente Shia alla ragazza.
-
Voglio scoprire la verità
sulla morte di mia nonna. - disse.
-
Io posso rivelarti ciò che
vuoi sapere... - mormorò Dray, e nel frattempo, sotto di lui, si
allargava una
pozza di sangue.
-
Bisogna portarlo subito in
casa. Se muore non potrò scoprire un bel niente. - disse Nola.
-
Ma sei impazzita? Ci
uccideranno! - esclamò Wythe, spaventata.
Shia
posò una mano sulla spalla
di Morgan, che tremava, poi su quella di Dray.
-
Non lo faranno. - affermò.
Wythe
gli lanciò un'occhiata
arrabbiata, mentre Freza fece un sospiro.
-
Portatelo su, ma vi avverto.
Non vivo da solo. -
A
quelle parole Nola sentì una
fitta al petto, ma pensò fosse dovuta alla presenza dei due nemici, e
non alla
frase del ragazzo.
Shia
e Freza si caricarono Dray
sulle spalle, e lo aiutarono ad entrare in ascensore. Dietro di loro
seguirono
Mick, Wythe, Nola, e infine Morgan.
Ogni
tanto Wythe lanciava
un'occhiataccia alle spalle di Nola, dove era nascosta Morgan, poi
tornava a
guardare davanti a se.
Anche
Nola qualche volta si
girava verso la ragazza, e ogni volta che lo faceva, lei abbassava lo
sguardo
tristemente, per non far vedere che stava piangendo.
“In
fondo prova pur sempre dei
sentimenti. È preoccupata per il suo amico... Mi fa un po' pena...”
Giunti
al settimo piano, Freza
prese un mazzo di chiavi dalla tasca dei pantaloni, poi ne inserì una
nella
toppa di una porta e la aprì.
Una
ragazza gli corse incontro
con un largo sorriso.
-
I bambini sono già a letto!
Com'è andata? -
I
ragazzi rimasero spiazzati.
“
È sposato ed ha anche dei
figli?” pensò Nola.
-
Va bene, allora puoi andare.
- disse Freza, poi dalla tasca prese un mazzetto di banconote e ne
porse due
alla ragazza.
-
Ci vediamo la prossima volta
che hai una gara. - disse lei, poi gli stampò un bacio sulla guancia e
fece per
correre via, ma lanciando una rapida occhiata verso Dray si bloccò.
-
Ehi, ma lui è ferito! –
esclamò.
-
Ehm, non preoccuparti, ci
penso io, chiamerò un dottore, tu va pure a casa, ci sono i miei amici
a darmi
una mano... –
La
ragazza lo guardò perplessa,
ma notando l’espressione del ragazzo non volle contraddirlo, perciò
salutò di
nuovo e corse verso l’ascensore.
I ragazzi guardarono Freza
stupiti.
-
Che c'è? - fece lui. - È solo
mia cugina che è venuta a fare da baby-sitter ai gemellini... -
Nola
e gli altri non capirono
nulla, però entrarono comunque in casa (un modesto appartamento
familiare ) e
fecero sdraiare Dray sul divano del soggiorno.
-
Dobbiamo portarlo subito in
ospedale. - esclamò Nola.
-
No! - disse Morgan. - Bisogna
immediatamente esporlo ai raggi lunari. Così potrà guarire in una
notte. -
-
Guarirà in una notte? -
chiese Mick, incredulo.
-
Noi del popolo delle Ombre
abbiamo la facoltà di guarire in una notte anche dalle ferite più gravi
e più
profonde, purché stando esposti alla luce della Luna. -
-
Allora portiamolo nella mia
stanza, dalla finestra la Luna si dovrebbe vedere benissimo. - disse
Freza, e
assieme a Shia trasportò Dray per il lungo corridoio fino alla stanza
alla
fine.
Lo
sdraiarono nel letto
matrimoniale e aprirono le tende della grande finestra.
Appena
i raggi lo colpirono,
lui trasse un sospiro di sollievo, poi si addormentò profondamente.
I
ragazzi erano talmente
esausti per tutti gli avvenimenti che si erano succeduti, che non
avevano nemmeno
la forza di parlare. Ognuno si sedette su quello che trovava, e in
breve si addormentarono
tutti.
Ommioddio!!!
Mi sono accorta
solo da poco che è quasi un anno che non aggiorno! Sono davvero messa
male,
scusate ragazzi, ma sono un caso patologico...
L’università
mi ha talmente
assorbita che non mi sono accorta nemmeno dello scorrere del tempo...
E
così mi sono detta che era
ora di svegliarmi un po’...
Ecco
qui il tanto atteso nono
capitolo...
È
un po’ breve, o meglio, le
cose succedono un po’ in fretta, forse, ma diciamo che è un capitolo
fondamentale per la storia, poi capirete nei prossimi che pubblicherò.
Perché,
ebbene sì, aggiornerò,
lo giuro!
X
Ladywolf: innanzitutto mi
scuso per averti risposta così in ritardo, e poi, vorrei ringraziarti
tantissimo per i complimenti che mi hai fatto! ^W^
Hai
davvero ragione, Mick è un
po’ sfigatello, e non sai ancora cosa gli succederà... poraccio... però
hai
ragione, è un gran figo, ed è uno dei miei personaggi preferiti! Beh,
per
scoprire altre cose su di lui o su di Morgan e Dray non ti resta che
leggere
anche il prossimo capitolo che, lo prometto, pubblicherò a breve, anche
perché è
davvero uno dei più importanti per la storia...
Bene,
che dire, mi scuso ancora
(“Basta!” direte voi... XD), e per farmi perdonare, nel prossimo
capitolo
metterò una sorpresa solo per voi! XDD
Alla
prossimaaa!!!