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Autore: Scarcy90    05/12/2010    31 recensioni
Blake e Cassie, un ragazzo e una ragazza che non si sono conoscono e non sanno nulla l'uno dell'altra... Eppure hanno qualcosa in comune, qualcosa che li porterà ad incontrarsi: la loro capacità di poter vedere i fantasmi...
Dal prologo...
Ho avuto a che fare con i fantasmi ogni attimo della mia vita e a volte, dimenticandomi del fatto che le altre persone non li possono né vedere né sentire, iniziavo a conversare con loro in pubblico, e soprattutto a scuola, dando l’impressione di parlare da sola. Per questo mio comportamento sono stata etichettata come una tipa stramba e forse è anche il motivo per cui al di fuori della mia famiglia e dell’organizzazione non ho mai avuto amici, fino a quando la mia strada non ha incrociato quella di Jason Blake e del suo caratteraccio.
Genere: Commedia, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ghost Seeker- Capitolo 2 Capitolo 2: L’Importanza Di Essere Un Guard (Cassie)
 
 




 Lo avevo capito subito che quel Jason Blake non era una persona come le altre. Il colore dei suoi occhi aveva instillato in me il dubbio e l’energia che avvertivo intorno a lui, non era quella che sentivo osservando un normale essere umano.

 E adesso era in casa mia, nella mia biblioteca e riusciva tranquillamente a vedere il fantasma di mia madre. C’era una sola spiegazione per quell’avvenimento così insolito, perché i fantasmi esistono ma alle persone normali, le persone che non posseggono il gene S, non è consentito vederli ed entrare in contatto con loro.
 Blake era in grado di vedere il fantasma di mia madre senza problemi, il che lo inseriva indiscutibilmente nelle persone “non normali”, come me.
 -Blake-, cominciò mio padre con voce tranquilla facendo qualche passo verso di lui. Sapeva che il ragazzo stava morendo dalla paura e non voleva rischiare di peggiorare la situazione. –Capisco che questa storia possa sembrarti un tantino bizzarra...-
 -Bizzarra?!- esclamò Blake spalancando gli occhi incredulo. –Riesco a vedere chiaramente una donna morta anni fa. Questa non è una storia bizzarra… E’ un incubo. E voi siete tutti pazzi, come riuscite a restare così calmi davanti a tutto questo?!-
 Mi voltai di scatto a fissarlo. Cercai di assumere l’aria più rassicurante possibile ma non ero mai stata brava in quel genere di faccende perciò il mio volto assunse la mia abituale espressione scocciata.
 -Agli incubi ci si abitua, Blake-, incrociai le braccia indispettita. –Soprattutto quando un incubo come questo ti accompagna per tutta la vita.-
 -Ma che diavolo vai blaterando?- continuò lui con una terrorizzata nota d’urgenza nella voce. –L’avevo capito subito che eri stramba ma non pensavo che fossi anche fuori di testa fino a questo punto.-
 -Io non sono fuori di testa!- esclamai puntando i miei occhi nei suoi.
 -Sì, invece-, ribatté lui quasi urlando.
 Potevo capire che fosse sconvolto ma adesso stava proprio esagerando e io non ero famosa per la mia pazienza.
 -Se io sono fuori di testa ti comunico, mio caro, che lo sei anche tu dato che riesci a vedere un fantasma.-
 Lui spalancò gli occhi e mi fissò spaventato. Doveva aver dimenticato che nella stanza insieme a noi c’era il fantasma di mia madre.
 Mio padre fece un respiro e con calma si avvicinò a Blake posandogli una mano sulla spalla.
 -Blake ci sono delle cose che devi sapere. Con molta probabilità tu sei un…-
 -Io devo andarmene da qui!- esclamò Blake liberandosi dalla presa di mio padre e fiondandosi fuori dalla porta della biblioteca.
 Se n’era andato? Be’ meglio così, non mi era mai stato simpatico e poi era così cocciuto, negava anche l’evidenza.
 Papà si voltò a guardarmi con il suo solito sguardo calmo, quello che usava per farmi fare quello che non avrei mai voluto.
 -Che c’è?- chiesi scocciata.
 -Lo sai che devi seguirlo e convincerlo a tornare qui.-
 -No, non devo. Non ho nessun obbligo e dubito che lui voglia rimettere piede qui dentro-, risposi con tono secco. Non avevo alcuna intenzione di parlare ancora con quell’idiota e neanche mio padre sarebbe riuscito a convincermi. Non se ne parlava neanche!
 -Cassie, non essere testarda-, mi rimproverò lui con la sua solita aria gentile che mi faceva venire i nervi. –Lo stavi aspettando, e lui ti stava cercando. Lo sai che non puoi sottrarti a tutto questo. Il fatto che abbia cominciato a vedere le anime proprio adesso che vi siete incontrati significa che è lui.-   
 Sapevo che mio padre aveva ragione ma non volevo ancora ammetterlo, non volevo che proprio quel ragazzo imbecille fosse ciò che stavo aspettando da così tanto tempo.
 -Vi siete toccati?- mi chiese papà all’improvviso.
 -Come scusa?- dissi imbarazzata.
 -Tu e Blake. I vostri corpi sono entrati in contatto diretto?- riformulò.
 All’improvviso la stretta di mano con cui si era presentato in corridoio mi ritornò in mente. Sì, i nostri corpi erano entrati in contatto e in quel momento io l’avevo capito che era avvenuto qualcosa ma non volevo ammetterlo testarda com’ero.
 Il mio gene aveva attivato quello assopito di Blake perché si erano riconosciuti, e adesso si era innescato un meccanismo che niente e nessuno avrebbe mai potuto bloccare. Era il nostro destino, e mi toccava ficcarlo in testa a Blake.
 -Ho capito-, risposi a papà mentre lui continuava a fissarmi per decifrare la mia decisione. –Sì, i nostri corpi sono entrati in contatto, quindi vado a recuperare quel novellino e te lo porterò qui.-
 Mio padre sorrise e mentre uscivo dalla biblioteca all’inseguimento di Blake mormorò qualcosa che suonò simile a “Tanto lo so che quel ragazzo piace anche te.”
 Tzè. Dubitavo altamente che per me Blake sarebbe mai stato anche solo meno irritante di quanto fosse ora. Non lo sopportavo e non volevo che fosse lui, non volevo che la mia vita dovesse dipendere da uno come lui. Ma ormai tutto era stato deciso e non sarebbero stati i miei capricci infantili a cambiare le cose.
 Corsi fuori dall’appartamento e imboccai le scale il più in fretta possibile. Ero veloce, molto veloce ma Blake aveva un vantaggio notevole e chissà dove poteva essere. Dovevo trovarlo prima che si cacciasse in qualche guaio.
 Ero quasi arrivata all’ultimo piano di scale e all’improvviso una strana sensazione mi invase. Sentivo Blake, sentivo che non era lontano, avvertivo la sua presenza in modo così chiaro e nitido che per poco non pensai di averlo accanto.
 Rallentai il passo e mi diressi camminando verso il vecchio portone di legno aprendolo con calma. Quello che vidi una volta fuori mi lasciò senza fiato. Blake era fermo immobile esattamente al centro del marciapiede e si guardava intorno confuso. Ero riuscita a sentirlo così distintamente, non pensavo che avremmo mai potuto avere un legame così forte.
 -Perché li vedo solo ora?- chiese Blake senza voltarsi.
 Anche lui doveva aver avvertito la mia presenza.
 -Perché fino ad ora non mi ero mai accorto che il mondo è popolato anche da… loro?- la sua voce era calma ma aveva sempre quella nota di incredulità che non l’aveva ancora abbandonata.
 Sapevo a cosa si stava riferendo. Per la strada passeggiavano tranquillamente alcune persone, passavano davanti a noi senza guardarci ma c’erano anche degli altri individui che non erano come gli altri. Passavano attraverso i muri o attraverso le altre persone. Avevano vestiti di epoche diverse e i loro sguardi erano vuoti, senza alcuna gioia. Erano fantasmi. Entità con cui avevo avuto a che fare per tutta la vita e che adesso a causa mia si stavano insinuando subdoli anche nella vita di Blake senza che lui potesse fare nulla per impedirlo.
 -Non li hai mai visti perché ancora non mi avevi incontrata-, risposi alle sue domande con tono neutro senza far trasparire quel senso di colpa che in realtà mi stava divorando.
 Lui si voltò lentamente a guardarmi.
 -Voglio sapere che sta succedendo. Voglio capire quello che mi sta accadendo prima che la testa decida di esplodermi sul serio-, i suoi occhi erano seri e più azzurri del solito. Non capivo come avevo fatto a non notarlo subito, solo il colore dei suoi occhi avrebbe dovuto farmi capire immediatamente di fronte a chi mi trovavo fin dal nostro primo incontro.
 -Se vuoi sapere tutta la verità-, cominciai con sguardo comprensivo, -devi semplicemente venire con me.-
 Mi voltai e tornai all’interno del portone. Non ci fu bisogno di voltarmi per sapere che Blake era qualche metro dietro di me, lo sentivo che mi stava seguendo avvertivo il suo calore dentro il mio corpo.
 Entrammo di nuovo nel mio appartamento e tornammo in biblioteca dove mio padre ci stava aspettando seduto al tavolo mentre sistemava quattro tazze con del tè caldo dentro.
 -Sapevo che ci saremmo rivisti, Blake-, disse con uno dei suoi soliti sorrisi gioviali. –Siediti e prendi un po’ di tè, vedrai che ti farà bene. Tra poco arriveranno anche dei pasticcini e dei biscotti.-
 Blake guardò mio padre in modo circospetto e si sedette proprio di fronte e lui.
 -Siediti anche tu Cassie, sai che tutto questo riguarda Blake almeno quanto riguarda te.-
 Mi avvicinai al tavolo diretta alla sedia accanto a mio padre ma lui mi indicò deciso con lo sguardo quella alla destra di Blake.
 Con un sospiro di sconfitta mi sedetti accanto a lui e misi un paio di zollette di zucchero nella mia tazza colma di tè caldo e profumato.
 Blake stava seduto, rigido come un palo e fissava la tazza che stava proprio di fronte a me.
 -An-anche sua moglie prenderà il tè?- chiese Blake imbarazzato o impaurito, non riuscivo a capire bene che genere di tono avesse assunto la sua voce.
 Papà ed io ci fissammo un attimo e poi scoppiammo a ridere mentre il volto del povero Blake assunse all’improvviso diverse tonalità di rosso.
 -No, Blake-, cominciò mio padre con un sorriso. –I fantasmi non hanno un corpo quindi non possono bere o mangiare. Questo tè è per una persona in carne ed ossa, per il momento diciamo che è per la mia assistente.-
 -Sono stata retrocessa al ruolo di “assistente”?- chiese una dolce voce femminile dalla porta.
 Ci voltammo tutti nella direzione da cui proveniva. Sulla soglia della porta, con in mano un vassoio enorme pieno di qualsiasi ben di Dio proveniente dalla pasticceria sotto casa, c’era una ragazza con lunghi capelli scuri e profondi occhi azzurri, vestita in modo piuttosto sportivo.
 -Scusa Dafne, ma Blake è ancora piuttosto confuso quindi ho preferito adottare una linea più soft per cominciare a spiegargli come stanno le cose.-
 Dafne fece un sorriso e camminando velocemente verso il tavolo posò il vassoio e si accomodò accanto a mio padre.
 -Non sono mai stata favorevole ai metodi gentili. E’ un uomo e saprà affrontare tutto quello che gli diremo- si voltò a guardare Blake e lo fissò dritto negli occhi. Lui sussultò. –Sì, mio caro Blake, i miei occhi sono identici ai tuoi esattamente come quelli di Cassie sono uguali a quelli di suo padre.-
 -Siamo parenti?- chiese Blake confuso.
 -No, noi siamo qualcosa di più che parenti-, continuò Dafne con un sorriso. –Tu ed io siamo dei Guard. Il nostro compito è quello di aiutare i Seeker nelle loro missioni e di fare in modo che le anime bianche riescano ad arrivare nell’Aldilà.-
 Blake spalancò gli occhi confuso, probabilmente al suo posto avrei reagito esattamente nello stesso modo.
 -Sei la solita impulsiva Dafne-, disse papà con tono serio. –Non penso proprio che Blake sia riuscito a capire una sola parola di quello che hai detto.-
 -Provo a spiegargli io come stanno le cose, papà-, ero stata io a parlare? Non me ne ero neanche accorta ma la mia bocca si era aperta prima che me ne rendessi conto. Sapevo solo che ero io a dover parlare con Blake, ero io che dovevo fargli capire quello che stava succedendo. Solo così lui avrebbe davvero capito.
 -Prima di tutto c’è una cosa che ti deve entrare in testa-, cominciai mentre lui mi guardava sempre più incredulo. –Se tu riesci a vedere i fantasmi significa che una parte di te è come me.-
 Sbatté le palpebre ma non me la presi, ancora non poteva capire.
 -Io sono una Seeker, tutta la mia famiglia lo è… Da sempre. I Seeker sono degli umani che hanno un particolare gene, chiamato “gene S” che permette loro di vedere i fantasmi. Questo gene consente ad un Seeker non solo di vedere i fantasmi, ma di essere più veloce, più forte e più intelligente di un qualsiasi umano. Quello che un Seeker deve fare è facilitare il passaggio delle anime nell’Aldilà e perché ciò avvenga deve aiutare i fantasmi a risolvere le loro faccende in sospeso. Lo so che ti sembrerà assurdo ma è vero che i fantasmi rimangono sulla terra perché hanno qualcosa di incompiuto che li lega ancora al nostro mondo.-
 Blake non fiatava, forse neanche respirava, pendeva letteralmente dalle mie labbra.
 Presi un respiro profondo e continuai.
 -Nella maggior parte dei casi per poter aiutare le anime i Seeker devono permettere ai fantasmi di possedere i loro corpi. In questo modo però il Seeker non ha più il controllo del proprio corpo e questo potrebbe causare diversi problemi. Ed è qui che entrano in scena i Guard.-
 Blake guardò per un attimo Dafne e tornò subito a fissarmi.
 -Il Guard è il protettore del Seeker. In qualunque caso e in qualsiasi situazione la vita del Seeker è sotto la diretta responsabilità del suo Guard.-
 -Quindi io sarei un Guard?- mi chiese Blake esitante.
 -No, tu non sei un Guard. Tu sei il mio Guard ed io sono la tua Seeker. I nostri geni S sono entrati in contatto quando prima mi hai stretto la mano e il mio gene ha fatto risvegliare il tuo che era assopito. E’ per questo che solo adesso hai potuto vedere i fantasmi.-
 -Ma… Ma come è possibile? Come mai ho questo gene S?-
 Era disorientato, lo capivo. Sentivo i suoi sentimenti, la sua paura.
 -Un Guard ha dentro di sé il sangue di un Seeker, ma il suo è sangue impuro perché probabilmente il Seeker da cui l’ha ereditato ha mischiato il suo sangue con quello di umano comune.-
 -Stai cercando di dire che uno dei miei parenti è un Seeker?- mi chiese lui incredulo.
 -Sì-, risposi con tono serio. –Per poter preservare il gene S in modo puro i Seeker possono avere dei figli solo con altri Seeker, per questo avvengono i matrimoni combinati. Ormai non sono rimasti più molti Seeker puri e quelli che ci sono devono essere preservati.-
 -Aspetta. Vuoi dire che anche i tuoi genitori si sono sposati per un matrimonio combinato?- chiese incredulo.
 -Sì, ma il nostro è un caso a parte-, intervenne mio padre con un sorriso. –Calliope ed io eravamo cresciuti insieme e ci siamo innamorati prima che i nostri genitori decidessero di farci sposare.-
 -Capisco. E’ per questo che voi Seeker avete tutti gli occhi di quel colore?-
 -Il colore dei nostri occhi-, continuai cercando di essere il più chiara possibile, –ha una funzione puramente pratica. Quando un fantasma possiede il corpo di un Seeker gli occhi di quel Seeker assumono immediatamente il colore degli occhi del fantasma proprio perché in realtà i nostri occhi non hanno un vero e proprio colore. In questo modo se un Seeker è posseduto il suo Guard o altri Seeker se ne accorgono subito.-
 -E gli occhi dei Guard invece?- continuò lui. –Come mai anche noi Guard abbiamo gli stessi occhi?-
 -E’ per permettere a noi Seeker di riconoscervi. Esiste un solo Guard per ogni Seeker, i loro geni si riconoscono in base ai loro caratteri e alle attitudini comuni.-
 Blake mi fissò per un attimo.
 -Quindi il tuo gene S ha scelto me…-, osservò lui incredulo.
 -Sì, neanch’io ci potevo credere ma non possiamo farci nulla è andata così. Sinceramente ho sempre sperato che il mio Guard fosse una donna, voi uomini siete stupidi e ingestibili ma non sempre si può avere tutto dalla vita.-
 -Scusa tanto se non sono quello che volevi-, rispose lui risentito. –Io neanche ci volevo entrare in tutta questa storia. Se solo quel mio parente non fosse stato un Seeker…-
 -Chi ha deciso di chiamarti Jason?- chiese all’improvviso mio padre.
 Blake ed io ci voltammo a guardarlo.
 -Perché me lo chiede?-
 -Ai Seeker e ai Guard non vengono dati nomi a caso-, cominciò a spiegare mio padre. –Io mi chiamo Hermes, poi c’è Cassandra, Dafne, Calliope… Non ti suonano particolari come nomi?-
 Blake ci pensò un attimo e poi gli parve di capire.
 -Sono tutti legati alla mitologia…-
 -Esatto, lo facciamo per una questione di identificazione. Anche Jason è un nome mitologico quindi, se è stato uno dei tuoi parenti a sceglierglielo probabilmente è lui il Seeker.-
 -Mia madre mi ha sempre detto che quando era piccola suo padre le ripeteva in continuazione che se avesse avuto un figlio con gli occhi azzurri avrebbe dovuto chiamarlo Jason.-
 -Quindi è tuo nonno il Seeker… Come si chiama?-
 -Warren. Icarus Warren… Non avrei mai pensato che il suo nome fosse legato ai Seeker, ho sempre creduto che fosse strano ma mai fino a questo punto.-
 -Icarus Warren?!- l’incredulità che avevo messo in quel nome appena sussurrato era evidente anche nelle voci di mio padre e Dafne che lo avevano pronunciato esattamente nello stesso modo.
 -Tu… Tu sei il nipote di Icarus Warren?- chiese papà con lo stupore di un bambino che aveva appena visto l’albero della Cuccagna.
 Blake guardò mio padre confuso, poi mi rivolse uno sguardo ancora più confuso e si limitò ad annuire.
 -Sì, mio nonno si chiama così. Perché? Lo conoscete?-
 Dire di conoscere Icarus Warren è quasi un insulto al mondo dei Seeker.
 -Icarus Warren non è stato solo un semplice Seeker-, cominciai io cercando di far capire a Blake tutta l’importanza nascosta dietro a quel semplice nome. –Icarus Warren è una leggenda.-
 Blake mi fissò sorpreso mentre mio padre decise di intervenire.
 -Non è ancora il momento di parlare di tuo nonno, Blake. Per poter capire fino in fondo quello che lui è stato per noi Seeker devi prima capire chi siamo veramente ma soprattutto contro cosa combattiamo perché devi…-
-Sta parlando come se io avessi accettato di diventare un Guard-, cominciò Blake fissando mio padre dritto negli occhi. –Non voglio tutto questo e non ho intenzione di entrare nel vostro mondo.-
 -Tu non capisci-, intervenni senza riuscire a fermarmi. –Non c’è nulla da accettare le cose stanno così e basta. Non puoi scegliere di non essere un Guard, fa parte di te.-
 Era vero. Ormai il gene S di Blake si era risvegliato e aveva riconosciuto il mio. Non c’era niente che lui potesse fare per rinnegare il suo destino. Era legato a me per sempre.
 -Che significa che non posso scegliere?-
 Sentivo il suo stato d’animo. Come sua Seeker avrei avvertito i suoi sentimenti in ogni situazione. Paura. Incertezza. Voglia di scappare. Era questo che avvolgeva l’aura di Blake in quel momento. Ma non poteva farlo, il gene S non glielo avrebbe permesso.
 -Non puoi scegliere, Blake-, disse mio padre con tono comprensivo. –Il gene S non dà questa possibilità. Una volta che si attiva nel momento in cui Cassie si troverà in pericolo o sotto il controllo di un’anima, tu correrai da lei, sentirai il bisogno di aiutarla e di proteggerla. Questo è il potere del gene S, un potere a cui non potrai sottrarti.-
 -Sono un tipo forte. Gene S o meno, riuscirò a non farmi coinvolgere in questa pagliacciata.-
 Mio padre lo fissò con occhi comprensivi ma io sapevo che quel suo sguardo non era così innocuo come poteva sembrare. Hermes Hyde aveva qualcosa in mente, me lo sentivo.
 -Va bene, Blake-, cominciò con voce calma. –Se sei convinto di riuscire a resistere al richiamo del gene S, io non ti costringerò in alcun modo a diventare il Guard di Cassie.-
 -Cosa?!-
 Quell’esclamazione sorprese anche me, soprattutto perché era uscita proprio dalla mia bocca prima che la ragione potesse bloccarla.
 -Papà! Esiste un solo Guard per ogni Seeker. Se Blake non…-
 -Cassie-, il tono categorico di papà riuscì quasi a spaventami, il che era tutto dire visto che mio padre era la persona più pacata del mondo. In genere ero io a rimproverare lui. –Non possiamo costringere qualcuno a fare quello che gli chiediamo contro la sua volontà.-
 E da quando la volontà contava qualcosa se c’era il gene S di mezzo?
 A me non era mai stata data alcuna possibilità di scelta.
 -Quindi, Blake, se questa è la tua decisione definitiva, puoi anche andare.-
 Blake si alzò in piedi e guardò mio padre con un misto di sollievo e gratitudine. Lui non lo conosceva, non poteva sapere che stava escogitando uno dei suoi piani. Finalmente il mio Guard si era manifestato e dubitavo fortemente che mio padre se lo sarebbe lasciato scappare.
 -Nessuno di noi verrà più a cercarti, questa è una promessa.-
 -La ringrazio, signor Hyde-, la gratitudine di Blake era quasi palpabile.
 -Nel caso dovessi cambiare idea potrai rivolgerti a me o a Cassie quando vorrai.-
 -Ne terrò conto, ma non credo che ci sarà più occasione di rivederci, signor Hyde. Tendo ad essere molto risoluto nelle mie decisioni.-
 Adesso ne avevo davvero abbastanza! Quei due stavano farneticando!
 -Io non posso essere una Seeker se no ho un Guard, non passerò mai di livello in questo modo. Anzi, non ce lo avrò neanche un livello! E come la mettiamo con l’Organizzazione?!-
 -Ora basta, Cassie. Ormai Blake ha deciso. Troveremo una soluzione, forse posso fare in modo che Dafne sia anche la tua Guard.-
 Ma di che diavolo stava parlando?! Lo sapeva benissimo che non si poteva fare. Non avrebbe mai funzionato.
 -Per favore, Dafne. Riporta Blake a casa sua.-
 Mi voltai a guardare Dafne che se n’era stata in silenzio tutto il tempo.
 -Signora Hyde, non occorre che mi riaccompagniate. Posso prendere tranquillamente un autobus, non vorrei crearvi disturbo.-
 Quel ragazzo era davvero troppo educato per i miei gusti. Senza contare che a causa del suo rifiuto adesso mi ritrovavo in una situazione davvero spiacevole. Non avrei mai potuto fare il mio ingresso nell’Organizzazione e i progetti di tutta una vita sarebbero stati cancellati di colpo. In più c’era il piccolo dettaglio della morte: senza un Guard non ci sarebbe stato nessuno a proteggermi durante il contatto corporeo con le anime. Sarei stata completamente in balia di qualche defunto megalomane.
 -Non ci sono autobus che passano in questa zona, e comunque non mi costa niente accompagnarti a casa, sarei dovuta uscire in ogni caso.-
 Dafne era proprio quella che mi stava sorprendendo di più. Aveva atteso il momento di conoscere il mio Guard almeno quanto me e adesso si rassegnava senza combattere. Stentavo quasi a riconoscerla.
 -Va bene, allora accetto il passaggio.-
 Guardavo tutta la scena e mi sentivo come una spettatrice davanti alla TV.
 Blake salutava mio padre con una stretta di mano, si rimetteva lo zaino in spalla e seguiva Dafne fin fuori la porta lanciandomi solo una veloce occhiata.
 Possibile che fosse finito tutto così? Avevo finalmente trovato il mio Guard e dovevo lasciarlo andare solo perché era un bambino cocciuto che non voleva affrontare la realtà?
 E no! Non poteva finire così! Non lo avrei permesso!
 Stavo per uscire di corsa dalla stanza e correre dietro a Blake quando mio padre mi afferrò per un polso costringendomi ad arrestare la mia corsa.
 -Se vuoi che il tuo Guard torni da te, seguirlo è l’ultima cosa che devi fare. Fidati del tuo papà bello ed intelligente, per una volta.-
 Mi divincolai dalla presa di mio padre con un gesto di stizza.
 -Ma quale intelligente?! Hai permesso che tua figlia restasse senza un Guard. Questa è tutto tranne che intelligenza!-
 -Fidati di me, piccola. Sarà proprio il tuo Blake a tornare da te, senza che tu muova neanche un dito. O quasi…-
 Mio padre sorrideva ma io ero più irritata che mai.
 -Prima di tutto non è il “mio” Blake. Secondo, il tuo comportamento mi sta insospettendo. Lo so che hai in mente qualcosa, papà. E’ inutile che ti dica quanto questo non contribuisca a tranquillizzarmi.-
 -Oh, tesoro-, sorrise ancora. –Devi solo lasciar fare tutto a me, e ogni cosa andrà al suo posto.-
 Stavo per ribattere quando il fantasma di mia madre oltrepassò la porta e si diresse fluttuando verso di noi.
 -Cal, ricordi quella tua amica di cui mi parlavi questa mattina?-
 Cal sorrise e annuì con un viso sereno e contento.
 -Puoi invitarla a venire qui? Penso di aver trovato un modo per risolvere il suo problema.-
 -La chiamo subito-, rispose Cal sorridendo gioiosa.
 Sparì e dopo un attimo riapparve nello stesso punto ma al suo fianco adesso c’era il fantasma di una giovane donna. L’aura intorno a lei era grigio fumo, quindi era una suicida. Una ragazza così bella, con meravigliosi occhi scuri e lucenti capelli biondi lunghi fino alla schiena, aveva deciso, per un qualche oscuro motivo, di suicidarsi.
 Chissà perché?
 Il suicidio era proprio uno degli aspetti dell’animo umano che ancora stentavo a capire, nonostante nella mia vita avessi sempre avuto a che fare con la morte.
 -Lei è Jane-, cominciò Cal non rinunciando alla sua espressione gioviale. – Si è suicidata dopo che il marito l’ha abbandonata ed è andata a vivere con la sorellastra di lei.-
 Okay, non dico che era un buon motivo per suicidarsi… Però, poverina. Non era stato facile da affrontare, e in effetti aveva rinunciato, aveva deciso di non affrontarla quella situazione così dolorosa.
 -Come mai sei rimasta sulla Terra, Jane?- chiesi con tono gentile. Era importante scoprire quale fosse la sua faccenda in sospeso.
 -Voglio che Rick muoia-, lo disse con un tono talmente piatto che un brivido mi percorse la schiena. –E voglio essere io ad ucciderlo.-
 Spalancai gli occhi sorpresa.
 -Avevo intenzione di seguire questo caso complicato proprio oggi pomeriggio ma visti i recenti sviluppi direi che te ne puoi occupare tu, Cassie.-
 Quelle parole ci misero qualche secondo per essere assimilate in modo corretto dal mio cervello. E anche così non ero riuscita a capirle del tutto.
 -Che hai detto?-
 Mio padre mi guardò con un sorriso.
 -Voglio che sia tu ad effettuare il contatto con Jane.-
 -Papà, ma sei uscito fuori di testa?! Vuoi che io abbia il mio primo contatto anima-Seeker con una che vuole uccidere il marito e per di più senza avere un Guard ad aiutarmi?!-
 Il sorriso di papà si allargò mentre io cominciavo a sentirmi davvero terrorizzata, come se non riconoscessi più l’uomo che avevo di fronte.
 -Tesoro mio, vedrai che alla fine di questa giornata tutto sarà andato al suo posto.-
 Lo fissai con gli occhi spalancati.
 -Jane, cara-, cominciò rivolto verso il fantasma. –Se diventerai un tutt’uno con il corpo di questa ragazza potrai finalmente avere la tua vendetta e trovare la pace eterna.-
 Un sorriso si dipinse sulle labbra di Jane mentre fissava i suoi occhi scuri nei miei.
 Accadde tutto velocemente.
 Un attimo prima fissavo quegli occhi magnetici e impregnati di tristezza intrappolati in un volto delicato e privo di vita, e l’attimo dopo li rividi intrappolati in un viso pallido ma vivo. Un viso che conoscevo bene perché era il mio viso.
 Jane si era impadronita del mio corpo separandolo totalmente dalla mia anima.
 Era da una vita che mi preparavo ad affrontare il mio primo contatto anima-Seeker ma non avrei mai immaginato che sarebbe stato così… naturale.
 Adesso il mio corpo apparteneva a Jane ed io ero diventata il fantasma. Era una sensazione così strana. Vedevo le mie mani e i miei piedi e sapevo che ero assolutamente incorporea, eppure sentivo uno strano formicolio in tutto il corpo che mi ricordava una cosa fondamentale: io esistevo. Anche se non più nel mio corpo continuavo ad essere viva.
 -E’ una cosa fantastica…-, quella frase sussurrata con tanto stupore dalla mia voce mi riportò bruscamente alla realtà. Perché la voce era la mia ma non ero stata io a parlare.
 Jane osservava il mio corpo, cominciò a toccarsi la guance e le braccia. Era incredula e allo stesso tempo entusiasta.
 -Ora che ho un corpo potrò finalmente avere quello che desidero da cinque lunghi anni. Rick è un uomo morto ormai.-
 Jane mi lanciò un’ultima occhiata e sfrecciò fuori dalla porta prima che io avessi il tempo di pronunciare una solo sillaba.
 -Che aspetti?- mi chiese papà con un sorriso. –Seguila e fermala.-
 -Ma come faccio senza Guard? Da sola non ho alcun potere…-
 -Anche se senza Guard sei comunque una Seeker ed è tuo dovere fare qualcosa.-
 Fissai mio padre incredula.
 La faceva davvero facile lui, stava scaricando tutte le responsabilità su di me.
 Sapevo che i fantasmi non si spostavano come gli umani. A loro bastava usare l’apparizione come mezzo di trasporto. Quindi mi concentrai intensamente sul mio corpo, quello che adesso possedeva Jane, e un istante dopo mi ritrovai seduta sul sedile posteriore di quella che sembrava indiscutibilmente la mia macchina.
 Jane era al volante e aveva un ghigno inquietante che sfigurava quello che fino a pochi minuti prima era stato il mio corpo.
 -Adesso, mio caro Rick, ti farò una bella sorpresa.-
 Sussurrò quella frase con così tanto odio e soddisfazione che mi crebbe dentro una rabbia così intensa da farmi quasi bruciare.
 Non potevo credere di dover affrontare da sola una pazza suicida, e tutto perché mio padre era uscito fuori di testa e il mio Guard aveva deciso di abbandonarmi senza neanche provare ad accettare una realtà che, volente o nolente, era anche sua.
 Maledetto Jason Blake!







 ***L'Autrice***
 Ed eccomi arrivata con il secondo capitolo di questa storia...^^ Spero che vi sia piaciuto. Purtroppo del terzo ho scritto solo un paio di pagine e non so quando riuscirò a pubblicarlo, comunque cercherò di non farvi aspettare troppo...^^
 Come avete visto il nostro Jason fa a tutti gli effetti parte del mondo dei Seeker, anche se per il momento sembra parecchio reticente nell'accettarlo. Direi che comunque il padre di Cassie sembra piuttosto deciso nella sua decisione, anche se a quanto pare ha messo parecchio in pericolo la vita della figlia... Chissà se Blake deciderà di aiutarla... xD
 
 Mancano alcune risposte alle recensioni, continuerò a rispondere immediamente... ^^ 
   
 
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