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Autore: Elothiriel    08/12/2010    4 recensioni
“Éomer Éadig. […] nell’ultimo anno della Terza Era prese in moglie Lothíriel, figlia di Imrahil.”
Così dice Tolkien, e non sappiamo altro su Lothìriel. Chi era questa Principessa di Dol Amroth e com'è stato il suo matrimonio con Eomer?
La voce narrante è proprio lei, che racconta ciò che Tolkien tace: la storia di questa fanciulla venuta dal Mare per sposare il Signore del Mark.
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eomer, Imrahil, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO IV

CAPITOLO IV

 

In quindici giorni le sarte di Edoras aggiustarono per me il vestito che aveva indossato Théodwyn, madre di Éomer, il giorno del suo matrimonio con Éomund. Lo dovettero accorciare un po’ perché non ero alta come una donna di Rohan, ci aggiunsero un lungo strascico e nastri sulle spalle. Era di un luminoso verde chiaro, ed fu il primo vestito da Signora del Mark che ebbi. In quei giorni avevo indossato i miei vestiti che avevo portato da casa, ma qualche giorno prima del matrimonio indossai un bel vestito bianco, dono della moglie di Gamling, per il mio compleanno, il ventidue aprile. Regalò vestiti simili, ma di un ricco rosso, anche alle mie sorelle.

Iniziavo a essere nervosa come prima di incontrare Éomer, mi tenevo occupata ricevendo tutti gli ospiti che arrivavano alla reggia. Giunsero Faramir ed Eowyn, Re Elessar, nobili dell’Est e Ovestfalda, persino i Cavalieri di Estemnet.

 Non tutte le sere ci furono banchetti allegri come quello della prima sera, spesso Éomer, Aragorn, mio padre, Faramir e altri si chiudevano nella piccola sala dietro il Salone del Trono discutendo di guerra e delle ultime frange di Orchi, Esterling e Sudroni che vagavano uccidendo e compiendo razzie. Éomer non mi era mai parso molto allegro, ma dopo queste riunioni diventava ancora più cupo del solito. Poi montavano a cavallo e partivano, non ritornando che qualche giorno dopo. Mi faceva male il cuore a vederli cavalcare via pronti per la guerra.

 

“Ma Éomer è sempre così?” chiesi a Eowyn un pomeriggio, mentre stavamo sedute di un prato appena fuori Edoras. Le mie sorelle erano rimaste a Meduseld a provare i loro vestiti. Stellagrigia e il cavallo di Eowyn pascolavano accanto a noi.

Quando nostro padre era vivo Éomer era di carattere più gioioso, ma dalla sua morte si è incupito e non è mai tornato come prima. Siamo stati costretti a crescere in fretta, Éomer è diventato Terzo Maresciallo del Riddermark a ventisei anni, ma era un guerriero già da prima. Cavalcò in guerra la prima volta a sedici anni, e non ha mai smesso. Grìma Vermilinguo lo chiamava “guerrafondaio” ma lui combatte per difendere Rohan; anche in questi giorni di pace non si concede che pochissimo riposo.” Tacque e poi sorrise. “Capisco le tue preoccupazioni, ma non è cupo perché ti deve sposare. Anzi, penso che questo lo rallegri. Tirai un sospiro di sollievo.

“Ne sono felice, ma mi preoccupa che la minaccia su Rohan sia ancora di tale portata. C’è la possibilità di una vera e propria guerra?”

“No, non credo. A ogni modo questi nemici vanno eliminati il più velocemente possibile.”

“Certo.”

Tornammo a Edoras poco dopo, e Imhlen mi disse che Éomer desiderava vedermi.

“Benissimo, lo vedrò a cena.”

“No, intendeva solo te e lui.” Sobbalzai. Non avevo parlato con Éomer da sola dal giorno del nostro arrivo. Avevamo conversato e ballato, ma sempre insieme ad altri. In effetti era assurdo che io non fossi mai stata da sola con il mio futuro marito fino ad adesso, ma Éomer mi sembrava sempre così occupato e lontano.

Dov’è?”

“Ha detto che ti avrebbe aspettato fuori dalle porte di Edoras. Ha suggerito di prendere Stellagrigia. Lothi, lo so che hai paura di non sapere che dire, ma vedrai che andrà tutto bene. Io e Math ti aspettiamo qui.” Così diedi una mela a Stellagrigia e lei trottò fino al cancello di Edoras.

Lì fuori Éomer aspettava immobile, in sella a Zoccofuoco, guardando il sole avviarsi a tramontare. Indossava ancora l’armatura, erano tornati da poco, però non aveva l’elmo. Il tramonto gli coronava il capo di luce rossa, facendolo apparire più regale che mai.

“Éomer?”

“Ciao, Lothi.”Mi chiamava sempre Lothi, da quando gli avevo detto che a casa il mio nome era questo. “Vieni, ti voglio far vedere una cosa.” Così cavalcammo in silenzio verso dei tumuli, che avevo notato già dal giorno in cui eravamo arrivati, nove sul lato occidentale e otto sul lato orientale. “Queste sono le tombe dei miei avi e di mio zio Théoden, che fu per me come un padre. Un giorno qui sarò seppellito anch’io, nel luogo del riposo finale di tutti i Signori del Mark. Vedi i fiori bianchi che crescono sui tumuli? Si chiamano ricordasempre, perché chi li veda non scordi i grandi che lo hanno preceduto. Io annui in silenzio. “Io, come loro, sono il sovrano di un popolo spietato, siamo guerrieri e cavalieri, non Principi mezzielfi come tuo padre. Tu stessa sei qualcosa di profondamente diverso da una Dama di Rohan, sembri una Signora elfica, qui sei come una stella prigioniera nella roccia. Ascoltavo quelle parole stupita. “Io so che tu non mi ami, e come potresti? Ci conosciamo appena. Eppure, Lothi” si interruppe e, voltatosi verso di me, il suo volto severo si ruppe in uno dei suoi rari sorrisi. “Eppure tu mi piaci. Forse ti amo di già, e sono felice che tu stia per diventare mia moglie. Se io fossi un Re come Aragorn, probabilmente ti offrirei, per amor tuo, la possibilità di tornare a casa dalla tua gente, evitando questo matrimonio politico, e sceglierei una moglie fra le donne del mio popolo.” Non sorrideva più.

“Mi vuoi mandare via, mio signore?” chiesi, sgomenta mio malgrado. Ormai mi ero abituata a una vita qui, e sarebbe stato il mio modo di contribuire alla pace della Terra di Mezzo, offrendomi come legame d’alleanza fra Dol Amroth e Rohan.

“Ho detto che lo farei se io fossi un Re come Aragorn Elessar. Ma poiché non lo sono, non ti farò questa offerta. Ormai sei vincolata a restare al mio fianco. “ Le stelle bianche stavano sbocciando sopra di noi. “Questo ti dispiace, Lothi?”

“No, mio signore Éomer.

Allora Zoccofuoco si accostò a Stellagrigia, ed Éomer mi strinse al suo fianco con un braccio coperto dalla cotta di maglia. Soffiò un vento gentile e mescolò insieme i nostri capelli, biondi e corvini nella notte che stava calando.

 

La sera del giorno prima del matrimonio Éomer sparì prima di cena con Re Aragorn, Gamling, Elfhelm e altri Uomini suoi amici. Le donne di Edoras mi dissero che era una cosa normale.

Io mangiai poco e mi ritirai in camera con Mathrel.

“E così arriva il grande giorno” disse lei sedendosi sul letto. “Dalla tua faccia sembra che tu debba combattere da sola contro una schiera di Esterling ribelli.”

“No, sono felice.” Ribattei, ed era la verità. Certo, ero preoccupata e sovraeccitata, ma anche felice.

In quel momento entrò anche Imhlen, che lanciò un’occhiata sospettosa a Mathrel, poi mi chiese come stavo.

“Bene, penso; ma cos’hai, Imhlen? Sei strana.”

“Niente…senti, Mathrel ti ha detto qualcosa?”

“Stavo per dirglielo” interloquì Mathrel, sporgendosi dal suo letto.

“Ecco” mi sussurrò Imhlen in fretta. “Qualunque cosa ti stia per dire, sono tutte sciocchezze. Non la ascoltare. Io le impedirei di parlare, ma purtroppo non trovo nessuno che mi presti una spada. Io la fissai incuriosita.

“Di che state parlando?” chiesi.

“Senti, Lothi…hai mai baciato nessuno?” esordì Mathrel guardandomi di sottecchi. Imhlen sospirò e si lasciò cadere sul suo letto.

“Si, una volta, quando avevo sedici anni, mi ero innamorata di uno scudiero di nostro padre, e alla fine ci baciammo. Perché?”

“Fu solo un bacio, vero? Niente di più.” Proseguì Mathrel ignorando la mia domanda. Imhlen affondò il viso nel cuscino sdegnata.

“Si…la mamma ci vide e mi fece una tale lavata di capo che me la ricordo ancora parola per parola. Urlò che non avrei potuto più baciare nessuno fino al giorno in cui mi…mi sarei sposata.” Iniziavo a capire cosa di cosa volesse parlare quella piccola serpe di mia sorella. “Io le ho ubbidito” aggiunsi.

“Invece, sai, io ho baciato un sacco di uomini, e non mi sono mai fatta scoprire. Così ho imparato molto sull’argomento.”

“Taci, Math, adesso basta” la redarguì Imhlen.

“Quindi ti volevo offrire la mia esperienza nel caso la notte…con Éomer…” a quel punto Mathrel fu presa da un accesso di risa che durò molto a lungo, mentre io e Imhlen la fissavamo scandalizzate.

“Ti avevo detto di non ascoltarla” mi disse Imhlen. “E’ da un paio di giorni, che quando tu non ci sei, discute di quest’argomento. Da sola, perché io non le dò certo ragione. Buonanotte” concluse, e lasciando Mathrel a contorcersi dalle risa sul suo letto, cacciò la testa sotto le coperte e non proferì più parola.

“Allora, Lothi, non vuoi i miei consigli?” mi domandò a bassa voce Mathrel quando si fu ripresa.

“No davvero” risposi seccamente.

“Non ci credo” ribattè “E’ Imhlen che ti ha condizionato.

“Mathrel, sul serio!” e detto questo, seguii l’esempio di Imhlen. Ma mia sorella non si dette per vinta, e accoccolatasi vicino al mio cuscino mi sciorinò una serie di consigli e avvertimenti che non ripeterò.

 

La mattina del primo maggio il sole sorse presto e fu luminoso fin dai primi raggi.

La terrazza davanti al palazzo era decorata con numerosi vessilli sia di Rohan che di Dol Amroth, le guardie avevano lucidato le armature e si erano pettinate i lunghi capelli biondi. Sentii una delle ragazze che si occupavano di me e delle mie sorelle dire a una sua amica: “Non è strano fare tutta questa festa per un matrimonio? Voglio dire, anche se si sposa il re, non è uso che ci sia tutta questa solennità” l’altra le rispose così:

“Sarà perché è una principessa straniera mezzaelfa. Hai visto come sono strani loro! Magari usano fare sempre così per i matrimoni.

Mi lasciai vestire dalle mie sorelle con l’abito di Théodwyn, bellissimo e splendente, dello stesso verde dell’erba appena nata dopo un lungo gelo. Mi pettinarono a lungo i capelli e li legarono sulla nuca con nastri bianchi e fiori, tranne alcuni riccioli che lasciarono ombreggiarmi il viso.

Mi accorsi che entrambe avevano gli occhi umidi.

Infine, a mezzogiorno, mi scortarono sulla terrazza. Eowyn mi porse un mazzo di fiori bianchi che aveva preparato per me, sentii il profumo dei gigli fra le mie mani. Strizzai gli occhi alla luce improvvisa. I Cavalieri in armatura formavano un corridoio alla fine del quale c’era Re Aragorn, vestito con abiti elfici.

Éomer era bellissimo.

Indossava l’armatura che era stata forgiata per lui quando era diventato Re e i suoi capelli, così biondi, splendevano nella luce di quel giorno meraviglioso. Ma ciò che mi rese felice fu vedere il suo volto sereno, non rannuvolato e severo com’era di solito. In quel momento, anche se non era vero, credetti di amarlo, quel giorno era speciale.

Così, davanti a Re Aragorn, mio padre disse:

“Éomer figlio di Éomund della Casa di Eorl,  Re di Rohan, Signore del Mark, io ti affido mia figlia Lothíriel, Principessa di Dol Amroth, discendente di Galador il Mezzelfo, in sposa.”

“Ed io la accetto con tutto il cuore, davanti ai miei Cavalieri e a Re Elessar Telcontar, Signore di Gondor.”

“Siate per sempre uniti, nella pace dopo giorni bui, e siate il simbolo dell’amicizia che regna fra i vostri paesi. Disse Re Aragorn, ed io mi accorsi che stavo piangendo, e sentivo i singhiozzi delle mie sorelle dietro di me. “Piangi pure, Lothíriel, perché questo è un giorno molto felice. Bevete, Lothíriel figlia di Imrahil e Éomer figlio di Éomund.” Ci porse una coppa piena di vino rosso e io e Éomer bevemmo uno dopo l’altra, e così fummo marito e moglie nel Regno del Mark e nella Terra di Mezzo. Allora Éomer mi prese fra le braccia e mi baciò, e anch’io lo baciai sotto il sole di quel mattino stupendo del primo maggio. La gente applaudì e io lanciai il mio mazzo di fiori in alto, lo prese al volo Imhlen, e sorrise fra le lacrime.

Poi mi inginocchiai e Éomer mi pose sulla testa una sottile corona d’argento sbalzato. “Io, Éomer Signore del Mark, nomino te, Lothíriel di Dol Amroth mia moglie, Signora del Mark. Alzati, Lothíriel, mia regina!”

Ci furono balli e canti, baci e abbracci di molte persone, e vidi Éomer sorridere spesso, come non l’avevo mai visto fare. Io e lui sedemmo accanto al banchetto, e davanti a noi mio padre e Eowyn e Faramir e tutti coloro che ci erano cari, e fu un giorno gioioso per noi e per molti altri. Mentre veniva servita la carne, Imhlen si sporse verso di me e mi sussurrò: “Anche senza tutti i vaneggiamenti di Math, è stato un bacio bellissimo.” Io le sorrisi allegramente.

I festeggiamenti durarono tutto il giorno, e si conclusero con un coro di fanciulle che cantò un inno antichissimo nella lingua del Mark, che così tradussi nella Lingua Corrente giorni dopo, con l’aiuto della mia cameriera Falmer e del libro che mi aveva regalato Lamrai.

 

Fanciulla più non sei, giurato hai

che con lui la vita passerai

Sii felice, donna, e rendilo felice

E sii forte, per te e per lui

Quando i giorni non saranno più luminosi

Fidati solo di lui nei giorni paurosi

 

Abbi fiducia nella sua forza e nel tuo coraggio

Nella tua anima e nel suo braccio

Continua a camminare al suo fianco

Difendilo quando sarà stanco

Non dubitare del tuo cuore

Non dubitare del suo amore.

 

La sera stava calando e dopo l’ultimo ballo, nel quale io ed Éomer ci eravamo lanciati contagiati dall’entusiasmo di Mathrel e Elfhelm, mi diressi verso la mia camera approfittando di un momento di distrazione da parte di mio marito, che discuteva a bassa voce con Elfhelm. Ma fui raggiunta dalle mie sorelle, che mi sbarrarono il passo con aria decisa. Mi preoccupai, perché ci voleva qualcosa di serio per farle unire in un tale fronte compatto.

Cosa stai facendo?” mi aggredì Mathrel.

“Sto andando a dormire” risposi.

“Lothi, stasera non puoi dormire qui. Devi…dormire in camera di Éomer.”disse Imhlen.

“Proprio così”ripartì Mathrel. “Forza, ti accompagniamo noi. Ti ricordi cosa ti ho detto ieri sera? Ebbene, non dimenticarlo.

“Non lo so, perciò non posso dimenticarlo. Ribattei mentre le mie sorelle mi trascinavano fino alla porta della camera di Éomer e mi gettavano dentro.

“Domani ci racconterai tutto.” Ridacchiò Mathrel mentre si allontanavano. “Se provi a scappare ce ne accorgeremo!”

“Penso che dovrò rimanere, allora.” In realtà avevo capito benissimo tutto quello su cui Mathrel mi aveva premurosamente informato, ma non ero sicura di volerci pensare. Così mi misi a osservare la camera. C’era una piccola finestra da cui entrava la luce della luna crescente. Conteneva solo un grande letto dalle pesanti coltri rosse, una sedia accanto a questo, un armadio e dei ganci alle pareti dov’erano andavano riposte le parti dell’armatura e la spada di Éomer, Güthwine. Curiosa, sbirciai fra gli oggetti appoggiati sulla sedia. C’era un pugnale dalla magnifica impugnatura a forma di testa di cavallo e due lettere aperte. Una recava il sigillo spezzato del cigno bianco, avrei voluto leggerla, ma la posai, sentendo un rumore di passi maschili. Mi sedetti sul letto e iniziai a sciogliermi i capelli, facendo cadere fiori ormai appassiti sul pavimento. La porta cigolò, aprendosi. Io presi un profondo respiro e guardai verso colui che quel giorno era diventato mio marito, Éomer Signore del Mark.

“Buonasera, mio signore” lo salutai.

“Ciao, Lothi.”

 

…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….

 

E così Éomer e Lothi si sono finalmente sposati!

Che ne dite del matrimonio? E la scena davanti ai tumuli è troppo melensa e sdolcinata?

Come al solito, pietà per la canzone che è particolarmente indegna stavolta.

 

Sempre grazie infinite a tutti coloro che leggono la mia storia e soprattutto a quelli che la rencesiscono, con una puntualità e una fedeltà davvero ammirevoli. Le mie tre fedelissime Arwins, Nini Superga e Sesshy94 si meritano un ringraziamento speciale. (In realtà vi meritate molto di più, chiedete e sarete esaudite)

Mi dispiace per il capitolo insopportabilemten lungo, ma non sapevo dove interromperlo.

 

A presto,

un bacio

Elothiriel

 

 

 

  
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