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Autore: Amrita    09/12/2010    3 recensioni
"Uno stridio di gomme, un impatto forte, un esplosione, il rumore del fuoco, dolore. Questo fu tutto quello che sentì Dana prima di chiudere gli occhi."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavo scrivendo nel mio diario quando sentii un battito lieve alla finestra. Mi affacciai ma non vidi nessuno. All'improvviso qualcosa mi pizzicò la mano, ancora appoggiata sulla finestra.
-Ma che cavolo...
Non feci in tempo a finire la frase che mi ritrovai la faccia sorridente di mia cugina davanti. Non so come avesse fatto, ma aveva trovato una scala e si era arrampicata alla finestra. Non avrebbe mai finito di stupirmi.
-Ma tu entrare dalla porta no, eh?
-Continua a sognare. Senti, questa sera c'è una festa, ti va di imbucarti?
-Mai una volta che andiamo ad una festa invitate.
-Io sono invitata. Quella che s'imbuca sei tu.
-Oh, ma grazie.
-Bene, allora è deciso, vieni. Vengo stasera alle 8. Ciao ciao.
Non mi diede il tempo di rispondere, che sparì dalla mia visuale. Beh, dopotutto non mi avrebbe fatto male un po' di svago.
Tornai a scrivere sul mio diario con un sospiro.

***

Erano le 7.30 di sera. Aprii l'armadio e ne tirai fuori un paio di jeans slavati e una maglietta larga. Mi pettinai e mi truccai. Si erano fatte le 7.55 e Marika ancora non arrivava. Avevo appena messo il cellulare e il portafoglio in borsa che suonò il campanello. Corsi di sotto scendendo gli scalini due a due. Aprii la porta, e sorrisi a Marika. Infilai le mie converse nere e presi il giacchetto di pelle. Mi controllai allo specchio e poi mi avviai verso la mia auto con Marika.
Una volta arrivate alla festa, Marika riuscì ad imbucarmi senza problemi, facendomi passare per la finestra del bagno del locale. Ballammo un po', poi lei andò in bagno a ritoccarsi il trucco, e nel frattempo mi appoggiai al muro accanto alla porta e incominciai a guardarmi attorno. Nessuno faccia che conoscevo. Poi vidi qualcuno che mi osservava e lo riconobbi. Era Ian, il ragazzo che mi aveva portata a casa. Lo salutai con la mano ma lui sembrò non accorgersene. Forse si era solo incantato.
Marika uscì dal bagno e andammo verso il bar. Ci sedemmo e bevemmo qualcosa. Stavamo chiacchierando quando lei iniziò a tossire sempre più forte.
-Marika, tutto ok?
-Sì, non ti preoccupare- mi disse, tra un colpo di tosse e l'altro.
La guardai senza dire niente. Poi sembrò che la tosse si fosse calmata e riprendemmo a chiacchierare.
All'improvviso sbarrò gli occhi e si mise le mani sulla pancia. Cercò di alzarsi dallo sgabello, ma cadde a terra, gemendo, in preda alle convulsioni.
-Marika! Ma che diavolo hai bevuto? Cos'hai?
Non sapevo cosa fare, ero bloccata. Terrorizzata. Ian si avvicinò.
-Dobbiamo portarla all'ospedale.
La prese in braccio cercando di non farla cadere e uscimmo. La caricò sulla sua macchina.
-La porto io. Tu seguimi con la tua macchina.
Non riuscivo ad immaginare come sapesse che io avevo una macchina, ma non era il momento giusto per fare domande, perciò feci quello che mi disse lui.
Arrivammo e misero Marika su una barella. Ian parlò con gli infermieri che la portarono via. Mi sedetti in sala d'aspetto e chiamai i genitori di Marika. Gli raccontai tutto e gli dissi l'indirizzo dell'ospedale. Arrivarono in 15 minuti.
Poco dopo uscì un dottore che si avvicinò ai miei zii. Non riuscii a sentire cosa gli stesse dicendo, ma capii quando la zia si girò con le lacrime agli occhi e fece cenno di no con la testa. Mi alzai senza dire una parola e uscii dall'ospedale.
Mi sentivo in colpa. Se non avessi accettato di andare con lei, magari non sarebbe andata nemmeno lei. Avrei dovuto stare più attenta a cosa versava il barista. Avrei dovuto riportarla a casa con me con una scusa.
Però non avevo fatto nulla di tutto ciò. Salii in macchina e guidai senza una meta, senza essere conscia di quello che stavo facendo.
Poi, successe cio che vi è stato raccontato all'inizio: una luce abbagliante, uno stridio, calore forte. Una lacrima. Un tocco familiare. Poi più niente.

***
Dana sentì un dolore al petto e aprì gli occhi. Era in una stanza con dei medici attorno. Uno aveva i defibrillatori in mano. Allora Dana capì. Era ancora viva. Vide qualcuno in un angolo della stanza. Ian. Fece per muoversi verso di lui ma i dottori la bloccarono. Qualcuno guardo verso di lui, ma nessuno sembrava vederlo. Dana era spaesata. Poi Ian sorrise e sparì.
Dana sentiva che non l'avrebbe più rivisto, ma in qualche modo l'avrebbe accompagnata.
Non sapeva chi o cosa fosse, ma le faceva bene.
Un dottore le mise una mascherina sulla bocca e Dana si addormentò.
   
 
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