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Autore: MelethielMinastauriel    12/12/2010    0 recensioni
Pikeru è una ragazza di 13 anni, di razza Deva. Improvvisamente è dovuta fuggire dalla sua città natale, Sirag, perché gli Asura hanno deciso di assediarla. La storia è ambientata, infatti, in un periodo di rivalità e combattimenti sempre più frequenti tra Deva ed Asura, che non riescono a trovare un accordo. Essendo una dei pochi sopravvissuti, Pikeru viene soccorsa da Tish, un'apprendista druida di razza Gaia, ed ospitata per qualche giorno ad Horizen. Successivamente, verrà affidata a Noktero, amico di Tish, affinché gli faccia da genitore e da maestro. Comincia così, per Pikeru una nuova vita.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
Capitoli:
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A/N: Ehilà! Da quanto tempo! Sono tornata su EFP dopo quasi 2 anni. Questo capitolo che state per leggere è stato scritto il 30 Ottobre 2008. Ora che lo rileggo posso notare come il mio stile sia cambiato. Però non mi andava di riscriverlo in quanto oramai è una parte di me.... Mi è difficile esprimere cosa provo per questa storia, in quanto è stata la mia prima fanfiction a episodi. Mi piacerebbe tanto continuarla un giorno. Per il momento pubblicherò tutti i capitoli scritti fin'ora. Buona lettura =)

Capitolo II: Horizen
 
Era oramai mattina inoltrata. Un lieve vociare di persone e lo scalpitare di varie cavalcature si udivano in lontananza. La stanza era buia e la luce entrava sola da un’enorme apertura nulla parte alta della parete.
Una ragazza, seduta accanto ad un tavolo cosparso di boccette e boccettine colme di strane pozioni, ne prendeva una ad una, ne osservava il contenuto controluce e leggeva l’ etichetta come se fosse alla ricerca di qualche intruglio in particolare e una volta trovata quella giusta, ne versava il contenuto in un’ampolla con maggiore capienza.
La ragazza aveva lunghi capelli rossicci e mossi che le arrivavano fin sopra le spalle, occhi di un vivissimo verde smeraldo e qualche lentiggine qua e là sulle sue guancie. Un gaia a tutti gli effetti.
Pikeru cominciò a provare un lieve dolore e successivamente se ne aggiunsero altri. Sentiva più punti del suo corpo dolerle. Ancora non riusciva a riaprire le palpebre ma poteva udire il continuo tintinnare di boccette e ampolle di vetro. Aprì gli occhi a fatica. Osservò il soffitto a lungo, poi decise di alzarsi.
Al frusciare delle coperte la maga sussultò. Non si sarebbe aspettata infatti che la Deva si svegliasse così presto.
“A-Accidenti, sei già sveglia?!? Ah, no, no…. Stai ferma per favore, devi riposare!” disse alzandosi dalla sedia ed andando incontro a Pikeru.
”D-Dove sono…?” riuscì a malapena a mormorare.
“Sei ad Horizen, però sta calma o le ferite si riapriranno e cominceranno a sanguinare.”
“Horizen?!?” Disse Pikeru sbalordita.
“Sì, sei arrivata stamani assieme a tutti gli altri superstiti. Al mattino sono giunti dei vostri messaggeri con richiesta d’aiuto e vi siamo venuti incontro con i nostri maghi. Ho saputo che Sirag è stata completamente rasa al suolo…”
Ciò che era successo, dunque, non era solo un sogno, ma la realtà. Pikeru continuò a fissare il soffitto.
“Ti hanno trovata tra le macerie di una cosa: sei stata fortunata e te la sei cavata solo con delle ustioni e dei tagli…” Continuò la maga.
Pikeru voleva domandarle dei suoi genitori, di sua madre ma…. Lei era morta, l’aveva vista con i suoi occhi.
“Vedendo i profondi tagli posso intuire che ti sia imbattuta in un combattimento. Vero?”
“Si…. Era lì e mia madre giaceva morta ai suoi piedi. Era stato lui, E’ stato lui!” Le tempie presero a pulsarle.
“Capisco. Riesci a ricordare qualcosa che ti possa ricondurti al colpevole?”
“Credo… credo di sì. Durante il combattimento il combattimento sono riuscita a strappargli vari punti del suo cappuccio e…. capelli neri…. Sguardo assassino. Era un’Asura!”
Il volto della druida si fece cupo e serio.
“Ne sai qualcosa?”
“Se ne so qualcosa?!? Da molti anni gli Asura e io Deva trattano per la pace. Da sempre sono stati in guerra. Ma ad alcuni non piace questa idea, infatti non ben vedono la “pace” che potrebbe nascere tra le 2 razze e mettono i bastoni tra le ruote a ogni possibile tentativo.”
“Hanno ucciso i miei genitori….”
“Non hanno ucciso solo i tuoi genitori, è uno sterminio… questo… questo è un genocidio!” esclamò la maga oramai rivolta completamente verso l’altra.
Il silenzio scese sulla stanza improvviso e ciò permise a Pikeru di distinguere meglio i suoni. Il vociare era aumentato come se qualcosa stesse accadendo al di fuori di quella stanza.
“Quanto tempo dovrò rimanere a letto?” chiese da un momenti all’altro.
“Non molto, credo. Stanno arrivando dei maghi direttamente da Laksy”
Pikeru ci rifletté un attimo. Per necessitare dell’aiuto di altri maghi di città così lontane, la situazione non poteva che essere tragica. Scosse la testa. Doveva prendere una boccata d’aria. Fece per scendere dal letto quando la druida le disse:
“Vuoi andare di fuori? Essendo così ferita non credo sia il caso.. oggi a Horizen si tiene il mercato, sarebbe pericoloso, non vorresti mica….”
“Il mercato?!?” chiese emozionata Pikeru
Il mercato di Horizen si teneva una volta al mese, per questo lì si riunivano persone di tante altre città. Le vie erano colme di persone, donne, bambini, bancarelle, mercanti, viandanti che proseguivano con degli Ornitho. Le voci si affollavano, il tintinnio delle spade, lo scalpitare degli zoccoli sul pavimento. Horizen era in festa e Pikeru non voleva mancare. La druida non riuscì a fermarla e non poté fare altro che accompagnarla. Aiutandosi con delle stampelle, la deva si precipitò fuori dall’abitazione per farsi travolgere dall’euforia dell’evento. Camminando per le vie Pikeru cominciò a sentirsi osservata: non era comune, infatti, che i Deva gironzolassero per le altre città con quello che stava accadendo negli ultimi anni. Cominciò a camminare a zig-zag tra la folla e le bancarelle tanto che la druida credeva di perderla a momenti non riuscendo a starle dietro.
“Oh, guarda qui, un orco in vendita.. quant’è caro! E vedi quest’armatura, è bellissima!” Pikeru non riusciva a trattenere lo stupore.
Agli occhi della giovane maga le parve come una bambina nel mondo dei balocchi. Tuttavia, Pikeru non riuscì a trattenere la nostalgia di quello che fu la sua città. Tutta quella confusione, infatti, le ricordava terribilmente le feste in onore a gaia, la dea della creazione. Musica, balli tradizionali e banchetti duravano tutta la notte tenendo sveglia la città intera. La druida afferrò immediatamente Pikeru per il braccio, facendola tornare alla realtà.
“Cosa c’è?”
“Accidenti, non correre così forte, con questa folla è parecchio difficile starti dietro!” rispose la druida col fiatone in bocca.
“Dimmi, ci sono altri accampamenti in cui risiedono gli altri superstiti?” domandò Pikeru cambiando discorso.
“Si” rispose la maga, capendo ben poco con tutto quel trambusto. “Però sono verso la periferia per evitare di essere infastiditi da questo fracasso. In che momento doveva capitare una disgrazia simile…”
Ma Pikeru oramai non ascoltava più. Era troppo presa nel guardare gioielli, stoffe, armi e armature che scintillavano sotto i caldi raggi del sole. Quando ormai era ora di pranzo, le de ragazze decisero di mettere qualcosa sotto i denti e si avviarono verso una locanda. Una volta servite le porzioni a tavola Pikeru non riuscì a trattenere la fame e cominciò a mangiare a sbafo lasciando a bocca aperta la maga.
“Piuttosto…” disse per rompere il ghiaccio “Non ci siamo ancora presentate. Io sono Tish, una druida.”
“Bello, una druida! Riesci a piegare la natura al tuo volere, vero?!?”
“Beh, si… diciamo…”
“Tu sei Pikeru? Quando ho deciso di occuparmi di te gli altri mi hanno detto il tuo nome… gli altri maghi però si stanno occupando di più persone contemporaneamente.”
“Perché?”
“Perché sono ancora una novizia! Non ci crederai ma sono ancora un’apprendista druida.”
“E’ così difficile essere druido?”
“Già, non faccio altro che studiare libri enormi! Alchimia, i vari elementi e perché no, anche l’origine del nostro mondo…”
Tish continuava a parlare ma Pikeru non la seguiva più infatti riprese a mangiare. Verso il pomeriggio la folla era diminuita e questo rendeva più facile camminare per le vie. Quando tornarono a casa, Pikeru preferì sdraiarsi sul letto. I maghi da Laksy arrivarono solo nel tardo pomeriggio quando il sole era ormai prossimo a tramontare. Solo guardandoli, si poteva notare quanto fossero potenti. Erano in cinque ed erano giunti fin lì con dei maestosi Lidyan, possenti leoni dal passo veloce, perfetti per percorrere lunghi tratti in breve tempo. Ve n’erano di vari colori: Chi di un azzurro incantevole e occhi gialli, chi di un rosso intenso e chi di un marrone elegante. Il loro pelo risplendeva con gli ultimi raggi del sole ed assistevano alle discussioni tra i loro padroni e i druidi della città. I maghi proveniente da Laksy vestivano con un’armatura dalle tonalità violacee, che andava ad ingrossarsi al petto e alle spalle; il corpetto era di un lilla incantevole e terminava con un’elegante coda di rondine fin dietro la schiena. I pantaloni, invece, erano semplici e attillati. Ogni mago aveva tra le mani un lungo bastone dorato dotato di 4 anelli aurei che ne abbellivano la parte alta. Alcuni di loro avevano in mano libri che a vederli parevano molto antichi e sicuramente dentro vi erano formule proibite. Una volta giunto il loro turno, Tish aprì le porte a uno di loro, lasciandogli dare un’occhiata alle condizioni della superstite. Il suo volto soddisfatto lasciò intendere alla novizia di aver svolto un ottimo lavoro e che sarebbero bastate poche cure. In men che non si dica le ferite e le ustioni scomparvero dal corpo di Pikeru. Il mago si alzò e fece per andare via.
“Grazie mille.”
“Di niente. Sei davvero fortunata ad essere tela cavata con così poco.”
Pikeru si rattristì.
“Tornerete a Laksy?” i due maghi presero a parlare tra di loro.
“No, dovrò dare una mano agli altri con le cure, credo che potremo partire domani.”
Pikeru non riusciva più a seguire poiché erano usciti fuori. Si alzò dal letto per vedere gli ultimi raggi del sole di quel giorno. Quando i maghi si congedarono, Pikeru andò dritta da Tish.
“Quando potrò vedere gli altri?”
“Non lo so, sono in condizioni ben peggiori di te.”
Pikeru annuì. La maga riprese: “Comunque, io e il mago parlavamo a proposito di una cosa… portarvi tutti a Laksy, capisci? Credo che lì sarete più al sicuro.”
“Ho capito.” In realtà Pikeru era confusa… una volta lì cosa avrebbe fatto? Avrebbe cominciato una nuova vita? Preferiva non pensarci…
“Ora vado a dare una mano agli altri maghi, tu vedi di non combinare guai in giro.”
“Ok.”
“A dopo.”
 
Cominciò a vagare per i viottoli. Grazie alle cure non aveva più bisogno delle stampelle e ciò la faceva sentire meglio. Poi s’incamminò per una via che portava fuori città. Mentre procedeva riusciva a distinguere meglio: Era un’arena! Non poteva essere più eccitata, si mise a correre a perdifiato pur di essere lì. Salì le scale saltellando per poi alzare lo sguardo. Si stava svolgendo un combattimento proprio davanti i suoi occhi. Rimase ad ammirare a bocca aperta. I due guerrieri brandivano le loro armi con velocità e forza. Uno dei due impugnava due asce e questo gli permetteva di attaccare con molta velocità, l’altro invece lottava con una spada molto grande, decorata con motivi floreali sulla lama. A vederla sembrava davvero pesante però riusciva a muoverla senza fatica. A Pikeru piaceva tutto: le scintille provocate dallo scontro violento delle lame, il movimento dei corpi, la fatica che mostravano entrambi i guerrieri. All’improvviso uno dei due venne colpito così violentemente da cadere a terra pesantemente. L’altro gli punta la spada alla gola. Entrambi respirano affannosamente. Pikeru ebbe un lieve tremito. Ha il terrore che riaccada la stessa cosa del giorno precedente. Proprio quando è sul punto di gridare, si accorge che i due scoppiano in una grande risata e la lama gli viene scostata. Solo allora i due sfidanti si accorgono della presenza di uno spettatore.
“Una deva?!?”
“Che ci fai qui?”
“Non dovresti essere in città? Dopo quello che è successo…” Cominciarono a parlare alternatamente.
“… stavo solo facendo una passeggiata…”
“Hai le forze per stare in piedi?”
“Qualche ora fa sono giunti alcuni maghi da Laksy.” rispose prontamente Pikeru.
“Capito. Beh, se vuoi assistere fai con comodo.”
Pikeru non se lo fece ripetere due volte. Si sedette a terra raggomitolata e con la testa sulle ginocchia. Il combattimento riprese. Suoni come quelli di poco prima riecheggiavano nell’arena. Suoni delle lame che tagliavano l’aria, lo scalpitare delle scarpe sul terreno, il rumore delle armature. Quando la sera arrivò, Pikeru era mezza assopita. I due avevano smesso di allenarsi e adesso parlavano tra loro, seduti a terra. Tish arrivò correndo.
“Ma dove ti eri cacciata?!?e’ da molto che ti cerco…”
“Scusami, ero rimasta qui ad assistere e non mi sono accorta…”
Tish la prese per la mano, alzandola bruscamente.
“Dobbiamo andare”
Mentre fecero per andare via, Pikeru si girò e salutò i due uomini che ricambiarono.
Quando entrarono nell’appartamento, Pikeru si sdraiò sul letto. Tish, invece, preferì appoggiarsi sulla sedia.
“Riguardo quel fatto…” Cominciò Tish
“Andremo a Laksy, dunque?”
“Ne abbiamo discusso con i maghi come ti dicevo prima. Per fare una cosa del genere c’è bisogno di alcuni documenti. Abbiamo inviato un messaggio a Laksy attraverso un incantesimo per ricevere l’autorizzazione. La risposta è arrivata solo in serata. Domani partirete per la città. Una volta lì potrai allenarti e perché no, anche avere un maestro! Vedrai, ricomincerai di nuovo, Pikeru…”
Evidentemente Pikeru era felice ma grosse lacrime le scendevano dalle sue guancie.
“Dai, non essere triste.”
“Non lo sono, infatti” disse singhiozzando. “Grazie” disse infine.
 
Per cena mangiò solo del pane, preferì andare subito a letto anche se prendere sonno fu difficile. Passò a rassegna tutto ciò che aveva. I suoi abiti, la sua sacca e il suo pugnale. Tutto ciò che le rimaneva. Cercava di farsi coraggio. Il giorno dopo sarebbe partita per Laksy.
   
 
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