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Autore: MelethielMinastauriel    12/12/2010    0 recensioni
Pikeru è una ragazza di 13 anni, di razza Deva. Improvvisamente è dovuta fuggire dalla sua città natale, Sirag, perché gli Asura hanno deciso di assediarla. La storia è ambientata, infatti, in un periodo di rivalità e combattimenti sempre più frequenti tra Deva ed Asura, che non riescono a trovare un accordo. Essendo una dei pochi sopravvissuti, Pikeru viene soccorsa da Tish, un'apprendista druida di razza Gaia, ed ospitata per qualche giorno ad Horizen. Successivamente, verrà affidata a Noktero, amico di Tish, affinché gli faccia da genitore e da maestro. Comincia così, per Pikeru una nuova vita.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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Capitolo V Atto II
 
L’erba cominciava ad essere sempre più alta man mano che le due ragazze si addentravano. Pikeru tamburellava le dita sulla spada, Asraphel leggeva attentamente gli ingredienti richiesti da Noktero.
Quando arrivarono in un luogo abbastanza grande, si fermarono e iniziarono la loro ricerca. Asraphel trovò subito le erbe esatte e le raccoglieva poco alla volta in un sacchetto di pelle piccino. Pikeru, invece, si guardò attorno per un po’ prima di trovare qualche ramoscello, e iniziò a contarli man mano che li trovava, come per gioco. Poi, non appena ne ebbe raccolto un altro, intravide qualcosa ai piedi di un enorme sasso.
“E quello?” Era uno scudo. Pikeru lo prese tra le mani allontanandosi da Asraphel e analizzandolo accuratamente. E mentre nella Deva cresceva la voglia di indossarlo e mostrarlo al maestro come un trofeo, un’ombra oscurò il suo viso. Successivamente un urlo riecheggiò nel bosco tanto da far volare via i Louminous che si trovavano nei dintorni.
“Pikeru!”gridò Asraphel spaventata, temendo che le fosse successo qualcosa. La ragazza dai capelli blu riemerse poco dopo con le lacrime agli occhi, ma con lo scudo ancora tra le mani.
“AsraapheeeEEEELLL! Aiutami, c’è qualcosa!!!!”
“ma.. cosa…?”
“Non lo so… sembra.. sembra un umano!”
“Okay, ora stai calma e…”
L’orco emerse fuori dall’erba alta improvvisamente.
“Sta indietro, Pikeru…”
Detto questo portò l’indice e il medio sulle labbra, pronunciò un’antica formula e poi indicò l’avversario, scagliando sull’avversario una sfera infuocata. L’orco emise un grugnito e si preparò a combattere facendo roteare la sua mazza chiodata. Pikeru non riusciva a stare in piedi per il grande spavento e si teneva stretta alle gambe della Maga. Sapendo di non poter fare affidamento su Pikeru, decide di lanciare un altro incantesimo, uno dei più semplici, prima di scappare dalla foresta. Concentrandosi, prese a lievitare a pochi centimetri da terra e pronunciò: “’Irvirth, Kahrtia est!” ed enormi radici sbucarono dal terreno avvinghiandosi all’orco prima che le potesse colpire; Asraphel strattonò Pikeru affinché si alzasse ed entrambe cominciarono a correre.
“Corri Pikeru!”
“Sicura che sia la strada che abbiamo fatto prima?”
Ma in quel momento non c’era tempo per ragionare con calma, bisognava solo seguire il proprio istinto.
“Io… non lo so…” rispose ansimando Asraphel  “L’importante è che abbia con me le erbe che il maestro mi aveva chiesto!”
A quel punto Pikeru rallentò
“Che hai?”
“Devo tornare indietro!”
“Sei pazza!”
Ma fu troppo tardi. Pikeru stava già correndo nel senso opposto.
 
Tornata di nuovo nel punto in cui avevano iniziato la loro ricerca, Pikeru cominciò a raccogliere velocemente i legnetti che aveva fatto cadere. Alzò istintivamente la testa. La foresta era silenziosa; neanche gli uccelli cantavano, qualcosa nel cuore del bosco stava accadendo ed erano state loro a risvegliarlo.
“Pikeru!”Asraphel l’aveva raggiunta “Andiamo via di qui! Che vuoi che siano degli stupidi legnetti?”
“Il maestro mi ha affidato una missione e non intendo fallire!”
Pikeru non voleva subire un’ennesima sconfitta, in cuor suo. Voleva dimostrare a tutti quanto valesse e non poteva fare fallire innanzi al maestro. Asraphel l’afferrò bruscamente dai polsi.
“Ascoltami! Il maestro mi ha affidato a TE! Quindi verrai con me!!!”
“Basta!” disse Pikeru gridando, con gli occhi pieni di lacrime e liberandosi dalla presa dell’amica. “Smettetela di dirmi cosa devo fare!!!” le due ragazze ora litigavano furiosamente. Ma mentre Asraphel le rivolgeva un’altra predica, Pikeru sfoderò rapidamente la spada, buttando a terra la maga e decapitando con un raglio netto la testa dell’orco che stava sopraggiungendo alle spalle di Asraphel.
Dopo tale gesto, ebbe un po’ di disgusto nel vedere la lama impregnata di sangue e dal terriccio bagnato dallo stesso liquido, che sgorgava copioso dal corpo ormai inerme. Scosse la testa e afferrò Asraphel per la mano invitandola a seguirla. Aveva ragione lei, sarebbe stato meglio tornare a casa il più presto possibile.
 
“Non puoi usare qualche incantesimo per metterti in contatto con la natura o cose così?”
“Credo di si, ma è una magia che ancora non sono capace di governare bene. Finirei per combinare un macello. Piuttosto, mi preoccupa un’altra cosa…”
“Cioè?”
“Quell’orco… ero sicura di averlo seminato, eppure è arrivato molto in fretta.”
“Quindi… vuol dire che ce ne sono altri.”
“Questo posto è più pericoloso di quanto pensassi, andiamocene di qua in fretta.”
Detto questo, si misero in marcia a passo svelto; Pikeru preferì tenere la spada sguainata per eventuali attacchi, Asraphel si guardava attorno.
Il tempo passava e alle due ragazze parve di girare a vuoto nella foresta.
“Ci siamo perse…” disse con sconforto Pikeru
“Non è vero! Vedrai, usciremo da qui!” Ribatté l’altra. “Se solo avessi portato una bussola…” pensò immediatamente dopo. Pikeru si avvicinò ad un albero e incise la corteccia con la lama della spada.
“Se tra non molto troviamo un albero con la stessa incisione, vuol dire che ci siamo perse davvero.”
Ad Asraphel pareva una buona idea e si rimisero in viaggio. “Rinfodera quella spada, non mi sembra giusto uccidere gli abitanti di questa foresta. Infondo, siamo noi i veri intrusi, qui.” Aggiunse poi.
Nella quiete della foresta risuonò un ruggito.
“Sono gli orchi…” disse Asraphel tremando “sono venuti a prenderci…”
La terra cominciò a tremare lievemente e in lontananza si potevano udire rumori confusi. Il rumore metallico delle armi che urtavano le une con le altre e i passi pesanti.
 
Pikeru credeva di impazzire a momenti: Non riusciva più a concentrarsi, a pensare a qualcosa pur di fuggire, le mani presero a sudarle, le tempie a pulsarle e il respiro si faceva man mano più pesante e affannoso. Si sentiva braccata, cominciando a pensare che quelli sarebbero stati i suoi ultimi istanti. Il rumore cupo si avvicinava con rapidità.
“saranno una decina…” disse sottovoce Asraphel assottigliando gli occhi per mettere a fuoco le figure che si avvicinavano in lontananza.
“Dobbiamo andare via di qua, o finiremo male! Diamine, sto per impazzire!!!!” gridò Pikeru, che cominciò a correre. Asraphel non poteva fare altrimenti, ma intanto pensava a un modo per non essere individuata. Forse usare lo stesso incantesimo con cui aveva ricoperto l’orco di radici, magari usarlo in modo diverso, ad esempio per innalzare un muro… purtroppo l’idea le passò subito di mente. Così non avrebbe fatto altro che seminare tracce. La stanchezza cominciava a farsi sentire. Non avevano fatto altro che addentrarsi ancora di più nel bosco.
 
Decisero di riposarsi un po’. I rumori erano sempre più lontani e l’aria era meno tesa. Qualche uccellino cantava. Pikeru, seduta su una roccia e con la testa fra le mani, cercava di rielaborare il percorso fatto, ma senza risultato. Le venne voglia di piangere per cacciare via tutta quell’agitazione, ma non poteva. Non le era mai capitata di trovarsi in una situazione simile. Non parlava più, preferiva rimanere in silenzio ad ascoltare quel brusio in lontananza.
Asraphel invece aveva approfittato della pausa per mettere qualcosa sotto i denti e sedeva a terra sull’erba soffice. Quanto tempo era passato? Ben presto persero anche la cognizione del tempo.
“Che cosa stai facendo?” chiese bruscamente la Deva “Sei impazzita o cosa? Metti via quel pane o gli orchi ci troveranno subito grazie all’odore!”
Asraphel si spaventò a sentirla parlare così. La conosceva da poco ma notò qualcosa di diverso in lei. Sembrava cambiata, non era più se stessa. L’assecondò, quindi, rimettendo il pane nella borsa.
“Rimettiamoci in marcia, ho come l’impressione che si stiano avvicinando.”
Non ci fecero caso ma i rumori svanirono improvvisamente, forse cedettero di averli seminati. Poco importava:  fino a quando gli orchi erano lontani, il loro unico scopo era trovare la via d’uscita.
Ma, camminando a testa bassa, non si accorsero dell’orco che sbucò lentamente dal retro dell’albero. Il nemico ruggì con forza per avvisare agli altri che finalmente aveva trovato gli intrusi e in men che non si dica, cominciarono a sbucare ovunque, fino ad accerchiare le due malcapitate che si ritrovarono spalle a spalle.
Senza farsi prendere troppo dallo sconforto decisero di combattere. Dovevano provare il tutto per tutto. Asraphel impose le mani come per lanciare un incantesimo, Pikeru estrasse la spada. Lo scontro iniziò quando uno dei tanti orchi decise di attaccare per primo. La druida iniziò con il chiedere l’aiuto della natura affinché i rami e le radici degli alberi le dessero una mano, l’altra invece usò tutta la sua abilità per buttare giù un orco, ma questo sembrava parare tutti i colpi.
 
Accadde tutto velocemente. Pikeru cominciava a sentire dentro di se un forza che la guidava nel combattimento. Dapprima non ci fece caso, pensando che fosse qualcosa di naturale, ma durante il combattimento, sentiva questa forza crescere dentro di lei sempre di più. Fino a quando non perse il controllo di se stessa. Con un fendente rapidissimo buttò giù l’orco che le era di fronte e non fece in tempo neanche a guardare negli occhi il suo prossimo avversario, che gli era già saltato addosso sgozzandolo barbaramente. Il getto di sangue che ne uscì investì in pieno i vestiti e il viso di Pikeru che le permise di eccitarla ancora di più. Nel giallo dorato della natura, gli schizzi di sangue risaltavano ovunque: tra le foglia, sui tronchi, nell’erba, le sue mani, la sua lama. Asraphel cercava di uscire sana e salva da quel combattimento senza arrecare danni alla natura o alle creature con cui combattevano, ma dopo aver sentito rantolare uno degli orchi, non poté fare altro che voltarsi. La scena fu indescrivibile. Pikeru era coperta di sangue. Le sue ciocche azzurre erano bagnate di rosso, i suoi occhi color smeraldo erano ora di un rosso vivo, sulle sue labbra vi erano alcune gocce che pensò di pulire assaggiandole con la lingua. Il suo sorriso era malefico, come se fosse impazzita. Non era più se stessa. E mentre sogghignava, si preparava a far fuori la prossima vittima.
“P-Pikeru, che cosa…” furono le uniche parole che le uscirono di bocca.
 
Con una risata sguaiata, Pikeru tranciò di netto il braccio con cui l’orco impugnava la sua arma, alimentando ancora di più la sua voglia di sangue perversa. Poi gli trapassò il torace con la lama e la estrasse colpendo il corpo con un calcio violento. Lo guardò con un riso soddisfatto, ma un colpo la riportò ben presto alla realtà. Uno degli orchi, infatti, aveva approfittato del momento colpendole la spalla sinistra con la sua mazza chiodata, provocandole, probabilmente, una frattura. Pikeru cadde goffamente a terra e si toccò la spalla con l’altra mano. Asraphel sperava che quel colpo la riportasse alla realtà, svegliandola da quello strano stato di trance. Ma quando Pikeru aprì gli occhi nuovamente e notò che questi erano ancora rossi, capì che l’incubo non era affatto finito. E non poté fare altro che coprire i suoi occhi con le mani e piangere in silenzio.
 
[Fine Cap V Atto II]
   
 
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