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Autore: VaniaMajor    13/12/2010    3 recensioni
La guerra contro il Signore dell'Est incombe, Sesshomaru e Inuyasha devono trovare un sistema per escludere gli esseri umani dalla battaglia imminente. Miroku ha una buona idea, ma per realizzarla bisognerà che Anna coinvolga alcune persone provenienti dal tempo di Kagome...Ranma e compagnia! Ecco a voi il seguito di 'Cuore di Demone'!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
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Author's note: Ciao a tutti! Volevo avvisarvi che sulla pagina facebook "Le fanfiction di VaniaMajor" ho aperto una discussione sulle sigle di Inuyasha. Qual è la vostra sigla preferita e perchè? Se vi va di partecipare, scrivendo la vostra opinione o mandando video, vi aspetto!


Il silenzio cadde nella stanza. Inuyasha era scioccato. Suo padre era morto per salvare la vita a Sesshomaru?
«Tu?!» ripeté di nuovo, incredulo.
«Non ero ancora forte quanto lui.- mormorò Sesshomaru, con voce priva d’espressione- Soichiro stesso mi ferì in modo grave. Sommato alle ferite che già avevo, questo mi portò a un passo dalla morte.» Sesshomaru tirò un pugno al pavimento. «Quello stupido.- sibilò, mentre un lampo d’ira gli passava negli occhi- Era già ferito a sua volta. Non avrebbe dovuto fare una sciocchezza simile! Ma pensava solo alla sua donna e a quel dannato moccioso dalle orecchie pelose, così commise quell’idiozia.»
«Cosa vuoi dire?- chiese Inuyasha, confuso- Cosa c’entravamo io e la…»
«Tu e tua madre?- chiese Sesshomaru, acido- Eravate il centro del suo mondo. Mi disse che non sarebbe sopravvissuto comunque, anche le sue ferite erano gravissime. Ne convenni. Eravamo entrambi troppo gravi per sopravvivere, ma lui...lui avrebbe potuto farcela. Possedeva una forza incredibile. Invece,nostro padre decise di darmi la sua energia, per permettere almeno a me di continuare a vivere. Che imbecille…»
Inuyasha, con un ringhio, si alzò da terra di scatto e afferrò Sesshomaru per il vestito, scuotendolo.
«Piantala di insultarlo!- gli gridò in faccia- Lui ti ha salvato la vita! Ti voleva bene! E tu lo ripaghi dandogli dell’imbecille?!»
«Idiota! Voleva che io vivessi per avere cura di voi due. Di voi due, capisci?!» Sesshomaru si levò di dosso Inuyasha con un gesto secco, guardandolo con astio. «Sapeva che non sarebbe andato lontano. Io ero solo la persona più forte nelle vicinanze a cui affidare questo compito.»
«Non è vero!- sbraitò Inuyasha- Se non gli fosse importato nulla di te, avrebbe cercato di farcela con le sue forze. E non ti avrebbe mandato Anna, né ti avrebbe ricordato Tenseiga al momento opportuno!» Negli occhi di Sesshomaru passò un lampo rosso e Inuyasha strinse i denti. «Picchiami, se ti va. Sfogati, visto che mi odi da allora e che ora sei pieno di rabbia.- disse, stringendo i pugni- Ma non osare mai più parlare in quel modo di nostro padre!»
Sesshomaru rimase immobile, fronteggiando lo sguardo fiammeggiante di Inuyasha.
«Siediti. Non ho intenzione di sprecare le mie energie con te.- disse Sesshomaru, gelido- Se non vuoi finire di ascoltare la storia, te ne puoi anche andare.»
Inuyasha rimase in piedi, facendo una smorfia.
«No. Ormai voglio sentire il finale.» disse, amaro. Sesshomaru guardò per riflesso fuori dalla finestra, prima di ricominciare a parlare.
«Non ero in grado di protestare. Faticavo persino a parlare, tanto per farti capire come ero ridotto. Mi diede la sua energia e, anche se non guarii del tutto, non ero più in pericolo di vita.- disse- Mi portò in spalla, fuggendo, poi mi caricò su un demone volante sopravvissuto, mentre lui rimase, in forma umana, a tener testa agli ultimi due scagnozzi di Soichiro. Si trasformò di nuovo in demone dando fondo alle sue ultime energie, fu un suicidio. Anche così ci misero molto ad ucciderlo, venni poi a sapere.»
«Fuggisti?» chiese Inuyasha.
«Non potevo ancora muovermi e le mie proteste restarono inascoltate.- disse Sesshomaru- Credi che sia una cosa di cui vado fiero?!» Scoccò un’occhiata densa d’odio a Inuyasha, che scosse il capo. Non era affatto strano che Sesshomaru l’avesse odiato intensamente, da lì in avanti. Senso di colpa, rancore…tutto aveva concorso a farli diventare due nemici.
Sesshomaru corrugò la fronte. Non avrebbe mai dimenticato le proprie proteste, la sensazione di impotenza nel sentire che il corpo non gli rispondeva, mentre suo padre lo caricava sul demone e gli dava le sue ultime raccomandazioni. Quante volte gli aveva ripetuto di badare a quei due maledetti, mentre lui continuava a gridare: «Padre, morirai! Lasciami combattere per te!» Quante volte aveva maledetto il proprio fallimento? Era stato ferito, aveva fallito. Meritava di morire. Suo padre non aveva alcun diritto di decidere anche per lui! Poi, il demone si era alzato in volo e lui aveva visto suo padre, con i capelli neri e gli abiti insanguinati, voltarsi per combattere contro gli scagnozzi di Soichiro. L’ultima immagine che aveva di Inuken era di spalle, pronto alla lotta.
Aveva visto Soichiro, prima di allontanarsi dal luogo dello scontro. Osservava la scena dalla cima di una rupe. Era stato allora, quando aveva incrociato lo sguardo di quegli occhi neri, che aveva giurato al moko-yokai che un giorno gli avrebbe strappato il cuore dal petto...perché quel poco che lui aveva posseduto, da quel momento in avanti non sarebbe esistito mai più. Mai più. D’altronde, non c’era più nulla per cui valesse la pena provare qualcosa.
«Ero vivo, in un modo o nell’altro.- mormorò, non più conscio di stare parlando con Inuyasha- Non mi importava né di te né di tua madre. L’unica cosa che volevo era Tessaiga, con cui avrei potuto uccidere Soichiro e sterminare tutti i demoni dell’Est.» Strinse le labbra, infastidito. «Venni a cercarti a Palazzo, deciso a strapparti Tessaiga a costo di ucciderti, ma scoprii che la Famiglia aveva fatto in fretta a credermi morto, a scacciarvi e a mettere sul trono un inu-yokai fantoccio.- continuò Sesshomaru- Lo uccisi e li cacciai, quindi ti cercai. Ci vollero mesi, ma alla fine ti trovai in montagna. Lì scoprii che tu non sapevi nulla di Tessaiga. Tua madre non mi permise di torturarti per sapere la verità.»
«Ricordo anche questo.» disse Inuyasha, con voce atona. Ecco spiegato lo stato in cui si era presentato Sesshomaru, quella notte di tanti anni prima. Quale dolore aveva provato Sesshomaru nell’assistere, impotente, al sacrificio del padre? Conoscendo la natura di Sesshomaru, non era affatto strano che avesse maturato quell’odio profondo per lui.
«Però tu non uccidesti mia madre.» disse Inuyasha. Sesshomaru non rispose. «E non uccidesti nemmeno me. Avresti potuto farlo.» aggiunse.
Sesshomaru rimase in silenzio.
«Non uccisi tua madre come ultimo segno di rispetto verso nostro padre.- disse infine, con voce atona- Era una ningen, sapevo che sarebbe morta presto di malattia o di vecchiaia. Non avevo che da aspettare. In quanto a te…ti ho tenuto sulla corda, sperando di carpirti il segreto del nascondiglio di Tessaiga.»
«Ah, già…- mormorò Inuyasha-  Dimenticavo Tessaiga.»
Sesshomaru rimase in silenzio. La narrazione era finita. Inuyasha appoggiò la schiena al muro, cercando di digerire le notizie appena apprese.
«Eppure,- mormorò, dopo qualche istante di riflessione- se tu non mi avessi spinto a combattere e a diventare forte fin dall’infanzia, probabilmente sarei morto presto. In qualche modo, hai adempiuto alla promessa fatta a nostro padre.»
Sesshomaru fece un sorriso storto.
«Pensala come ti pare, Inuyasha.- disse- Fai pure il sentimentale, ma ti assicuro che non mi sono mai risparmiato durante i nostri scontri.»
«Feh! Nemmeno io.» disse Inuyasha. “Almeno a livello conscio.- pensò- Le parole di Totosai non mi si sono più cancellate dalla mente. Forse anche tu mi hai sempre risparmiato, fratello.” «E voglio sottolineare il fatto che ti ho sempre battuto.» continuò.
«Eri sempre a un passo dalla morte, quando ti lasciavo. Non dire fesserie.» ribatté Sesshomaru.
«Ti ho quasi ammazzato, con Tessaiga.» replicò Inuyasha.
«Quasi, appunto. Non sai fare bene nemmeno quello.» disse Sesshomaru, gelido.
«Brutto figlio di…» disse Inuyasha, boccheggiando. «Sei sempre bravo a rivoltare la frittata, eh?»
«Di cosa stai parlando?» chiese Sesshomaru, inarcando un sopracciglio. Inuyasha continuò a replicare, ottenendo sempre risposte brevi e sarcastiche. Era la solita tiritera di sempre…eppure era diverso. Parlando, si stavano aiutando a vicenda a non pensare.
“Siamo dello stesso sangue, Sesshomaru.- pensò Inuyasha- Per quanto odio ci sia sempre stato tra di noi, Kagome e Anna l’hanno trasformato in qualcosa con cui possiamo convivere.”

***

Ranma corse a rotta di collo per i corridoi, senza badare ai servitori affranti che si erano riuniti in piccoli capannelli, parlando della tragedia che era avvenuta. Il cuore gli batteva a mille e il sangue gli pulsava nelle vene. Era pieno di rabbia e spirito combattivo. Finalmente aveva finito di starsene lì con le mani in mano. Finalmente poteva sbattere sul muso di Sesshomaru la richiesta di Soichiro e costringerlo a darsi una mossa! Già, la richiesta di riscatto. Era appena arrivata. Ranma non aveva idea se Sesshomaru l’avrebbe accettata o meno e in tutta sincerità non gliene importava un fico secco. Lui voleva solo andare a salvare Akane.
“Se le hanno fatto anche un solo graffio, li ucciderò tutti.- pensò, rabbioso- Altro che cuore tenero!” Akane…Non appena pensava al suo viso, al suo sorriso, gli si stringeva il cuore e sentiva il bisogno di piangere. Akane in quel momento era sola con i suoi rapitori, in un’epoca sconosciuta e ostile, e tutto perché lui aveva avuto la brillante idea di accettare la proposta di Anna! Lui e la sua maledetta frenesia di liberarsi della maledizione!
“Non è nemmeno colpa di Anna. E’ tutta colpa mia!- pensò, stringendo le palpebre- Mi trasformerei in ragazza per il resto della mia vita se potessi riportarla a casa sana e salva!”
Era ormai vicino agli appartamenti di Sesshomaru. Sentiva i due fratelli discutere.
«Inuyasha!» gridò Ranma, aprendo la porta di scatto. Due paia di identici occhi ambrati si voltarono verso di lui, attenti e duri come pietre preziose. Ranma non poté fare a meno di rabbrividire sotto quegli sguardi. Sembrava volessero strappargli le informazioni dalla mente e Ranma non era nemmeno sicuro che non ne fossero in grado.
«Cosa?» chiese Inuyasha, teso come una corda di violino. Ranma alzò il foglio di pergamena che teneva stretto in mano.
«E’ arrivata la richiesta di riscatto.» disse Ranma, scuro in volto.
«Cosa dice?» chiese Sesshomaru, alzandosi in piedi con movimenti lenti e pieni di forza trattenuta.
«Vuole le vostre spade.- disse Ranma- Tra tre giorni, al villaggio di Edo. Se non saremo là, ucciderà le ragazze.»
Inuyasha e Sesshomaru si scambiarono un’occhiata.
«E’ il mio villaggio.» disse Inuyasha, sorpreso.
«Lo so.- disse Sesshomaru, poi si rivolse a Ranma- Vai a chiamare il monaco. Sistemerò le cose per Anna, poi vi spiegherò il piano.»
Ranma annuì e corse via, deciso a perdere meno tempo possibile. Inuyasha guardò suo fratello.
«Hai già un piano?» chiese Inuyasha, stupito.
«Naturalmente.» disse Sesshomaru, voltandosi per andare a prendere la sua armatura e le spade. Inuyasha non trovò nulla da ridire.
«Mi sorprende che voglia solo le nostre spade.- disse- In realtà, mi sorprende che sappia delle nostre spade.»
«Doveva avere una spia nel nostro campo, altrimenti non si spiega nemmeno l’agguato di ieri.- disse Sesshomaru- Approfittando dell’occasione, tenterà di ucciderci. E ucciderà le ragazze.»
«Credi che non lo sappia?» disse Inuyasha, con voce amara.
«Allora non fare considerazioni sciocche.» sentenziò Sesshomaru. In quell’istante, Miroku e Ranma comparvero sulla soglia.
«Sei pronto, monaco?» chiese Sesshomaru.
«Sì.- rispose Miroku, che teneva in mano un grosso vaso- Ne sei certo?»
Sesshomaru non lo degnò di una risposta. Si avvicinò a Inuyasha e gli riempì le braccia della sua armatura.
«Fuori di qui.- gli ordinò- Poi ti darò anche il vestito.»
«Ma…cosa dovrei farmene?- chiese Inuyasha, sbalordito- Sesshomaru, cosa…»
«Te lo spiego dopo. Sparisci.» gli ordinò Sesshomaru, spingendolo con violenza fuori dalla porta e sbattendo la stessa in faccia a Ranma. Il ragazzo si voltò verso lo sbalordito Inuyasha.
«Cos’ha in mente?- chiese, perplesso- Cosa deve fare Miroku?»
«Non ho capito bene, ma penso che lo scopriremo presto.» borbottò Inuyasha, sedendosi in corridoio e guardando con occhi scuri l’armatura del fratello. Che diavolo di piano aveva in mente Sesshomaru? Per qualche minuto, dalla stanza provenne solo silenzio. Poi la penombra serotina fu rischiarata da un lampo di luce bianca molto intenso.
«Cos’è successo?» chiese Ranma.
La porta si aprì e Miroku scivolò fuori dalla stanza semibuia. Era molto pallido e aveva in mano un grande vaso su cui era posato un sigillo sacro.
«Miroku…» disse Ranma.
«Miroku, com’è andata?» chiese Inuyasha, preoccupato.
«Tutto bene, sembra.- disse il monaco- Vai da lui, Inuyasha. Ha un piano in mente ed è meglio che non perdiate tempo.»
«Sì.» disse Inuyasha, facendo per entrare. Miroku lo trattenne per una manica.
«Noi ci salutiamo qui, Inuyasha. Vado nella foresta a occuparmi di Anna.- disse, serio- Riportami Sango. E fate in fretta.» Strinse la presa sul tessuto rosso. Inuyasha gli coprì la mano con la sua e annuì, deciso, quindi Miroku lo lasciò e Inuyasha entrò nella stanza. Il monaco si voltò verso Ranma.
«Ti conviene aspettarli con gli altri. Non ci metteranno molto.» disse. Sorrise. «Buona fortuna.»
«Anche a te, Miroku.» disse Ranma, annuendo. Il monaco si allontanò. Ranma, dopo qualche istante di incertezza, si incamminò a sua volta, andando a raggiungere gli altri. Si voltò ancora una volta quando sentì Inuyasha gridare: «Cosa dovrei fare, io?!», poi scosse il capo e si avviò verso la sala del trono, dove erano tutti riuniti.
«Ranma! Cos’ha detto Sesshomaru?» chiese Ryoga, alzandosi in piedi, non appena il ragazzo entrò nella stanza.
«Ancora non so nulla.- sbuffò Ranma, sedendosi- Pare che abbia un piano. Miroku se ne è appena andato. Si stava portando dietro un grosso vaso e penso ci abbiano messo dentro qualcosa che servirà ad aiutare Anna a resistere.»
«Qualcosa?- chiese Mousse- Che vuoi dire?»
«Non lo so, roba demoniaca che non capisco.- sbuffò Ranma, sulle spine- Comunque, Sesshomaru e Inuyasha ci raggiungeranno presto. Hanno fretta quanto noi.»
Il piccolo gruppo rimase in silenzio, in attesa, finché non si udì un rumore di passi. Una sagoma bianca si stagliò sulla porta.
«Sesshomaru!» disse Ryoga, andandogli incontro.
«Allora, che cosa dobbiamo fare?» chiese Mousse, alzandosi.
«Bene, dovrebbe reggere l’inganno, visto che voi idioti non vi rendete nemmeno conto della differenza.» disse Sesshomaru, con voce gelida.
«L’inganno?» chiese Ranma, stringendo gli occhi.
«Sono io, scemi.- disse il demone, indicandosi il viso- Va bene che sono vestito come lui, ma non abbiamo ancora la stessa faccia.»
«I…Inuyasha?!» sbottarono tutti, riconoscendolo.
Inuyasha era quasi irriconoscibile. Le orecchie canine erano sparite e il viso era segnato da linee rosse che lo rendevano più affilato, conferendogli maggiore somiglianza col fratello. I capelli erano più fini e la frangia era stata divisa a metà, come quella di Sesshomaru. L’abito e la stola rosata che gli poggiava sulla spalla avevano contribuito a far reggere l’inganno. A guardarli bene, i due erano molto diversi, ma il travestimento avrebbe ingannato chiunque per qualche minuto.
«E’ dura assomigliargli.- disse Inuyasha, seccato- Questa stola finta mi casca a ogni movimento e non sono abituato a stare nella sua posa rigida e altera. Spero di mantenere la calma, davanti a Soichiro.»
«Ma perché ti sei travestito?- chiese Ranma, sbalordito- Sesshomaru…»
«Non posso certo farmi vedere così.» disse una voce fredda alle spalle di Inuyasha.
Sotto gli occhi attoniti di tutti, Sesshomaru entrò nella stanza. Indossava con aria schifata il vestito rosso di Inuyasha, ma quella era la caratteristica meno sorprendente. Il demone non era più un demone. O almeno, sembrava in tutto e per tutto un essere umano. I lunghi capelli erano diventati di un nero corvino e gli occhi d’ambra erano stati sostituiti da due iridi blu intenso. Niente più zanne, niente  artigli. Solo il portamento e l’espressione gelida erano rimasti come in origine.
«Se…Sesshomaru?!- sbottò Ryoga- Ma che significa?»
«L’ultima cosa che mi aspettavo di vedere nella vita, era il tuo aspetto da umano.» disse Ranma, stupefatto.
«Fai silenzio.» disse Sesshomaru, gelido.
«Perdonatemi, Sesshomaru-sama, ma non sarebbe conveniente utilizzare tutte le nostre energie per salvare la signorina Ukyo e le altre ragazze?- chiese Konatsu- Perché vi siete trasformato in un essere umano?»
«Ha dato la sua energia demoniaca a Miroku. Lui la fornirà ad Anna per farla resistere fino all’arrivo di Kagome.» spiegò Inuyasha.
«Inuyasha mi sostituirà.- disse Sesshomaru, allacciandosi al fianco le spade- Voi andrete con lui.»
«Volete dar loro le spade? O li attacchiamo e basta?- chiese Ryoga- E come la giustifichiamo l’assenza di ‘Inuyasha’?»
«Entrambe le cose. E per quanto riguarda quel particolare, Inuyasha sa cosa dire.- disse Sesshomaru, stringendo l’ultimo nodo e fissando gli occhi chiari sui presenti- Ora fate silenzio e statemi ad ascoltare.»
Sesshomaru iniziò a spiegare il suo piano.

***

Shippo, seduto sulla groppa di Kirara, alzò lo sguardo al cielo. Tre carri si erano appena alzati in volo, dirigendosi verso il confine. Una figura bianca conduceva il gruppo.
«Inuyasha.- mormorò Shippo- Com’è strano vederlo così…»
Un’altra figura, vestita di rosso, si avvicinò al demone gatto e le salì in groppa, davanti a Shippo. Kirara mugolò.
«Non fa piacere nemmeno a me, gatto.- disse l’uomo, gelido- Cerca di sopportare e io farò altrettanto.»
Shippo alzò lo sguardo con cautela sulla schiena coperta da una lunga criniera di capelli neri. Sesshomaru si volse verso di lui, facendogli fare un balzo.
«Kitsune, sei pronto?» chiese Sesshomaru, stringendo appena gli occhi.
«S…sì!» esclamò Shippo, imponendosi di farsi forza e aggrappandosi al pelo di Kirara.
«Allora andiamo.- disse Sesshomaru, dando di sprone a Kirara- Non ti risparmiare.»
Kirara partì a tutta velocità. Shippo strinse i denti. Avevano tre giorni per arrivare al villaggio e questo significava viaggiare con un ritmo massacrante per tutti. Ma Kagome era in pericolo...e Anna stava morendo. Per non parlare di Sango e di tutte quelle ragazze così gentili. Il suo compito era importante, nel piano di Sesshomaru. Anche se era solo un piccolo kitsune e se avrebbe dovuto sopportare la vicinanza di Sesshomaru, Shippo non aveva alcuna intenzione di tirarsi indietro.
“Non temere, Kagome! – pensò Shippo, guardando verso Inuyasha per farsi forza- Stiamo venendo a salvarvi!”
Kirara entrò nella foresta e le chiome degli alberi celarono agli occhi di Shippo la figura bianca di Inuyasha.

***

Il demone dalla chioma bionda camminava tra le case, osservando con aria disgustata il prodotto della mano umana.
“Che insulso villaggio.- pensò, infastidito- Lo farò radere al suolo, prima di andarmene.”
Un sorriso gli increspò le labbra al pensiero. Un bel falò era quello che ci voleva per completare la bellissima, tanto agognata giornata che gli si profilava di fronte. Soichiro sorrise di nuovo, con un lampo predatorio negli occhi neri e fletté le dita, pensando alla magnifica sensazione del sangue di Sesshomaru sulla sua mano. Era già stato sul punto di ucciderlo una volta, ma a causa di Inuken la cosa era sfumata. Era ora di rimediare all’inconveniente. Senza contare che presto avrebbe messo le mani sui due artigli di Inuken.
Soichiro non era tanto stupido da non rendersi conto che Inuken era stato sempre molto più potente di lui. Se era riuscito a ucciderlo, era stato solo a causa di alcune coincidenze fortunate e un buon numero di tiri bassi, non ultimo l’agguato. Avere a fianco parte del potere di Inuken lo avrebbe reso pressoché invincibile. Demoni e uomini sarebbero stati alla sua mercé. Terre che mai aveva pensato di poter invadere sarebbero cadute ai suoi piedi. Sarebbe diventato un essere superiore, capace di dare sia la vita che la morte.
Rise con voce roca, scuotendo la testa. Inutile esaltarsi a quel modo. Doveva procedere un passo alla volta. Prima avrebbe conquistato il Giappone, poi…chissà. E tutto grazie alle donzelle che in quel momento erano tenute prigioniere in una casa poco distante. Dagli strepiti e le grida acute che sentiva, le ragazze stavano dando del filo da torcere alle guardie che aveva messo all’interno. Umani. Sapevano di essere deboli, ma non potevano fare a meno di strepitare e dimenarsi, come tanti topolini.
«Fastidiose.- disse, avviandosi verso la casupola- Esattamente come i loro compagni.»
Soichiro camminò con decisione fino alla casa e scostò la tenda con un gesto secco, facendo bloccare di colpo i movimenti all’interno. Corrugò la fronte alla vista che gli si presentò. Le cinque ragazze erano sul punto di liberarsi dai legacci. Alcune avevano già i piedi liberi e stavano dando parecchi problemi ai tre demoni e al guerriero umano presenti nella casa, i quali, avendo l’ordine di non nuocere alle ragazze fino al momento dello scambio, non sapevano più che pesci pigliare.
La ragazza cinese dai capelli lunghi era seduta sulla schiena di uno dei demoni e gli stava torcendo il collo all’indietro usando le mani ancora legate. La cacciatrice e la ragazza che aveva sconfitto Kei stavano lottando contro un altro demone. Il guerriero teneva la miko sollevata da terra, ma si tamponava il naso sanguinante. La ragazza dai capelli corti, invece, era seduta a terra, ma il demone che le stava davanti aveva il segno evidente di una morsicatura sulla mano.
«Non riuscite nemmeno a tenere a bada un gruppo di ragazzine?» chiese Soichiro, sarcastico, entrando nella casa. I demoni si affrettarono a scrollarsi di dosso le ragazze, facendole cadere per terra, e il guerriero fece lo stesso.
«Maledetto!- gridò Kagome, furiosa- Come hai osato farci…»
«Rapire?- finì per lei Soichiro- Mi servite, dolci ragazze. Ho uno scambio da fare.»
«Cosa?!» sbottò Sango.
«Trama quello che vuoi, tanto Inuyasha ci salverà!» disse Kagome. Soichiro si mise a ridere.
«Quel tuo patetico cagnolino? Mi occuperò anche di lui, è chiaro.- sogghignò- Ma il mio obiettivo principale è Sesshomaru, devo ammetterlo.»
«Sesshomaru e Anna ti faranno vedere i sorci verdi.» disse Sango, con una smorfia disgustata. Soichiro rise ancora più forte.
«Oh, per la carità! La vostra cara Anna è morta e Sesshomaru sarà sconvolto.- ghignò, apprezzando l’improvviso pallore che salì sui volti delle ragazze- Non prevedo difficoltà.»
«Anna…morta?» chiese Akane, scioccata.
«No! Stai mentendo!» gridò Kagome, furiosa.
«Andiamo, miko.- disse Soichiro, accucciandosi di fronte a lei e guardandola negli occhi- Non essere infantile. Hai sentito che potere ha agito su di lei, non è così? Sai anche tu che non può essere sopravvissuta.»
Kagome sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Era vero, lo sapeva anche lei. Ma non poteva accettare che Anna fosse morta, non poteva! Si morse un labbro e guardò altrove per non permettere a Soichiro di vedere le sue lacrime.
«Kagome…- chiese Shan Pu- sta dicendo la verità?»
«Naturalmente. La verità, in questo caso, è più divertente della menzogna.- disse Soichiro, alzandosi in piedi- Ora state buone e zitte, finché i due fratellini non verranno a consegnare le loro spade.»
«Le…spade?» chiese Sango, stupita. Incrociò lo sguardo di Kagome.
«Esatto.- disse Soichiro, distratto, facendo gesto alle guardie di uscire- Voi, fuori. Tanto non siete nemmeno in grado di badare a cinque ragazzine.» Shan Pu, Akane e Ukyo si scambiarono un’occhiata eloquente, ma a Soichiro non sfuggì. «Non gioite di questa mia scelta.- disse, con un sorriso predatorio- Slegatevi pure, se lo desiderate, ma non riuscirete a fuggire comunque. Nel villaggio ci sono trenta dei miei demoni. Non avete nessuna possibilità di sopravvivere, fuori da questa casa.»
«Maledetto…» sibilò Shan Pu, irata.
Con una risata, Soichiro uscì, lasciando sole le ragazze.
«Cosa facciamo?» chiese Ukyo in un sussurro, quando il demone si fu allontanato.
«Soichiro ha ragione, non possiamo uscire.- disse Sango, scuotendo la testa- Dobbiamo aspettare che arrivino Inuyasha e gli altri.»
«Povera Anna!- disse Akane, appoggiando la fronte sulle ginocchia- Non riesco a credere che…»
Le ragazze rimasero un attimo in silenzio, ricordando la morte di Tenchimaru e il modo in cui Anna era crollata a terra, come se la vita la stesse abbandonando…cosa che in effetti aveva fatto.
«Sesshomaru sarà distrutto.- disse Kagome, asciugandosi gli occhi- Sono sicura che lui e Inuyasha verranno qui per uccidere Soichiro. Ha poco da stare allegro, quel maledetto.»
«A che spade si riferiva Soichiro?» chiese Ukyo, liberandosi dai legacci.
«Tessaiga e Tenseiga, le spade di Inuyasha e Sesshomaru.» disse Sango.
«Avrà una bella sorpresa, quando si accorgerà di non poterle nemmeno toccare.» disse Kagome, sprezzante.
«Cosa vuoi dire?» chiese Akane, sorpresa.
«Le spade hanno un kekkai di protezione. Solo il proprietario e gli esseri umani possono toccarle. Sono precluse agli altri demoni.- spiegò Kagome- Inuyasha e Sesshomaru verranno di certo, ma per uccidere Soichiro!»
«Ci saranno anche Ranma e gli altri.» disse Akane, mentre Ukyo la aiutava a slegarsi.
«Non credo che li lasceranno venire.» disse Kagome. Akane fece un sorriso.
«Tu non conosci Ranma.- disse- Non si farà mai lasciare indietro, sapendo che siamo in pericolo.»
«Allora ascoltate. Dobbiamo dar loro una mano, quanto più possibile.- disse Sango- State pronte a combattere alla minima distrazione delle guardie. Li aiuteremo a vincere, d’accordo? E vendicheremo Anna.»
Le ragazze annuirono, poi, in silenzio, si misero in attesa dei loro salvatori.

***

La sera stava calando sul villaggio di Edo.
Soichiro attendeva alle porte dell’agglomerato, mentre dietro di lui una trentina fra demoni e guerrieri umani restavano in silenzio, immobili, attendendo un ordine. Perfino gli ostaggi, che in quel momento erano trattenuti nella ferrea presa delle loro guardie, non emettevano un fiato, attendendo in silenzio l’arrivo di Inuyasha e Sesshomaru. Soichiro si stava spazientendo. Il terzo giorno era quasi finito e ancora non c’era traccia dei due fratelli inu-yokai. Possibile che avessero lasciato le ragazze al loro destino? Soichiro corrugò la fronte. No, non era possibile. Inuyasha sembrava un sentimentale e aveva mostrato sempre un intenso legame con la miko umana. Lui non l’avrebbe mai abbandonata nelle mani del suo peggior nemico.
Un sorrisetto nacque sul suo volto, per poi morire subito. A meno che Sesshomaru non si fosse messo in mezzo. Soichiro si oscurò in volto. Era possibile che avesse fatto male i suoi calcoli. Dopotutto stava trattando con Sesshomaru…E se la perdita della demone bionda non avesse intaccato la sua freddezza? In quel caso, era facile che l’inu-yokai avesse impedito al fratello di gettarsi in pasto alla tigre e di consegnargli la spada. Era da Sesshomaru lasciare che quelle ragazze, che per lui erano meno di niente, fossero uccise.
«Dannazione…» sibilò Soichiro, con una smorfia. Non ci aveva pensato. Tutto quel parlare di salvare gli umani e via dicendo non era da Sesshomaru. Di sicuro era un’idea della demone bionda, ma era logico che, una volta morta lei, il cuore di Sesshomaru sarebbe diventato ancora più duro. Si era fatto assuefare dalle chiacchiere di quella Anna, come se non avesse mai affrontato Sesshomaru. Imprecò ancora a mezza voce.
«Padrone…» disse un demone.
«Che c’è?» chiese Soichiro, voltandosi come una vipera.
«Credo che stiano arrivando.» disse quello, dopo un attimo di sconcerto per la reazione.
Dalla mente di Soichiro tutte le congetture scomparvero, lasciando il posto a una nuova, fremente impazienza, mentre alzava lo sguardo, seguendo l’indicazione del suo sottoposto. Tre carri volanti, che apparivano infuocati alla luce del sole morente, stavano sorvolando la foresta, dirigendosi verso di loro. Soichiro sorrise. Dopotutto, pareva che le cose stessero girando ugualmente a suo favore. Si voltò verso le ragazze, sempre sorridendo.
«I vostri cavalieri stanno arrivando.- disse, sarcastico- Fate una mossa o un gesto in più e vi faccio decapitare davanti ai loro occhi, chiaro?»
Nessuna di loro rispose, ma Soichiro, con aria sprezzante, se ne disinteressò, riportando il proprio sguardo sui carri volanti. Questi atterrarono di fronte a loro, a breve distanza dal gruppo nemico. Alcune sagome scesero con movimenti circospetti. Tra tutte, spiccava la figura bianca di Sesshomaru, il cui viso era oscurato dalle prime ombre della sera.
«Benvenuti, miei cari.- disse Soichiro, facendo un regale cenno d’invito- Lieto di vedere che il cuore ha vinto sulla ragione, mio caro Sesshomaru.»
«Finiscila con le chiacchiere.- disse lui, secco, mentre gli umani gli si mettevano ai lati come una guardia d’onore- Non parlare di cose che non conosci e passiamo al sodo.»
Soichiro rise, senza accorgersi che, dietro di lui, Kagome era impallidita e aveva trattenuto un sobbalzo. Sango, che si era accorta immediatamente dell’assenza di Miroku e di Inuyasha, guardò Kagome e la vide fissare Sesshomaru con la bocca aperta. Le colpì il piede con tocco leggero e Kagome si voltò verso di lei, incrociando il suo sguardo interrogativo.
«Inuyasha.» sillabarono appena le labbra di Kagome. Sango, stupita, riportò la sua attenzione su Sesshomaru. In effetti, a ben guardarlo, sembrava strano…meno algido. Anche la sua voce era un po’ più rude del solito.
“Kami-sama, è davvero Inuyasha!” pensò Sango, riconoscendo Tessaiga al suo fianco. Ma allora dov’era Sesshomaru? E perché quella messinscena?
«Noto la mancanza di tuo fratello Inuyasha.- disse intanto Soichiro, contrariato- Questo non era nei patti.»
Il finto Sesshomaru fece una breve, gelida risata. Sango quasi rabbrividì. Inuyasha stava recitando piuttosto bene!
«Andiamo, Soichiro, utilizza il cervello.- disse, sprezzante- Hai rapito la miko. Non ricordi che mio fratello è un hanyo? Come credi abbia fatto, finora, a utilizzare il suo sangue demoniaco, se non con l’aiuto della miko umana?»
Soichiro strinse le labbra. In effetti, Inuyasha gli era sembrato uno yokai in tutto e per tutto durante le battaglie che avevano sostenuto. Eppure sapeva che era un hanyo…
«E quindi dov’è?» chiese. Possibile che la miko controllasse il suo sangue?
«Non lo so.- disse Sesshomaru, scrollando le spalle- Ha ceduto al sangue demoniaco, quando non ha trovato la sua umana al castello. E’ fuggito da qualche parte. Se vuoi la sua spada, temo che dovrai cercartela da solo.»
Soichiro fece una smorfia, infastidito, poi si voltò verso la miko, fulminandola con gli occhi come se quella falla nel piano fosse tutta colpa sua. La ragazza aveva il capo chino e tremava. Sembrava estremamente preoccupata…dunque Sesshomaru non aveva mentito.
«Va bene, procediamo.- disse Soichiro- La tua spada per la vita delle ragazze.»
Sesshomaru sciolse i lacci che tenevano il fodero appeso alla vita e sollevò la spada.
«Eccola.» disse, secco.
«Vieni più avanti e appoggiala per terra.» disse Soichiro, leccandosi le labbra. Sembrò che gli umani avessero qualcosa da ridire, ma Sesshomaru non vi badò, avanzando di qualche passo e appoggiando la spada sul terreno, prima di indietreggiare di nuovo.
«Ora controllerò la spada.- disse Soichiro, venendo avanti- Poi vi riconsegnerò le ragazze.»
“Così potrete morire insieme.” pensò, ridendo tra sé. Allungò la mano verso la spada…e un kekkai di terribile potenza lo colpì, mandandolo a sedere per terra, tenendosi la mano intorpidita. «Ma che dia…» sbottò.
«Tu non sei degno di toccare quella spada.» disse una voce potente, alle loro spalle. Il sangue si congelò nelle vene di Soichiro, fermandogli i battiti. Un ruggito scosse l’aria e un grande demone gatto atterrò con un balzo fra Soichiro e la spada. Soichiro alzò gli occhi con tremenda lentezza, mentre attorno a lui si levavano esclamazioni di meraviglia e paura. In groppa al demone gatto, stava un inu-yokai dall’aspetto regale. Capelli d’argento…occhi d’ambra…una lunga stola rossa sulla spalla.
«Inu…ken…» disse Soichiro, la voce bloccata nella gola secca come un deserto.
«Padre.» mormorò con reverenza Sesshomaru, poco distante.
«Come osi toccare la mia zanna?- disse Inuken, guardando Soichiro con occhi terribili- Ti pentirai delle tue malefatte.»
«No…tu…sei morto.- disse Soichiro, frastornato, senza rendersi conto che ‘Sesshomaru’ aveva ripreso possesso della spada- Tu sei morto! Io stesso ho assistito alla tua morte!»
«Questo non mi impedirà di ucciderti, Soichiro!» disse Inuken, con voce terribile. Soichiro guardò in volto il suo antico nemico con occhi pieni di terrore, mentre le guardie si disinteressavano agli ostaggi per dare una mano al loro signore. Fu allora che il moko-yokai si accorse che gli occhi di Inuken erano diventati due grottesche sfere bianche dallo sguardo strabico.
«Non ce la faccio più!!!» esclamò Inuken con una vocetta assurda.
«Cosa?!» disse Soichiro, senza voce. Ma che diavolo stava succedendo? In quell’istante, un grido giunse alle sue spalle, seguito da un gorgoglio e dal grido delle ragazze. Voltandosi rigidamente, Soichiro vide una figura vestita di rosso tagliare la gola di netto ai demoni, per poi afferrare saldamente la miko per la vita e balzare sulla groppa del demone gatto.
«Inuyasha?» chiese Soichiro, non sapendo più da che parte guardare. No…quello era un essere umano!
«Corri!» disse l’uomo, mentre Inuken scompariva in una nuvola di fumo, sostituito da quello che pareva a tutti gli effetti un piccolo di kitsune. Basito, Soichiro si vide passare il demone accanto. L’uomo sulla groppa si girò a guardarlo con odio per un istante, mostrandogli un volto bellissimo in cui spiccavano due occhi blu intenso. Lunghi capelli neri gli svolazzavano dietro le spalle.
«Per i demoni…- mormorò Soichiro- Quello è…Sesshomaru?!» Sesshomaru umano? Ma allora chi diavolo c’era sotto quell’abito bianco?
«Correte! Qui ci pensiamo noi!» disse il finto Sesshomaru, sguainando la spada. Soichiro riconobbe finalmente Inuyasha sotto le spoglie del fratello maggiore.
“Maledetti…- pensò, mentre la furia gli faceva bollire il sangue- Maledetti, mi hanno giocato per bene.” Si alzò in piedi con uno scatto. Evitò Inuyasha, che si stava avventando su di lui, e si mise a correre dietro il demone gatto. Non gli importava affatto della lotta che si stava svolgendo alle sue spalle. Sesshomaru…quel dannato si era preso gioco di lui! Non capiva perché avesse salvato solo la miko, né perché avesse quell’aspetto umano, ma quel che era certo era che Soichiro aveva tutta l’intenzione di approfittarne. Sesshomaru sarebbe morto come era morto Inuken e stavolta avrebbe avuto il piacere di dargli personalmente il colpo di grazia. Con un potente ruggito, Soichiro si trasformò in un’enorme tigre gialla.
Inuyasha, vedendo la trasformazione, imprecò. Non poteva seguire Sesshomaru e Kagome. Le altre ragazze erano ancora in pericolo e non poteva lasciare Ranma e gli altri a combattere da soli contro dei demoni. Imprecando, Inuyasha strinse con forza l’elsa di Tessaiga e diede le spalle alla tigre, lanciandosi nella mischia. Sperava solo che Sesshomaru fosse in grado di contrastare il moko-yokai.
Distolse con uno sforzo di volontà lo sguardo dalle sagome sempre più lontane di Kirara e di Soichiro, che si stavano allontanando verso il Goshinboku. Sembrava che Soichiro stesse guadagnando terreno, ma Inuyasha non poteva andare ad aiutare Sesshomaru. Non avrebbe nemmeno dovuto indugiare in quel modo. C’erano ancora quattro ragazze in balia dei demoni.
“Sesshomaru, proteggi Kagome.” pensò, stringendo i denti e sfoderando Tessaiga.
«Inuyasha!» gridò Mousse, richiamandolo.
I demoni non si erano fatti spaventare dal fatto che il loro capo si era allontanato. Uccidere qualche umano poteva essere un divertimento adatto a dimenticare quella insulsa giornata d’attesa. Si stavano quindi riversando sui poveri giovani, mentre coloro che avevano in consegna le ragazze si stavano allontanando, trascinandole via nonostante i loro sforzi per liberarsi.
«Akane!!» gridò Ranma, scorgendo la figura della fidanzata tra quella folla.
«Ranma!» rispose lei, contorcendosi tra le braccia del suo aguzzino senza successo. Ranma, irato, spiccò un balzo, tentando di saltare la folla di demoni che stava convergendo su di loro per concentrarsi sull’inseguimento del bastardo che gli stava portando via Akane, ma un colpo lo raggiunse al fianco, sbattendolo per terra.
«Ranma, attento!» gridò Ryoga, tirando un calcio in testa a un demone che stava per fare della faccia di Ranma una frittella. Con una smorfia di dolore, Ranma si alzò da terra con una capriola.
«Maledetti, stanno portando via le ragazze!» sibilò, stringendo i pugni. Due demoni lo attaccarono, separandolo da Ryoga e costringendolo a difendersi. Imprecò. C’erano troppi, troppi avversari! Di quel passo, Akane e le altre chissà dove sarebbero state portate! «Sono troppi!» gridò, saltando sulle spalle di un demone e circondandogli il collo con le gambe, costringendolo a rovinare per terra. «Inuyasha! Cosa facciamo?!» chiese, saltando via e centrando la faccia di un guerriero con un doppio calcio.
«Inuyasha! Ci stanno portando via le ragazze!» disse Mousse, utilizzando al meglio le sue innumerevoli corde nascoste. Catturò due demoni e li fece cozzare duramente al suolo. Un normale essere umano sarebbe rimasto a terra, privo di sensi, ma quei dannati demoni avevano una resistenza fuori dal comune. Mousse imprecò, accorgendosi di non aver sortito effetto, e si apprestò a sollevare di peso i due per farli roteare.
«Attento, signor Mousse!» gridò Konatsu, anch’egli preso dal combattimento. Mousse si abbassò per evitare una zampata che gli passò, sibilando, a pochi centimetri dalla testa. Nel mentre, i due demoni si liberarono, strappando le corde e rendendole inutilizzabili. Mousse imprecò, abbandonando funi e contrappesi a terra.
«Bisogna disimpegnarsi.- disse Ryoga- Qualche idea?»
«Cercate di andarvene da qui.- disse Inuyasha, che in quel momento stava combattendo a suon di pugni- Non posso usare Tessaiga con voi di mezzo! Pensate alle ragazze!»
«Ma Inuyasha…» iniziò Ranma.
«Io posso farli fuori tutti in un colpo solo!- lo interruppe Inuyasha, rabbioso- Mi siete d’ostacolo e basta. Pensate a salvare le ragazze, vi ho detto!»
«Va bene, allora.- disse Mousse, avvicinando le braccia al petto- Pronti alla diversione, ragazzi!»
«Grazie, Inuyasha.» disse Ranma. I due si scambiarono un’occhiata e Inuyasha annuì.
«Via da qui!» gridò Mousse, lanciando una gran quantità di petardi e bombette. Una lunga serie di esplosioni, seguita da una considerevole fumina, gettò nella confusione i demoni. Ranma, Ryoga, Mousse e Konatsu si lanciarono in corsa attraverso il gruppo dei nemici, nascosti dal fumo, facendosi largo a gomitate. Inuyasha, tossendo e coprendosi il naso, vide balenare un paio di volte la luce dello Shishi Hoko Dan di Ryoga e sentì Konatsu gridare il nome di qualche assurdo colpo, prima di sentire i loro odori allontanarsi definitivamente verso la foresta. Quando il fumo iniziò a diradarsi, Inuyasha si trovò, da solo, ad affrontare almeno una ventina di demoni. Questi, rabbiosi per essersi fatti scappare gli esseri umani, conversero su Inuyasha. Lui sorrise, sarcastico.
«Ora inizia il divertimento.- disse, alzando la Tessaiga- Sono certo che Kaede mi perdonerà se danneggerò qualche casa, ma ho fretta di tornare da Kagome.» Il sorriso si trasformò in un ringhio, mentre alzava la spada in un arco scintillante.
«Kaze no Kizu!»

   
 
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