15/12/2010
5 recensioniAmore platonico
Sin da bambina avevo paura di crescere. L’angoscia che mi scivolava addosso e mi pervadeva al pensiero di invecchiare e morire mi facevano desiderare di rimanere per sempre giovane. Spensierata, protetta dai grandi che mi volevano bene, felice. Lo so, pretendevo troppo. Ma chi non l’ha mai sognato? Se c’è qualcuno, alzi la mano.
Il tempo passava, e io perdevo progressivamente la freschezza dell’infanzia, fatta di giornate intere con gli amici, ginocchia sbucciate, case di cartone, storie di supereroi e principesse, addentrandomi verso l’adolescenza, il sentiero scosceso che mi avrebbe inesorabilmente portata a diventare ciò che ora sono.
Se da piccola avevo il terrore della morte, la misteriosa e spietata distruttrice dell’esistenza, da adolescente ne ebbi per l’amore. L’amore che tutte le ragazze prima o poi provano per un ragazzo, l’amore che ti rapisce il cuore e l’anima, facendoti dimenticare chi sei e che ne è stato della tua vita prima d’allora.
Un giorno vidi mia sorella piangere mentre parlava al telefono con qualcuno, e ne rimasi sconcertata. Le chiesi perché stesse soffrendo, e lei mi disse che dovevo lasciar perdere; mi offrii di aiutarla, ma lei disse che non c’era niente che io potessi fare per sollevarle il morale. Prima o poi avrei provato quella sofferenza sulla mia pelle, e allora avrei capito.
Avevo sette anni.
Non accettai quella spiegazione vaga. Ero sempre convinta di essere nel giusto, perciò insistetti a volerla consolare.
“ Come puoi consolarmi su qualcosa che non conosci?”
“ Piangi per amore, non è vero? Io lo so cos’è l’amore.”
“Bene, allora dimmi: che cos’è l’amore?”
“Beh, è come quando due persone si vogliono molto bene; si danno la mano e si baciano.”
Tanya aveva abbozzato un sorriso mesto tra le lacrime, intenerita.
“Magari fosse così facile. Ne hai ancora da imparare…”
Non sopportavo di non sapere, pretendevo di avere la risposta pronta a tutto, per distinguermi dai miei coetanei, perciò non immaginavo minimamente quanto mia sorella avesse ragione.
L’amore era quel sentimento che faceva piangere mia sorella e le sue amiche, le attrici della tivù, le eroine dei cartoni animati, perfino le protagoniste dei libri che leggevo. L’amore era complicato, l’amore faceva soffrire, l’amore era inspiegabile. Ma era l’argomento più discusso, perciò volevo innamorarmi anch’io, per poterne parlare coi grandi, per sentirmi donna.
Ora posso dirlo con certezza, l’amore è qualcosa d’indicibile anche per gli adulti; tale è, e tale rimane. Una vita intera non basta a capirne l’essenza.
State attenti a ciò che desiderate, perché potreste ottenerlo, si diceva.
Beh, forse ho desiderato troppo di innamorarmi da bambina, ed è per questo che da adolescente ne ho sofferto tanto. Sintetizzarlo in poche righe è inutile, perciò vi farò scoprire la pienezza dei sentimenti maturati in me, ragazzina acerba, raccontandovi la mia storia. Vi regalerò tutto il bene che sono stata capace di provare per una sola persona, la mia salvezza e la mia dannazione, sperando di farvi vivere la meraviglia di un sogno come non avete mai vissuto.
Ciao, questo è il prologo di una storia che ho iniziato a scrivere di getto. Non era nei miei programmi idearla e pubblicarla, ma sapete come si dice, all’ispirazione non si può dire di no. Ho provato a postarla, rischiando. Ditemi cosa ne pensate di questo inizio, e deciderò se portarla avanti o meno, serenamente. ^^