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Autore: Elothiriel    17/12/2010    5 recensioni
“Éomer Éadig. […] nell’ultimo anno della Terza Era prese in moglie Lothíriel, figlia di Imrahil.”
Così dice Tolkien, e non sappiamo altro su Lothìriel. Chi era questa Principessa di Dol Amroth e com'è stato il suo matrimonio con Eomer?
La voce narrante è proprio lei, che racconta ciò che Tolkien tace: la storia di questa fanciulla venuta dal Mare per sposare il Signore del Mark.
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eomer, Imrahil, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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V CAPITOLO

V CAPITOLO

 

La mattina dopo aprii gli occhi ai primi raggi del sole dorato che entravano dalla finestra. Illuminavano il mio vestito stupendo, gettato con noncuranza sulla sedia. Sospirai piano per non svegliare Éomer. Mi sembrava un momento magico, il suo viso dormiente era tranquillo e sereno. Ero raggomitolata accanto a lui, la testa sulla sua spalla muscolosa. La sua grande mano era abbandonata sui miei capelli arruffati, sul cuscino le nostre chiome mescolate creavano uno strano effetto screaziato. Tirai la coperta più su sulle nostre membra nude e sensibili all’aria fredda del mattino, stringendomi ancora di più nel caldo incavo del suo fianco. Mi sentivo deliziata, ma illanguidita, come persa in un mondo di sogno, e anche stanca, poichè io in genere la notte dormivo. Accarezzai lentamente una ciocca di capelli biondi che mi spioveva sul viso, poi mi riaddormentai pigramente, sentendo l’odore di Éomer sopra di me.

Quando mi risvegliai lui non c’era, in compenso un ricco vassoio della colazione era appoggiato sulla sedia. Mi sentii triste all’improvviso, persa come una bambina senza il padre.

“Ha detto che non sarà sempre così” la voce insopportabilmente petulante di Mathrel si fece strada nella mia mente intorpidita. “Ha detto che solo per oggi ti ha fatto mandare la colazione in camera, perché gli sei sembrata…ecco…spossata” potevo vedere il rossore accenderle le guance. Allora un qualche pudore le era rimasto.

“Lasciala stare. Imhlen entrò titubante, parlando a bassa voce. “Come ti senti?”

“Non male, ma strana.”dato che le mie sorelle mi fissavano con gli occhi sgranati, aggiunsi: “Intontita. Stanca.” Sperai che si accorgessero da sole che non desideravo la loro presenza in quel momento.

Vieni, Math, lasciamola sola.” Disse infatti Imhlen. Mathrel le ubbidì, ma non seppe trattenersi dal mormorare, prima di lasciare la stanza:

Se si sente così, è perché non ha dormito neanche un minuto stanotte. Éomer dev’essere uno che si dà da fare, non è vero, Lothi?” la scacciai con un cenno, disperata per quella sorella senza un minimo di ritegno. Dopo aver fatto un’abbondante colazione, mi alzai, chiamai la cameriera Falmer perchè cambiasse la lenzuola e mi vestii con uno degli abiti che avevo portato da casa. Sentii una fitta di nostalgia pensando a Dol Amroth, ma la scacciai scrollando la testa. Avrei voluto che Éomer avesse aspettato il mio risveglio accanto a me, anche se sapevo che non aveva certo tempo da perdere a guardarmi dormire.

“Falmer?”chiamai la donna. Aveva trentotto anni, il viso serio ma buono.

“Si, mia signora?” esitai. Non sapevo come porre la mia domanda senza apparire spaesata come mi sentivo. Mi feci coraggio e le chiesi:

“Cos’è che fa in genere una Regina qui a Edoras? Mia madre si limitava a curare l’organizzazione del palazzo, e non so se qui le cose siano diverse.

“Mi sa che voi avrete anche altri compiti, mia signora. Spesso le mogli dei Re danno udienza ai sudditi, ma curano anche l’andamento di Meduseld e in assenza del Re governano il regno. Potete chiedere al Re a pranzo.

“Si, grazie, Falmer. Dov’è adesso?”

“Mi dispiace, mia signora, ma è uscito a cavallo con Sire Aragorn e vostro padre.

“Non c’è, quindi.” Mi sentii delusa e abbandonata. Speravo che, essendo sposati, avremmo potuto condivere qualcos’altro oltre che il letto e qualche sporadica conversazione all’ora dei pasti. Anche se non morivo d’amore per lui, era pur sempre mio marito.

Torneranno presto, mia signora, vedrete. Comunque nessuno si aspetta che voi facciate grandi cose stamattina.”

“Ma desidero fare anch’io qualcosa di utile.” Mi venne un’idea. “Dove posso trovare quelle tessitrici che stanno facendo il nuovo arazzo?”

“Fuori al sole, sulla terrazza. Ma mia signora, non è necessario che voi vi mettiate a lavorare subito.

“Non ti preoccupare, Falmer. Farò ciò che è in mio potere fare. Così dicendo mi sentii un poco più regale che all’inizio della conversazione. Salutai la cameriera e mi misi in cerca delle mie sorelle: le trovai che stavano iniziando a radunare le loro cose nella camera. Smisero appena si accorsero di me e mi fissarono con aria colpevole.

“Partiamo fra tre giorni” disse infine Imhlen stringendosi nelle spalle.

“Così presto?”

“Ormai sono passati sei mesi da quando siamo partite” mormorò Mathrel. “Nostro padre è assente da casa da troppo tempo. Era vero. Per un motivo futile come il mio matrimonio, il Principe era stato lontano per sei mesi da Dol Amroth. Rassicurai le mie sorelle dicendo loro che non ero assolutamente né arrabbiata né triste.

“Stavo andando fuori a vedere le tessitrici, venite con me?” A Mathrel e a Imhlen le tessitrici interessavano, quindi recammo nel luogo nel quale le avevo viste il primo giorno. E loro erano lì, tre anziane donne curve sui telai nel punto più illuminato della terrazza.

“Vi posso aiutare?” chiesi nella Lingua Corrente.

“Regina, noi siamo le più abili tessitrici del Mark. Potresti eugugliare la nostra arte?” disse quella più vicina parlando con il pesante accento del Mark, e mostrò un pezzo dell’arazzo già completato: Eowyn vestita da guerriero che galoppava brandendo una lancia. Il disegno era realistico e i colori vividi: mai avrei potuto realizzare una simile opera.

“No, non potrei. Ma non c’è nient’altro che io possa fare?”

“In seguito avremo bisogno di quel filo che vedi lì. Ma come puoi osservare, è legato in matasse, e dovremo farne gomitoli. Potresti sederti all’arcolaio e svolgere questo compito, ma è troppo umile per te, Regina mezzaelfa, e per le tue sorelle Principesse.” 

“No, lo faccio volentieri.”risposi, e sistemata la prima matassa,un bel filo di lana bianca, nei quattro bracci dell’arcolaio, la girai fra lo strumento e le mie mani finchè non divenne un gomitolo perfettamente rotondo. Anche Imhlen e Mathrel si misero al lavoro, Mathrel che faceva da arcolaio a Imhlen. Quei movimenti erano stranamente familiari, centinaia di volte ci eravamo sedute sulla terrazza comune alle nostre camere a sciogliere le matasse. Era rassicurante vedere che nulla era cambiato, che ero la stessa ragazza che aveva fatto la maglia canticchiando al mare, sebbene mi sentissi profondamente diversa.

Lasciai chiacchierare Mathrel nonostante stesse continuando a fare insinuazioni su me e mio marito, mentre Imhlen cercava inutilmente di chiuderle la bocca soffocandola con un gomitolo.

“Insomma, se lei non ci racconta niente, sono obbligata a immaginarmi qualcosa, no?” si giustificava Mathrel tentando di evitare gli scappellotti di Imhlen. “Per me non è un caso se Lothi ha delle occhiaie che le arrivano alle ginocchia…Ahia!”

Trasformai, in una mattinata di lavoro, tutte le matasse in gomitoli, mentre osservavo la terra di Rohan, ormai la mia terra, che si stendeva sotto di noi. Conversai con quelle saggie vecchie e loro iniziarono a insegnarmi qualche parola nella lingua del Mark, che dovevo imparare il più rapidamente possibile.

“Ecco Re Éomer!” Esclamò all’improvviso la tessitrice più a sinistra. “Egli cavalca verso Meduseld insieme al Re di Gondor e al Sire mezzoelfo.

“E’ vero!” dissi, inspiegabilmente felice. Il sole che aveva passato da poco l’apice illuminava tre lontani cavalieri, potevo riconoscere da lontano il portamento di mio padre e quello di Éomer. Ringraziai le anziane donne e loro ringraziarono me, poi ordinai che venisse servito il pranzo, in modo che i cavalieri in procinto di arrivare trovassero tutto pronto. Poi andai ad aspettarli davanti al palazzo, mentre le mie sorelle andavano a rassettarsi nella loro stanza.

Sembrate Dama Eowyn.”disse una delle due guardie delle porte. “Anche lei soleva aspettare i Cavalieri davanti alle porte. Passava molto tempo qui sola ad aspettare, la Dama dal Braccio di Scudo.”

“Io non aspetterò a lungo” risposi. “Già scorgo il Re alle porte di Edoras.”

Mio padre, Sire Aragorn e  Éomer giunsero galoppando ai piedi della collina, poi affidarono Zoccofuoco e gli altri cavalli agli scudieri e si diressero verso di noi.

“Bentornati” li accolsi. “Il pranzo è pronto.

“Brava, Lothi” mormorò Éomer, senza farsi sentire dagli altri due. Io gli sorrisi e lo seguii all’interno di Meduseld.

“Dove vi siete recati stamattina?” domandai mentre ci sedevamo a tavola. Le mie sorelle sputarono dal buio e si unirono a noi, Faramir ed Eowyn erano andati a fare una passeggiata a cavallo.

“Siamo andati ad incontrare dei messaggeri inviati dalle vedette stanziate sulle ultime propaggini delle Montagne Nebbiose: una delle ultime sacche di resistenza degli Orchi ribelli si nasconde lì, e sembra che si stia muovendo sempre più verso Isengard e l’Ovestfalda. Non possiamo permettere che entrino a Rohan. Se quelle creature di Mordor mettono piede nella terra della mia gente, le uccideremo tutte, come abbiamo fatto con i loro simili. Éomer parlò bruscamente, con un’espressione strana in viso. Vi leggvo la preoccupazione per il suo popolo, ma anche la gioia feroce di poter combattere di nuovo.

Finito il pasto, ordinai ai servitori di sparecchiare, poi cercai Éomer e lo trovai in camera, che si slacciava i pesanti stivali. I lunghi capelli biondi erano arruffati e in disordine.

“Te li pettino, vuoi?” mi sorpresi a chiedergli. Lui mi guardò stupito.

“E’ da quando ero un bambino che nessuno fa questo per me.”

“Ciò non vuol dire che sia un male” ribattei.

“Va bene, fai come ti pare.” Mi lasciò sedere accanto a lui sul letto e sciogliere con il pettine, e a volte con le mani, i numerosi e intricati nodi della sua chioma.

“Éomer, c’è una cosa di cui desidero parlarti. Gli dissi mentre lavoravo con una ciocca particolarmente ingarbugliata. Lui fece cenno di parlare. “Quali sono i miei compiti qui a Edoras? Cosa devo fare, in qualità di Regina?”

“Innazitutto soddisfare il Re.” dichiarò, con un sorriso nella voce. Io arrossii. “Ti devi occupare della direzione del palazzo e provvedere al sostentamento della servitù e dei Cavalieri che dimorano qui. Poi dovresti dare udienza ai cittadini di Edoras e dei dintorni che portano piccole contese giudiziare che tu devi risolvere. Sii giusta ma magnanima, non essere troppo severa con questi uomini che si stanno risollevando da un periodo molto oscuro. Ovviamente le leggi vanno rispettate, ma non essere troppo dura. Ma mi sembra che tu non possa essere molto rigida con nessuno, non è così? Basta guardare la dolcezza con cui tratti me, un rude soldato abituato solo alla guerra. Lo guardai meravigliata. “Le tue mani sono ferme, e io devo tornare a occuparmi degli affari del Regno.” Fece per alzarsi, ma senza pensare gli afferraiil polso, trattenendolo.

“Cosa c’è?” incoraggiata dalle parole che aveva detto prima, mormorai:

“E’ il nostro primo giorno di matrimonio. Tu hai detto che mi ami, ricordi? L’hai detto davanti ai tumuli dei tuoi antenati. Io vorrei…io vorrei che tu non mi lasciassi sempre sola, almeno oggi.

“Credevo di non piacerti” ribattè Éomer, il tono ammorbidito che tradiva il viso indifferente.

“Non l’ho mai detto. Non ci siamo certo sposati per amore, ma non ho mai affermato che tu non mi piacessi. La mia voce tremava leggermente. “Resta ancora un poco, per favore. Mi sento sola e persa fra questa gente che non parla la mia lingua!” Éomer riprese posto accanto a me e mi strinse una spalla. “E le tue sorelle? E tuo padre? E la scorta che vi accompagnato fin qui?”

“Non mi fanno sentire meno spaesata qui a Rohan. Loro non sono di queste terre. Lo so che tu sei molto occupato, però pensavo che almeno oggi…ma vai, non ti preoccupare per me. Non voglio esserti di peso. Éomer non rispose, non si alzò. Lentamente, come se fossi un oggetto di cristallo molto fragile, mi sfiorò il viso, poi mi attirò a sé. “Grazie, Éomer. Bisbigliai al caldo fra le sue braccia robuste.

Anch’io devo chiederti una cosa.” Disse chinando la testa verso di me. “Tua sorella…”

“Quale?”

“Quella più piccola. E’ fidanzata?” alzai il capo fissandolo negli occhi.

“No. Perché?”

“Il mio Maresciallo Elfhelm mi ha detto che desidera sposarla. Pensi che accetterebbe?”

Mathrel. Mathrel e Elfhelm. Mathrel poteva restare qui! Se fosse diventata la moglie di Elfhelm, sarebbe rimasta a Edoras, e io non avrei dovuto separarmene. Conoscendola, sarebbe stata incuriosita dall’idea, ma in fondo al cuore sapevo che per lei era troppo presto per rinunciare alla libertà a cui era abituata. E poi, Mathrel non aveva neanche diciott’anni, mentre Elfhelm aveva visto passare trentasei inverni.

Se devo dirti la verità, non credo che mia sorella sarebbe d’accordo. Ella è ancora molto giovane.”

Anch’io sono più vecchio di te.”

“Si, ma non di diciannove anni. Tu hai trent’anni e io ventitrè, non c’è molta differenza. Lui alzò le sopracciglia con fare scettico, mi accorsi che nel suo sguardo c’era una scintilla scherzosa che avevo notato molto raramente.

“Guarda” esclamò afferrandomi la mano “Guarda se non c’è differenza fra i nostri anni e le nostre braccia. Tirò su la manica del mio vestito e quella della sua camicia di panno, mettendo in mostra il mio avambraccio bianco, morbido e sottile, con il suo, abbronzato e muscoloso.

“Così non è giusto” protestai allegramente. “E’ chiaro che il tuo braccio ha compiuto molte imprese gloriose, e il mio, quanto a imprese gloriose, è rimasto alla cardatura della lana.” Éomer rise, e fu come se il un raggio di sole irrompesse in un cielo da troppo a lungo chiuso da nubi grigie.

“Ora devo andare” disse infine. “Ma non temere, tornerò presto. Alzandosi, mi diede una carezza lieve sui capelli. “Anzi, vieni anche tu; devi iniziare a dare udienza a coloro che lo desiderano.

“D’accordo.” Mi alzai e lo raggiunsi sulla soglia.

 

……………………………………………………………………………………………………….

 

Ciao!

Mi dispiace per avervi fatto aspettare per così tanto tempo.

So che mi volete tutti uccidere per aver bellamente saltato la prima notte di nozze, ma non sono capace di scrivere una cosa del genere e ho preferito lasciare tutto alla vostra immaginazione. In compenso ci ho messo un’altra scenetta mielosa.

 

Come sempre ringrazio tutti coloro che mi recensiscono eo mi leggono, mi seguono, ricordano o preferiscono.

Le recensioni mi rendono tanto felice, non è che me ne lascereste qualcuna di più? Per favore!

 

Un bacio grandissimo a Arwins, Sesshy94, Nini Superga e Thiliol.

 

Baci,

Elothiriel

 

 

 

  
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