L'azzardata teoria, qui citata, che Neal non mente completamente a Peter è canon, l'ha detto Neal, e secondo me è un po' tanto indulgente con se stesso, ma... va bene, facciamogliela passare.
Questo secondo capitolo è stato scritto per la Challenge Special #9 di It 100, tema: Let me be something good (Smashing Pumpkins)
Grazie di essere (ancora) qui.
II - Un concetto soggettivo
Neal è consapevole che la sua definizione di cosa buona è radicalmente diversa da quella di Peter. Per lui buono è un piano ben progettato, una truffa perfetta, una sfida stimolante.
Per Peter, la misura della bontà di una cosa dipende sempre dalle regole: ciò che è buono più di tutto è la giustizia.
Neal sa benissimo che il loro concetto di cosa buona non potrebbe essere più distante. Però deve ammettere che è felice quando riescono a farlo coincidere. Una truffa perfetta per scopi nobili va bene per entrambi. Così come far credere a un medico corrotto che sta per morire e incastrarlo. Fingersi un revisore dei conti e un impiegato modello per indagare su un omicidio. Falsificare quasi alla perfezione un cimelio storico per smascherare un criminale. E alla fine magari Neal finisce per apprezzare la giustizia, e Peter si diverte nell'inganno.
Neal sa anche che Peter usa la parola buono per qualcos'altro: lui. Peter crede nella parte buona (secondo la sua accezione) dell'animo di Neal - il fatto che Neal non sia in prigione ne è una prova.
E per quanto questa sia una prospettiva insolita per Neal, a volte ci prova davvero a essere buono secondo i canoni di Peter.