L'uomo se ne stava con le gambe allargate, distese in avanti, e le mani pigramete raccolte sull'addome nudo; la testa portata all'indietro e gli occhi rivolti verso l'alto, fissando un punto indefinito in quel soffitto giallino, mentre il sottofondo di una vecchia canzone rock riecheggiava nei locali vuoti del centro. Tenevo gli occhi sulla sua figura, anche se non riuscivo ad inquadrarla per bene. Solo poco dopo si sollevò con un colpo di reni, e ruotò la testa verso la mia direzione.
-
Buonasera -
fu il suo saluto, mentre un sorriso si faceva largo sul suo viso. Aveva
un accento strano, assolutamente non francese. Avrei giurato venisse da
uno dei paesi dell'Est, Ucraina, Polonia, Russia. Sorrise, si
alzò in piedi, incurante del fatto di essere mezzo nudo, e
rimediò a questo con una gran calma, quando cercò
la polo blu che aveva lasciato sullo schienale della sedia accanto alla
sua. - posso esserle
utile?
Mentre se la infilava, non potei non notare gli innumerevoli tatuaggi
impressi sulla sua pelle, tutto quel nero a contrasto con la sua pelle
olivastra dava decisamente nell'occhio.
Non seppi cosa dire, come muovermi, cosa fare. Il suo corpo muscoloso
ed imponente mi aveva messo in soggezione, e aveva anche catturato la
mia attenzione, fagocitando anche quell'ultimo neurone sano che mi era
rimasto. Feci un solo, piccolo e timido passetto in sua direzione,
mentre lui provvedeva a rivestirsi.
-mh, no...veramente io -urgeva
una scusa, un motivo per cui avrei dovuto trovarmi lì - dovevo incontrare qui una
persona ma...a quanto pare mi ha dato buca.- La prima che
mi venne in mente. Mi resi conto di aver fatto una gran figuraccia, e
escogitai in un attimo una seconda scusa per andarmene da lì
- mi scusi per
l'intrusione, e per...aver disturbato il suo riposo - Cercai
di mostrarmi il più disinvolta possibile, ma la cosa fu
alquanto difficile.
- nessun disturbo, si
figuri- ... - anzi, mi scusi per la presentazione - e si
indicò il petto, ora rivestito, con entrambi gli indici
delle mani.
Aveva un'espressione sfacciata, uno sguardo naturalmente intenso, le
sopracciglia folte e un naso leggermente pronunciato. I capelli erano
cortissimi, come vengono rasati a chi si arruola nell'esercito per la
prima volta.
-stavo per bere una
birra, le va di farmi compagnia? - continuò
subito dopo. Il sorriso educato che si dipinse in volto non mi
impedì di notare i suoi occhi piccoli e azzurri farsi largo
per squadrare il mio corpo, da capo a piedi.
La domanda mi aveva spiazzato. Ero lì, all'interno di un
centro sociale mai visto prima di quel momento, a parlare con un uomo
che non conoscevo, terribilmente bello, terribilmente sfacciato, che
solo pochi secondi prima era quasi nudo di fronte a me. Mi sentii in
dovere di scostare lo sguardo, sotto pressione.
Eppure non seppi dire di no.
-...volentieri .
Non
so come, ma ci ritrovammo ad ordinare una pizza, ad aspettarla seduti
sui gradini esterni del centro sociale, mentre lui fumava una
sigaretta. Venni a conoscenza del suo nome, Andrey, e della sua
nazionalità, russa. Ma sarebbe stato tutto quello che avrei
saputo di lui quella sera, oltre al fatto che lavorava in quel luogo,
dove l'avevo trovato mezzo nudo a guardare il soffitto. Gran bel
lavoro, mh.
Quando arrivò la pizza, non ci fu modo di contribuire al
pagamento, il russo aveva deciso di fare il gentiluomo. Il cartone
fumante venne portato all'interno, posato su un tavolino con un paio di
sedie intorno, ma non venne mai aperto, e la pizza non venne mai
consumata.
- è la tua
prima cena con qualcuno in questa città, vero?-
mi chiese sfacciatamente, passandosi una mano sulla barbetta appena
accennata, e un sorriso abbozzato sulle labbra fine. Mi guardava, non
mi staccava gli occhi di dosso, era la presunzione fatta a persona.
Sembrava che mi stesse studiando, che stesse studiando i miei gesti, le
mie espressioni, i miei movimenti.
-direi di sì,
sono arrivata da pochi giorni. Non ho fatto grandi amicizie, ancora-
non mi ero resa conto di cosa quella mia risposta poteva generare, ma
ebbi modo di farlo pochi istanti dopo.
- sei imbarazzata?
- diretto, chiaro, senza preamboli. Mi sentii raggelare il sangue nelle
vene: ero davvero così trasparente? - non devi esserlo, non ne hai
motivo- ... -è facile capirlo, comunque. Sei
qui da un'ora o poco più, non avevi ancora cenato quando sei
arrivata, e nessuno si è fatto vivo per reclamare la tua
presenza. La vedo dura che qualcuno sia a casa ad aspettarti per cena.
O sbaglio?- Alzò un sopracciglio, mi guardò con
aria di sfida.
- Non...non sbagli -
cominciavo a lasciarmi andare, il suo fare così sfacciato mi
aveva inizialmente messo a disagio, ma ora mi stava iniziando a piacere
- ma posso dedurre la
stessa cosa per quanto riguarda te, allora. Nessun legame.-
-Touché.
Nessun grande legame. - annuì con un mezzo
sorrisetto, probabilmente soddisfatto dalla mia risposta -....o forse...- lo
vidi avvicinarsi con la sedia a me, strisciandola sul pavimento per
potersi porre esattamente di fronte a me - o forse le tue gambe e le tue
forme sono legami abbastanza forti per lasciare perdere tutto il resto,
per ora.
Deglutii nervosamente a vuoto, passandomi una mano sulla gamba, mentre
lo vidi accingersi a diminuire la distanza che ci separava. Non provavo
paura, non ero intimorita dalla sua stazza, dai suoi muscoli, o dalle
sue parole, perchè la verità era che ne ero
irrimediabilmente ed ingenuamente attratta.
- posso dire lo stesso
dei tuoi muscoli, e dei tuoi tatuaggi. Essere come sei ha aiutato a non
rifiutare al birra. E la pizza - addocchiai il cartone
ancora chiuso sopra il tavolo, quindi tornai sui suoi occhi.
- vorrei vedere; sono
stati fatti per questo.- me lo ritrovai a pochissimi
centimetri, s'era alzato in piedi, s'era incurvato con la schiena sopra
di me, mi sovrastava. - non
mi merito tutte queste attenzioni. Potresti farti male- in
contemporanea alle sue parole la sua mancina si allungava sul mio
fianco, ed io, ancora seduta su quella sedia dura in legno, lo guardavo
dal basso verso l'alto, senza opporvi resistenza.
- a mio rischio e
pericolo- .... -
non sottovalutare noi donne, quando vogliamo possiamo conquistare
chiunque - Dio solo sa come abbia fatto una frase del
genere ad uscire dalla mia bocca; gli ormoni a volte giocano davvero
dei brutti scherzi.
La sua mano dal mio fianco passò alla base del mio collo, lo
strinse con una leggera forza, ma con grande delicatezza.
- Tessa, ascoltami
- mi guardava fisso negli occhi, e non lasciava l'incavo del mio collo - sono sicuro che ne saresti
capace. Ma il problema è che voi donne siete troppe. Se ti
sei illusa che stasera potesse succedere qualcosa, ti sei sbagliata
- tolse la mano dal mio collo, improvvisamente non sentivo
più il calore del suo palmo, né la pressione
delle sue dita sulla mia gola. -
sono un corteggiatore, non sono uno stronzo.