Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: VaniaMajor    21/12/2010    6 recensioni
La guerra contro il Signore dell'Est incombe, Sesshomaru e Inuyasha devono trovare un sistema per escludere gli esseri umani dalla battaglia imminente. Miroku ha una buona idea, ma per realizzarla bisognerà che Anna coinvolga alcune persone provenienti dal tempo di Kagome...Ranma e compagnia! Ecco a voi il seguito di 'Cuore di Demone'!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
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Sesshomaru aprì gli occhi a fatica, infastidito dalla luce intensa. Fece una smorfia, alzando il braccio per schermarsi gli occhi.
«Sei sveglio?» chiese una voce dolce alla sua sinistra. Sesshomaru aprì completamente gli occhi e si voltò. Anna lo stava guardando con aria amorevole, seduta sul letto accanto a lui. La luce faceva brillare i suoi capelli come una corona d’oro.
«Anna…» mormorò Sesshomaru.
«In carne e ossa.- scherzò lei, poi tornò seria- Come ti senti?»
«Mmh…» mugolò Sesshomaru, rammentandosi di essere ricoperto di ferite. Fletté il braccio sinistro e lo trovò solo un po’ indolenzito. Si scoprì il torace e vide tre graffi paralleli semi rimarginati. Si guardò le mani. Gli artigli stavano cominciando ad allungarsi.
«Che aspetto ho?» chiese, pigramente.
«Sei bellissimo come sempre.- scherzò lei, giocando coi suoi capelli- Hai ancora i capelli neri, ma sono ricomparsi i tuoi magnifici occhi d’ambra. Anche se blu non erano male…» Si interruppe quando Sesshomaru le sfiorò il viso.
«Ho creduto di vederti morire un’altra volta.» disse l’inu-yokai. Anna pose una mano su quella di lui.
«Sono stata sciocca. Perdonami.- mormorò, seria- Kagome mi ha raccontato cosa hai fatto per me. Se penso che sei quasi morto per…»
Sesshomaru le chiuse la bocca, baciandole le labbra.
«Va bene così.- disse, sospirando, una volta che si furono staccati- Siamo entrambi vivi, quindi non parliamone più.»
Anna annuì, con gli occhi che le luccicavano, e sorrise.
«Da quant’è che sono in questo letto?» chiese Sesshomaru, con una smorfia, tirandosi a sedere a fatica.
«Quattro giorni. Eri molto grave.- disse Anna- Miroku, Kagome e Sango mi hanno aiutata a curarti.»
«Quattro giorni…che ne è dell’esercito?» chiese Sesshomaru, corrugando la fronte.
«Le truppe dell’Est sono allo sbando.- disse Anna, con un sorriso- Inuyasha dirige il nostro esercito da qui. Devo dire che mi ha sorpreso la sua abilità.» Rise quando Sesshomaru sbuffò, poi tornò seria. «Mi ha detto come hai ucciso Soichiro.» disse. Sesshomaru la guardò e le vide brillare negli occhi uno sguardo deciso. «Avrei voluto esserci.» disse lei. Sesshomaru si lasciò sfuggire un sorrisetto.
«E’ una questione chiusa, ormai.- disse- Ho la vaga sensazione che d’ora in avanti dovremo occuparci di un territorio ben più vasto del solo Ovest.»
Anna annuì, sorridendo.
«Oggi, Ranma e gli altri torneranno a casa.» lo avvisò.
«Ah, sì?- disse Sesshomaru, inarcando un sopracciglio- Bene. Un po’ di pace, finalmente. Suppongo li avrai portati alla Fonte.»
«Non di persona, ma è tutto risolto.» ammise Anna, ridendo.
Il giorno dopo il suo risveglio, e dopo essersi occupati delle ferite di tutti a suon di energia demoniaca, Anna aveva dato disposizione perché i ragazzi venissero scortati alla Fonte. Konatsu vi era stato trasportato con una sorta di barella, perché non poteva appoggiare il peso sull’osso incrinato. Quando erano venuti a chiamarla dal capezzale di Sesshomaru, quella sera, erano così raggianti che tutti i sensi di colpa di Anna avevano infine potuto acquietarsi. La maledizione di Jusenkyo era scomparsa. Ukyo aveva annunciato di aver desiderato la ricchezza per il suo ristorante e questo li aveva fatti ridere. Akane aveva confidato in gran segreto ad Anna, Kagome e Sango di aver desiderato di essere abile in cucina. Aveva intenzione di fare una sorpresa a Ranma, una volta tornati a casa. Konatsu si era lamentato con Anna.
«Ho desiderato di essere più maschile, ma non vedo differenza.» aveva mormorato, scoraggiato.
«Sei già un uomo, Konatsu.- lo aveva tirato su lei- L’hai dimostrato salvando Ukyo, no? Mi ha raccontato che sei stato molto coraggioso.» Konatsu aveva sorriso, ma non era arrossito. Forse il desiderio non era andato del tutto sprecato.
Da allora, Ranma, Ryoga e Mousse continuavano ad andare in giro per il castello con sorrisi ebeti stampati sulla faccia, spruzzandosi di acqua fredda ogni cinque minuti per accertarsi di essere tornati normali. Shan Pu aveva preso la cosa con molta più classe. Comunque, quel pomeriggio sarebbero partiti. Era ora che tornassero a casa e che riprendessero la loro vita. Anna sospirò. Le sarebbero mancati.
«Ma ho sempre te accanto.» disse ad alta voce, abbracciando Sesshomaru, il quale la guardò come se fosse impazzita. Sospirando, Sesshomaru la abbracciò a sua volta.

***

«Spero che questo non sia un addio.» disse Anna, in piedi di fronte alla Prima Porta insieme a Sesshomaru, che si appoggiava a lei con tanta noncuranza da non dare quasi nell’occhio.
«Diciamo un arrivederci, ma la prossima volta che ci vedremo sarà meglio che sia a Nerima.» disse Ranma, con un sorrisetto.
I ragazzi erano pronti a partire. Quattro creature alate erano state preparate per scortarli al pozzo. Inuyasha e Kagome li avrebbero accompagnati, insieme a Sango e Miroku, che volevano aiutare la vecchia Kaede a riparare i danni al villaggio, risalenti a un combattimento che sarebbe rimasto nella storia dei demoni del Giappone.
«Allora, buon viaggio.» disse Anna, sorridendo con calore. Tutti le sorrisero di rimando, salendo in groppa alle creature.
«Che scocciatura, questi saluti.» borbottò Inuyasha.
«Inuyasha, non essere maleducato!» lo sgridò Kagome.
«Anna, sarai la benvenuta a casa mia!- disse Akane, che in quei giorni era raggiante- Naturalmente insieme a Sesshomaru.»
«Non metterò mai piede in una casa di ningen.» sentenziò Sesshomaru, gelido. Anna lo guardò storto.
«Non è cambiato di una virgola.» disse Ryoga.
«Va bene, fai come ti pare.- disse Ranma- Vorrà dire che verrà solo Anna.»
«Scordatelo.» disse Sesshomaru, fulminandolo con lo sguardo. A Ranma vennero i brividi e alzò le mani in segno di resa, ridendo nervosamente.
«Vedrò cosa potrò fare.» disse Anna, stringendosi nelle spalle con un sorriso di scuse.
«Coraggio, andiamo.» disse Inuyasha, dando di sprone all’animale. Le bestie si levarono in volo, facendo un paio di ampi cerchi sopra la coppia di demoni.
«Fate buon viaggio!» augurò ancora Anna, alzando una mano per salutare. Sesshomaru si limitò a un breve cenno col capo. I ragazzi sventolarono le mani finché i due non scomparvero in lontananza.
«Finalmente…» mormorò Ranma. Si voltò per scambiare un sorriso con Akane. «Finalmente si torna a casa.»
Tre giorni dopo, il gruppo era riunito davanti al pozzo. Miroku e Sango li avevano già lasciati e si erano diretti verso il luogo in cui si nascondevano ancora gli abitanti del villaggio di Edo, assieme a Minako e Kentaro.
«Inuyasha, è stato un piacere.- disse Ranma, stringendo la mano di Inuyasha- Spero che un giorno potrò combattere contro di te. Ha l’aria di essere un’esperienza interessante.»
«E sarebbe l’ultima della tua vita.- disse Inuyasha, con un ghigno, stringendogli la mano più del dovuto- Non c’è trucchetto che tenga, con me.»
«Finitela voi due.- li sgridò Akane- Che razza di saluti sono?»
Tutti risero.
«Coraggio, entrate nel pozzo.- disse Kagome, sorridendo- Vi aiuteremo a tornare a Tokyo.»
«Tu non torni a casa, Kagome?» chiese Ukyo, mentre gli altri iniziavano a scendere. La ragazza scosse la testa.
«Non finché Inuyasha avrà da combattere. I miei sono abituati a non vedermi tornare per lunghi periodi.» spiegò, lanciando un’occhiata amorevole a Inuyasha. In pochi minuti, tutti furono sul fondo del pozzo.
«Ecco, mi mancava la sensazione di essere pigiato in mezzo a voi tutti.» sbuffò Ryoga.
«Attento a quel gomito, maiale.» borbottò Ranma.
«Maiale a chi?!» ringhiò il ragazzo, prendendo Ranma per il bavero e schiacciando allo stesso tempo Konatsu e Ukyo contro la parete di terra.
«E stai attento, idiota!» sbottò la ragazza.
Kagome e Inuyasha, in piedi sull’orlo del pozzo, si guardarono con aria divertita.
«E’ stato un piacere conoscervi, ragazzi.» disse Kagome, ridendo.
«Ci vediamo!» disse Inuyasha, prendendo Kagome per mano e saltando nel pozzo insieme a lei. Il passaggio dimensionale si aprì. Lanciando grida di sorpresa, i sette ragazzi caddero nel vuoto, scomparendo dalla Sengoku Jidai. Per un istante, il pozzo fu vuoto. Poi, una ragazza e un demone dai capelli argentati comparvero al suo interno.
«Pensi che siamo stati troppo bruschi?» chiese Kagome, sorridendo.
«Feh! Stavano ammazzandosi tra di loro.- sbuffò Inuyasha- Che gente pazza…»
Kagome rise.
«Pazzi, ma simpatici. Non siamo forse un po’ pazzi anche noi?» disse. Inuyasha la guardò. Sotto il suo sguardo amorevole arrossì, poi, brontolando qualcosa, la prese in braccio e saltò oltre il bordo del pozzo tornando all’esterno.
«Eccoci qui.- sospirò, rimettendola a terra- Ora che vuoi fare? Torniamo al castello, o raggiungiamo Miro…»
Kagome lo zittì con un bacio.
«Voglio stare da sola con te.- disse, con un sorriso che gli fece fermare i battiti del cuore- Dici che si può fare?»
Inuyasha sorrise. Le prese la mano.
«Sì. Direi che si può fare.» mormorò, prima di baciarla a sua volta.

***

Una mano apparve oltre il bordo dell’Hokora, aggrappandosi al legno. Presto fu seguita da un braccio e una faccia.
«Ahia…- disse Ranma, issandosi fuori dal pozzo- Che modo di viaggiare…Sono distrutto.»
«Siamo tornati.» mormorò Akane, dopo che Ranma l’ebbe aiutata a uscire dal pozzo. I due uscirono nel grande cortile del Tempio Higurashi, presto seguiti dagli altri.
«Ukyo, la tua spatola continua a far danni.» si lamentò Shan Pu, toccandosi la schiena offesa con aria astiosa.
«Ah sì? Beh, non è che il tuo peso sia leggiadro, cara Shan Pu.» rimbeccò la ragazza. Tra le due sprizzarono scintille, mentre Ranma e Ryoga andavano a salutare la famiglia di Kagome. Non trovarono nessuno in casa.
«Lasciamo un biglietto.» propose Mousse.
Così fecero, quindi si recarono alla stazione, pronti a tornare a casa.
«Kami-sama…- mormorò Akane, guardandosi attorno- Le nostre strade trafficate mi sembrano quasi irreali, dopo tutto questo tempo nella Sengoku Jidai.»
«E’ vero. C’è un sacco di gente in più e anche molto rumore.- disse Mousse, riflettendo- A ben pensarci, a parte i combattimenti, la vita laggiù non era poi così male.»
«Non scherziamo! E il mio ristorante dove lo mettiamo?» disse Ukyo.
«Ehi, abbassate la voce. Ci stanno guardando tutti.» disse Konatsu.
«Non è per il volume della voce, Konatsu.» disse Shan Pu, sospirando.
Facevano spettacolo, in effetti, tutti scarmigliati e con i segni dei loro combattimenti sul corpo. I ragazzi si guardarono tra loro, poi scoppiarono a ridere. Ranma guardò Akane e il suo sorriso divenne più luminoso. Che la loro relazione fosse cambiata, ai loro occhi era evidente, ma nessuno pareva essersene ancora accorto, il che probabilmente era una fortuna. Ranma ora aveva tutto. Aveva la ragazza che amava e un corpo di nuovo sano e normale. Non poteva desiderare altro. Era felice. Non gli importava nemmeno di dover ricominciare con la scuola e il solito tran tran di ogni giorno. Non gli importava delle angherie di Happosai, né di Kuno né di Kodachi. Da quel momento in poi, le cose sarebbero andate sempre per il meglio.
Il treno li portò a Nerima, in un’atmosfera gaia da gita scolastica. Mousse passò il viaggio in uno stato di semi estasi, vista la disponibilità di Shan Pu nei suoi confronti. Sembrava che la ragazza non avesse intenzione di rimangiarsi la parola, anche se era ben lungi dall’apparire una ragazza innamorata. Konatsu era al settimo cielo. Ukyo si preoccupava sempre che stesse comodo e che non sforzasse la gamba ferita. Agli altri sembrava un po’ una bambina che curasse un uccellino ferito, ma come inizio non era male.
Ryoga era in uno stato di rassegnata malinconia. Lui aveva capito molto bene gli ultimi sviluppi tra Ranma e Akane, e aveva deciso di arrendersi da vero uomo. Non avrebbe fatto scenate. Prima o poi, l’immagine di Akane sarebbe svanita dal suo cuore e Akari avrebbe preso il suo posto. Dopotutto, ora era un uomo normale, privo di difetti. Cinque minuti dopo questa considerazione, si trovò a inseguire Ranma per tutto il treno, deciso a sfogare il proprio malumore su di lui. In un modo o nell’altro, il gruppo raggiunse finalmente casa Tendo.
«Come ti giustificherai, adesso, con tuo padre?» chiese Ryoga, guardando Ranma.
«Gli dirò che un demone si è scolato la bottiglia d’acqua della Fonte.» ridacchiò Ranma, aprendo il portone dei Tendo. Kasumi era davanti alla soglia a spazzare le foglie.
«Ah…Akane! Ranma!» esclamò, lasciando cadere la scopa per la sorpresa.
«Kasumi!» gridò Akane, lanciandosi tra le braccia della sorella maggiore. «Siamo tornati!»
«Akane! Figlia mia!» gridò Soun Tendo, accorrendo al suono della voce della figlia più piccola. Il telefono in casa squillò, ma tutti i presenti lo ignorarono, visto che anche Genma e Nodoka uscirono precipitosamente.
«Ranma! Sei tornato!» gridò Nodoka, abbracciando il figlio con le lacrime agli occhi.
«Sono guarito, sai mamma?» disse Ranma, con un sorriso smagliante.
«Non vi pare che si dia troppe arie?» borbottò Mousse.
«In effetti…» disse Ryoga, con una smorfia. Genma strappò Ranma dalle braccia della madre.
«Sei davvero guarito?» chiese, lavando il figlio con l’acqua di un secchio comparso da nulla.
«Sì, papà, come puoi vedere.» rispose Ranma, rifilando al genitore un pugno in faccia. Genma si riprese all’istante.
«Oh, figlio caro! Dammi l’acqua magica allora, presto!» disse, saltellando per la contentezza.
«Ecco, vedi, papà…- disse Ranma, ridendo nervosamente- a questo proposito devo dirti che…»
«Ranma!»
Tutti si voltarono al suono della voce di Happosai, che fissava Ranma con occhi di brace.
«Co…cosa…» balbettò Ranma.
«Come hai potuto tornare normale?!- sbottò il vecchio, con gli occhi colmi di lacrime di rabbia- Non te lo perdonerò mai!»
«Ebbene sì, sono guarito.- disse Ranma, impettito- Ora non potrai più palparmi il…»
«Prendi questo!» gridò Happosai, lanciandogli un secchio d’acqua.
«E cosa vuoi che mi faccia?» chiese Ranma, ridendo. L’acqua prese in pieno Ranma, Ryoga e Mousse, mentre gli altri fecero in tempo a scansarsi. La risata di Ranma si spense di botto. Abbassò lo sguardo su di sé. La sua casacca grondante era tesa su quelli che sembravano proprio seni. Seni!
«Che…che cosa mi hai…» balbettò, attonito, fissando Happosai che saltellava. La sua voce era dannatamente femminile.
«Piaciuta? Me la sono fatta arrivare dalla Cina!» rise il vecchio, prima di puntare il dito su di lui. «Non voglio che tu resti uomo, non c’è divertimento!- disse, quindi lanciò un’occhiata languida dietro a Ranma- E ora ho altre due fanciulle a cui dedicarmi!»
Ranma si voltò lentamente, seguendo lo sguardo di Happosai. Dietro di lui, due belle ragazze, una coi capelli lisci e neri, l’altra con una bandana in testa, si stavano osservando, tremando dalla rabbia.
«Ryo..Ryoga?- balbettò Ranma, incredulo- Mousse?»
«Ehi, ha telefonato…oh, Akane, sei tornata?» Nabiki si stagliò sulla soglia, senza badare alle facce pallide e sconvolte di tutti i presenti. «Ranma! Ma non dovevi essere guarito? E quelle due ragazze chi sono?»
«Nabiki, non è il momento.» disse Akane, con voce tremante.
«Mh? Perché?» chiese lei, perplessa.
«Tu…» boccheggiò Ryoga, osservando il proprio corpo femminile con le lacrime agli occhi. Alzò lo sguardo su Happosai. «Io ti ammazzo!!»
Si gettò sul vecchiaccio, che schivò.
«Maledetto! Ora come farò a sposare Shan Pu?!» pianse Mousse, affibbiando una martellata in faccia ad Happosai.
«Bastardo! Ero appena guarito!» gridò Ranma, centrando la testa del vecchio con un doppio calcio volante.
Si accanirono sul vecchio, mentre Soun piangeva disperato.
«Era appena guarito…maledetto maestro!» singhiozzava.
«Come hai potuto fare una cosa simile?» gridò Shan Pu, indignata, gettandosi nella mischia.
«Dannato! Il mio Ran-chan!» disse Ukyo, afferrando la spatola.
«Fermi! Fermi tutti!» gridò d’un tratto Ranma, con aria allucinata. Tutti si bloccarono e il corpo inerte di Happosai fu ben visibile sul selciato.
«Che c’è, Ranma? Fammi almeno sfogare!- disse Ryoga, stringendo il pugno e piangendo- Non potrò mai cancellare l’ignominia di essere stato visto da Akane in queste condizioni.»
«Inutile perdere tempo qui. Torniamo al Tempio Higurashi e costringiamo Inuyasha a riportarci alla Fonte!» disse Ranma. A Mousse e Ryoga brillarono gli occhi.
«Cosa stiamo aspettando?» sbottò Mousse.
«E’ sicuramente più comodo che andare in Cina!» approvò Ryoga.
Le tre ‘ragazze’ voltarono le spalle alla folla attonita e corsero fuori dal portone di casa dei Tendo. Il silenzio calò sul cortile.
«Ma…non possono usare il pozzo da soli.» disse Akane, scambiando un’occhiata significativa con Shan Pu e Ukyo.
«E Kagome ha detto che non sarebbe tornata tanto presto.» ricordò Shan Pu. Le tre ragazze rimasero a guardarsi, in silenzio, poi scapparono anche loro in strada, gridando il nome dei tre ragazzi.
«E in tutto questo, io sono rimasto a bocca asciutta.» borbottò Genma, rientrando in casa.
Il sole calò sulle strade di Nerima.

FINE

Author's note: Così finisce la Fonte dei Desideri!....non è vero, stavo scherzando. XD La storia di Sesshomaru e Anna non finisce qui, no no! Prestissimo posterò il primo capitolo del seguito, intitolato Gli Echi della Memoria. Chi invece vuole sapere cosa ne sarà di Ranma e compagnia, non dovrà far altro che leggere Kami no Te no Ken, pubblicata in contemporanea agli Echi su questi schermi.
Un grazie immenso a tutti coloro che hanno letto questa fanfiction, ai nuovi arrivati come a chi ha avuto il coraggio di rileggerla dopo tanto tempo. Grazie per i vostri commenti, per il vostro tempo, per la vostra amicizia. Vi auguro un Buon Natale! Fate i bravi, o alla Befana passo a darvi il carbone! A presto!!!

   
 
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