Fumetti/Cartoni europei > W.i.t.c.h.
Segui la storia  |       
Autore: MaxT    01/01/2011    6 recensioni
“Non si può fermare l’inverno, ma si può seminare per la primavera”. Adariel Escanor, sesta Luce di Meridian. Questo prequel racconta gli avvenimenti culminati con l’ascesa al potere di Phobos, la lotta di una regina morente per assicurare un futuro al suo mondo e la fuga sulla Terra dei genitori adottivi di Elyon con la predestinata al trono di Meridian.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Phobos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
17- la Settima Luce  
 
Ad personam:
Cara Atlantis Lux, grazie mille per la graditissima recensione. Il carattere di Phobos è visibilmente peggiorato. Indubbiamente ci ha messo parecchio di suo, ma anche il modo in cui sua madre lo evita, e il mugugno di scontento della gente che capta telepaticamente, contribuiscono a questa spiacevole involuzione.
Endarno è un uomo severo e aggressivo, anche se la parola crudele è un po' esagerata;  con i poteri che la fortezza mette a disposizione dei suoi adepti, non è necessario avere le pinze roventi per estorcere informazioni a un ospite.
Per quanto riguarda Yan Lin, ho difficoltà a spiegare perchè tra la data della ribellione di Nerissa, attorno al 1960, e l'inizio della storia del fumetto, attorno al 2000, Kandrakar abbia tenuto in servizio una sola guardiana. Forse l'Oracolo non aveva previsto grosse emergenze in questo lasso di tempo, oppure  la precedente esperienza di un gruppo di età eterogenea era stata troppo negativa.
Cara Solitaire, grazie per la tua interessantissima recensione. Per quanto riguarda la storia e le finalità di Kandrakar nella mia versione della saga, le ho descritte in uno dei capitoli finali di Profezie, ma ci vorrà più di un anno per arrivarci.
Nei primi sei numeri del fumetto WITCH, Cedric risulta un personaggio interessantissimo, capace e carismatico. Purtroppo, dal settimo numero in poi lo hanno di colpo degradato a viscido e poco capace. 
Il Phobos del fumetto è molto più lucido e convinto del suo ruolo di cattivo di quello del presente racconto, che si carica gradualmente di risentimento e frustrazioni ma che si ricorda ancora vagamente del modo di governare che è sempre stato caratteristico della sua famiglia, e anche per questo cerca di scaricare le colpe sugli altri, mentre nel fumetto questo è un vizio che ha superato.
Per quanto riguarda la scienza terrestre, Phobos la disprezza perchè non riconosce la realtà della magia e dei poteri psichici; tuttavia, da essa ha un'attesa in particolare: che i progressi nella medicina e biologia molecolare possano fornirgli spunti per migliorare i suoi poteri autotaumaturgici e prolungare la sua vita fin a diventare quasi immortale. 
Sono contento che ti sia piaciuto il mio modo di condurre il viaggio nel tempo. La convinzione di conoscere il futuro influenza moltissimi personaggi, e qualche volta fa parte della catena causale che porta all'avverarsi di tale conoscenza. Comunque, se Eliasdal fosse stato fermato, sarebbe stato ben problematico spiegare chi era quell'Eliasdal che cercava di fermarlo. 
Un sentito ringraziamento anche a Silen per la rilettura delle bozze di questa storia.

Da  alcune domande e obiezioni poste, temo di non essere stato chiarissimo sull'intricata dinamica degli avvenimenti del capitolo 15
Dunque, bisogna sapere che il teletrasporto tra Meridian e Heatherfield è costituito da tre tratte successive, memorizzate nel sigillo di teletrasporto: una è tra Meridian e il portale, che fluttua a qualche centinaio di chilometri di distanza sul continente; la seconda è all'interno del portale, che sbocca sull'Atlantico; la terza è da qui a Heatherfield, sulla costa est degli USA. 
Siccome la Muraglia attivata dall'Oracolo ferma solo il passaggio nel portale, chi tenta il teletrasporto si ferma a mezz'aria e cade, com'è successo anche a Jonatludr nel capitolo 14. Se non si è abbastanza svelti a teletrasportarsi altrove ci si schianta a terra, ed è quello che è successo a Odridel, che nella caduta ha perso il contatto fisico con Eliasdal che aveva con sè il sigillo; perciò lui solo ha potuto teletrasportarsi al suolo attutendo la caduta. 
I morti sul terreno erano altri sfortunati viaggiatori in grado di teletrasportarsi, forse di Meridian, forse di altri luoghi del Metamondo, che fuggivano sulla Terra o vi andavano per questioni loro, e non sono stati lesti a parare la caduta.
Per quanto riguarda il viaggio nel tempo, un particolare essenziale è che i due sono partiti per il loro sfortunato viaggio dalla casa di Jonatludr, e poi sono tornati in quella di Eliasdal e Odridel. Quindi, per due ore è coesistita una Odridel morta con una viva, ma non nello stesso luogo, perchè lei era andata due ore prima a fare le pulizie in casa di Jonatludr da cui è poi partita.

Qualche parola sul presente capitolo, che è relativamente breve ma rappresenta uno spartiacque nella storia. Preparate gli auguri, non perchè è capodanno, ma perchè finalmente nasce la settima Luce di Meridian, Elyon, e nasce in quel modo tutto suo che poi diventerà famigliare in Profezie con Vera, le Nemesis e poi con un altro personaggio nuovo e vecchio al tempo stesso. 
Qualcuno potrebbe avere perplessità contando gli anni, perchè tra la sera di Halloween del 1984 e quella del 2000 passano sedici anni terrestri (circa undici anni di Meridian), anzichè i quattordici che il fumetto attribuisce a Elyon. Il perchè è spiegato sia nel seguito della Luce, sia in Profezie, non ricordo se nel capitolo 4 o 5.

Buona lettura
MaxT

Capitolo 17

La settima Luce



"La settima Luce di Meridian non morirà nella culla. La sua vitalità sfiderà i secoli. Il suo potere perpetuerà quello delle regine del passato. Il suo amore tornerà a illuminare questo mondo dopo undici anni di tenebre e tirannia. Sarà lei a far avverare le migliori profezie del Dio del Fato.”
Adariel, sesta Luce di Meridian



La grande mattina delle due profezie è arrivata: dopo una notte agitata da sogni, la regina apre gli occhi alla luce del giorno e guarda con emozione e ansia i due calendari, metamondese e terrestre, sul comò.
Oggi è il suo trecentesimo compleanno, a Meridian. Forse verrà fatto qualche mesto festeggiamento. Spera proprio che Phobos non scelga proprio questa mattina per venire a farle gli auguri.
Il calendario terrestre invece indica il 31 ottobre 1984, e in questo momento su Heatherfield stanno calando le prime ombre della notte.
E’ buffo che una sua stessa profezia indichi la nascita della Settima Luce di Meridian nella cupa notte di Halloween, oltrechè nel giorno del suo compleanno.

Si alza in piedi, appesantita dal pancione. “Lidri”, chiama ad alta voce, “Oggi è la grande giornata. Presto, prepara un bagno con l’acqua magica!”.
La sua ancella Lidrienel, sorridente, entra nella camera portando dei sontuosi asciugamani ricamati a foglie dorate. “Grandioso, Luce. Avete già le contrazioni?”.
La regina resta un attimo spiazzata. Contrazioni… ah, già. “Sì, incominciano”, risponde mentre serra platealmente i denti cercando di essere convincente. Avrebbe dovuto ripassarsi la parte: sono passati quarant’anni da quando ha provato l’ultima volta a mettere al mondo una figlia nel modo tradizionale, che poi per lei è diventato sinonimo di fallimento e lutto.
Si toglie completamente la leggera vestaglia e la biancheria, e si guarda un attimo allo specchio, con mille rimpianti. Il suo aspetto non è cambiato da quella volta: sempre un bel viso giovane, dei seni sodi da primipara, il pancione che più grosso non si può…
Solo apparenza, pensa con tristezza. Ora di futuro lei non ne ha quasi più. Quello che si gioca ora è il futuro della sua città e della sua dinastia. E’ molto agitata: avrà solo una possibilità. Le sue poche forze e la sua scarsa riserva di acqua magica le concederanno solamente un tentativo.
Nel bagnetto accanto, Lidrienel ha già iniziato a riempire la stretta vasca smaltata a motivi floreali, sagomata sul corpo della regina per non sprecare la preziosa acqua magica.  “Ventitrè… ventiquattro… Altezza, avete ventiquattro litri in armadio, più tre gocce e mezzo dal rubinetto. Devo versarli tutti?”.
“No, risparmiane quattro litri. Se necessario, allunga un po’ con acqua calda”.

Poco dopo, Adariel si distende nella vasca sagomata. Il bagno tiepido e la sua luminosità verdina la avvolgono, lasciandole sporgere solo il viso. L’energia del bagno le penetra attraverso la pelle, si irradia lungo le vene e i nervi fino al centro del capo, pervadendole tutto il corpo, scacciando i dolorini e i malesseri che sente ormai ogni mattina prima della seduta con la sua guaritrice. Ora si sente di nuovo forte, una sensazione che le mancava da molto.
Si porta una mano davanti al viso: vede la tenue fosforescenza dell’acqua persistere brevemente sulla pelle mentre il prezioso liquido cola giù.
Chiude gli occhi, concentrando le sue energie nelle mani. Quando torna a guardarle, i suoi palmi hanno una tenue luminosità verdina. E’ lì che servirà il suo potere, non in questo ventre fasullo e ormai quasi inutile.
“Altezza, è arrivata Galgheita”, cinguetta allegra ed eccitata Lidrienel dalla porta.

Qualche minuto dopo Adariel, ancora avvolta in un accappatoio vagamente rilucente di verde,  va incontro alla sua guaritrice. Indossa la Corona di Luce, sfolgorante come non la si vedeva da anni, sopra i capelli ancora bagnati e aderenti al capo come per preservare su di sé uno sprazzo in più di quell’energia benefica. “Cara Galgheita, oggi è il grande giorno!”. Poi, rivolta alla sua ancella: “Lidri, per piacere, travasa l’acqua della vasca in quel barilotto”. Indica una botticella di legno accanto ad un marchingegno coperto da una preziosa tovaglia; dalla sagoma che si intravede, Galgheita indovina che si tratta di un conversore psicoenergetico.
Nella stanza la guaritrice nota anche quattro grandi specchi orientabili a tutto corpo; ieri pomeriggio ce n’era solo uno, avrebbe giurato.
Poco dopo, Lidrienel esce dal bagnetto sbuffando per il peso di una bacinella piena del prezioso liquido luminescente, e chiede: “Allora, Luce, avete avuto altre contrazioni?”.
“Eh? Ahi, sì, eccone una”, fa con uno spasmo decisamente poco convincente. “Lidri, appena hai finito, potresti uscire, per piacere?”.
“Come?”, chiede lei stupita, “Luce, io sono una brava ostetrica. Con queste mani, ho aiutato mia sorella a partorire tre volte, e…”.
Galgheita le appoggia la sua grossa manona sulla spalla. “Resta, Lidrienel. La tua esperienza ci sarà utile”.
“Ma…”, fa spiazzata la regina.
“Grazie. Altezza, non ve ne pentirete”, risponde sorridendo la sua ancella. Poi il suo largo sorriso è incrinato da un lieve spasmo. “Scusatemi due minuti…”, ed esce a passi veloci dalla stanza.

“Bisognino!”, ridacchia Galgheita, “Sbaglio, Altezza, o non volete farla assistere alla nascita?”.
“Sei… sei grande!”. La Luce di Meridian getta la maschera: “Galghi, solo tu e io siamo a conoscenza di quanto sta per avvenire”.
La guaritrice annuisce e nota, senza troppa sorpresa, che il ventre della regina è rapidamente tornato piatto. “Vi sentire pronta, Altezza?”.
“Quasi…”. Adariel estrae dal cassetto una scatolina piena di una polverina gialla di cui versa qualche spizzico su un fazzoletto. L’odore inebriante del polline di konnestras si spande nell’aria.
Nota lo sguardo di disapprovazione di Galgheita, e si sente in dovere di giustificarsi: “Il mio potere è arrugginito, questo gli darà nuovo vigore”.
“Darà anche una brutta botta alla vostra salute” le fa osservare l’altra.
“Non posso risparmiarmi proprio ora, costi quello che costi”, le risponde la regina, e aspira a pieno dal fazzoletto.
Dopo alcune inalazioni, mentre depone il fazzoletto il suo sguardo è cambiato: non è più dolce e malinconico, ma vi brilla una nuova esaltazione. “Presto, Galgheita, abbiamo poco tempo!”. Volge il viso verso la finestra, e guarda: nuvole drammatiche e turbolente si stanno addensando sopra la città.
“Quelle nubi… siete voi che…”, chiede turbata la guaritrice.
“Serviranno per mascherare il bagliore e i suoni!”. A un gesto, le due ampie vetrate si aprono, lasciano passare una folata di vento fresco che spazza il dolce profumo del polline.
I quattro grandi specchi si orientano da soli per riflettere l’immagine della regina sul centro del lettone, dove un grande e morbido asciugamano è stato disteso. Tuoni secchi  seguono i primi lampi, ed echeggiano sulle torri vicine.
Gli occhi le brillano sempre più di esaltazione. “Galgheita, la settima Luce di Meridian non morirà nella culla! Non lotterà contro malattie e difetti metabolici! Sarà sana e forte come lo sono stata io! La sua vitalità sfiderà i secoli! Il suo potere perpetuerà quello delle regine del passato! Il suo amore tornerà a illuminare questo mondo dopo undici anni di tenebre e tirannia! Sarà lei a far avverare le migliori profezie del Dio del Fato!!!”.
Galgheita resta senza parole mentre la regina va a grandi passi al cassettone e apre un cofanetto, quindi estrae quello che sembra un grosso cristallo lavorato, lo guarda controluce e poi glielo lo porge con un sorriso trionfale.
La guaritrice lo prende con delicatezza e imita il gesto di guardarlo contro la finestra.  All’improvviso, marcata dal bagliore di un lampo, le appare dentro l’immagine tridimensionale di una neonata.
Sussulta. “Cos’è?”.
“E’ una gemma di memoria incisa una mattina di trecento anni fa”, risponde la regina riprendendo l’oggetto con riverenza. “Quella che vedi sono io appena nata. In questa scansione c’è ogni dettaglio di ogni cellula, anche a livelli che non potremo mai immaginare né capire”. Sorride con gli occhi persi nel cristallo. “Lei sarà la salvezza e la guida per Meridian. Sarà come me. Sarà solo diversa per qualche dettaglio esteriore”. Si volta come sospettosa verso Galgheita. “Ricorda, devi restare l’unica a conoscere questo segreto! Per tutto il mondo, questa bambina sarà la figlia di Adleric!”.
Galgheita annuisce. “Contateci, Altezza. Ma…”.
Un tuono da fuori copre le sue parole, mentre la regina si volta di nuovo verso il letto. “E’ ora: questo momento non durerà a lungo!”.
Torna in posizione tra gli specchi, che correggono da soli il loro allineamento, poi tende le braccia verso il letto. Il conversore psicoenergetico inizia a ronzare; un rumore di risucchio e una luminosità verdolina rimarcano il suo divorare litri e litri di acqua magica dal barilotto.
La corrente d’aria si fa sempre più forte, mentre gli specchi vibrano leggermente, riflettendo i luccichii delle sue mani e dei suoi occhi. Sul letto si forma un alone luminoso, che persiste per qualche secondo, senza crescere.
D’improvviso tutto si interrompe, e la regina abbassa le braccia. “Non basta ancora!” grida quasi in preda al panico. Poi va decisa verso il suo armadio, apre una delle bottiglie di luminosa acqua verde e ne tracanna diverse sorsate. Un lampo e un tuono dall’esterno sottolineano drammaticamente il suo gesto.
“Altezza, per ingestione è tossica!”, le ricorda scandalizzata la guaritrice.
L’altra si asciuga il viso con la manica, e le scocca un’occhiata decisa. “Te l’ho detto, non posso risparmiarmi proprio ora!”. Riposta la bottiglia, la Regina riprende il fazzoletto, aspirando voluttuosa altra profumata polvere gialla. Ora gli occhi le brillano di luce propria. “Sì! Ora sento che ce la farò!”. Riprende la posizione tra gli specchi, tendendo le mani. Obbedendo alla sua volontà, il conversore riprende a consumare la sua preziosa risorsa. Nuovamente il vento si fa sempre più forte, un vento che entra attraverso le finestre senza mai uscirne. Gli specchi vibrano e lampeggiano sempre più forte, mentre il tremolio luminoso sopra il letto si evolve in tanti piccoli bagliori come lucciole che si fondono assieme. Il vento ruggisce. Un lampo dentro la stanza, un tuono assordante…

Un attimo dopo, tutto è finito. Le finestre si richiudono da sole, e il temporale si esaurisce rapidamente. Il silenzio irreale nella camera viene interrotto solo dal primo pianto di una bambina, appoggiata al centro dell’asciugamano sul lettone.
La regina le sorride, andandole incontro con le lacrime agli occhi. “La mia piccola Elyon!”. La guarda: minuta, perfetta, con la testolina ancora pelata e gli occhi grigio chiaro come quelli di Adleric. Anche la bambina le ricambia il sorriso, e poi comincia a frignottare.

“Scusatemi, Altezza…”, dice la fedele ancella, rientrando a passi lunghi.
La regina è già sotto le coperte, con in braccio il suo fagottino che fa versetti incantevoli. “E’ andato tutto a meraviglia”, la rassicura con un sorriso felice ma ormai stanco.
“E’ già nata!?! Ma che bella… posso vederla bene?”.
“Guarda pure, Lidri… ma non facciamole prendere freddo”, risponde Adariel stringendola ancora di più a sé, come gelosa. Si è appena ricordata che la piccola non ha il cordone ombelicale.
“E’ meravigliosa!”, cinguetta l’ancella. “Gia pulita e asciutta… maestra Galgheita è stata velocissima! Se avesse una borsa, direi quasi che ve l’ha portata dentro già pronta”, scherza, finendo con un risolino.
“Perché?”, chiede la guaritrice sulla difensiva, “Non avevo nessuna borsa”.
Lidrienel resta sorpresa di essere stata presa così sul serio. “Perché pare già grande. Non sembra nata cinque minuti fa, ma di un mese o due. Anche gli occhioni…già grigio chiaro? Di solito i bambini nascono tutti con gli occhi blu scuro, e poi prendono dopo il colore definitivo”.
“Questa è una bambina molto speciale, nata da una mamma molto speciale”, risponde evasiva Adariel, e nasconde il suo imbarazzo cercando di sembrare persa negli occhi della figliola. “Piccolina bella…. Elyon… sorridi alla mamma”.
La bimba risponde nuovamente al sorriso, facendo gongolare la sua regale mammina.
Lidrienel commenta, allegra ma sospettosa: “Sorride già, che tesoro… di solito lo fanno solo a qualche mese d’età”.
“Lidri, mi stai facendo venire il mal di testa”, risponde con malcelato malumore la regina. Getta un’occhiata verso la gemma di memoria, ancora appoggiata sul cassettone. Non ci aveva pensato, ma evidentemente la scansione fu fatta diverso tempo dopo la sua nascita. Il momento di esaltazione è decisamente passato, e comincia a sentirsi debole e dolente.
“Scusate, Altezza. A proposito, avete già espulso la placenta?”.
“Non ancora, Lidri. Lasciami un po’ di tempo”, sbuffa la regina cercando di sorriderle senza guardarla negli occhi.
Adariel scambia un’occhiata con Galgheita, che capisce al volo. “Faccio un salto in cucina a far preparare biberon e latte”, dice la guaritrice. “Un momento…”, ed esce dalla stanza.

Dopo qualche minuto di coccole alla piccola, di altre domande sottilmente indiscrete e di risposte di circostanza sempre più indisposte, Galgheita ritorna. “Il latte sarà pronto a minuti. Altezza, siete pronta per la placenta?”. Accompagna la domanda con un cenno impercettibile di intesa.
“Si, sta per uscire. Lidri…”.
“Eccomi, Altezza. Questa volta non vi…”. Fa un leggera smorfia, come per una fitta. “Vi chiedo scusa, potete aspettarmi ancora un minuto?”. Senza attendere risposta, si dirige a passi rapidi verso la porta con un’espressione di sforzo.

“Altro bisognino impellente…”, ridacchia Galgheita, poi un fagotto le appare in mano. “Osservate questo”. Le mostra ciò che ha nascosto avvolto nei canovacci.
La regina storce il viso per il disgusto: “Sembra un polpettone sanguinolento più qualche frattaglia”.
L’altra sorride: “Esattamente ciò che è. Ma dà l’idea di una placenta”. Si stringe nelle spallone: “Era l’unica cosa simile che ho trovato in cucina”. Comincia a sporcare qualche asciugamano. “Ancora un po’ di messa in scena…”.
In quel momento, la bimba decide che è giunto il momento di mettere in disparte gli adorabili vagiti, e comincia a piangere sonoramente.
“Elyon… cos’hai, piccola mia?”.
Lidrienel rientra: “Ecco, quando piangono così è perché hanno fame”, sentenzia. “Anche quelli di mia sorella…”.
“Brava Lidri, è il tuo turno. Vai a prendere il latte di motlon in cucina, per piacere”, le comanda la Regina.
“E controlla che abbia bollito almeno cinque minuti”, aggiunge Galgheita.
“Lo so, lo so!”, sbotta frustrata. Per lei che non può teletrasportarsi, sono dodici piani di discesa, che al ritorno assomiglieranno molto a dodici piani in salita.
Prima di uscire, l’attenzione dell’ancella è attirata dal fagotto appoggiato per terra. “Avete già espulso la placenta? Avete controllato che sia uscita tutta?”. Prima che le rispondano, apre l’involto e storce il viso. “Sembra un polpettone sanguinolento con qualche frattaglia!”. Lo prende in mano con un po’ di ribrezzo: “Vado a smaltirla”.
“Lasciala!”, ordina Galgheita allarmata, “E’ che… che da una placenta si possono estrarre dei farmaci rarissimi”.
Con un altro strillo a pieni polmoni, la neonata rivendica nuovamente la sua prima pappa.
“Si, amore… Lidri, ti decidi?”, la sollecita la Regina.

Dopo che l’ancella si è allontanata bofonchiando qualcos’altro su tutti i bimbi che ha visto nascere, il viso della regina si fa sempre più sofferente, mentre gocce di sudore freddo le imperlano la fronte.
“Galghi, sto male. Allo stomaco. Fai qualcosa, ti prego…”.
La guaritrice le pone le mani sul ventre, scostando delicatamente la piccola che reclama il suo cibo sempre più tirannicamente. “E’ l’acqua magica, Altezza. Ve l’avevo detto che era tossica…”.
Dopo qualche minuto il dolore si attenua, e il respiro si fa meno affannoso. “Va meglio, grazie”.
Galgheita accosta il viso all’orecchio della Regina, per farsi capire nonostante gli strilli della piccola Elyon, coccolata tra le braccia della madre esausta.
“Altezza, non sarebbe meglio mettere Lidrienel a conoscenza di questo segreto? E’ chiaro che ha già dei sospetti”.
L’altra scuote il viso. “No. E’ troppo importante”.
“Sono sicura che potete fidarvi di lei”.
“Anche io”, ammette, “Ma qualcuno potrebbe facilmente leggerle il pensiero. Per queste cose, Lidri è del tutto indifesa”.
L’altra annuisce corrucciata. “Altezza, il fatto che questa piccola sia stata creata per magia le impedirebbe di succedervi sul trono?”.
L’altra scuote il viso. “No. Per legge, gli esseri creati in questo modo sono parificati a quelli concepiti secondo natura. Per ribadirlo, tre anni fa ho fatto approvare una legge che stabilisce esplicitamente che possono anche succedere al trono, se hanno tutti i requisiti”.
Galgheita non lo sapeva; a quanto pare, a suo tempo questa delibera non è stata ampiamente pubblicizzata. “E vostro figlio Phobos, che ne ha detto?”.
“Phobos… All’epoca non lo sapeva, l’ho fatto in sua assenza”, ammette un po’ colpevolmente, “E spero che non lo abbia già scoperto”.
“Perché?”.
“Perché esiste un diffuso pregiudizio contro gli esseri creati artificialmente, un po’ come per i figli illegittimi. Phobos potrebbe usarlo a suo vantaggio per cambiare la legge dopo la mia morte”. Coccola ancora la bimba, cercando di tranquillizzarla, ma è solo con un lieve tocco della mano di Galgheita che la neonata si assopisce brevemente e tace.
“Grazie, Galghi”, dice Adariel rilassandosi un po’. “Ma, soprattutto, è meglio che mio figlio resti convinto che questa piccola morirà nella culla come gli altri”, dice mentre gli occhi stanchi le si arrossano, e par di vederle un luccichio sotto l’iride.
Torna a guardare verso la porta. “E poi, tornando a Lidri, lei è destinata a restare a Meridian. Il non conoscere questo segreto la proteggerà almeno un po’ dalla vendetta di Phobos”.
“E io, Altezza?”.
La regina esita prima di rispondere. “Galghi, per te il destino ha in serbo qualcosa di completamente diverso”.
 

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > W.i.t.c.h. / Vai alla pagina dell'autore: MaxT