Ad personam:
Cara Atlantis Lux, grazie mille per la graditissima recensione. Il carattere di Phobos è visibilmente peggiorato. Indubbiamente ci ha messo parecchio di suo, ma anche il modo in cui sua madre lo evita, e il mugugno di scontento della gente che capta telepaticamente, contribuiscono a questa spiacevole involuzione. Endarno è un uomo severo e aggressivo, anche se la parola crudele è un po' esagerata; con i poteri che la fortezza mette a disposizione dei suoi adepti, non è necessario avere le pinze roventi per estorcere informazioni a un ospite. Per quanto riguarda Yan Lin, ho difficoltà a spiegare perchè tra la data della ribellione di Nerissa, attorno al 1960, e l'inizio della storia del fumetto, attorno al 2000, Kandrakar abbia tenuto in servizio una sola guardiana. Forse l'Oracolo non aveva previsto grosse emergenze in questo lasso di tempo, oppure la precedente esperienza di un gruppo di età eterogenea era stata troppo negativa. Cara Solitaire, grazie per la tua interessantissima recensione. Per quanto riguarda la storia e le finalità di Kandrakar nella mia versione della saga, le ho descritte in uno dei capitoli finali di Profezie, ma ci vorrà più di un anno per arrivarci. Nei primi sei numeri del fumetto WITCH, Cedric risulta un personaggio interessantissimo, capace e carismatico. Purtroppo, dal settimo numero in poi lo hanno di colpo degradato a viscido e poco capace. Il Phobos del fumetto è molto più lucido e convinto del suo ruolo di cattivo di quello del presente racconto, che si carica gradualmente di risentimento e frustrazioni ma che si ricorda ancora vagamente del modo di governare che è sempre stato caratteristico della sua famiglia, e anche per questo cerca di scaricare le colpe sugli altri, mentre nel fumetto questo è un vizio che ha superato. Per quanto riguarda la scienza terrestre, Phobos la disprezza perchè non riconosce la realtà della magia e dei poteri psichici; tuttavia, da essa ha un'attesa in particolare: che i progressi nella medicina e biologia molecolare possano fornirgli spunti per migliorare i suoi poteri autotaumaturgici e prolungare la sua vita fin a diventare quasi immortale. Sono contento che ti sia piaciuto il mio modo di condurre il viaggio nel tempo. La convinzione di conoscere il futuro influenza moltissimi personaggi, e qualche volta fa parte della catena causale che porta all'avverarsi di tale conoscenza. Comunque, se Eliasdal fosse stato fermato, sarebbe stato ben problematico spiegare chi era quell'Eliasdal che cercava di fermarlo. Un sentito ringraziamento anche a Silen per la rilettura delle bozze di questa storia. Da alcune domande e obiezioni poste, temo di non essere stato
chiarissimo sull'intricata dinamica degli avvenimenti del capitolo 15.
Qualche parola sul presente capitolo, che è relativamente
breve ma rappresenta uno spartiacque nella storia. Preparate gli auguri,
non perchè è capodanno, ma perchè finalmente nasce
la settima Luce di Meridian, Elyon, e nasce in quel modo tutto suo che
poi diventerà famigliare in Profezie con Vera, le Nemesis e poi
con un altro personaggio nuovo e vecchio al tempo stesso.
Buona lettura
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Capitolo 17
La settima Luce
"La settima Luce di Meridian non morirà nella
culla. La sua vitalità sfiderà i secoli. Il suo potere perpetuerà
quello delle regine del passato. Il suo amore tornerà a illuminare
questo mondo dopo undici anni di tenebre e tirannia. Sarà lei a
far avverare le migliori profezie del Dio del Fato.”
Adariel, sesta Luce di Meridian
La grande mattina delle due profezie è arrivata:
dopo una notte agitata da sogni, la regina apre gli occhi alla luce del
giorno e guarda con emozione e ansia i due calendari, metamondese e terrestre,
sul comò.
Oggi è il suo trecentesimo compleanno, a Meridian.
Forse verrà fatto qualche mesto festeggiamento. Spera proprio che
Phobos non scelga proprio questa mattina per venire a farle gli auguri.
Il calendario terrestre invece indica il 31 ottobre 1984,
e in questo momento su Heatherfield stanno calando le prime ombre della
notte.
E’ buffo che una sua stessa profezia indichi la nascita
della Settima Luce di Meridian nella cupa notte di Halloween, oltrechè
nel giorno del suo compleanno.
Si alza in piedi, appesantita dal pancione. “Lidri”, chiama
ad alta voce, “Oggi è la grande giornata. Presto, prepara un bagno
con l’acqua magica!”.
La sua ancella Lidrienel, sorridente, entra nella camera
portando dei sontuosi asciugamani ricamati a foglie dorate. “Grandioso,
Luce. Avete già le contrazioni?”.
La regina resta un attimo spiazzata. Contrazioni… ah,
già. “Sì, incominciano”, risponde mentre serra platealmente
i denti cercando di essere convincente. Avrebbe dovuto ripassarsi la parte:
sono passati quarant’anni da quando ha provato l’ultima volta a mettere
al mondo una figlia nel modo tradizionale, che poi per lei è diventato
sinonimo di fallimento e lutto.
Si toglie completamente la leggera vestaglia e la biancheria,
e si guarda un attimo allo specchio, con mille rimpianti. Il suo aspetto
non è cambiato da quella volta: sempre un bel viso giovane, dei
seni sodi da primipara, il pancione che più grosso non si può…
Solo apparenza, pensa con tristezza. Ora di futuro lei
non ne ha quasi più. Quello che si gioca ora è il futuro
della sua città e della sua dinastia. E’ molto agitata: avrà
solo una possibilità. Le sue poche forze e la sua scarsa riserva
di acqua magica le concederanno solamente un tentativo.
Nel bagnetto accanto, Lidrienel ha già iniziato
a riempire la stretta vasca smaltata a motivi floreali, sagomata sul corpo
della regina per non sprecare la preziosa acqua magica. “Ventitrè…
ventiquattro… Altezza, avete ventiquattro litri in armadio, più
tre gocce e mezzo dal rubinetto. Devo versarli tutti?”.
“No, risparmiane quattro litri. Se necessario, allunga
un po’ con acqua calda”.
Poco dopo, Adariel si distende nella vasca sagomata. Il
bagno tiepido e la sua luminosità verdina la avvolgono, lasciandole
sporgere solo il viso. L’energia del bagno le penetra attraverso la pelle,
si irradia lungo le vene e i nervi fino al centro del capo, pervadendole
tutto il corpo, scacciando i dolorini e i malesseri che sente ormai ogni
mattina prima della seduta con la sua guaritrice. Ora si sente di nuovo
forte, una sensazione che le mancava da molto.
Si porta una mano davanti al viso: vede la tenue fosforescenza
dell’acqua persistere brevemente sulla pelle mentre il prezioso liquido
cola giù.
Chiude gli occhi, concentrando le sue energie nelle mani.
Quando torna a guardarle, i suoi palmi hanno una tenue luminosità
verdina. E’ lì che servirà il suo potere, non in questo ventre
fasullo e ormai quasi inutile.
“Altezza, è arrivata Galgheita”, cinguetta allegra
ed eccitata Lidrienel dalla porta.
Qualche minuto dopo Adariel, ancora avvolta in un accappatoio
vagamente rilucente di verde, va incontro alla sua guaritrice. Indossa
la Corona di Luce, sfolgorante come non la si vedeva da anni, sopra i capelli
ancora bagnati e aderenti al capo come per preservare su di sé uno
sprazzo in più di quell’energia benefica. “Cara Galgheita, oggi
è il grande giorno!”. Poi, rivolta alla sua ancella: “Lidri, per
piacere, travasa l’acqua della vasca in quel barilotto”. Indica una botticella
di legno accanto ad un marchingegno coperto da una preziosa tovaglia; dalla
sagoma che si intravede, Galgheita indovina che si tratta di un conversore
psicoenergetico.
Nella stanza la guaritrice nota anche quattro grandi
specchi orientabili a tutto corpo; ieri pomeriggio ce n’era solo uno, avrebbe
giurato.
Poco dopo, Lidrienel esce dal bagnetto sbuffando per
il peso di una bacinella piena del prezioso liquido luminescente, e chiede:
“Allora, Luce, avete avuto altre contrazioni?”.
“Eh? Ahi, sì, eccone una”, fa con uno spasmo decisamente
poco convincente. “Lidri, appena hai finito, potresti uscire, per piacere?”.
“Come?”, chiede lei stupita, “Luce, io sono una brava
ostetrica. Con queste mani, ho aiutato mia sorella a partorire tre volte,
e…”.
Galgheita le appoggia la sua grossa manona sulla spalla.
“Resta, Lidrienel. La tua esperienza ci sarà utile”.
“Ma…”, fa spiazzata la regina.
“Grazie. Altezza, non ve ne pentirete”, risponde sorridendo
la sua ancella. Poi il suo largo sorriso è incrinato da un lieve
spasmo. “Scusatemi due minuti…”, ed esce a passi veloci dalla stanza.
“Bisognino!”, ridacchia Galgheita, “Sbaglio, Altezza,
o non volete farla assistere alla nascita?”.
“Sei… sei grande!”. La Luce di Meridian getta la maschera:
“Galghi, solo tu e io siamo a conoscenza di quanto sta per avvenire”.
La guaritrice annuisce e nota, senza troppa sorpresa,
che il ventre della regina è rapidamente tornato piatto. “Vi sentire
pronta, Altezza?”.
“Quasi…”. Adariel estrae dal cassetto una scatolina piena
di una polverina gialla di cui versa qualche spizzico su un fazzoletto.
L’odore inebriante del polline di konnestras si spande nell’aria.
Nota lo sguardo di disapprovazione di Galgheita, e si
sente in dovere di giustificarsi: “Il mio potere è arrugginito,
questo gli darà nuovo vigore”.
“Darà anche una brutta botta alla vostra salute”
le fa osservare l’altra.
“Non posso risparmiarmi proprio ora, costi quello che
costi”, le risponde la regina, e aspira a pieno dal fazzoletto.
Dopo alcune inalazioni, mentre depone il fazzoletto il
suo sguardo è cambiato: non è più dolce e malinconico,
ma vi brilla una nuova esaltazione. “Presto, Galgheita, abbiamo poco tempo!”.
Volge il viso verso la finestra, e guarda: nuvole drammatiche e turbolente
si stanno addensando sopra la città.
“Quelle nubi… siete voi che…”, chiede turbata la guaritrice.
“Serviranno per mascherare il bagliore e i suoni!”. A
un gesto, le due ampie vetrate si aprono, lasciano passare una folata di
vento fresco che spazza il dolce profumo del polline.
I quattro grandi specchi si orientano da soli per riflettere
l’immagine della regina sul centro del lettone, dove un grande e morbido
asciugamano è stato disteso. Tuoni secchi seguono i primi
lampi, ed echeggiano sulle torri vicine.
Gli occhi le brillano sempre più di esaltazione.
“Galgheita, la settima Luce di Meridian non morirà nella culla!
Non lotterà contro malattie e difetti metabolici! Sarà sana
e forte come lo sono stata io! La sua vitalità sfiderà i
secoli! Il suo potere perpetuerà quello delle regine del passato!
Il suo amore tornerà a illuminare questo mondo dopo undici anni
di tenebre e tirannia! Sarà lei a far avverare le migliori profezie
del Dio del Fato!!!”.
Galgheita resta senza parole mentre la regina va a grandi
passi al cassettone e apre un cofanetto, quindi estrae quello che sembra
un grosso cristallo lavorato, lo guarda controluce e poi glielo lo porge
con un sorriso trionfale.
La guaritrice lo prende con delicatezza e imita il gesto
di guardarlo contro la finestra. All’improvviso, marcata dal bagliore
di un lampo, le appare dentro l’immagine tridimensionale di una neonata.
Sussulta. “Cos’è?”.
“E’ una gemma di memoria incisa una mattina di trecento
anni fa”, risponde la regina riprendendo l’oggetto con riverenza. “Quella
che vedi sono io appena nata. In questa scansione c’è ogni dettaglio
di ogni cellula, anche a livelli che non potremo mai immaginare né
capire”. Sorride con gli occhi persi nel cristallo. “Lei sarà la
salvezza e la guida per Meridian. Sarà come me. Sarà solo
diversa per qualche dettaglio esteriore”. Si volta come sospettosa verso
Galgheita. “Ricorda, devi restare l’unica a conoscere questo segreto! Per
tutto il mondo, questa bambina sarà la figlia di Adleric!”.
Galgheita annuisce. “Contateci, Altezza. Ma…”.
Un tuono da fuori copre le sue parole, mentre la regina
si volta di nuovo verso il letto. “E’ ora: questo momento non durerà
a lungo!”.
Torna in posizione tra gli specchi, che correggono da
soli il loro allineamento, poi tende le braccia verso il letto. Il conversore
psicoenergetico inizia a ronzare; un rumore di risucchio e una luminosità
verdolina rimarcano il suo divorare litri e litri di acqua magica dal barilotto.
La corrente d’aria si fa sempre più forte, mentre
gli specchi vibrano leggermente, riflettendo i luccichii delle sue mani
e dei suoi occhi. Sul letto si forma un alone luminoso, che persiste per
qualche secondo, senza crescere.
D’improvviso tutto si interrompe, e la regina abbassa
le braccia. “Non basta ancora!” grida quasi in preda al panico. Poi va
decisa verso il suo armadio, apre una delle bottiglie di luminosa acqua
verde e ne tracanna diverse sorsate. Un lampo e un tuono dall’esterno sottolineano
drammaticamente il suo gesto.
“Altezza, per ingestione è tossica!”, le ricorda
scandalizzata la guaritrice.
L’altra si asciuga il viso con la manica, e le scocca
un’occhiata decisa. “Te l’ho detto, non posso risparmiarmi proprio ora!”.
Riposta la bottiglia, la Regina riprende il fazzoletto, aspirando voluttuosa
altra profumata polvere gialla. Ora gli occhi le brillano di luce propria.
“Sì! Ora sento che ce la farò!”. Riprende la posizione tra
gli specchi, tendendo le mani. Obbedendo alla sua volontà, il conversore
riprende a consumare la sua preziosa risorsa. Nuovamente il vento si fa
sempre più forte, un vento che entra attraverso le finestre senza
mai uscirne. Gli specchi vibrano e lampeggiano sempre più forte,
mentre il tremolio luminoso sopra il letto si evolve in tanti piccoli bagliori
come lucciole che si fondono assieme. Il vento ruggisce. Un lampo dentro
la stanza, un tuono assordante…
Un attimo dopo, tutto è finito. Le finestre si
richiudono da sole, e il temporale si esaurisce rapidamente. Il silenzio
irreale nella camera viene interrotto solo dal primo pianto di una bambina,
appoggiata al centro dell’asciugamano sul lettone.
La regina le sorride, andandole incontro con le lacrime
agli occhi. “La mia piccola Elyon!”. La guarda: minuta, perfetta, con la
testolina ancora pelata e gli occhi grigio chiaro come quelli di Adleric.
Anche la bambina le ricambia il sorriso, e poi comincia a frignottare.
“Scusatemi, Altezza…”, dice la fedele ancella, rientrando
a passi lunghi.
La regina è già sotto le coperte, con in
braccio il suo fagottino che fa versetti incantevoli. “E’ andato tutto
a meraviglia”, la rassicura con un sorriso felice ma ormai stanco.
“E’ già nata!?! Ma che bella… posso vederla bene?”.
“Guarda pure, Lidri… ma non facciamole prendere freddo”,
risponde Adariel stringendola ancora di più a sé, come gelosa.
Si è appena ricordata che la piccola non ha il cordone ombelicale.
“E’ meravigliosa!”, cinguetta l’ancella. “Gia pulita
e asciutta… maestra Galgheita è stata velocissima! Se avesse una
borsa, direi quasi che ve l’ha portata dentro già pronta”, scherza,
finendo con un risolino.
“Perché?”, chiede la guaritrice sulla difensiva,
“Non avevo nessuna borsa”.
Lidrienel resta sorpresa di essere stata presa così
sul serio. “Perché pare già grande. Non sembra nata cinque
minuti fa, ma di un mese o due. Anche gli occhioni…già grigio chiaro?
Di solito i bambini nascono tutti con gli occhi blu scuro, e poi prendono
dopo il colore definitivo”.
“Questa è una bambina molto speciale, nata da
una mamma molto speciale”, risponde evasiva Adariel, e nasconde il suo
imbarazzo cercando di sembrare persa negli occhi della figliola. “Piccolina
bella…. Elyon… sorridi alla mamma”.
La bimba risponde nuovamente al sorriso, facendo gongolare
la sua regale mammina.
Lidrienel commenta, allegra ma sospettosa: “Sorride già,
che tesoro… di solito lo fanno solo a qualche mese d’età”.
“Lidri, mi stai facendo venire il mal di testa”, risponde
con malcelato malumore la regina. Getta un’occhiata verso la gemma di memoria,
ancora appoggiata sul cassettone. Non ci aveva pensato, ma evidentemente
la scansione fu fatta diverso tempo dopo la sua nascita. Il momento di
esaltazione è decisamente passato, e comincia a sentirsi debole
e dolente.
“Scusate, Altezza. A proposito, avete già espulso
la placenta?”.
“Non ancora, Lidri. Lasciami un po’ di tempo”, sbuffa
la regina cercando di sorriderle senza guardarla negli occhi.
Adariel scambia un’occhiata con Galgheita, che capisce
al volo. “Faccio un salto in cucina a far preparare biberon e latte”, dice
la guaritrice. “Un momento…”, ed esce dalla stanza.
Dopo qualche minuto di coccole alla piccola, di altre
domande sottilmente indiscrete e di risposte di circostanza sempre più
indisposte, Galgheita ritorna. “Il latte sarà pronto a minuti. Altezza,
siete pronta per la placenta?”. Accompagna la domanda con un cenno impercettibile
di intesa.
“Si, sta per uscire. Lidri…”.
“Eccomi, Altezza. Questa volta non vi…”. Fa un leggera
smorfia, come per una fitta. “Vi chiedo scusa, potete aspettarmi ancora
un minuto?”. Senza attendere risposta, si dirige a passi rapidi verso la
porta con un’espressione di sforzo.
“Altro bisognino impellente…”, ridacchia Galgheita, poi
un fagotto le appare in mano. “Osservate questo”. Le mostra ciò
che ha nascosto avvolto nei canovacci.
La regina storce il viso per il disgusto: “Sembra un
polpettone sanguinolento più qualche frattaglia”.
L’altra sorride: “Esattamente ciò che è.
Ma dà l’idea di una placenta”. Si stringe nelle spallone: “Era l’unica
cosa simile che ho trovato in cucina”. Comincia a sporcare qualche asciugamano.
“Ancora un po’ di messa in scena…”.
In quel momento, la bimba decide che è giunto
il momento di mettere in disparte gli adorabili vagiti, e comincia a piangere
sonoramente.
“Elyon… cos’hai, piccola mia?”.
Lidrienel rientra: “Ecco, quando piangono così
è perché hanno fame”, sentenzia. “Anche quelli di mia sorella…”.
“Brava Lidri, è il tuo turno. Vai a prendere il
latte di motlon in cucina, per piacere”, le comanda la Regina.
“E controlla che abbia bollito almeno cinque minuti”,
aggiunge Galgheita.
“Lo so, lo so!”, sbotta frustrata. Per lei che non può
teletrasportarsi, sono dodici piani di discesa, che al ritorno assomiglieranno
molto a dodici piani in salita.
Prima di uscire, l’attenzione dell’ancella è attirata
dal fagotto appoggiato per terra. “Avete già espulso la placenta?
Avete controllato che sia uscita tutta?”. Prima che le rispondano, apre
l’involto e storce il viso. “Sembra un polpettone sanguinolento con qualche
frattaglia!”. Lo prende in mano con un po’ di ribrezzo: “Vado a smaltirla”.
“Lasciala!”, ordina Galgheita allarmata, “E’ che… che
da una placenta si possono estrarre dei farmaci rarissimi”.
Con un altro strillo a pieni polmoni, la neonata rivendica
nuovamente la sua prima pappa.
“Si, amore… Lidri, ti decidi?”, la sollecita la Regina.
Dopo che l’ancella si è allontanata bofonchiando
qualcos’altro su tutti i bimbi che ha visto nascere, il viso della regina
si fa sempre più sofferente, mentre gocce di sudore freddo le imperlano
la fronte.
“Galghi, sto male. Allo stomaco. Fai qualcosa, ti prego…”.
La guaritrice le pone le mani sul ventre, scostando delicatamente
la piccola che reclama il suo cibo sempre più tirannicamente. “E’
l’acqua magica, Altezza. Ve l’avevo detto che era tossica…”.
Dopo qualche minuto il dolore si attenua, e il respiro
si fa meno affannoso. “Va meglio, grazie”.
Galgheita accosta il viso all’orecchio della Regina,
per farsi capire nonostante gli strilli della piccola Elyon, coccolata
tra le braccia della madre esausta.
“Altezza, non sarebbe meglio mettere Lidrienel a conoscenza
di questo segreto? E’ chiaro che ha già dei sospetti”.
L’altra scuote il viso. “No. E’ troppo importante”.
“Sono sicura che potete fidarvi di lei”.
“Anche io”, ammette, “Ma qualcuno potrebbe facilmente
leggerle il pensiero. Per queste cose, Lidri è del tutto indifesa”.
L’altra annuisce corrucciata. “Altezza, il fatto che
questa piccola sia stata creata per magia le impedirebbe di succedervi
sul trono?”.
L’altra scuote il viso. “No. Per legge, gli esseri creati
in questo modo sono parificati a quelli concepiti secondo natura. Per ribadirlo,
tre anni fa ho fatto approvare una legge che stabilisce esplicitamente
che possono anche succedere al trono, se hanno tutti i requisiti”.
Galgheita non lo sapeva; a quanto pare, a suo tempo questa
delibera non è stata ampiamente pubblicizzata. “E vostro figlio
Phobos, che ne ha detto?”.
“Phobos… All’epoca non lo sapeva, l’ho fatto in sua assenza”,
ammette un po’ colpevolmente, “E spero che non lo abbia già scoperto”.
“Perché?”.
“Perché esiste un diffuso pregiudizio contro gli
esseri creati artificialmente, un po’ come per i figli illegittimi. Phobos
potrebbe usarlo a suo vantaggio per cambiare la legge dopo la mia morte”.
Coccola ancora la bimba, cercando di tranquillizzarla, ma è solo
con un lieve tocco della mano di Galgheita che la neonata si assopisce
brevemente e tace.
“Grazie, Galghi”, dice Adariel rilassandosi un po’. “Ma,
soprattutto, è meglio che mio figlio resti convinto che questa piccola
morirà nella culla come gli altri”, dice mentre gli occhi stanchi
le si arrossano, e par di vederle un luccichio sotto l’iride.
Torna a guardare verso la porta. “E poi, tornando a Lidri,
lei è destinata a restare a Meridian. Il non conoscere questo segreto
la proteggerà almeno un po’ dalla vendetta di Phobos”.
“E io, Altezza?”.
La regina esita prima di rispondere. “Galghi, per te
il destino ha in serbo qualcosa di completamente diverso”.