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Autore: Elothiriel    02/01/2011    4 recensioni
“Éomer Éadig. […] nell’ultimo anno della Terza Era prese in moglie Lothíriel, figlia di Imrahil.”
Così dice Tolkien, e non sappiamo altro su Lothìriel. Chi era questa Principessa di Dol Amroth e com'è stato il suo matrimonio con Eomer?
La voce narrante è proprio lei, che racconta ciò che Tolkien tace: la storia di questa fanciulla venuta dal Mare per sposare il Signore del Mark.
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eomer, Imrahil, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VI

VI

CAPITOLO

 

Ci avviammo insieme verso il Salone del Trono, dove Éomer si congedò da me e si mise a studiare una carta insieme a Aragorn, mio padre. Elfhelm non c’era, ma avevo detto a Éomer di parlargli appena lo avesse visto. Io, seguendo le istruzioni che mio marito mi aveva dato, entrai nella piccola stanza accanto al Salone e lì mi sedetti sul basso scranno al centro del muro orientale. Sentivo delle voci fioche ma irose provenire da fuori dell’uscio, segno che c’era già qualcuno che aveva una contesa da farmi sciogliere. Mi sentivo abbastanza tranquilla, poiché anche a Dol Amroth certe volte dei contadini mi avevano sottoposto questioni giudiziare di scarsa importanza. Falmer aspettava che dessi il permesso di entrare ai contendenti. Le feci un cenno e lei aprì la porta, facendo accedere al mio cospetto tre persone: un vecchio che trascinava una ragazza e un giovane. Essi sembravano abitanti delle campagne intorno ad Edoras, anche se il giovane probabilmente aveva prestato servizio nelle ultime guerre. Tutti e tre si inchinarono, senza cessare di guardarsi male.

“Io sono Romalto dell’Ovestfalda, mia signora, e non sarei venuto se il motivo che mi spinge non fosse di grande importanza per me,” disse il vecchio “ma mia figlia Ifolse, che vedete qui, e questo ragazzotto hanno commesso verso di me un grave misfatto.” La fanciulla cercò di divincolarsi e strillò:

“Non è vero, Regina, non abbiamo fatto niente di male!” il giovane corse in suo aiuto, spintonando Romalto.

“Basta!” mi stupii io stessa dell’autorità emanata dalla mia voce: ventitrè anni a dare ordini alla servitù di Dol Amroth non erano passati invano. “Ricomponetevi, per favore! Tu, Romalto, lascia tua figlia, e voialtri non lo interrompete mentre parla.” Immediatamente si ristabilì l’ordine. Ifolse si inchinò mormorando qualche scusa e qualche implorazione. Aspettai che avesse finito e poi feci cenno al vecchio di continuare.

“Hanno commesso un misfatto verso di me e i miei antenati” riprese l’anziano uomo fissando il ragazzo. “Infatti questi due hanno osato sposarsi di nascosto, senza che io avessi ciò che mi spettava per aver ceduto mia figlia in matrimonio; e quel che è peggio è che io sono venuto a conoscenza di ciò da parte di una vecchia comare che li ha visti scappare insieme durante la notte. E la loro unica giustificazione è che si amano” pronunciò quest’ultima parola con disprezzo. “Non capisci, Ifolse,” si voltò verso la figlia con rabbia mista a preoccupazione e affetto “Che questo sprovveduto non ha di che servirsi per garantirti una vita soddisfacente, per questo ti ha sposato di nascosto a me?!”

“Non è vero!” lo interruppe il giovane. “Io potrei provvedere a Ifolse lavorando!”

“Lavorando cosa?” chiese il Romalto sdegnoso. “Lo sanno tutti che non possiedi nemmeno un orticello! Regina, io chiedo che voi annulliate questo matrimonio e che mi rendiate mia figlia.”

“Mia signora, non divideteci, ve ne prego!” singhiozzò la ragazza accasciandosi sul pavimento. Non poteva essere più grande di Mathrel.

“Giuro che mi prenderò cura di Ifolse a costo di privarmi del cibo e del sonno” dichiarò il ragazzo avvicinandosi alla fanciulla, ma il vecchio lo fermò con un’occhiataccia.

“Silenzio!” esclamai. “Tu, Romalto, desideri che il matrimonio sia annullato, mentre voi due chiedete che io legittimi la vostra unione. Ma il padre di Ifolse” mi rivolsi al giovane “E’ stato privato dei beni che gli spettano e asserisce che tu non abbia i mezzi per provvedere a sua figlia. E’ vero questo?” a malincuore, lui rispose:

“Si, mia signora.” Ifolse smise di piangere e alzò la testa spaventata. Poi parlò così:

“A me non importa se Camset non ha una bella casa o un pezzo di terra. Preferisco stare accanto a lui nella povertà, che accanto a un altro nella ricchezza.” Sebbene la ragazza fosse commovente e io, nel profondo del cuore, parteggiassi per lei, in realtà aveva ragione suo padre. Quindi, dopo aver riflettuto qualche secondo, decisi di risolvere così la contesa.

“Se Camset fosse benestante e ti avesse fatto i doni che ti appartengono per diritto, non saresti contrario a questo matrimonio, non è vero?” chiesi a Romalto.

“No…no, mia signora. Ma tanto non li ha, e non li avrà mai, a meno che non accada un miracolo!” sibilò.

“Allora ti atterrai alla mia decisione.” Feci una pausa, raccogliendo le idee. “Ieri, uno degli stallieri di Meduseld è caduto da un cavallo imbizzarrito ed è si è ferito gravemente: a lungo non potrà riprendere il lavoro. Io ti do adesso, Camset, una somma di denaro equivalente a sei mesi di duro lavoro nelle stalle, che dovrebbe essere sufficiente a comprare dei doni per Romalto e un piccolo pezzo di terra per te e Ifolse. Ma poi dovrai lavorare sei mesi come stalliere qui a Meduseld, per ripagare il debito. In seguito te e Ifolse potrete guadagnarvi da vivere lavorando la terra. Invece Romalto avrà ciò che gli spetta in cambio di Ifolse e sarà sicuro che sua figlia non vivrà nella povertà. Accettate quest’offerta?”

“Si, grazie, Regina! Grazie!” esclamò Camset inchinandosi fino a terra.

“Va bene così, Regina, eppure avrei desiderato che Ifolse sposasse un altro. Ma se lei è convinta che sia l’uomo adatto a lei e non vivrà nella miseria, allora accetterò che diventi mio genero.”

“Mia signora, mi avete reso la ragazza più felice del Mark con la tua sentenza!” sorrisi alle parole di Ifolse. Dopo essersi inchinati ancora una volta, i tre paesani uscirono, e anch’io li seguii, per vedere se c’era qualcun altro ad aspettare, ma evidemente quel giorno non avrei dovuto sanare altri contrasti. Alla porta c’era solo Ifolse, che stringeva nervosamente in mano un lembo della gonna di spesso panno ruvido, così diversa dalla mia veste di velluto e seta bianca.

“Mia signora,” mormorò “Posso chiedervi ancora una cosa?”

“Parla, Ifolse.”

“Vedete, adesso Camset abiterà qui a Edoras per sei mesi, lavorando alle stalle. Mi chiedevo…mi chiedevo se ci fosse un posto anche per me. Non vorrei tornare a casa con mio padre, ma restare qui con Camset.” mi inteneriva la sua voce timida, ma non potevo soddisfare la sua richiesta.

“Ifolse, ascolta: non c’è lavoro per te qui a Meduseld, ma questo è un bene. Io ti consiglio di tornare a casa con tuo padre ed essere amabile con lui, in modo che si convinca che ha fatto bene a lasciarti sposare Camset, rendendoti felice. Fai in modo che si accorga che non lo abbandonerai, ma che rimarrai la sua figlia fedele anche dopo il matrimonio.” Ifolse mi sembrò un po’ delusa, ma poi chinò il capo e disse: “Avete ragione, Signora.” Quindi si produsse in un’ultima riverenza e seguì Romalto verso l’uscita di Meduseld.

“Siete stata molto saggia, mia signora.” Disse Falmer dopo che padre e figlia ebbero varcato la soglia. “Avete reso quei due giovani felici senza far torto al vecchio. Eppure sembrava che Romalto avesse ingoiato un boccone molto amaro! Ma ha accettato i vostri ordini, ed è questo l’importante.”

Mi sentivo stanca e preoccupata di non aver preso la giusta decisione nei confronti del vecchio, sebbene avessi fatto tutto il possibile per comporre il litigio.

“Lothi!” la voce allegra di Imhlen annunciò l’arrivo di mia sorella. “Lothi, sei stata bravissima!”

“Chi te l’ha detto?”

“Ho ascoltato attraverso la porta”, rispose Imhlen, e mi stupii, perché quello non era un comportamento degno di lei. “Mi ha convinto Mathrel” aggiunse infatti, sorridendo della mia espressione meravigliata. “Ma ho fatto bene. Non pensavo che tu potessi essere così regale; sei stata giusta ma magnanima.”

“Grazie.” Le sorrisi. Quel giorno non avevo pensato molto alle mie sorelle, e me ne dispiacevo. “Ho finito. Perché non andiamo a fare una passeggiata prima di cena? Sono solo le quattro.”

“Volentieri, ma prima dobbiamo trovare Mathrel. Non ho idea di dove sia, era con me a…” arrossì.

“A origliare” completai io, ridendo. “Malvagia influenza della nostra sorellina.”

“Si, ecco, però a un certo punto è giunto un servitore che le ha riferito che Elfhelm desiderava parlarle.”

“Ecco perché Elfhelm non era alla riunione…”mormorai fra me e me, sorpresa dal fatto che Elfhelm avesse voluto dichiararsi così presto.

“Ma perché Elfhelm voleva parlare con Mathrel? Non riesco a spiegarmelo.” Disse Imhlen perplessa. “Mathrel, fino a prova contraria, non è un Maresciallo né un Cavaliere.”

“Credo di sapere cosa è successo mentre noi eravamo qui. Vieni, andiamo a cercare Mathrel.”

Cercammo nostra sorella per una buon quarto d’ora, prima di trovarla seduta sui gradini delle scale della terrazza, che scrutava, con un’aria assorta inusuale per lei, il verde orizzonte del Mark. Ci sedemmo piano ai suoi due lati. Lei non parlò, cosa talmente insolita per Mathrel che iniziai a preoccuparmi che le fosse successo qualcosa di brutto.

“Math, cosa ti angoscia?” le domandò Imhlen con dolcezza. Mathrel non rispose, si limitò ad accennare con la testa verso il palazzo. “Math, ti puoi fidare di noi. Qualunque cosa sia capitata, noi saremo dalla tua parte.” Mathrel restò in silenzio qualche altro minuto, poi parlò con voce fioca:

“Elfhelm mi ha chiesto di sposarlo.” Imhlen spalancò gli occhi, attonita. Se Mathrel non fosse stata così concentrata sulle nuvole, sarebbe morta dalle risate.

“E tu che hai detto?” indagai.

“Per ora ho risposto che ci devo pensare. Ma…ma non so! Non so che fare. Elfhelm è un Maresciallo di nobile stirpe, e quindi sarebbe un marito adatto anche a una Principessa come me. Però è vecchio!” Mathrel scoppiò in singhiozzi, affondando la testa nella mia spalla. Imhlen le si avvicinò e le carezzò i capelli.

“Non sei costretta a sposarlo, se non vuoi.”

“Elfhelm è stato così gentile…ha detto che sono bella come un giglio di mare.”

“Ha fatto una semplice constatazione,” commentai “non so se lo puoi definire un complimento.”

“E’ vero” ridacchiò Mathrel fra le lacrime. “Io sono bella.” E ricominciò a piangere, mentre io e Imhlen la stringevamo, cercando di consolarla. “Come hai fatto a decidere di sposare Éomer, Lothi? Io mi sento così confusa. So che dovrei accettare la proposta di Elfhelm, ma in realtà non voglio, però non voglio nemmeno dare un dispiacere a lui. So che sarebbe un buon matrimonio politico e che alla fine non starei così male qui a Rohan con te, Lothi, ma non ce la faccio a dire di sì. Per tutta la vita. Oh, come vorrei che Elfhelm non mi avesse mai vista!”

Pianse e pianse, in preda alla commozione e all’angoscia, fino a che non ebbe più fiato per continuare a singhiozzare. Allora io feci andare a prendere Stellagrigia e altri due cavalli alle stalle e portai le mie sorelle fuori per una galoppata, e gioii nel vedere il viso di Mathrel rischiararsi mentre incitava il suo cavallo ad andare più veloce per superare Imhlen. Stellagrigia correva troppo forte perché le mie sorelle potessero raggiungermi, così mi fermai ad aspettarle in cima a una collina.

Quella sera Mathrel, sebbene a malincuore, disse a Elfhelm che non era ancora pronta a sposarsi, e credetti che il Maresciallo avesse compreso e perdonato mia sorella.

La cena del mio primo giorno di matrimonio la consumai da sola con Éomer, gli altri, suppongo sotto proposta di Eowyn e Imhlen, avevano avuto la delicatezza di lasciarci soli, cenando fuori nella calda luce del tramonto del due maggio.

Io e mio marito parlammo a lungo, come non avevamo mai fatto, e io appresi molte cose sul suo passato e lui molte cose sul mio, sebbene io avessi meno cose da raccontare. Infine, quando Falmer aveva sparecchiato, Éomer tacque un minuto e mi scrutò attentamente.

“Dammi il braccio” ordinò poi. Io gli porsi il braccio destro senza fare domande, anche se ero curiosa di sapere il perché di quella richiesta. “L’altro braccio, so che sei mancina.” Obbedii e lui arrotolò la manica del mio abito fino al gomito, tenendomi l’avambraccio fra le mani callose. “Tu hai impugnato la spada, e non una volta sola,” mormorò. Non sorrideva. “Me ne sono accorto stamattina. Ti sei esercitata a combattere, non è così? Come mia sorella.”

“Si, Éomer.” Mi chiesi perché la mia risposta aveva il tono di una scusa. Lui sospirò.

“Non ti impedirò di continuare a farlo; perché tu sappia difenderti nel caso in cui tutto sia perduto.” Il suo viso, già serio, divenne quasi feroce. Ritrassi impercettibilmente il braccio dalla sua stretta, che si era fatta rude e forte. “Ma non ti azzardare a fare ciò che ha fatto Eowyn. Le donne non devono andare in guerra. Hai idea di quello che ho provato quando ho visto mia sorella, che credevo al sicuro a casa, esanime sul campo di battaglia? Avrei preferito essere trafitto da mille spade, invece che sopportare una tale follia, un tale dolore. Ti probisco nel modo più assoluto di scendere in guerra, affrontare nemici o combattere a rischio della vita; a meno che non io non sia stato ucciso, Rohan caduta e tutte le libere genti della Terra di Mezzo morte e schiave.” Strinse ancora più aspramente il mio polso. “Hai capito? Mai. Mai permetterò che una simile pazzia si ripeta.”

“Ma tua sorella ha compiuto grandissime imprese.” sussurrai.

“Non avrebbe dovuto farlo. La guerra è compito degli uomini, e se Eowyn ha fatto ciò che ha fatto è perché io sono stato stolto e negligente e lei avventata. E tu non sei come mia sorella, non sei resistente come lei. Eowyn è tenace come l’acciaio ed era altrettanto fredda, tu sei simile a una gemma di vetro: forte, ma fragile. Giura che non ti ribellarai a ciò che ti ho ordinato. Giura e toglierai un grande peso dal mio cuore.”

Ero spaventata dalla ferocia nel suo sguardo e dalla forza con cui mi stringeva il braccio. I suoi occhi azzurri erano bui e tempestosi, ma in essi scorgevo le emozioni che lo facevano parlare così. Non dissi niente. “Giura!” ripetè. Dentro di me le fantasie che avevano accompagnato la mia crescita, splendide immagini di spade brillanti e azioni gloriose, si ribellavano, ribollivano e si confondevano in figure sfocate dai colori vividi. Ma una nuova forza le tratteneva, un potere risvegliato dagli occhi di Éomer, un potere che comprendeva quanto fossero infantili e irreazzabili i miei sogni. “Lothi, tu non sai cos’è la guerra. Non hai mai visto uomini trucidati a centinaia, o il sangue che gocciola dalle lance. Non hai mai visto nessuno dei tuoi cari morire sul campo di battaglia, non hai rischiato di perdere ciò che avevi di più caro per mano degli Orchi e di potenze ancora più terribili. Lothi, giura. Mia sorella mi ha tradito, ha rischiato di morire e adesso vive lontana. Lothi, io voglio che tu giuri perché mi sei cara.” Non potevo oppormi ancora. E rinunciando a ogni speranza di grandezza e di eroiche imprese, dissi:

“Giuro.” E giurai alla maniera del Numereoano Amrazor che era il capostipite della nostra stirpe: mi morsi un dito fino a far uscire il sangue e tracciai con esso un segno sul largo palmo di Éomer. Giurai così al Signore del Mark, come un guerriero che giura al suo Re.

“Bene” approvò Éomer. “Così è giusto.” Non ero d’accordo, ma tacqui. Ormai avevo giurato; mi limitai a lanciare un’occhiata poco benevola a mio marito. “Non sarai mica arrabbiata? E comunque puoi tenere il broncio quanto vuoi, non cambierò idea. Quindi ti conviene smettere.” Mi aveva lasciato il braccio e la sua voce era tornata tranquilla. Lo perdonai quasi subito, perché avevo capito che quelle parole erano state dettate dall’affetto per me, affetto che non mi sarei aspettata di ricevere da un uomo che avevo sposato per ragioni politiche.

“Non sono arrabbiata con te, Éomer.” Vidi che era contento di questo.

Anche quella notte non fu molto riposante.

 

…………………………………………………………………………………………………………

 

Buon anno a tutti!!

Ecco il primo capitolo del 2011.

Nella prima parte di questo capitolo ho voluto mostrare Lothi come la Principessa e la Regina che è, non solo come figlia e moglie.

Che ne dite di Camset, Ifolse e Romalto? Li inserisco nella storia ancora o li faccio sparire? A voi l’ardua sentenza.

Grazie a tutti coloro che continuano strenuamente a leggermi e recensirmi, eo a seguirmi, ricordarmi o preferirmi.

Come sempre un bacio speciale a Arwins, Thiliol, Sesshy 94, Nini Superga e Arena.

 

A presto

Elothiriel

  
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