My Executioner
Il mio carnefice.
Non poteva essere possibile,
perché mai l'autista di suo
padre avrebbe dovuto rapirla?
Risposta ovvia: per ordine di suo padre.
E a che pro, suo padre la faceva rapire? Per uccidere Neji?
Da Naruto? Avrebbe potuto assoldare un Killer...e poi perché
uccidere Neji?
Avevano degli affari non indifferenti tra le due fazioni della
famiglia, non
era esattamente intelligente dal suo punto di vista, anche se ammetteva
di non
saperne quasi niente di contratti e roba varia.
Si sedette sul divano, mentre Hanabi suonava sorridendo
falsamente.
E Naruto? Perché Naruto? Non doveva nemmeno sapere della sua
esistenza, non glielo aveva mai nemmeno detto di essersi trovata un
fidanzato,
così povero e sempliciotto avrebbe commentato Hanabi.
Sentì il campanello suonare.
Il piano si arrestò. Ed il suo cuore perse un battito.
La cameriera arrivò immediatamente.
«C'è un ospite per Hinata-sama».
Al suo nome, Hinata scattò in piedi «Arrivo
subito» mormorò
scattando giù per le scale.
Sull'uscio però c'era Kiba, nessun Naruto.
«Hinata!» la salutò.
Kiba, il miglior amico di Naruto, uno dei suoi pochi amici a
dirla tutta. Sapeva del loro legame saldo, tanto saldo che forse Naruto
poteva
avegli detto...
«Stai bene? Sei tornata? Chi ti ha rapita? Dov'è
Naruto?».
...tutto.
Hinata rimase immobile, osservando Kiba col fiatone che
faceva domande su domande. E si sciolse, scoppiando a piangere.
L'unica cosa che sapeva fare, gli disse la voce di suo padre
nella sua mente.
L'unica cosa che si era ostinata a non fare, gli gridò la
sua coscienza.
Ma che importanza poteva avere? Quale?
Sentì le braccia di Kiba sorreggerla prima che potesse
cadere a terra, in un abbraccio goffo, di quelli che non si danno mai
alle
ragazze.
«Io non lo so» uscì dalla bocca di
Hinata, tra i singhiozzi
«...Io non lo so...».
Poteva essere stato qualche scagnozzo di quel Sasuke, o
forse Hinata. Chissà.
Chiuse la porta a più mandate possibili, come non aveva mai
fatto prima.
«Paura che ti vengano a prendere?» gli disse la
pistola che
aveva posato sul tavolo.
«Certo che no!».
Si fermò un attimo, non del tutto consapevole che stava
parlando con la sua coscienza più che con la sua pistola.
Le buttò sopra un asciugamano, come se non vederla potesse
fargli dimenticare.
Cosa assurda, non c'era movimento che non lo portasse a
ricordare ciò che aveva fatto, ciò che era
successo.
Disperato, si sedette sul divano osservandosi le mani, in cerca di
qualcosa che
lo facesse respirare senza impedimenti.
E quando non si riesce a fare nulla, se non pensare e
sentirsi in colpa cosa si fa?
Ci si ubriaca.
Naruto aprì il suo piccolo scrigno di alcolici. Non li
beveva mai, tutti erano più o meno pieni. La bottiglia che
troneggiava al
centro, vecchia e sigillata, attirò la sua attenzione. Rhum.
Sì, andava bene. La aprì, cominciando a versarsi
bicchieri
sempre più pieni.
Al primo bicchiere non fece nulla. La gola bruciava però, ma
era molto più scottante il ricordo dello sparo.
Al secondo, più pieno, la mente si annebbiò. Non
aveva mai
retto l'alchool.
Al terzo le foto di Hinata ondeggiarono nella sua mente.
Al quarto Neji morto e la gentile cameriera saettarono nei
suoi occhi.
Al quinto, trasbordante di liquido che ormai sapeva di nulla,
due occhi neri come la pece riaffiorarono. Un brivido.
Il sesto non arrivò alle labbra, Naruto si
addormentò steso
per terra. Eppure prima dell’oblio Naruto sorrise.
Hinata si asciugò gli
occhi, portando via il nero dell'eye-liner
con se.
Kiba la guardava, un po’ con compassione e un po’
con
tenerezza; perché Hinata non si meritava quello. Non Hinata.
E nemmeno Naruto.
Lo aveva fatto uscire e poi, come un'onda in piena, aveva
sputato tutto quel che era successo. Da come era stata rapita, da
ciò che aveva
trovato a casa di Naruto, su come la notizia di Neji sembrava scomparsa
dal
mondo come se non fosse mai esistita, fino ad arrivare, con affanno,
alle
notizie nulle che aveva del suo ragazzo.
«Se gli fosse successo qualcosa...non potrei mai
perdonarmelo».
«Ma va, Naruto ha la pelle dura, probabilmente
starà solo
dormendo».
Hinata accennò un debole sorriso. Ed il silenzio cadde,
pesante e doloroso.
«Sarà meglio che io vada Kiba san ».
Kiba annuì, salutandola sorridendo mentre rientrava in casa.
Voltò le spalle alla villa degli Hyuuga estraendo il
cellulare. Digitò il numero di Naruto, come da abitudine.
La segreteria telefonica rispose educata. E Kiba lanciò il
cellulare a terra, esasperato.
«Dove cazzo sei Naruto».
EHHHHHHHH, non ci credevate neh? *trollface*
Però volevo scrivere XD e ho scritto. E beh, vi anticipo che ho tutta la prossima settimana PIENA. Cercherò di aggiornare però, lo giuro XD Ma vi avverto, potrei andare al 17 u___ù ho fatto di peggio, non lamentatevi XD Per il resto…
See ya ~