Fanfic su artisti musicali > Beatles
Segui la storia  |       
Autore: Ariadne_Bigsby    05/01/2011    13 recensioni
Tornando da scuola, Ariadne scopre di avere un ospite inatteso in casa.
Fin qui nulla di strano....se non per il fatto che questo ospite è nientemeno
che il "fantasma" di John Lennon, sceso sulla terra per vedere quanto le cose
siano cambiate dalla sua morte.
Che cosa combinerà nella Londra del 2010, questo John Lennon nel suo giovane
aspetto da Beatle?
VENTISEIESIMO CAPITOLO AGGIORNATO
Jo aveva iniziato ad appassionarsi di musica alla tenera età di 5 anni, dopo aver sentito una canzone dei Rolling Stones alla radio (John aveva grugnito qualcosa, mentre lo sentiva raccontare dell’interesse con cui aveva ascoltato la canzone). All’epoca viveva in Francia, ed il suo desiderio di imparare a suonare qualcosa non poté realizzarsi se non dopo 5 anni, quando la famiglia Duchamp si era trasferita a Londra. Jo, in quei 5 anni aveva iniziato ad ascoltare tutti i tipi di musica che gli capitavano sotto tiro, attingendo dalle risorse dei genitori e dei parenti.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'John in the sky with diamonds'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
kjh

Everybody’s got something to hide

Photobucket

 

Everybody’s got something to hide

 

“Allora?”

 

Per la quinta volta nella mattinata, Alex mi punzecchiò il braccio con la sua biro nera.

 

Per la quinta volta ostentai un sorrisetto compiaciuto, socchiusi gli occhi e lo guardai come per dire “Povero sciocco!”

 

Per la quinta volta pensai che se non la smetteva di conficcarmi quella maledetta penna nell’incavo del braccio, Alex non sarebbe arrivato vivo all’ora di pranzo, con tutta probabilità.

 

Il fatto era che mi divertivo un mondo a vederlo penare così: non era venuto alle prove e si era perso un pomeriggio assolutamente esaltante (musicalmente parlando ed anche umanamente parlando.)

 

Jo era una persona assolutamente squisita: era un ragazzo semplice, senza troppi grilli per la testa.

 

Sapeva essere buffo e riusciva a trovare il lato comico delle cose senza diventare noioso ed era anche capace di essere sarcastico ed ironico senza scadere nello sgradevole (cosa che invece succedeva ogni volta con Alex, che evidentemente non aveva mai sentito quella famosa massima sul gioco che è bello finché dura poco.

 

Avevo osservato Jo con’un attenzione particolare quel pomeriggio, mentre raccontava a me e a Pete dei suoi “trascorsi musicali”, scuotendo ogni tanto la testa e facendo ondeggiare i capelli scuri.

 

Jo aveva iniziato ad appassionarsi di musica alla tenera età di 5 anni, dopo aver sentito una canzone dei Rolling Stones alla radio (John aveva grugnito qualcosa, mentre lo sentiva raccontare dell’interesse con cui aveva ascoltato la canzone). All’epoca viveva in Francia, ed il suo desiderio di imparare a suonare qualcosa non poté realizzarsi se non dopo 5 anni, quando la famiglia Duchamp si era trasferita a Londra. Jo, in quei 5 anni aveva iniziato ad ascoltare tutti i tipi di musica che gli capitavano sotto tiro, attingendo dalle risorse dei genitori e dei parenti.

 

 A dieci anni era maturo abbastanza da considerare Jimi Hendrix un dio della chitarra, insieme a Brian May e, ovviamente, George Harrison, del quale ammirava la tecnica e la versatilità musicale.

 

I genitori lo avevano iscritto ad un corso di pianoforte, ma Jo lasciò intendere da subito che la sua vera passione erano le sei corde della chitarra e, dopo essere riuscito a comprare una piccola chitarra acustica per principianti, aveva iniziato un corso per apprendere le basi, corso che aveva continuato a frequentare per 2 anni, fino al momento in cui il suo maestro aveva detto in tono serio, con una luce  particolare negli occhi, che non aveva più nulla da insegnargli.

 

La cosa che mi colpì più di tutti fu che Jo raccontò questa sua “evoluzione” con una certa timidezza, arrossendo davanti alle espressioni meravigliate mie e di Pete. Ci raccontò delle lodo che gli aveva fatto il maestro non di sua spontanea volontà, ma dopo le nostre esortazioni, data la sua reticenza a raccontarci di come avesse interrotto dopo due anni il corso di chitarra.

 

Ci raccontò delle serate passate a premere sui tasti della chitarra, dei calli che gli si erano formati, condividemmo lo stesso senso di soddisfazione che ti pervade quando senti le note scorrerti fra le dita.

 

Alla fine ci fece vedere la sua chitarra: io e Pete strabuzzammo gli occhi nel vedere che era una Fender.

Jo sorrise e dichiarò che era stato il più bel regalo per il suo diciottesimo e che quella Fender bianca e verde oliva era la sua “bambina”.

 

Ora, provate a raccontare tutto questo ad Alex O’Gready. Provate a raccontargli tutto senza essere interrotti ogni 3 secondi con battutine sarcastiche e risolini di derisione. Provate a raccontargli tutto senza sentire una crescente irritazione per quella faccia a saputello e quel ghigno saputello.

 

“Ariadne Bigsby, mi vuoi dire per favore cosa avete combinato ieri?” stavolta Alex abbandonò la tattica  della penna e mi afferrò il braccio, lanciando una fugace occhiata alla prof di Inglese, che stava interrogando.

 

Guardai per un minuto buono la mano di Alex chiusa sul mio braccio, poi lo fissai negli occhi.

 

“Abbiamo fatto conoscenza con Jo. Come al solito bisogna fare a meno delle tue “accurate” descrizioni…” gli dissi in tono canzonatorio facendo il gesto delle virgolette.

 

Alex sbuffò senza tuttavia mollare la presa “E poi? Avete suonato? Cos’ha suonato Che chitarra ha?” mi bersagliò di domande.

 

“Allora, per prima cosa mollami il braccio perché non me lo sento più. Secondo abbiamo bevuto una tazza di tè. Terzo, SI, abbiamo suonato. Quarto ha suonato roba veramente tosta e quinto..ha una Fender.”

 

Vidi Alex avvampare di gelosia, mentre mi mollava il braccio e, per qualche oscuro motivo mi ricordai che aveva la stessa identica reazione ogni volta che mi vedeva parlare con qualche ragazzo, ma scacciai prontamente il ricordo.”Bene.” disse Alex in tono basso e minaccioso “cos’ha suonato, si può sapere?”

 

“Beh, dunque..vediamo…” risposi contando sulla punta delle dita “Ha iniziato con “Bad Monn” dei Credence Clearwater Revival, poi ha attaccato con “Purple Haze” di Jimi Hendrix, poi ha fatto qualche assolo random…ah si, ha concluso con “While my guitar gently weeps” dei Beatles.”

 

Alex mi guardò come se gli avessi detto che la Regina aveva deciso di andare a vendere caramelle a Hyde Park “Da solo?!” esclamò al culmine della meraviglia.

 

“Si capisce…” replicai sfogliando distrattamente il libro “perché tanta sorpresa? Non ti riesce, Mr Infallibile?”

 

Alex si ricompose subito, ri-assumendo la sua tipica espressione strafottente “Certo che sì. Sono rimasto sorpreso perché non pensavo che il francesino potesse arrivare a tanto. Bah, tanto la prossima volta gliela faccio vedere io…”

 

“Come mai non sei venuto ieri?” lo interruppi, in tono gelido.

 

Lui mi guardò, sorpreso dal mio tono, poi sfoderò quel suo sorrisino che non lasciava presagire niente di buono “Avevo da fare. Ho una vita sociale molto INTENSA, se capisci quello che voglio dire…” disse in tono suadente. Poi abbassò la testa, mettendosi a disegnare e sancendo così la fine della conversazione.

 

Tipico di quando non sapeva che scuse inventarsi. Lo conoscevo troppo bene ormai.

 

Annuii, incupendomi e constatando con una certa stizza che una piccola parte del mio cervello sbraitava dalla gelosia. Ma era una parte così piccola da passare inosservata e, non appena mi misi a leggere le disavventure catastrofiche di quella povera disgraziata di Tess dei D’Urbervilles, sparì così come era apparsa.

 

Non vedevo l’ora di tornarmene a casa per chiacchierare con John, che aveva finalmente scoperto che in effettim Paul e Ringo ce l’avevano ancora una carriera e che intendeva rivoltare Youtube come un guanto per cercare canzoni e farsi due risate se Paul stonava ai concerti.

 

Ricordo che, mentre uscivo di casa, quella mattina, di aver sperato con tutto il cuore che John non trovasse il video del concerto di Paul, dove lui cadeva nella buca del pianoforte perché, chissà per quale motivo, riuscivo ad immaginarmi John che gli scriveva una lettera (…o una mail, addirittura) con su scritto “Macca,sei il solito POLLO!”

 

 

Penny Lane

Ta-daaan! Finalmente ce l’ho fatta ad aggiornare questa storia! Non avevo idea su cosa inserire in questo capitolo, ma stamani mi sono messa davanti al foglio bianco, ascoltando “Bad Moon” dei Credenc Clearwater Revival…e l’idea è venuta da sé! Spero che il capitolo sia stato interessante.

Ho una sorpresa inutile  qui pronta: ho finalmente trovato la foto di un attore che, più o meno rispecchia l’aspetto di Alex e quindi ,avendo tutte le foto pronte, posto qui sotto le facce delle persone  a cui mi sono ispirata per creare i personaggi ;)

PS: Ho appena scoperto le meraviglie della posta di Efp…quindi, da ora in poi i ringraziamenti per le recensioni arriveranno sotto forma di messaggio privato. Detto questo vi lascio alle foto XD

 Alex O'Gready (Sam Bell)

Photobucket

Jo Duchamp (Skandar Keynes)

Photobucket

 

Pete Yorkey (Michael Cera)

michael cera Pictures, Images and Photos

 

Cecilia Bigsby (Rachel McAdams)

Rachel McAdams Pictures, Images and Photos

 

Jessie Sheldon (Taylor Momsen)

Taylor Momsen Pictures, Images and Photos

 

 

 

 

 

 

GRAZIE A CHI HA RECENSITO, MA ANCHE A CHI HA SOLTANTO LETTO!! ALLA PROSSIMA!!!

 

   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: Ariadne_Bigsby