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Autore: elfin emrys    08/01/2011    4 recensioni
Uther è un comico molto famoso, con una vita felice. Ma c'è un messaggio. L'ultimo messaggio di Igraine, prima di sparire dalla sua vita, partita lontano. E delle incongruenze nella loro storia. E se...
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Merlin e Arthur stanno insieme da tempo, ma compare per il primo un nuovo spasimante che metterà il bastone fra le ruote a Arthur.
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Morgana è un'avvocato che, un giorno, scagiona per sbaglio un'assassina, Sophia. Affoga nel Tamigi, dopo una dura lotta, ma il corpo non viene ritrovato. Morgana ha un brutto presentimento.
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Gwen e Lancelot hanno una storia d'amore, ma un malinteso li porterà lontani...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Ehi, perchè hai scritto questa cosa?

 

Il giovane Uther sorrise, abbracciando una donna bionda. Si amavano e, dalle immagini del video, sembrava che si amassero anche molto. La donna, che doveva essere Igraine, poggiò le proprie labbra su quelle del moro, sussurrando qualcosa. Le foglie gialle e rosse facevano da sfondo. Dai vestiti indossati, si poteva intuire che faceva molto freddo. Uther strinse un po' di più la sciarpa verde che la ragazza aveva al collo, perchè si stava togliendo. La bionda rise ancora. La sua voce cristallina e dolce penetrò il cuore del giovane uomo, accarezzandolo. Sembravano felici. Completamente felici. Lo sfondo autunnale di Glasgow dove vivevano insieme si scuriva, man mano che il giorno faceva spazio alla notte e le foglie cadevano sul volto e sui capelli dei due che, sorridenti, si comportavano come i bambini nei parchi, con quella spontaneità e quella espressione propria solo di chi prova qualcosa di puro e vero per un'altra persona. Se non si fossero baciati almeno un paio di volte, si direbbe che fossero solamente amici. Ma loro non lo erano: erano molto di più. Infatti per uno l'altro era l'abbraccio sempre pronto e il sorriso sempre sulle labbra. Se non fosse stato così, non si sarebbero trovati là, a festeggiare il compleanno di Igraine da soli. Perchè lei era nata in autunno, quando il mondo si tingeva di colori accesi e vivaci, quando gli alberi si spogliavano per poi riprendere il proprio colore verde, quando la terra veniva coperta da soffici coperte di foglie secche o bagnate, a seconda se aveva piovuto. Addirittura la pioggia, infatti, in quel periodo non sembrava più vuota, non lasciava più né sottili veli di terra e sabbia né lasciava pozzanghere che bloccavano il traffico: tutto era semplice e puro, come lo era la donna che in quei giorni era nata. Secondo Uther, da quel giorno di ventidue anni prima, il mondo era vivo.

Il comico spense la tv dove stava vedendo il video. I ricordi erano riaffiorati. Uther si accorse che, nel tempo e nell'oscurità dell'angolo del suo cuore dove li aveva segregati, si erano fatti più forti e vigorosi, più difficili da estirpare, come quelle erbacce che tu vuoi togliere dal giardino, ma da cui in realtà non hai la forza di liberarlo. Né la forza né la voglia. L'uomo si mise più comodo sul divano, attendendo il ritorno della fidanzata, Hunith, riposando gli occhi stanchi: era da tempo che non vedeva per così tanto tempo lo schermo della tv e gli faceva male la testa. Ma, improvvisamente, Uther riaprì gli occhi. Non c'era nessun motivo apparente per farlo, ma nella sua testa c'era, eccome! Il comico si mise le mani sulle tempie, respirando profondamente, cercando di scacciare le vocine fastidiose che si stavano insediando nella sua mente, cercando di dimenticare una buona volta. Ma come poteva...? Come avrebbe voluto... Come avrebbe voluto... Ma no, non poteva, non ci riusciva, nonostante tutti i suoi sforzi. Sembrava che dimenticare fosse la chiave per la felicità, per liberarsi finalmente di quei stupidi presentimenti e di quelle stupide paure che dalla fuga di Igraine lo attanagliavano, che lo stringevano in una morsa fredda, talmente fredda da sembrare bollente al tatto. Ma non era così facile, non lo era affatto. Quella donna era stata la persona più importante in tutta la sua vita, la donna che l'aveva aiutato a crescere, che l'aveva seguito, che l'aveva consigliato. Non era una qualunque. La loro storia era felice, anche se non avevano molto tempo per stare insieme, perchè il lavoro stava aumentando. Ma poi era arrivato l'incubo. Igraine era scappata nella notte, lasciando sul letto al suo posto solo una loro foto con quel biglietto che lui ancora teneva nella tasca della giacca, sperando di rincontrarla un giorno e chiederle, come se niente fosse successo...

-Ehi, perchè hai scritto questo?

La voce di Hunith rimbombò nei pensieri di Uther, svegliandolo.

-Cosa?

-La lista della spesa. Chiedo perchè hai scritto che non c'era il latte, se ce ne sono un apio di litri!

L'uomo sbuffò, scompigliando i capelli già spettinati.

-Non li avevo visti.

La donna scosse la testa divertita, sorridendogli rassicurante. No. Non assomigliava per niente a Igraine. Non aveva niente a che fare. Hunith non nascomndeva niente, ma Igraine, evidentemente, sì. L'unica cosa che avevano in comune, era la capacità di calmarlo con un misero sorriso.

 

-Assolta da tutte le accuse.

Sophia sorrise, girando la testa verso Morgana, il suo avvocato, la quale, sentendosi osservata, la guardò. La mora non aveva mai visto una donna come quella. Era così calma, così tranquilla... era inquietante. Quella ragazza, accusata dell'omicidio di un suo collega, aveva qualcosa di spettrale. Più volte Morgana si era quasi convinta di averle visto cambiare il colore degli occhi in un rosso sangue di rabbia. Ma l'avvocato non si era dato per vinto: non poteva farle perdere la causa, anche se ormai si era convinta che era colpevole. Ne era quasi sicura. Ma c'erano così poche prove contro di lei. Infatti cosa c'era, oltre a un suo presentimento? Il movente e non aveva alibi e allora? L'arma anche, ma quella non era mai una prova sicura. Infatti poteva averla presa anche qualcun altro in qualunque momento. Non c'era niente che potesse realmente farla accusare di essere un'assassina. Sophia le passò accanto, sussurrando un falsissimo grazie. Morgana sbuffò: aveva avuto un incubo a causa sua. Sperava solo di non incontrarla mai più, quell'assassina.

 

Gwen chiuse a chiave le porte dell'asilo, ormai vuoto. Le mamme erano andate a riprendere i loro bambini e non rimaneva nessuno. La ragazza si diresse verso casa, pensando agli sguardi delle madri di quei piccoli. Pensavano fosse una ragazza senza pecche, acqua e sapone. Ma non era così e Gwen per questo si sentiva in colpa. Nel suo passato c'era una macchia. Una macchia scura e indelebile, che non sarebbe mai riuscita a lavare, neanche con la più efficace candeggina del mondo: il tradimento. La ragazza, presa da una sorta di istinto, si diresse verso la cantina della sua piccola casa, prendendo gli scatoloni al suo interno. La cantina era piccola come tutte le altre stanze della casa ma, a differenza delle altre, era molto polverosa. Gwen non ci entrava mai, perchè all'interno c'erano le prove della sua macchia, che lei cercava di rinnegare anche a se stessa. Rimise tutte le scatole a posto e ne tenne solo una molto grande. Ne tirò fuori alcune foto, un suo vecchio diario, un calendario e una lettera ormai ingiallita, di cui si leggevano solo le ultime parole:

Con questa lettera ti lascio. Adesso ho trovato qualcun altro che saprà essermi fedele.

Addio.

Arthur

Gwen la ripose sotto le foto, che ritraevano il suo ragazzo di quando aveva quindici anni. Era un giovane biondo e alto. Le spalle erano larghe, la pelle leggermente abbronzata (era appena iniziata l'estate), il viso dai tratti duri di un uomo quasi formato. Era decisamente affascinante. Era affascinante, ma purtroppo non l'amava. Era la classica cotterella da quinta elementare, quella che scompare dopo pochi giorni. Ma forse non lo era per lui. Si chiamava Arthur e aveva fatto molto per lei. Ma lei aveva fatto niente per lui, tranne il ferirlo. La loro storia era durata poco, un anno scolastico nemmeno, ma in realtà era finita tanto tempo prima, quando lei aveva conosciuto Lancelot. Quel ragazzo era stupendo, l'aveva conquistata con un'occhiata. Ma evidentemente non poteva stare con lui se stava con Arthur. Ma lei, stupida, si era imbarcata in quella relazione senza via d'uscita e ne aveva pagato le conseguenze. La perdita di entrambi i ragazzi. Anche se dopo Lancelot era tornato da lei, Arthur non la volle mai più vedere. Lui la lasciò appena ne ebbe l'occasione, mettendosi con quel suo amico con le orecchie a sventola, Merlin. Da quello che aveva sentito, il biondo era diventato famoso e godeva della stima di molte persone importanti, anche se era gay. Sì, aveva veramente, come le aveva detto nella sua ultima lettera, una persona che non lo avrebbe mai tradito per niente e nessuno. Merlin, quel ragazzo un po' goffo, con la faccia da cucciolo, con il fisico mingherlino. Ma evidentemente, anche se non era molto bello, almeno allora, lei, Gwen, era molto peggio di lui.

 

Gaius chiuse gli occhi, quando un improvviso rumore lo fece sobbalzare. Il suo nuovo cellulare aveva vibrato appena, ma a lui era sembrato un enorme fastidio. Perchè si era lasciato convincere a comprare uno di quegli aggeggi? Mistero senza risposta per il povero psicologo, che adesso stava prendendo stancamente il telefonino, leggendo qualcosa sullo schermo. Gaius guardò sua moglie, assicurandosi che stesse ancora dormendo, poi guardò ancora lo schermetto.

-Come cavolacci si apre questo messaggio? Dov'è la tastiera?

Poi un'illuminazione: i nipoti gli avevano comprato un touch. Quindi mise il dito sul “Leggi”, trovandosi un messaggio da sua cugina, Hunith. Erano poche parole, ma sembravano un po' allarmate.

Vieni subito a Glasgow. Uther è impazzito.

 

:::::NOTE FINALI:::::
Cosa ve ne pare? Vi piace? Alcuni piccoli appunti sulla fanfiction
  1. Hunith e Merlin non sono parenti
  2. Hunith è la cugina e non la sorella di Gaius
  3. Gaius ha dei figli, ma non compariranno, almeno non credo
  4. Uther non sa dell'esistenza di Arthur
  5. Arthur ha quindi preso il cognome della madre, visto che Igraine non si è sposata e non ha mai voluto dire quello del padre
  6. Sophia è il nome scelto per l'assassina perchè l'ho preso dall'episodio della prima stagione “Le porte di Avalon”. Ci saranno molti altri nomi presi dalla serie, alcuni della terza stagione e di questi vi avvertirò prima
  7. Morgana non è cattiva, quindi è molto “amabile”... ovviamente, quanto lo può essere Morgana
  8. Morgana non ha parenti
Ok?? Ok. Racensite please =)
Kiss



   
 
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