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Autore: Love_in_idleness    08/01/2011    2 recensioni
Un colore
Così solo,
Il tuo.
La storia della vita di Saga. Una parabola tinta di blu, dal suo arrivo al Santuario alla sua scomparsa. Una parabola che attraversa amore e solitudine, luci e ombre, fino a sfiorare il divino. Lui, che in fondo rimane del tutto umano.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gemini Saga, Sagittarius Aiolos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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29. blu

Capitolo dedicato a Ila <3

che si è improvvisata beta X*

e che mi ascolta ancora quando ho I Dubbi!

 

 

29.

[Cuore]

 

Il cuore vede troppo bene e tace.

 

E’una notte molto chiara, aperta tra le urla e l’agitazione di tutti. Saga cammina avanti e indietro per il porticato del suo Tempio, sotto le bianche colonne, e di tanto in tanto getta uno sguardo preoccupato verso la sommità della salita.

“Tranquillizzati.” Kanon lo richiama. È seduto poco distante e lo guarda, vede la sua profonda inquietudine. Lo avvolge come spirali lungo il suo percorso.

In cima alla Collina, ci sono fuochi accesi. Tutti i Templi sono rischiarati nonostante l’ora così tarda, e sembrano un po’ meno pallidi, un po’ più fosforescenti. Come lui. Tra le loro mura, Saga ne è sicuro, altri dieci Cavalieri attendono inquieti un segno. Uno scintillio nel cielo, un bagliore innaturale. Il richiamo del Gran Sacerdote. Qualcosa. Qualsiasi cosa possa significare che è arrivata.

Che è nata.

Che è risorta in un corpo mortale.

Accendete i Templi, ora, accendete i Templi!

Qui i Templi sono chiari, anche a notte fonda. Come la città che, di sotto, è ancora animata dalle sue luci artificiali, pure i Templi stanotte, dopo secoli di silenzio e imperturbabilità, sono illuminati da un alone fosforescente.

“Non posso farlo. Non capisci? È un momento cruciale.” Risponde Saga.

Alla Tredicesima Casa sta avvenendo il Miracolo. Si realizzano le profezie e la volontà delle stelle. E’ un evento eccezionale che li trascinerà tutti con sé in un abisso, e li sporcherà di guerra e di sangue e di lacrime. Questo Saga non può saperlo. Attende, con la speranza che il sole sorga su un giorno migliore.

Accendete i Templi, ora!

Un bagliore più intenso che è la potenza di un Cosmo senza pari, brucia. Su questa terra. Su questa collina. Nel cuore di questo Santuario.

La Dea. È giunta.”

Saga si prepara a salire le scale tra Templi che non sono mai stati così luminosi.

Non sa, non sospetta minimamente che sarà lui a spegnerli tutti, uno dopo l’altro, nell’ora stabilita.

 

Riuniti dinnanzi alla Casa del Gran Sacerdote, attendono undici Cavalieri d’Oro. I loro giovani volti non si spostano dall’ingresso, fremono nell’attesa. Alcuni, pensa Saga, sono bravi a non tradire le proprie emozioni. Altri sono un libro aperto e sulle loro facce portano dipinto lo stupore, l’impazienza, la speranza.

Aiolos è uno di questi. Luminoso anche se offuscato dalla notte, che pure è così chiara. È vestito della sua bella Armatura, cinto da ali di piume d’oro che lo avvolgono come la corolla di un fiore. Uno strano scintillio colora le sue guance e i suoi occhi, e per un momento Saga pensa al loro prato verde, a quell’estate che non tornerà mai.

Non c’è nessuno, qui, più bello e meritevole di te.

Nessuno brillerà mai più di te.

La porta si apre. Sembra pesante, scivola all’infinito lungo le pareti del Tempio.

Aiolos sorride, è il primo ad entrare. Subito Saga lo segue.

Prima di varcare la soglia si volta un istante, guarda il tetto con la coda nell’occhio. C’è un freddo innaturale sulla sua superficie bianca. Nasconde alla luce un Cosmo oscuro e invidioso, e occhi che li guardano tutti con odio.

Odio.

È così violento, il sentimento che sente vibrare da quell’altezza…

Saga è sicuro che si tratti di Kanon.

 

L’alba deflagra con potenza sul mare e sulla costa. È abbastanza perché Saga si porti le mani davanti agli occhi, lui, che è abituato alla notte e che nel buio si muove al meglio.

Si sente agitato e disarmato. La notte appena trascorsa col Miracolo della Venuta l’ha scosso nel profondo. Ha sentito le proprie fondamenta tremare, come trema la terra quando scaglia i suoi colpi più potenti.

La piccola bambina, l’involucro di carne della divinità. L’ha vista. Le si è avvicinato mentre piangeva, appena dopo essere venuta al mondo. L’ha guardata negli occhi non appena li ha spalancati sul mondo, il mondo che le appartiene e che non conosce più nulla di lei.

Si è sentito trafitto. Trasportato distante. Dentro quel corpo bianco e rosa, così tenero che potrebbe essere spezzato dalle dita di qualsiasi comune mortale, Saga ha visto l’Universo. Qualcosa di così potente, di così sconfinato, e più profondo della notte più buia.

Era un Universo caldo di luce. Non c’era vuoto. Non c’era silenzio.

Ora che i Templi si sono accesi di nuovo…

Atene città di Atena torna sveglia e investita di sole. È ancora bianca e azzurra, l’orizzonte disperde il rosa – rosa come gli stanchi occhi del Pontefice – e lo discioglie tra un distesa turchese e le vele bianche delle navi.

Saga discende le scale con un peso sul cuore che non riesce a comprendere.

I suoi occhi così chairi.

Nella luminosità divampante di questo giorno, senza capire, si sente un po’ disciolto.

“Kanon?”

Forse è questa la sensazione che sta provando ora. Forse è colpa di Kanon. Prima di varcare la soglia del Tredicesimo Tempio e vedere la Dea Infante, Saga si è voltato verso i tetti. Ha sentito il fratello. Ha avvertito un Cosmo ostile eppure inconfondibile, blu scintillante come l’acqua del mare.

“Kanon!”

Il Tempio di Gemini è vuoto. Viene riempito solo dal sole che penetra attraverso l’ingresso e si riflette sul candore delle colonne. Perché oggi si riflette così violentemente contro l’Armatura, e lo acceca?

“Kanon, dove sei?”

Saga comincia a capire. Esce dalla propria Casa, e il peso che porta sul cuore si è fatto all’improvviso insopportabile. Può darsi, cederà. Esce dalla propria Casa in questa bella giornata di sole, e la luce colpisce il suo volto lunare, accecandolo.

Non si accorge che le stanze sono già tutte sepolte dalla sabbia.

 

Tutto quello che non ho mai potuto avere…

Kanon lancia una pietra verso il mare. Precipita in una veloce parabola e scompare tra i flutti. Sorride dentro di sé.

Kanon lancia un pugno di sabbia.

“Dove sei stato questa notte?”

“Non mi aspettavo di vederti così presto. Dovresti riposarti un po’.”

“Dove sei stato questa notte?”

Kanon non risponde. Si sposta una ciocca di capelli, stesso colore del mare, dalla faccia abbronzata.

“Dicono che la Dea sia infine tornata a vivere tra noi mortali come una graziosa bambina dagli occhi viola.”

“E’ così.”

“Saga…”

Saga si avvicina, ha bisogno di fronteggiarlo. Ha bisogno di carpire il suo sguardo, di sentirlo, di vedere che in fondo non c’è nulla dell’odio e della malvagità che ha percepito.

“Tu che l’hai guardata, dimmi. È già così grande?”

“E’ una Dea, fratello. È più grande ora di quanto noi potremmo mai sperare di essere.”

“Eppure così inerme.”

“Cosa?”

Kanon si volta e lo guarda dritto negli occhi.

Tutto quell’odio…

“Non fare quella faccia, Saga. Non dirmi che non hai pensato alla possibilità di –“

“Sta zitto.” Saga si volta, cerca di andarsene.

Una mano scura, così uguale alla sua, gli afferra il polso pallido. “Ascoltami, Saga. Devi starmi a sentire.”

“Sei blasfemo e ignobile, non ho intenzione di ascoltare le tue parole!”

“Non dire così. Lasciami terminare.”

Saga storce le labbra, rosse contro la sua pelle, cratere sulla sua faccia di luna.

“Non puoi.” Dice. “Ti proibisco di dare voce ai tuoi pensieri.”

“Mi proibisci cosa? i pensieri di chi?” Ride.

“So dove vuoi arrivare.”

“Bene,” Kanon scrolla le spalle, i suoi capelli sono come un’onda. “allora non dovresti temere niente.”

“Kanon. Desidero che tu te ne vada. Che tu parta immediatamente.”

“Sai cosa penso?”

“Mi hai capito?”

“Penso che ora il Gran Sacerdote sceglierà il suo legittimo erede. Penso che pondererà a fondo la sua decisione. Forse sono anni che ci pensa –“

“Kanon!”

“Saga, così bello da somigliare a un dio, Saga il celeste che tutti considerano il più forte e il più saggio tra gli uomini. Aiolos il luminoso, dalla pelle d’ambra e gli occhi gentili. Credi che spetti a te il trono, non è così?” Dice, accarezzandogli i capelli intessuti di notte.

“E’ già deciso. Il Kyooko a me ha insegnato –“

“Non è deciso un bel niente, Saga! Non è deciso nulla. Non è deciso che sarai tu il prossimo Pontefice. Io non lo credo. Io credo che il Kyooko affiderà il suo scettro al tuo caro, amato Aiolos.”

“Cosa dici?” Saga lo fissa con occhi sbarrati, come due finestre nel buio impenetrabile della notte, finestre sull’Universo che non vede mai la luce. È debole la sua voce, spazzata via dal rumore del mare. “Perché dovrebbe?”

“Perché dovrebbe? Non lo sai?”

“No.”

“Uccidi la Dea, Saga. È la tua unica opportunità. Ora che è una creatura debole e inerme. Uccidi la Dea e prenditi quello che ti spetta.”

Quello che non ho mai potuto avere…

“Sei un folle. Non so cosa ti sia successo. Ma sei impazzito. Quello che dici è –“

“Non ho ragione? Tu ucciderai la Dea.”

“Io non potrei mai farlo. È solo una bambina. Ed è la reincarnazione della divinità che io proteggo, e in cui credo fermamente! Kanon, sei un pazzo se pensi che potrei mai anche solo considerare l’idea di sacrificarla per… per cosa?”

“Per il potere.”

“Non mi serve questo potere!” Dice Saga. La sua voce è sempre meno tangibile, sempre più soverchiata dalle onde, una nave alla deriva. Si incrina.

“No. Allora continua a sperare. Sei un debole.”

“Sparisci. Ora. Subito.”

“Aspetterai tutta la vita seduto nel tuo Tempio fuori dal mondo, e molte persone ti passeranno accanto. Sarai felice quando dovrai prostrarti ai piedi del tuo amante, e la tua fronte lambirà l’orlo della sua preziosa tunica? Penserai alle parole del tuo sciocco fratello in quell’istante? Coverai… rabbia!”

“Stai zitto!”

“Tanti anni abbiamo trascorso insieme, e tutti li ho passati a guardarti nell’animo Saga. Ti ho visto. Ti conosco più a fondo di chiunque altro. Ti ho capito. Quello che gli altri ammirano, la maschera perfetta sul tuo volto… Io so come sei lacerato, dentro.”

“E cos’hai visto?” Domanda.

“L’angelo sul volto, il demone nel cuore.”

Cosa?”

“Tu non lo sai, Saga…”

Saga ora non parla più. Il peso che portava nel petto è diventato così opprimente, e ha sfondato una barriera. È come se si fosse rotta un diga, e tutta l’acqua precipiti follemente. Una profonda disperazione lo investe.

“Non puoi parlare così. Non tu, ti prego. Non puoi dire questo. Non puoi essere così empio! Cosa devo fare, ora?”

“Uccidi la Dea.”

“Devo ucciderti, Kanon.” Sussurra atterrito.

“Uccidi Atena. Uccidi Aiolos. Uccidi il vecchio Pontefice.”

“Devo ucciderti.”

“Prenditi quello che ti spetta.”

 

Tutto ciò che non ho mai potuto avere,

da solo me lo prenderò.

 

“Non puoi più restare qui, Kanon. Non posso lasciarti vivere dopo ciò che hai detto.”

Fa così male, il cuore di Saga. È in pezzi, è un mucchio di sabbia.

Ma deve agire secondo giustizia, lui che alla santità è stato da sempre addestrato.

“Perché?” Chiede. “Perché mi costringi a farlo?”

Alza il braccio, scure della giustizia, lo cala sul proprio gemello in nome di Atena. Una Dea bambina.

Vorrebbe morire in questo stesso istante. 

 

 

***

Oh, cominciamo ad avvicinarci alla resa dei conti. E da qui, ahimé, son dolori. Non ho altro da dichiarare, tranne che sono particolarmente stressata. Potrei non sopravvivere a questa sessione d’esame. E sicuramente non posterò prima della sua conclusione. Se non vedete aggiornamenti entro marzo, beh, mi sarò buttata nel Ticino, non lo so. Vi lascerò un recapito per leggere la fine di Blu. Perché vi voglio beneh.

 

Ringrazio as usual:

Kiki May – oh, sono un antistress! Servirebbe davvero tanto anche a me ._. Tu sei troppo entusiasta di questa fic *raccoglie complimenti com aria losca* - & titania76 – yes, hai inteso benissimo, qui la cosa è lenta e ragionata. Kanon è un demoneh è_é -. 
I love you both!!!

 

Mario (?)

 

 

   
 
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