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Autore: eleanor89    10/01/2011    5 recensioni
Seguito di Cedric's Friends e il Calice di Fuoco.
Cedric è morto: Megan ha perso una futura paterna e fraterna, Michael ha perso la sua famiglia, Georgia e Wayne hanno perso il loro migliore amico e con loro tutti gli altri hanno perso un punto di riferimento. L'unico motivo per andare avanti ora è che gli amici non reggerebbero altre perdite, che c'è ancora da vendicare Cedric, che gli Hufflepuff sono troppo leali per abbandonare Hogwarts in un momento simile. Gli amici di Cedric devono imparare a vivere senza di lui, o perlomeno a sopravvivere.
Ultimo capitolo: "«Credo che tu sia normale allora. Almeno relativamente, visto che non sei mai stata normale.»
«Neanche tu lo sei.» ribatté scocciata, guardandolo da sotto le folte ciglia scure, con gli occhi grigi asciutti nonostante parlasse di Cedric, «E neanche tuo fratello. Stamattina ha sbattuto la faccia contro il tavolo un paio di volte e poi ha maledetto Pozioni, Snape, e credo stesse per piangere.»
«Sinceramente fatico a trovare una persona normale tra noi, a parte Georgia. Rent e Jack si completano frasi e pensieri a vicenda, Sally-Anne è quella che è, per Michael non ci sono parole, Walter è l'unico fratello maggiore che senza motivo adora il minore, Stephen è ossessivo, Quill sviene per qualsiasi idiozia e quelli che sembravano normali facevano parte di un gruppo di ribelli che si esercitava in Difesa.» elencò con voce piatta, «Anche se a te e Michael non vi batte nessuno.»"
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cedric's friends.'
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Avviso: mi si è rotto il computer, fortunatamente non ho perso almeno i file riguardanti Cedric's friends, ma sto usando il fisso che è una caffettiera, perciò non so quando potrò rispondere alle recensioni, anche considerato che ho un esame. In compenso per non mollarvi una settimana intera ecco un altro capitolo.






Crisi di pianto, Mangiamorte in fuga, bagno del terzo piano e biscotti con la McGonagall.

Michael si voltò a guardare Georgia, che seguiva con gli occhi la scia di fumo che si alzava verso il cielo e non parlava.
«Se stessi davvero male non mi avresti accompagnato fuori al gelo.» le fece presente e la ragazza sobbalzò, «Cosa c'è che non va?»
«Ma niente, va tutto bene...» borbottò lei, stringendosi nel giaccone.
«Non ho fatto niente stavolta, vero?» azzardò lui preoccupato.
Georgia emise un suono a metà tra la risata e il pianto.
«No, scemo, no.»
Era vero, non poteva certo aspettarsi di cambiare del tutto quel nuovo Michael; per quanto volesse indietro quello vecchio ormai era certa che non lo avrebbe più trovato, ed era già tanto se era riuscita ad ottenere un'ammissione di affetto da parte sua e di sentirsi di nuovo chiamare “Georgie”. Con lei non faceva neppure sfuriate né commenti crudeli, quindi si doveva considerare fortunata.
«Cosa c'è allora?» sussurrò lui, gettando la sigaretta tra la neve.
«Non è niente.» ripeté lei, stoica. Non poteva parlarne con lui, non poteva parlare del timore di perdere una persona cara né nominare Cedric, non voleva ferirlo o allontanarlo più di così.
«È carino sapere che ti offendi a morte quando non ti sto appiccicato e poi quando stai palesemente male menti e non mi vuoi attorno.»
Si scambiarono un'occhiata, lui pieno di rimprovero e lei colpevole.
«Non ne voglio parlare, rovinerei la festa.»
«Ma chi se ne frega!» sbottò lui, poggiandosi contro il tronco della quercia su cui saliva sempre, «Dimmi che cos'hai.» ordinò. Aveva di nuovo assunto quell'aria fredda inarrivabile e più che mai Georgia pensò di non potergli parlare di quello che la feriva. Questo pensiero la fece sentire ancora peggio, perché Michael era sempre stato il suo confidente e migliore amico. «Ehi, non è il caso di piangere...»
«Non sto p-» Georgia si bloccò, rendendosi conto delle lacrime sul suo viso. Michael l'abbracciò subito, poggiandole una mano sui capelli. Pianse per qualche minuto, mordendosi le labbra per non singhiozzare, poi riuscì a ricomporsi con tutto il suo impegno proprio un attimo prima che gli altri uscissero.
«Ops, scusate.» rise Rent vedendoli abbracciati.
«Non essere sciocco. Ci abbracciamo sempre.» lo rimbrottò Georgia, attenta a non farsi vedere in viso.
«Rientriamo tutti assieme? È più sicuro così.» disse Susan, spostando lo sguardo da Georgia a Michael.
«Sì, dov'è Charlotte?»
«Sono qui.»
«Ci pensiamo io, Jack e Walter alla smaterializzazione.» disse Rent, «Vieni, Susie. Penso io a te.»
«Non provarci, Rent.» ridacchiò lei, salutando gli altri.
«Possiamo andare via con Jack?» sussurrò Charlotte, raggiunta la sorella.
«Sì, Jack, ci porti tu? Walter sta portando già Ernie.»
«D'accordo.»
«Jack, accompagna prima qualcun altro.» disse Michael, pilotando Georgia lontano da loro per un braccio, «Noi due dobbiamo parlare.»
«Non ho niente da dirti.» mormorò lei tenendo gli occhi bassi.
Megan li notò e si voltò verso Wayne, che sospirò.
«Se non altro saprò come usare il cellulare. Ah, ho una cosa per te.»
«Come una cosa per me? Mi hai già fatto il regalo di Natale!» protestò lei.
«Lo so. C'ero anche io.» le fece presente e lei assottigliò lo sguardo, truce, «È solo un pupazzetto da appendere al cellulare, l'ho visto con mia madre quando siamo andati in giro per Maesteg.»
Le porse un piccolo tigrotto bianco e lei sorrise, «È adorabile, grazie. Maesteg hai detto?»
«Mia madre è di Maesteg e ho passato il Natale con lei.»
«E Walter?»
«Walter era a Port Talbot con suo padre.»
Il suo tono era freddo come lei non lo aveva mai sentito; Wayne era forse poco espansivo e sicuramente tranquillo ma mai gelido come in quel momento.
«Suo padre? Non sarebbe “vostro” padre?»
«Se proprio vuoi chiamare in causa la genetica...» sbuffò lui.
«Perché ce l'hai tanto con lui?»
Wayne restò in silenzio e Megan alzò le spalle.
«D'accordo. Non sono fatti miei, immagino. Ci sentiamo presto al cellulare?»
«D'accordo.» fece per avviarsi ma si fermò e si voltò ancora a guardarla, «Stai meglio così.»
Non era sicura che si riferisse ai capelli o forse al suo atteggiamento meno depresso, ma ringraziò comunque.
«Andiamo, Jack.» lo chiamò Georgia, sbrigativa, e Michael era rimasto indietro con le mani in tasca e l'espressione seccata. Lei non gli aveva raccontato nulla.
«Ciao a tutti.» salutò Charlotte, prendendo la mano di Jack con aria adorante.
«Ciao, piccoletta!» la salutò Rent, ridendo chiassosamente come al solito e scompigliandole i capelli prima di afferrare Stephen per un braccio.
«Mi pieghi la giacca!»
«Si va! Ci si vede, gente!»
«Ciao a tutti.» salutò anche Stephen, seccato.
E sparirono tutti uno dopo l'altro. Walter salutò Sally-Anne con un cenno del capo e poi dopo un'occhiata di biasimo poggiò una mano sulla spalla del fratello e si smaterializzò con lui.
«Cos'era quella faccia?» domandò Sally-Anne.
«Penso sia per i voti di Wayne. Non sapevo andasse peggio anche lui. Beh, io ho rimediato una D in Trasfigurazione, quindi non posso proprio parlare...» sbuffò Megan.
«Cos'è quello?»
«Solo un pupazzo. Me l'ha dato Wayne.»
Sally-Anne sorrise sorniona, «Carino.»
«Strano che tu non abbia di che criticare.» considerò Megan.
«Non mi permetterei mai, è pur sempre un pegno d'amore.» replicò lei rientrando in casa.
«Un che cosa?» domandò Megan, basita, «Tu sei fuori di testa. Davvero, dev'essere l'avere troppi soldi che fa impazzire la gente.»
«Se fosse così non si spiegherebbe la pazzia di Hopkins.»
«Perché, loro non hanno soldi?»
«Vuoi scherzare? Dove vivono loro si fa praticamente la fame.»
Michael si fermò nell'atto di chiudere la porta.
«Ma che dici? Non mi sembrano proprio dei poveracci...»
«Provvedono i nonni.» spiegò lei, informata sui patrimoni altrui grazie alle chiacchiere di sua madre.
Megan e Michael si scambiarono un'occhiata.
«Questa è nuova.» mormorò la ragazza, abbassando lo sguardo sul tigrotto.

Il resto delle vacanze passò velocemente, perchè quando Sally-Anne non studiava uscivano con lei per le strade babbane, quasi volesse far dispetto ai suoi genitori e probabilmente era così, mentre quando lei studiava stavano al telefono o si allenavano nella sua palestra personale, non per la scuola ma per essere pronti nel caso succedesse ancora qualcosa.
E il giorno dopo al loro ritorno in effetti cominciò a succedere qualcosa.
Il dodici gennaio si ritrovarono come al solito sul treno per Hogwarts, e quando Georgia arrivò lasciò tutti senza parole: era dimagrita moltissimo e sembrava più triste e sciupata che mai. Non rivolse la parola a nessuno e andò a sedersi nello scompartimento con un gruppo di Ravenclaw insieme a sua sorella. Li evitò anche a cena, che si svolse immersa nelle supposizioni su cosa le stesse capitando finché Michael non sbatté il proprio calice con forza sul tavolo e li costrinse a cambiare argomento. Vedere Georgia così lo aveva reso più intrattabile di prima e i suoi compagni di stanza lo dovettero trattenere in tre perché non si scagliasse contro Nott, che aveva fatto un commento sulla sua situazione in famiglia. A quanto pareva i purosangue Slytherin conoscevano tutti i precedenti purosangue Slytherin, perché sua madre fu nominata più di una volta anche la mattina dopo a colazione, per cercare di mettere Michael nei guai sfruttando il suo caratteraccio, almeno finché non giunsero i gufi con i giornali.
«Susan, perché ti fissano tutti?» domandò Hannah, sedendosi a tavola.
«Non lo so, ho qualcosa fuori posto?» domandò lei preoccupata.
«Oh.» fece all'improvviso Sally-Anne, guardandola da sopra il proprio giornale, «Susan, credo che dovresti leggere.»
«Un'evasione di massa!» esclamò un ragazzino accanto a loro e Susan rabbrividì, presagendo il peggio.
«Leggo io.» disse Ernie, «Evasione di massa da Azkaban, il ministero teme che Black punti a radunare i vecchi Mangiamorte. Quel maledetto mostro!»
«Leggi l'articolo.» lo pregò Susan, pallida.
«Silenzio.» ringhiò Michael a due povere matricole, che lo guardarono a occhi spalancati.
«Il Ministero della Magia ha annunciato ieri in tarda serata che c'è stato un’evasione di massa da Azkaban. Parlando ai reporter nel suo ufficio privato, la Cornelius Fudge, Ministro della Magia ha confermato che dieci prigionieri di massima-sicurezza sono scappati nelle prime ore di ieri sera e che lui già ha informato il Primo Ministro Babbano della natura pericolosa di questi individui. ' Noi ci troviamo, sfortunatissimamente, nella stessa posizione di due anni e mezzo fa quando scappò l'assassino Sirius Black, ' ha detto Fudge, la notte scorsa. ' Né noi pensiamo che le due evasioni non siano correlate. Una fuga di questa portata suggerisce un aiuto esterno, e noi dobbiamo ricordare che Black, in quanto è stato la prima persona che sia mai fuggita da Azkaban, sarebbe il tipo ideale ad aiutare altri a seguire le sue orme. Noi pensiamo che, probabilmente, questi individui che includono la cugina di Black Bellatrix Lestrange, si stiano riunendo con Black come leader. Comunque, noi stiamo facendo tutto quel che possiamo per catturare i criminali, e preghiamo la comunità magica di rimanere vigile e cauta. Per nessun motivo uno qualsiasi di questi individui deve essere avvicinato.”»
«Dieci prigionieri? Fammi vedere le foto.» disse Susan. Ernie porse a lei e gli altri il giornale.
«C'è anche...» cominciò Hannah, allarmata.
«Questo è Jugson. È lui che ha ucciso zio Edgar e forse anche i miei nonni.» mormorò Susan con un filo di voce.
«Rookwood.» sussurrò Megan al suo fianco, guardando il padre dell'assassino di sua madre. Poi scorse la foto accanto “Augustus Jr.” e si sentì svenire dal terrore. Abbandonò la colazione e corse via, seguita poco dopo da Susan che aveva tutti gli occhi degli Hufflepuff puntati su di sé.
Hannah fece per seguire l'amica, si guardò attorno e notò che nessun altro sembrava preoccupato, pochi leggevano la Gazzetta del Profeta, ma i professori erano nervosi e al tavolo Gryffindor il gruppo di Harry era agitato e Neville, poco più in là, sembrava sul punto di sentirsi male e si reggeva al tavolo con entrambe le mani. Chiedendosi come mai proprio lui fosse così turbato si alzò e andò a cercare Susan.
«Questa non ci voleva...» si lamentò Justin, che aveva la pelle d'oca, «Il ritorno dei Mangiamorte... Noi nati-babbani andiamo incontro alla fine, così.»
«Di nuovo.» aggiunse Rent, tetro, «Ci mancava così poco perché Black ricevesse il Bacio, maledizione!»
«Sono cresciuto tra i babbani, che ne so...» stava dicendo un Ravenclaw di passaggio tra i loro tavoli.
«Guarda, questa ha torturato un mucchio di gente con la cruciatus e questo qui ha ucciso i Bones, quasi tutti, e questo qui era una spia. Sono tutti famosissimi, malvagi quasi quanto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato!»
«Oh, Susan diventerà popolare.» commentò Sally-Anne, cupa quanto Rent.
«E non solo lei.» Walter osservò amaramente il posto lasciato vuoto da Megan. Wayne e Stephen erano andati dietro alle amiche, come avevano fatto Hannah e forse Georgia, e la tavolata non gli era mai parsa un posto tanto desolato.

Megan non si presentò alle lezioni quel giorno, troppo spaventata. Si era chiusa in camera, incantando le tende del letto perché non potessero essere aperte, e aveva inconsapevolmente imitato Michael post-morte di Cedric. Susan invece saltò soltanto la prima e alle successive si sedette in fondo all'aula tentando di evitare sguardi e mormorii altrui.
«Mi sto innervosendo.» dichiarò Stephen durante Storia della Magia, «Susan sta per seppellirsi sotto il banco, tutti parlano di lei, Megan non si sa dove diavolo sia finita e tu si può sapere perché sei così isterico? Ogni volta che c'è un minimo rumore salti per aria.»
Quill lo guardò terrorizzato.
«Perché... potrebbero essere dappertutto. Mangiamorte, capisci?» mentì, sicuro che nessuno avrebbe mai capito che erano solo bugie, non se a dirle era il vigliacco per antonomasia.
«Non a Hogwarts, di sicuro. Ce lo vedi un Mangiamorte a Hogwarts? Non nominare Moody.»
«Anche tu sei strano. Non sei mai stato così agitato.» lo accusò l'amico, offeso.
«Beh, non so perché ma odio...» Stephen lasciò cadere la frase, voltandosi a guardare Susan che aveva spostato la treccia davanti alla spalla destra per nascondere il viso come poteva.
«... la situazione.» completò per lui Quill.
Quel Natale era stato terrificante, perché aveva colto qualche discorso da parte dei genitori. Sua madre era una spia, questo era poco ma sicuro, e di suo padre non sapeva ancora bene. Avevano ospitato McNair e tale Nott che erano andati dai giganti il mese prima, avevano anche attaccato Hagrid, che chissà cosa ci faceva lì. Non erano Mangiamorte ma erano chiaramente dalla loro parte, e se avesse aperto bocca sarebbe morto prima di arrivare ai sedici anni e non ne aveva la minima intenzione.
«Sia maledetto Sirius Black.» ringhiò a bassa voce Georgia, che ormai lo diceva spesso, seduta dietro di loro a scrivere con tanta foga da rischiare di spezzare la piuma.
Quill sapeva anche che era prevista la fuga da Azkaban e che Sirius Black non c'entrava nulla.
Anzi, Sirius Black era dalla parte dei buoni.
Del resto lui era uno dei favolosi Gryffindor, coraggioso, che come minimo in quel momento se la spassava al sicuro dal Signore Oscuro ben lontano da lì, perché mai avrebbe dovuto sentirsi in colpa nel convenire su quanto fosse mostruoso? Era lui, Quill, quello che rischiava la pelle, non Sirius Black, era lui che non poteva opporsi alla propria famiglia, non Sirius Black.
«Maledetto.» approvò a voce bassa e Stephen annuì.

«Le hanno sterminato mezza famiglia.»
«Poverina, sarà terrorizzata...»
«Anche la sua compagna di camera, Megan Jones, è spaventata a morte.»
«Anche a lei hanno ucciso qualcuno?»
«Non lo so! Credo proprio di sì! Ti ricordi com'era prima?»
«Poverette, loro erano anche amiche di Cedric, gliene succede una dopo l'altra...»
Susan diede un colpo un po' troppo forte al telescopio, che rischiò di volare giù dalla torre e fu prontamente bloccato da Hannah.
«Lascia che guardi io.» la supplicò l'amica, mentre la professoressa rimproverava le Ravenclaw che non riuscivano a smettere di parlare.
«Mi sento come se fossi un animale da esposizione.» ringhiò Susan, urtando involontariamente Sally-Anne.
«Quanto sei goffa...» commentò lei distrattamente, tornando alla sua cartina. Susan le scoccò un'occhiataccia, tornando al proprio lavoro con mani tremanti e la fronte aggrottata.
«Megan e Georgia dove sono?» mormorò Justin, senza distogliere lo sguardo dal cielo stellato.
«Saranno chiuse in camera. Penso seguirò l'esempio di Megan se continua così.» sbottò lei, infastidita.
«Senti com'è nervosa! Te l'avevo detto!» sussurrò una ragazza alle sue spalle.
«E basta!» esplose, con enorme sorpresa di tutti, Hannah, «Siete voi che la innervosite! Pensate a fissare le stelle e ai fattacci vostri, pettegole!»
«Signorina Abbott! Cinque punti in meno a Hufflepuff! Le sembra il modo?»
«Scusi, professoressa...» borbottò scocciata.
«Meno male che domani non abbiamo lezioni, penso che avrebbero reso isterico persino me.» ammise Stephen, segnando qualcosa sulla sua cartina. Accanto a lui Quill ciondolava dal sonno.
«Sta lavorando per due, signor Cornfoot? Ammirevole.» commentò Ernie, porgendo senza farsi vedere un pacchetto di caramelle a Susan, «Prendine, dai. E non pensare a loro.»
«Grazie, ragazzi.»

«Che cosa diavolo c'è di sbagliato in te? Ti rendi conto che se ti succedesse qualcosa... Dio, non ci voglio neppure pensare, ma se ti succedesse qualcosa ci spedirebbero da nostro zio? Ti sembra una persona a cui affideresti una bambina di undici anni e me? Io non sono ancora maggiorenne!»
«Georgia, posso anche aspettare un anno, è uguale, non cambierà il fatto che Charlotte passa dieci mesi a Hogwarts e soltanto due a casa e che non vi accorgerete neppure della mia assenza nel frattempo!»
«Ma saprò che sei là fuori, magari in pericolo, magari morto come mamma e papà!»
«Potrei morire anche stando in un ufficio, basterebbe una bomba, una malattia, un incidente! Merda, non lo capisci che non ce la faccio più a restare con le mani in mano? Non posso vivere in questo modo solo perchè sei paranoica!»
«Paranoica? Paranoica? Come puoi dire una cosa simile? E cosa fai di tanto terribile? Neanche fossi un delinquente! Cosa dovrebbero dire quelli che un lavoro neanche ce l'hanno?»
«Ma cosa c'entra!»
«C'entra! Oh, come si vede che sei uno stramaledetto Gryffindor, sempre in cerca dell'avventura, non importa cosa sacrifichi per ottenerla! Non ti importa neppure di me, di come starò senza di te!»
«Non mi importa di te? Sono anni che bado a te e a nostra sorella, come ti permetti anche solo di pensare una cosa simile? Cosa vuoi che faccia, che butti i miei sogni al diavolo perché così tu sarai felice? Ti ricordo che io mamma e papà li conoscevo molto meglio di te, ci ho sofferto anche io, ma non per questo sono così appiccicato a te o agli altri!»
«Vuoi dire che io ero più piccola e quindi ho sofferto meno, e comunque tu sei rimasto lo stesso di sempre mentre io sono un'esagerata senza ragione?»
«Sì! Cioè, no, non è che tu abbia sofferto meno... Aspetta! Lasciami spiegare! Georgia!»
Georgia si premette le dita sugli occhi chiusi, cercando di scacciare i capogiri. Forse poteva andare a cercare Wayne e chiedergli la strada per le cucine, per evitare di svenire in giro. Aveva intenzione di ricominciare a mangiare come prima, di studiare e di cercare di essere il più normale come possibile, non voleva certo imitare Megan.
Guardò poi il letto dell'amica, con le sue tende tirate, e si chiese cosa stesse facendo l'altra là dentro: Wayne non le aveva potuto parlare, non poteva entrare nei dormitori femminili neanche volendo, e lei non aveva le forze per chiederle e provare ad aiutarla.
Poi all'improvviso Megan strillò e Georgia si tuffò sul suo letto.
«Megan! Che succede?»
«Io... Oh, scusa...» farfugliò la ragazza, liberandosi dalle coperte. I suoi occhi sgranati sondarono il viso dell'amica e lentamente sembrò calmarsi, «Un maledetto incubo... Come temevo, sono tornati. Dovrò andare in infermeria e chiedere di nuovo una pozione per non sognare.»
Georgia esitò, «Beh, almeno non stai piangendo. È un progresso.»
Megan si sfiorò le guance con le mani, constatando che era vero.
«Sì, si vede che il terrore sembra sufficiente al mio cervello masochista. Tu però non sembri conciata meglio.» notò, spostando i piedi a terra per potersi alzare e fissandola ancora, «Si può sapere che diavolo hai? Non stavi così neppure quest'estate.»
«Tu non mi hai vista abbastanza quest'estate e comunque non ne voglio parlare, non è importante. Tu e Michael dovete pensare a voi.»
«Cosa c'entra Michael?»
«Anche lui mi assilla per sapere cos'ho. Lasciatemi perdere, mi passerà.» tagliò corto lei, porgendole una mano, «Ti serve aiuto?»
«No, tranquilla. Metto la vestaglia e vado da Madama Pomfrey. Sarà entusiasta di rivedermi.» commentò esasperata, e Georgia notò che le mani con cui allacciava la vestaglia tremavano visibilmente.
«Hai sognato tua madre?»
«Sogno Rookwood. È meraviglioso, i mollicci davanti a me hanno una scelta vastissima. A cominciare dalle api per finire nei dissennatori e in assassini.»
«Dissennatori?» domandò Susan, che rientrava in quel momento con Sally-Anne e Hannah.
«L'ultima forma che credo assumerebbe il mio molliccio. Sarebbe comodo saper usare i patronus...» spiegò lei.
«Harry Potter sa usare i patronus, ne ha usato uno anche quest'estate, me l'ha detto mia zia Amelia, lei lo ha processato.» raccontò loro Susan, lieta di distrarsi finalmente dalle chiacchiere altrui.
«Cosa, cosa?» fece Georgia, incredula. Megan tornò a sedersi a letto, spostando indietro i capelli e accomodandosi per ascoltare al meglio. Susan raccontò loro che Potter aveva rischiato l'espulsione per aver evocato un patronus, dicendo poi di essere stato attaccato da due Dissennatori. Il preside stesso era intervenuto a difenderlo e il ministero aveva successivamente messo a tacere la questione.
«Che forma ha?» domandò Sally-Anne.
«Non lo so...»
«Quanto mi piacerebbe saperli evocare...» mormorò Megan.
«Magari quest'estate sarò in grado di insegnartelo.»
«Giusto.» approvò Hannah.
«Davvero? Grazie alla Umbridge?» domandò Georgia sarcastica. Susan e Hannah risero.
«No, è una storia lunga...»
«Beh, se ne sarete in grado sapete dove abito.» disse Megan, sbadigliando, «Ma che ci facevano dei Dissennatori in giro?»
«Non ne ho idea.» ammise Susan, «Zia Amelia dice che sta andando storto qualcosa di grosso.»
«Proprio quello che ci voleva.» commentò Hannah.
«C'entrerà con... Tu-Sai-Chi?» azzardò Megan, senza guardare in viso nessuna, «Con quello che ha detto Potter? Con Cedric?» la sua voce finì in un bisbiglio ma nel silenzio della stanza la sentirono ugualmente.
«Perfetto, passerò la notte in bianco.» si lamentò Sally-Anne.
«Megan, Georgia, domani avete intenzione di tornare a lezione?» chiese Susan a voce bassa.
«Sì, sono mancata abbastanza.» rispose Georgia con aria infelice. Megan si ritrovò ad annuire di malavoglia.
«Vedrete che le chiacchiere finiranno in fretta.» mormorò Hannah, rivolta soprattutto a Susan.
Ma le chiacchiere non accennarono a diminuire nei giorni successivi, e tra i compiti che aumentavano e i nervi a fior di pelle di Susan tutte le ragazze cominciarono a dar segni di squilibrio, come Hannah che di tanto in tanto distruggeva le pergamene su cui stava scrivendo i compiti perchè insoddisfatta, o Georgia che ogni tanto saltava i pasti per un giorno intero, o Megan che si addormentava durante le lezioni perchè stanca dopo le nottate in bianco per via degli incubi, dato che non poteva sempre prendere la pozione per non assuefarsene.
«Signorina Jones, si svegli!» chiamò la professoressa McGonagall, «Cinque punti in meno a Hufflepuff e una settimana di punizione! Conferirò con la sua capocasa, non è possibile che si addormenti di continuo! Non segue e non riesce neppure a compiere gli incantesimi più basilari!»
Megan incassò la successiva sgridata senza battere ciglio, confortata dagli sguardi pieni di simpatia delle compagne. All'uscita dall'aula la professoressa si mantenne a qualche passo di distanza da lei, forse indecisa se fermarla per parlarle, e così beccò in pieno Michael che fumava vicino al bagno di Mirtilla Malcontenta dove lei voleva rifugiarsi.
«Signor Stebbins!» strillò allibita, «Fumare per i corridoi! Quindici punti in meno a Hufflepuff! Ora scriverò una nota alla professoressa Sprout!»
«Faccia pure.» replicò Michael, facendo spallucce.
La professoressa McGonagall lo fissò per un lungo momento e Megan pensò che fosse spacciato, poi incredibilmente il suo cipiglio austero si sciolse in un'espressione dispiaciuta.
«Signor Stebbins, venga con me.»
Michael, chiaramente preso in contropiede, guardò Megan e poi la seguì, dimenticando anche la sigaretta in mano.
Megan proseguì per il bagno di Mirtilla, entrando e cercando la fantasma.
«Mirtilla? Sei qui?»
«No.» rispose lei, da dietro la porta di uno dei gabinetti.
«Che succede?» si stupì lei.
«Oh, non succede mai niente qui!» rispose la fantasma, irritata, «Dalla noiosa Mirtilla! Per questo ci si dimentica di andarla a trovare!»
«Oh. Mirtilla, mi dispiace...» cominciò, sentendosi davvero in colpa, «Sono stata davvero, davvero male. Ero praticamente sul punto di raggiungerti.»
La faccia di Mirtilla fece capolino dalla porta chiusa, con gli occhi assottigliati pieni di sospetto.
«Davvero?»
«Sì. Sai di Cedric, vero?» domandò, rendendosi conto che diventava più facile pronunciarne il nome.
«Sì, che peccato, era così carino! Sarebbe potuto restare a Hogwarts anche lui, con me, invece...» Mirtilla sospirò.
Megan per un momento immaginò Cedric come fantasma, e non seppe se dispiacersi o essere felice che fosse andato oltre, invece che restare bloccato in questo mondo.
«Ti devo raccontare un mucchio di cose...» cominciò tristemente, sedendosi per terra.

Michael si sedette a disagio davanti alla professoressa McGonagall, incrociando le braccia e mettendo su un broncio infastidito. Con quei ciuffi castani spettinati ad arte e l'espressione ribelle e colpevole al tempo stesso, per un attimo la donna pensò di trovarsi davanti alla reincarnazione di Potter unita al fantasma del giovane Sirius, quel teppistello sorridente che ormai era sparito sotto un oceano di dolore.
Si schiarì la gola, tentando di non lasciarsi cogliere dai ricordi amari. Del resto in un certo senso c'era molto di Sirius in quel ragazzo, c'erano gli stessi sentimenti di chi aveva perso un amico e fratello, sebbene nel caso del primo la situazione fosse complicata dal tradimento di un altro amico e dagli anni di sensi di colpa ad Azkaban.
«Michael.»
Gli occhi del ragazzo saettarono dalla scrivania a lei, sconcertati. Non l'aveva mai chiamato per nome, del resto, per quanto bravo in Trasfigurazione non si poteva dire che fosse tra i suoi studenti migliori, soprattutto a causa dell'atteggiamento arrogante.
Se era stato discolo da bambino era poi diventato un tormento, esattamente come a Gryffindor prima di lui lo erano stati i Prewett, Potter e Black, ora i gemelli Weasley, e una decina di anni prima quel Runcorn col suo amico Ravenclaw, ma per quanto riguardava Michael la sua attitudine a cercare guai quell'anno era cambiata, e più di una volta l'aveva spedito fuori dalla classe perchè impegnato ad attaccar briga coi compagni Slytherin con cui sfortunatamente condivideva le sue lezioni o a non fare palesemente nulla.
«Prendi un biscotto.» offrì, come aveva fatto non troppo tempo prima con Harry.
«Grazie.» borbottò lui, che non aveva evidentemente perso le buone maniere sotto i modi di fare bruschi. Non con lei almeno, a quanto ne sapeva la Umbridge lo aveva segnato nel libro nero poco sotto Harry.
«Cosa intendi fare quest'anno, Michael? Perchè di certo la promozione non è nei tuoi primi interessi.» domandò pacatamente l'insegnante. Michael inghiottì con tutta calma il suo biscotto.
«Sinceramente? Punto alla bocciatura. Ho delle cose da fare qui a scuola.» rispose Michael, tornando a incrociare le braccia.
«Mi hanno riferito che sei passato molto spesso a prendere la signorina Runcorn dopo le lezioni...»
«Georgia non c'entra niente. Non sa neppure che ho la media del Deludente.» tagliò corto lui. Lei si accigliò.
«La professoressa Sprout me ne aveva parlato, ma speravo che almeno nelle altre materie fossi un po' più... Ma dimmi, cosa intendi fare dopo Hogwarts? Ricordo che volevi avviare una carriera come creatore di incantesimi, ma suppongo che anche quella non sia più una tua priorità.»
«In effetti non me ne importa più nulla. Potrei anche fare qualche lavoro babbano per quello che me ne importa.»
«Michael,» la professoressa si sporse verso di lui, preoccupata, «Capisco. Non credere che non sia così. E conosco una persona che è nella tua identica situazione, se non peggiore, perciò temo di sapere cosa ti passi per la testa. Ma la tua vita non è finita e sarebbe terribile gettare una fortuna simile, anche se tu ora non la vedi tale. Non trasformarti in un fantasma, non precluderti un futuro tu che puoi averlo, perchè altrimenti quando sarà troppo tardi te ne pentirai e non potrai far nulla per cambiare le cose. Io e te non siamo mai stati particolarmente felici di trovarci nella stessa aula, sebbene io non possa dire di non aver ricevuto maggior rispetto del professor Snape o della professoressa Umbridge,» a quest'ultimo nome entrambi fecero una smorfia di disgusto, «Ma devo ammettere che tu sei uno dei miei migliori studenti, sei sempre stato brillante nella mia materia, e il professor Vitious pensa lo stesso. Non sprecare tutto questo.»
Michael fece schioccare la lingua, aprendo la bocca per parlare ma restando in silenzio qualche secondo.
«Professoressa, io la ringrazio per l'interesse. Se ha avuto la sensazione che la rispettassi più di quanto facessi con gli altri professori è perchè è vero, la stimo moltissimo. Ma purtroppo credo che sia già troppo tardi, non è solo questione di non volermi comportare male ormai, ma è che sono incapace di ritrovare la felicità di prima e non vedo l'utilità di sforzarmi se poi non mi sento meglio. E per quanto riguarda le materie anche volendo non riuscirei a recuperare entro i M.A.G.O. perchè non ho neppure mai ascoltato le lezioni. Questo discorso cercherò di ricordarmelo l'anno prossimo magari.» concesse riluttante, «Ma quest'anno credo che mi limiterò a tentare di non farla pentire di non avermi espulso oggi.»
«Il problema è che se continui a pestare la coda alla Umbridge non potrò fare nulla per impedire conseguenze serie, dato che non posso oppormi al suo volere.» sussurrò la professoressa, guardandosi attorno per un momento come aspettandosi che la donna sbucasse da un angolo della stanza, «Perciò ti prego di moderare il tuo comportamento, perché le cose sono già difficili per tutti noi senza ulteriori problemi. Il tuo rendimento è solo affar tuo, ma se si venisse a conoscenza della rissa di ieri...»
Michael la guardò stupefatto.
«Pomona mi ha riferito di averti visto e parlato a questo proposito e la professoressa Umbridge non ne verrà a conoscenza, tranquillo. Ma non voglio mai più che si ripeta una situazione simile, parlo sia della rissa che delle sigarette. Non starò qui a ripeterti ciò che la tua capocasa ti ha detto, ma sappi che per quanto io ti capisca non ammetterò altri comportamenti simili, a costo di far intervenire il preside e trovare una punizione seria.»
«Capito.» disse lui, accigliato quanto lei, «Cercherò di controllarmi. Se non c'è altro però dovrei andare, Incantesimi è una delle poche lezioni che ancora seguo.»
«Bene, allora vai. Mi raccomando, Michael.»
Lui si alzò, ma esitò prima di andarsene. L'insegnante lo guardò perplessa.
«Io... Quella persona che è nella mia stessa situazione ha seguito il suo consiglio? Voglio dire... è riuscita a uscirne?»
Lei pensò a Sirius e all'ultima volta che l'aveva visto all'Ordine. Alle ultime parole che si erano scambiati.
«È successo molto altro nel frattempo, che ha peggiorato la situazione...» cominciò lentamente, e poi gli sovvenne la sua espressione al sentir parlare del figlioccio, «Ma potrebbe ancora farcela, in qualche modo, se solo non si ostinasse a stare male volontariamente come se servisse a riportarli in vita, come se non meritasse di essergli sopravvissuto.» e se la sfortuna non si accanisse su di lui portandogli via la libertà e la possibilità di avere una famiglia alla luce del sole.
«Riportarli? Era più di un amico?» domandò Michael, cupo.
«Erano il suo migliore amico e la moglie del suo migliore amico, la sua famiglia. Avevano ventun'anni.» una punta di dolore al ricordo di James e Lily, così pieni di vita, e a Sirius senza di loro, ad Azkaban. Remus poi, povero ragazzo... uomo, ormai.
«Wow.» commentò Michael, schifato, «La vita è meravigliosa.»
«Lo è, Michael. Se si è fortunati. E anche se non lo si è si deve sempre cercare di renderla tale ed essere felici per ciò che abbiamo... o che ci è rimasto. Credo che la signorina Runcorn abbia bisogno di tutto il tuo supporto, è da settimane che non sta bene e si vede. Non pensi che sia un motivo valido per darti una possibilità e andare avanti?» il suo tono si era fatto sorprendentemente più dolce, come non lo aveva mai sentito, e Michael fremette.
Era un motivo valido per qualsiasi cosa, la sua Georgia.
Se solo gli avesse spiegato perchè stava male invece che chiudersi in se stessa, proprio lei.
«Arrivederci, professoressa.»
«Ci vediamo a lezione.»

Stephen si svegliò di soprassalto quando il grosso telefono babbano cominciò a vibrare sul comodino. Risposte alla chiamata con un assonnato “Sì?”
«Stephen...» singhiozzò Susan.
«Cosa è successo?» domandò lui, immediatamente lucido e spaventato.
«Oh, Stephen...»
«Susie, cosa c'è? Stai bene?» domandò Stephen, guardandosi attorno; era solo in camera.
«Come ha potuto farlo?»
«Chi? Cosa...?»
«Ci ha traditi tutti... tutti...»
Stephen abbassò lo sguardo, cercando di raccogliere le idee e capire di cosa parlasse.
«L'ha ucciso... ci ha traditi...»
«Chi?» domandò lui a voce più alta, «Suze, chi? Chi è morto?»
«Cornfoot!»
Stephen si svegliò di soprassalto, sobbalzando nella poltrona, e un libro gli cadde dalle gambe. Zachiarias Smith lo stava scuotendo per una spalla.
«Cornfoot, sveglia! È quasi ora di andare a lezione.» lo avvisò Smith.
«Ah, grazie.» rispose lui, e quando Smith si voltò si passò una mano sulla spalla. Raccolse il libro, ci soffiò sopra e se lo mise sotto braccio.
«Sapevo che alla fine non saresti tornato in camera.» commentò Wayne di passaggio, «Te l'ho detto di lasciar perdere...»
«Dovevo tentare di finire il capitolo.» fece spallucce lui.
Quill, Susan e Hannah si avvicinarono a loro.
«Ti sei di nuovo addormentato in sala comune, Step?» domandò Susan, divertita.
«Non andiamo a lezione assieme?» domandò Quill ansiosamente.
«Non ti mangia nessuno, Quill. Ti proteggo io.» scherzò Hannah.
«Vi raggiungo.» disse Stephen, soffermandosi su Susan.
«Cosa c'è?» domandò lei.
«Credo di averti sognata.» osservò Stephen, perplesso. Susan arrossì leggermente.
«Sì? Probabilmente perché la gente non fa che parlare di me in questo periodo.»
«E perché ci sentivamo spesso anche durante le vacanze.» confermò lui, ricordando che c'entrava una telefonata; del resto avevano passato molte notti al telefono a chiacchierare.
Li salutò e si avviò in dormitorio per cambiarsi in fretta. Per un momento si aspettò di vedere il cellulare nel comodino, poi si diede dell'idiota perché a Hogwarts ovviamente la tecnologia babbana non funzionava. Scosse la testa, e si scordò velocemente del sogno.




Qualche immagine per voi:
Wayne nervoso:
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs1373.snc4/164548_124846814247311_100001659807499_171637_6823090_n.jpg
Jack:
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash2/hs045.ash2/35592_124813374250655_100001659807499_171286_6615994_n.jpg
Rent:
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs085.snc4/35592_124813370917322_100001659807499_171285_8094284_n.jpg
Cedric:
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash1/hs739.ash1/163168_122554441143215_100001659807499_153886_1295876_n.jpg
E questa mi era stata richiesta:
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs009.snc4/33788_148868998497783_100001240500692_307041_6874980_n.jpg





   
 
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