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Autore: Astrid 5E    10/01/2011    0 recensioni
Premessa: questo primo capitolo non centra molto con il capitolo seguente, ma introduce un'altra parte che si aggiungerà in seguito. Per il momento immergiamoci, nel vero senso della parola nell'avventura di questo ragazzino che si trova in mezzo al mare, inerme. Buona lettura! Spero piaccia a tutti!
Genere: Comico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Bene! Senza ulteriori indugi diamo inizio al capitolo nove! (tanto lo avete già capito che sono pigra! XP)
Buona lettura a tutti!
 
 
La biblioteca di solito è un posto dove  si va per saperne di più su qualcosa di cui non si sa molto. Bene.
<< Ma che diavolo c’è scritto? >>
<< Non lo so, Hikaru, non riesco a capire neanche io! >>
<< Keichi, insomma! >>
Il ragazzo si volta.
<< Parli tu, Ryan! Il libro che stai “leggendo” >> e dicendo questo avvicina le mani alla testa e fa il segno delle virgolette con due dita << è al contrario >> .
Il biondino arrossisce un po’ e abbassa la testa. A Hikaru scappa una risata fragorosa.
<< Shhhht! >> . Quelle poche persone presenti in biblioteca, li richiamano all’ordine.
<< Ops! >> sussurra Hevil, appena apparsa da dietro uno scaffale con un altro libro impolverato.
<< Ragazzi .. che .. che cosa state facendo? >> chiede poi, timida.
Hikaru sbuffa.
<< Non lo vedi? Cerchiamo di decifrare le scartoffie che ci porti in continuazione! Possibile che tu non riesca a trovare nemmeno un fumetto?! >> .
Un’altra occhiataccia comune colpisce i nostri protagonisti.
Keichi rabbrividisce. Poi mette una mano davanti alla bocca dell’angelo e si gira a chiedere scusa, mentre quegli altri, pian piano ritornano ai loro libri.
<< La vuoi smettere di urlare? >> sussurra a Hikaru. Quella non risponde; sbuffa e gira la testa, tutta rossa.
Hevil, assistendo alla scena, posa il libro che ha in mano su di un tavolo. Dal volume esce una nuvola di polvere.
<< Etcì! >> fa debolmente la diavoletta, cercando di non far rumore.
<< Ok, ragazzi, impegniamoci! >> esorta alla concentrazione, il ragazzo dagli occhi verdi << Dobbiamo capire cosa sta succedendo qui! >>
<< Eh, è una parola >> risponde l’angioletto, reggendo con la punta delle dita un lembo di foglio, schifata dalla polvere.
<< Chi ci capisce qualcosa, qui? >> .
Silenzio totale.
<< Mmm … >> . Ryan si avvicina ad un libro aperto poggiando la mano sinistra sul mento. Rimane a fissare il “mattone” per un po’ di tempo, con gli occhi degli altri puntati speranzosi su di lui.
Il biondino socchiude gli occhi, concentrato.
<< No, non ci capisco niente! >> fa poi agli altri alzando le spalle e scuotendo la testa.
<< Oh, ma insomma! >> . Hikaru gli svolazza intorno, irritata.
<< Uff, qui ci vorrebbe Candy Ly; magari, lei, che ha vissuto su quell’antica isola, se ne intenderà di scrittura magica vecchia di secoli >>  borbotta Keichi, come se stesse parlando fra sé e sé.
Già, ma Candy Ly non c’è ed è inutile pensarci su, ora.
 
Intanto …
I passi rimbombano tra le pareti levigate. Il respiro si fa irregolare.
Non si erano mai incontrati là. La sua identità doveva rimanere segreta.
Ma in questo momento si trova lì, dove potrebbe essere a rischio tutto il suo piano.
<< È un piacere vederti >> . Una voce prende alla sprovvista la nostra ombra.
<< S … sì, lo è anche per me >> .
<< Allora, come sta andando? Avevi detto che te ne occupavi tu >>
<<  Sì, sì, uno del mio team ha recuperato un frammento … sarà il prossimo che … >>
<< Mi auguro che questa volta vada meglio >>
<< S … sì, certo, farò il possibile, ma … >> . I respiri irregolari vengono amplificati dall’eco.
<< No, no, non preoccuparti, non lo dico per rimproverarti >> . L a voce si fa più dolce.
<< È per la tua sicurezza; potrebbero scoprirti, se vai avanti con questo andazzo >> continua poi.
<< Sì, lo so >> . L’ombra sembra più sicura.
<< Allora, tutto deciso? >>
<< Sì, ok, farò come dici, mi organizzerò meglio >> .
L’ombra della voce sogghigna.
<< Bene; ricorda: tutto questo è per il nostro bene >> . Anche la nostra ombra sorride.
<< Vero >> . Nell’oscurità brilla uno strano ciondolo argenteo.
 
Da un’altra parte …
 
Hikaru fissa la carta geografica scritta a mano.
<< Mmmh … >> .
A quel suono, tutti si voltano, come con il biondino, speranzosi di una soluzione.
Come andrà, stavolta? Staremo a vedere ….
<< Ragazzi! Che strano … >> . Gli sguardi si accendono.
<< Che cosa, Hikaru? >> chiede Keichi.
<<  Se ci pensate … >>
<< Sì … ? >> continua Ryan.
<< Questo libro qui … >>
<< Continua, continua >> esorta insicuramente  Hevil.
<< Ma sì! Questo è un fumetto! >> afferma orgogliosa l’angelo, tirando fuori, da sotto la cartina, un vecchio fumetto di chi sa quanti anni fa.
Ecco, lo sapevo io che altro non ci potevamo aspettare!
Il silenzio più totale e demoralizzante invade i nostri protagonisti che fissano la cartina che, oscillando di qua e di la, pian piano cade a terra, inerme.
<< Hi … Hikaru, ti spiace? >> chiede debolmente Hevil.
<< Cosa, mostriciattolo? >>
<< Ecco … quel libro … >> .
L’angelo la guarda male, allargando le pupille e, stringendo forte fra le mani un lembo del foglio che stava leggendo, le urla: << Ah, no! Io il mio fumetto non te lo do mica! Trovatene un altro, tu, che prendi sempre le cose altrui! >> .
Hevil sentì come una pizzico di gelosia e di disprezzo nelle parole dell’angelo, ma non ci fece caso.
<< No Hikaru, non quello … il libro che ti sta accanto, quello polveroso da dove è uscita la cartina >> continua poi, indicando il libro con il piccolo indice.
Hikaru, si volta sospettosa verso il punto indicato dalla diavoletta e si ritrova davanti un libro monolite, enorme, aperto a metà che da l’impressione di essere antico e strapieno di polvere soltanto a vederlo.
L’angelo deglutisce forzatamente, alla vista di quel “coso”.
<< Ok … vuoi quello … >> incomincia, alzandosi in volo per capire meglio le dimensioni effettive di quel libro; dal basso e a pochi centimetri di distanza, infatti, per l’angelo il “mattone” sembrava ancora più grosso.
<< Ma come diavolo pensi che possa portartelo! (ammesso che io te lo voglia portare) >> continua poi, rossa di rabbia, rivolta a quell’altra che, spaventata, si nasconde dietro la mantella di Keichi.
Il ragazzo, dal canto suo, scuote la testa. Si avvicina al grosso libro trascinando con sé anche Hikaru, prendendola per le ali.
<< Ahia! Mi fai male! Lasciami! >> .
I tre avvicinano le teste a quelle pagine.
<< Allora, è questo il libro, no? >> chiede Keichi a Hevil.
<< S … sì >>
<< E cosa volevi vedere, qua sopra? >>
<< B … beh, Keichi, non vorrei essere indiscreta, ma … >> la diavoletta esita e si attorciglia con un dito una ciocca di capelli, rossi come il fuoco << Ho notato, anzi … penso lo abbiano notato tutti, che da quando siamo andati su quell’isola … beh, quelle persone hanno iniziato ad attaccarci proprio da quando siamo andati lì! >> finisce tutto d’un fiato, Hevil, a cui questi discorsi non piacciono affatto.
Keichi la fissa, attento.
<< Continua >> .
<< Sì, no, ecco, e quindi, non ti arrabbiare, pensavo che tutto questo venisse dal fatto che tu sei correlato con quell’isola >> .
<< Sì, ci avevo pensato anche io >> .
<< Ecco, quindi, avendo letto di sfuggita il titolo del libro … pensavo … >>
Hikaru tiene le braccia conserte e sbuffa. Non è da Hevil parlare così tanto. E a lei, che il mostriciattolo faccia qualcosa di decente, proprio non le va giù!
<< Basta, Hevil! Con tutti questi giri di parole! >> le dice, quindi, alla fine, indicandola con la mano << Come si chiama, questo libro? >>
Il diavolo esita un po’.
<< … Racconti di Heartland >> .
Keichi sussulta per un attimo e Ryan, accovacciato poco distante, intento a cercare un altro fumetto su di uno scaffale, si volta verso quei tre.
<< Uao >> .
 È l’unica cosa che riesce a dire. Uao. Hanno trovato il libro che spiega il passato del suo regno e lui riesce a dire solo uao.
Keichi si volta verso il libro e ne tocca una pagina. Ne prende un lembo. La gira. Gli occhi si muovono velocemente e non si fermano. Cercano le origini del suo regno. Le “origini del suo regno”.
Non ne trovano, di origini, ma del regno dei suoi genitori ne parla e il ragazzo si sofferma a leggere questi testi …
Si narra che nel periodo in cui regnavano due persone impure che, rivoltato tutte le carte e stupito l’intera popolazione, avevano creato una nuova era piena di sconvolgimenti, nell’isola, nonché quartier generale del vasto reame di “Heartland” la gente vivesse in pace poiché protetta da entrambi i regni sacri, fino ad allora discordi fra loro.
Grazie alla straordinaria potenza del loro amore i due sovrani, re e regina, diavolo e fata, avevano ricreato la ormai sperata per troppo tempo “pace”,  troppo lontana da ricordare, nella quale, è vero, non si intende che tutti vivano con il sorriso stampato in faccia, ma in cui non ci sia nessun principio di guerra.”
Più o meno il libro recita così (adesso scusatemi, se le parole non sono proprio quelle, ma che ci volete fare! L’età a volte fa brutti scherzi J) e i ragazzi lo leggono, muti, circondati dal silenzio tombale della biblioteca.
Qui, insomma, nell’ “isola della tranquillità”- soprannome attribuito all’isola prima della catastrofe- nacque dopo pochi anni di regno, il figlio dei sovrani che, venuto al mondo dall’unione delle due entità che da sempre erano in competizione, si pensava possedesse un potere unico nel suo genere. E difatti, così era, ma non dal principio.
Il bambino inizialmente, di cui si sa poco e niente –solo che sia nato sull’isola -,infatti,  era come un neonato comune e i genitori, per certi versi, ne risultarono sollevati. Però temendo che, venendo a sapere la verità, eventuali usurpatori potessero uccidere il principe e ottenere quindi il regno attualmente più fiorente, il re e la regina, decisero di conservare ognuno il proprio potere spirituale, in modo da consegnarlo poi al figlio, divenuto abbastanza grande da salire al trono.
Così fecero e li nascosero, ognuno il suo. Ma c’era qualcuno nell’ombra che tramava alle loro spalle. Qualcuno, ahimè, a loro molto più vicino di quanto potessero immaginare.
Il consigliere del re, il cui vero nome è tutt’ora sconosciuto, fin dall’inizio della sua carriera, aveva cercato di usurpare il trono ai regnanti e di uccidere il principe, considerato un inutile intralcio.
Di conseguenza, quando sentì, per puro caso, il re e la regina discutere dei loro poteri, si mise alla ricerca dei nascondigli, senza badare a non essere scoperto.
Il fato volle, quindi,  che un giovane fattorino, sentendo i piani del consigliere, andò ad avvisare i regnanti che, quel giorno stesso l’uomo stava arrivando nella sala principale – nella quale si trovavano i troni e la culla del principe- dove si sarebbe impossessato del potere supremo.
Allarmati, i genitori, liberarono i loro poteri dal nascondiglio e, per errore, li passarono entrambi nel  corpo del principe, rendendoli parte del suo stesso corpo.
Il consigliere così fu messo in contropiede, ma ormai, essendo stato scoperto e in collera per essere stato ingannato, non si curò più di continuare a mentire e si avventò contro il principino.
Prontamente, il re e la regina, riuscirono a fermarlo e, convinti di averlo fermato per sempre, fecero tornare di nuovo la pace sull’isola.
Ma non tardò molto tempo che il consigliere si fece di nuovo avanti, con una gilda al seguito. I regnanti, per difendere l’intera isola furono costretti a far intervenire anche la gilda reale e le conseguenze di questa guerra furono devastanti, per “l’isola della tranquillità” che perse per sempre questo soprannome.
La sede reale fu spostata in un luogo lontano, dopo la sconfitta del consigliere, che stavolta sembrò definitiva, ma i ricordi di quella guerra rimasero per sempre incisi nella pietra blu e su ogni parte dell’isola, con i suoi solchi nel terreno e la bocca del vulcano, scheggiata in un punto.
                                                                                                    Cancelliere della regina,   R. M.
Chi sia quella persona e come mai sappia tutte quelle cose, Keichi neanche se lo chiede; l’unica cosa che ricorda in questo momento sono i poteri dei genitori e alla stranezza della vicenda.
Senza che  accorgersene gli ronzano in testa una serie di immagini: il consigliere malvagio, che non aveva incontrato mai, che si avventava contro la culla e suo padre che, prontamente lo gettava contro una parete, chilometri di distanza; la madre che svolazzando dolcemente a pochi centimetri da terra gli trasferiva il suo candido potere, sorridendo al suo piccolo; la gilda malvagia, un gruppo di maghi circondati da un alone scuro e coperti, tutti, da dei cappucci neri come la pece, mentre cavalcano dei draghi di un blu scuro, con gli occhi malefici di un giallo intenso.
E si immagina anche la gilda reale composta di cavalieri con l’armatura argentata e lo stemma reale sul petto che, da terra, lanciavano incantesimi con i loro potenti simboli alchemici; e si immagina anche i suoi genitori che, insieme, lottarono e vinsero la guerra.
Non aveva mai, in vita sua, immaginato che i suoi genitori potessero aver combattuto una guerra. E non si era mai sentito così orgoglioso di loro come in quel momento.
<< Uao >> .
Tutto d’un fiato, è l’unica cosa che gli esce di bocca. Aveva tenuto il respiro fino ad adesso e, buttando fuori tutta l’aria, gli è uscito solo quel suono. Di nuovo.
Se fosse stata una situazione “normale”, Hikaru, lo avrebbe preso in giro per qualche cosa o lo avrebbe richiamato; invece adesso, l’angelo, rimane con sguardo apatico a guardare quelle lettere scritte da una mano che aveva superato, a quel tempo, di molto la mezza età, sicuramente.
Anche il diavolo, alla sua sinistra, come l’altra, se ne sta là, imbambolata, e il silenzio non cessa.
Solo Ryan, alla fine, si decide a dire qualcosa, rompendo quel silenzio, in cui si trovava in imbarazzo.
<< Ehi, ragazzi! Ho trovato un fumetto! >> urla il ragazzo, noncurante dell’ennesimo richiamo da parte degli altri lettori, spazientiti ormai, da quel gruppetto. Qualcuno, addirittura, si alza e si allontana.
Keichi sbatte le palpebre, come reduce da una fusione con una dei due esserini svolazzanti e si gira, verso l’amico, sollevando un sopracciglio.
<< Cosa non capisci di “non alzare la voce in biblioteca”? >> lo anticipa Hikaru che, voltatasi verso il biondino, con i pugni sui fianchi, se lo guarda con la stessa espressione di Keichi, magari un po’ più sadica.
<< Ma io non ho urlato >> ribatte Ryan.
<< Se lo dici tu >> si sorprendono l’angelo e il suo protetto a rispondere all’unisono.
<< Etciù! >> da dietro si sente un debole starnuto e Hevil appare dietro le spalle del ragazzo dagli occhi verdi  con un mucchietto di polvere sul naso.
<< S … scusate >> . I ragazzi si mettono a ridere silenziosamente mentre Hikaru si sganascia, letteralmente, prendendo in giro Hevil, indicandola con l’indice, mentre è piegata in due, dalle risate.
Non tarda molto l’arrivo dell’amministratrice della biblioteca, accompagnata da un gruppo di studenti arrabbiati, che chiede gentilmente al nostro gruppetto di lasciare immediatamente l’aula e di non farsi “vedere mai più”.
L’amministratrice è un’aliena di chissà quale pianeta ed ha quattro occhi messi come a formare un rombo (usate un po’ d’immaginazione) e, avendo bisogno degli occhiali, indossa una stranissima montatura, quasi paurosa … o esilarante, se si tratta di Hikaru.
Per l’appunto, l’angelo, se la scruta ben bene, ancora rossa per le risate di prima, poi scoppia di nuovo a ridere, stavolta indicando l’amministratrice.
<< Ma l’avete vista, questa! Ahahaha! >> .
<< Hikaru … >> cerca di fermarla Keichi, parlando a denti stretti.
Ma è troppo tardi. L’amministratrice non chiede più gentilmente,anzi! Sbatte fuori tutti e quattro a calci nel sedere! E i nostri sventurati non possono fare altro che tornarsene nei loro dormitori, con il sole che sta per tramontare.
Beh, qualcosa di positivo in tutto questo c’è, pensa Keichi, e cioè il fatto che ora, probabilmente, abbiano capito il motivo degli attacchi precedenti.
Keichi si guarda i palmi delle mani. “Un potere invincibile e supremo”.
Non  sembra vero!
 
 
 
Allora, sinceramente, per chi non l’avesse capito (perché è difficile da capire, dopo quello che ho scritto) io NON odio le biblioteche, anzi! Ci vado spesso quando mi devo preparare per i vari test a scuola!
 *bugia bugia*
Non è vero! Mi piacciono! E le uso …. Spesso! … qualche giorno … settimana … mese … fa … va beh! Ci sono andata, una volta! E non è vero che non mi piacciono!
No, adesso sul serio, non ho scritto questo cap con l’idea del “a me non piacciono le biblioteche” anche perché non penso proprio che a chi piace scrivere non piaccia il luogo in cui si conservano i libri, no?
Bene! E con questo si conclude il cap 9! Spero di essermi fatta valere, dopo tutto questo periodo di assenza.
Spero sia piaciuto, un saluto, Astrid 5E.
  
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