Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: LiliViolet    12/01/2011    1 recensioni
Una ragazza tormentata dallo stesso sogno,un deserto in piena notte,e poi un bianco abbagliante.Ma un giorno il sogno continua,e diventa un sogno di corvi.
Ci pensai su un attimo “Credo di non essere più completamente in me quando…faccio determinate cose.E’ come se qualcuno agisse al posto mio” presi un respiro “Sta diventando più di quanto io possa sopportare”
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4)
 
Di nuovo i corvi.Volavano dappertutto,mi passavano attraverso,entrando dove c’è il cuore e uscendo dalla schiena.Stupidi uccelli,mi veniva l’istinto di spiumarli uno a uno,se solo avessi potuto muovermi.
Poi un rumore quasi mi perforò i timpani:era una voce,ma sembrava amplificata milioni e milioni di volte.
Aprii gli occhi di scatto,con l’orribile sensazione di scivolare giù dal letto.
La forte luce me li ferì,e lacrimando sentii di nuovo una voce,stavolta a volume normale.
“Alleluia” disse una voce maschile.
Riuscii ad aprirli piano piano e mi trovai sdraiata su un divano blu,in una stanza ampia e arredata con mobili moderni e la parete interamente coperta da un’ampia vetrata che lasciava entrare luce in abbondanza.
Un uomo dai contorni indefiniti era seduto su un braccio del divano.
“Chi sei?” chiesi.Probabilmente non sarei riuscita a formulare nulla di più articolato.
“Il tuo salvatore” rispose l’uomo con sufficienza.Piano piano stavo riuscendo a metterlo a fuoco,mentre faceva un sorrisetto beffardo.
Lasciai la testa abbandonata al suo peso mentre facevo viaggiare rapidamente gli occhi.”E questa è casa tua?”
“Sissignora!Questa è la mia dimora dove ti ho amabilmente portato per salvarti la pelle,anzi,le piume” finalmente lo vidi,e la prima cosa a cui pensai fu che assomigliava a un pirata.Aveva capelli castani incolti in una bassa coda,una barbetta appena accennata e occhi neri di un’intensita sconvolgente.
Non potevo sostenere il suo sguardo per più di un istante.
Non era bello nel senso convenzionale del termine,ma aveva un qualcosa di così affascinante da rendere impossibile non guardarlo( a patto che non fosse negli occhi).
“Woah…grazie” mormorai.Non sapevo minimamente cosa dirgli.
“Staresti meglio se non ti fossi battuta con un rivale che non puoi eguagliare in abilità.Sei solo una novizia,cosa cercavi di fare?” lo disse con un tono canzonatorio che lo rese abbastanza insopportabile.Tutto ad un tratto mi suscitava antipatia.
“Cosa stai dicendo?Cosa cercavo di fare?Mi difendevo da quell’angelo per non lasciarmi ammazzare” gli risposi prontamente “O mi dovevo lasciar fulminare senza fare nulla?” poi le ultime nebbie dello svenimento scomparvero e mi sedetti di colpo,con il cuore che batteva contro le costole troopo più velocemente di quanto avrebbe dovuto.
“Tu…tu hai visto tutto.Tu sai cosa sono.Come mai sono in casa tua e tu non fuggi terrorizzato dal demone?E soprattutto perché mi hai salvato?”
L’uomo sbadigliò sfacciatamente. “Perché sei una sorella e,in quanto tale,sono obbligato a salvarti.Non so se ti ricordi,ma sono stato io a portarti via in volo mentre svenivi”
Fu come una secchiata d’acqua gelata.
Quello era un demone?Un demone come me?
“Cosa intendi per sorella?” gli chiesi fissandolo con gli occhi sbarrati.
“Sorella” e si alzò e iniziò a camminare per il salottino “vuol dire che tu sei un demone proprio come me” fece un sorrisino sghembo. “E vuol dire anche che sei una novizia della Confraternita,mentre io sono un tuo superiore”.
Le cose iniziavano a complicarsi.
“Ciò vuol dire che tu sei una subordinata e devi ancora imparare tutto di come essere un bravo demone.Bravo in senso relativo,ovviamente” uscì da una porta lasciandomi sola.Sentivo i suoi passi muoversi per la casa.
Non ero l’unico demone.Ce n’era più di uno,a quanto pareva,e anche organizzati.
Cosa avrebbe voluto dire che avrei dovuto imparare a essere un demone?
Il mio cuore fece un balzo.
Avrei dovuto imparare a portare a compimento stragi come quelle che sino ad ora l’angelo aveva evitato?Avrei dovuto ferire persone a me vicine?
Era intollerabile.
Mi alzai piano piano e mi accorsi che avevo un braccio del tutto fasciato.Ero debole e barcollavo,dovevo aver perso molto sangue.
Mossi qualche passo ma dovetti appoggiarmi subito al muro per non cadere.
L’uomo rientrò e mi guardò con aria interrogativa.Poi ridacchiò e disse “Oh,vedo che la piccola demone non sopporta stare ferma,eh?”
Lo guardai con disprezzo mentre la vista mi si annebbiava di nuovo.Allora mi prese piano piano e mi depose di nuovo sul divano,fra le mie proteste.
“Tieni” e mi porse un sacchetto con dentro un po’ di cibo “ti dovrai rimettere in piedi entro stasera,devi tornare a casa.Comunque,io mi chiamo Aaron” e mi porse una sua grande mano.Parte dell’atteggiamento canzonatorio era scomparso.
Gliela strinsi titubante,dopodiché mangiai qualcosa.
“Cosa vuol dire che devo imparare a essere un demone?Cosa comporta?” mi decisi a chiedergli dopo che ebbi mangiato.
“Vuol dire che dovrai imparare a controllarti.Non puoi andare avanti pensando di cercare di uccidere chiunque si trovi minimamente in pericolo sulla tua via.Saresti un pericolo per te stessa.E poi vuol dire che devi imparare a combattere gli Angeli senza farti uccidere.Sai com’è,siamo noi che dovremmo uccidere gli altri,e il compito di un demone è proprio questo”
Lo guardai atterrita.Quindi il mio scopo ormai era questo.
Uccidere la gente.
Provocare sofferenza.
Odiarmi.
“E se non volessi?” gli chiesi con aria di sfida.
“Ti perdoneresti mai se per questo tuo capriccio uccidessi tua madre,tuo padre o i tuoi amici più cari?O perché no,anche un tuo eventuale fidanzato?” ribattè prontamente lui “Ammesso che qualche ragazzo ti voglia ovviamente”
Mi alzai,e stavolta non cedetti.
Non gli avrei dato la soddisfazione di tenermi in pugno.Gli avrei dimostrato che sarei riuscita a contollarmi anche da sola,anche se non potei reprimere un brivido di paura.
“Stai vaneggiando,non mi farò insegnare nulla da uno come te.Perché non posso apprendere da qualcun altro di questa…Confraternita o come la chiami?”tentai
“Perché la missione che mi è stata affidata è quella di insegnarti,e non potrai conoscere nessun’altro sino a che il nostro addestramento non sarà completo”
Era stranamente serio
“E il mio scopo è anche quello di proteggerti sino a quando non sarai in grado di farlo da sola”
Rimasi interdetta da quelle parole,ma comunque decisa.
“Non mi addestrerò con te,quindi mi potresti riportare a casa?” gli chiesi quasi gentilmente.Non volevo farmelo nemico.
Aaron alzò le spalle.
“Come vuoi,tanto capirai presto che non è una scelta che devi fare.Tieni questa, agitala quando vorrai iniziare l’addestramento e arriverò”
Mi porse una piccola palla di vetro legata a un filo a mò di ciondolo.
La presi ma ci tenni a precisare che non l’avrei mai usata.
Aprì una porta che dava a un ampio balcone.L’appartamento di Aaron era in un condominio abbastanza grande,e dava l’impressione di essere abitato da gente benestante.Mi chiesi di nuovo chi fosse veramente questo Aaron.
“Ah,e gradirei anche che sapessi che una volta iniziato l’addestramento dovrai stare lontana da casa per un po’.Ti potrà sembrare scandaloso,ma mi chiamerai presto ugualmente” mi fece l’occhiolino con aria impertinente,e gli risposi con una smorfia.Poi mi afferrò delicatamente per la vita,attento a non farmi male,e ci alzammo in cielo.
Aveva delle ali immensamente più grandi e robuste delle mie,notai.
Volavamo velocemente nel cielo velato.
“Ho notato solo una cosa per cui non avrai bisogno d’addestramento:sai volare benissimo.Pochi all’inizio riescono a essere più veloci di te”
Non seppi se sentirmi lusingata come demone.
Mi posò dietro un palazzo vicino a casa,e mi fissò per un pochetto.
Abbassai gli occhi,imbarazzata.
Qualsiasi ragazza avrebbe pagato per trovarsi nella mia stessa situazione,con Aaron a scrutarmi così.
Pensai che doveva essere ampiamente riconosciuto come ragazzo esteticamente ideale da tutte le ragazze.
Beh,tutte esclusa me.Per me era solo un antipatico.
“Ci vediamo presto,allora” mi pose una mano sulla spalla e mi sorrise,mettendo in mostra i suoi denti perfetti.Poi in un lampo di nero si alzò in volo e scomparve.
Mi incamminai verso casa,piano piano,pensando alle sue parole.
Ero turbata soprattutto dalla sua insistenza nel dire che sarei stata costretta a chiamarlo.
Giocherellavo nervosamente con la pallina di vetro,quando,arrivata a casa,una figura scacciò tutti i miei pensieri.
Per qualche strano motivo,Nael mi aspettava davanti al cancelletto,con un sorriso enorme.
Con un vuoto allo stomaco mi avviai verso di lui.
  
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