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Autore: Freya Crystal    13/01/2011    14 recensioni
La storia di Bella, una schiava, e di Edward Cullen, il suo padrone.
Estratto dal capitolo 4:
"Sono passati due mesi, tre giorni e sei ore da quando quel maledetto vampiro si è intromesso nel mio destino, salvandomi. Sì, ora – e non so perché – lo ricordo perfettamente. Edward mi ha sottratta dalle grinfie della morte per portarmi all’Inferno. Un Inferno fatto di vestiti, letti e camerini, dove si odono gemiti di godimento e si respira solo l’odore del sesso, dove gli unici sentimenti esistenti sono il dolore, l’abbandono e la paura.
Genere: Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Twilight
Capitoli:
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Nel corpo e nell'anima



<< Prova questo. >>
La sua pallida mano s'intrufola all'interno del camerino, porgendomi un succinto abitino blu mare. Lo afferro senza commentare, disgustata. Sarà il decimo che m'infilo. 
<< Quando hai finito, esci. >> 
Allora è l'ultimo.
<< Voglio vedere come ti sta. >>
Dal suo tono percepisco un velo di malcelata impazienza. Di solito riesce a mantenere perfettamente il controllo, calandosi nella parte del fidanzatino premuroso, ma questa volta, da come avverto, non gli risulta facile continuare a farlo. Non mi premuro di rispondergli mentre faccio passare l'abitino da sotto i piedi con una certa cautela.
Il nodo che ho in gola si restringe al pensiero di ciò che mi attende non appena torneremo a casa. Ho sempre odiato lo shopping, ma in questo momento non desidero altro che rimanere bloccata qui. Chiusa in un buco di camerino di uno stramaledetto negozio d'abiti di lusso.
Evito di osservarmi allo specchio. Non sono in grado di guardarmi negli occhi da tanto tempo, ormai. E' per questo che non l'ho sentito entrare e il tocco delle sue mani sui miei fianchi mi fa sussultare. M'irrigidisco, imponendomi di non tremare. L'unica cosa che posso impedire a me stessa è di mostrargli la paura e l'umiliazione che provo, sottoposta alle sue carezze lascive. 
<< Alza gli occhi >>, sussurra con falsa dolcezza al mio orecchio, percorrendomi la schiena e il ventre con le dita.
Resto immobile, continuo a fissare per terra.
Edward mi alza lentamente il viso, afferrandomi per il mento. Lo shock è più devastante di quanto mi ero aspettata. Il riflesso dello specchio mi sta restituendo l'immagine di uno splendido adone dai capelli bronzei e gli occhi d'onice, stretto in un'ingannevole abbraccio amoroso ad una giovane ragazza dalle gambe nude, il fisico minuto, il colorito d'avorio esaltato dalla tonalità pacata del vestito e sinistramente vivacizzato dalle numerose chiazze violacee sulla sua pelle. 
Ma ciò che mi fa appannare gli occhi per le lacrime è l'espressione sul volto della ragazza. I suoi anonimi occhi castani sono tristi. Tristi da far male. Spenti. 
Non mi riconosco più.
La chioma castana, dalle ciocche leggermente ondulate, incornicia un volto delicato, insignificante, adagiandosi su spalle bianche. I seni piccoli e privi d'attrattiva sono appena visibili, protetti dal corpetto che stringe i fianchi sottili.
<< Mi piace. >>
Rimango in silenzio. 
Le labbra gelide di Edward percorrono il mio collo senza chiedere permesso. Lo lascio fare senza protestare, consapevole che non andrei da nessuna parte. Tuttavia, ferita dalla mia stessa immagine, non riesco a trattenere un tremito. Il mio corpo ha sussultato, sopraffatto dall’emozione di dolore che lo sta circondando. Chiudo gli occhi alla ricerca di un barlume di luce che mi faccia contenere le lacrime che non voglio mostrare. Perché lo so, lo so, dannazione, che questa non è la mia vita. Questa non sono io.
<< Come va signorina? >>
Edward s'interrompe. << Benissimo. >> Poi si rivolge a me: << Vieni fuori, ce ne andiamo >>, mormora con tono perentorio prima di lasciarmi sola nel camerino. 
Quando esco lo trovo impegnato in una conversazione apparentemente innocente con la commessa. Lei lo fissa rapita, incredula di aver di fronte un ragazzo tanto attraente; è carina. Lui ha un braccio appoggiato al bancone, la guarda intensamente, le sorride; le ha teso la sua trappola. 
La ragazza si mangia le parole ed è rossa in viso, il calore oro scuro degli occhi di Edward l’ha disarmata, è evidente. Non posso fare a meno di provare pena per lei, destabilizzata da una figura tanto perfetta e misteriosa di cui ignora la vera natura e lo scopo, non può immaginare il pericolo che sta correndo. 
Mi avvicino ai due, sforzandomi di sorridere. Ogni volta sono costretta a recitare la solita farsa. La commessa ha gli occhi incollati su Edward, la bocca leggermente aperta, probabilmente a sua insaputa. Lui mi osserva soddisfatto mentre gli porgo l’ultimo abito che mi ha fatto indossare. Solo allora la bionda avvenente pare accorgersi della mia presenza e s’affretta a prendermi dalle mani il vestito; mentre gli toglie il prezzo e lo infila in una borsa mi lancia occhiate perplesse. Si starà chiedendo cosa Edward veda in me di bello e non posso darle torto. Insieme siamo il giorno e la notte, l’eleganza e la goffaggine, il bello e la brutta.
E’ assurdo che una ragazza come lei, alta, snella e formosa mi stia squadrando con invidia. Darei qualsiasi cosa pur di stare al suo posto a vendere vestiti e cederle l’onore di essere la prostituta di un vampiro.
<< E’ stato un piacere venire qui. La mia ragazza è entusiasta, torneremo volentieri a trovarla. Una persona disponibile, sorridente e loquace quanto lei merita di ricevere visite. >>
La commessa porge le borse di vestiti con mani tremanti a Edward, abbassando lo sguardo. 
E’ incredibile come Edward riesca a sedurre qualunque umana le capiti a tiro, la dannosa influenza che esercita su ognuna di loro - giovane, adulta, vecchia che sia -, è spaventosa.
<< Troppo gentile, non merito tutti questi complimenti! Ovviamente vi è uno sconto del venti percento su tutti gli acquisti… >>
Non farà altro che aspettare il nostro ritorno, o meglio… il suo ritorno.
<< Non sappiamo come ringraziarla. Buon lavoro e buona giornata. >> 
Edward le rivolge un ultimo incantevole sorriso prima di pagare, privandola del respiro, poi mi cinge la vita con un braccio e mi conduce verso l’uscita del negozio.
<< Grazie ancora! Tornate quando volete, siete i benvenuti! >> trilla la bionda con tono estatico. Ho la sensazione che mi stia perforando la schiena con lo sguardo quando le diamo le spalle. 
Qualunque donna incrocio quando Edward mi porta a comprare dei vestiti spero sia quella che mi regalerà la libertà, prendendo il mio posto. E’ orribile riporre nella prigionia degli altri la propria salvezza. Orribile e cattivo. Ma non ce la faccio più a vivere così. 
Non è giusto. 
Non voglio essere il giocattolo di nessuno. Non voglio essere una bambola da vestire e da spogliare ripetutamente.


**


Edward richiude lentamente la porta dietro di sé. Gli do le spalle. So già cosa devo fare. 
Ho paura. Ma non ho altra scelta. 
A lui non importa che il mio corpo sia tumefatto dai lividi, testimoni della violenza con la quale mi prende; finché sopravvivo, gli vado bene così. So per certo che tutto ciò che desidera è il piacere carnale.
<< Ho bisogno di te. >> Il suo tono di voce è vibrante, suadente, vellutato.
Non accenno alla minima reazione. 
Si avvicina piano, mentre il suo profumo mi avvolge rapidamente. Si ferma dietro di me, sfiorandomi la schiena con il petto, mi afferra per i fianchi e mi fa voltare verso di lui con decisione. Abbasso lo sguardo, ma lui mi rialza il capo, costringendomi a scontrarmi con la libidine che brucia nei suoi occhi. Il mio cuore palpita per l’agitazione. 
Edward s’impossessa delle mie labbra in un istante, mozzandomi il fiato, e vi preme sopra la lingua con delicatezza. Detesto i momenti in cui agli scatti improvvisi e violenti alterna la dolcezza. 
Dischiudo le labbra con gli occhi sbarrati e gli concedo di entrare nella mia bocca. Rimango ferma e impassibile, pregando come ogni volta che questo rapporto sia più breve e meno doloroso dei precedenti. 
Nel camerino non sono nemmeno stata in grado di indossare i capi senza sentire fitte lancinanti ovunque; alle braccia se le alzavo, alla schiena se stringevo la cerniera, alle gambe se me li sfilavo. Temo che questa volta Edward mi spezzerà le ossa. 
Una lacrima scivola sul mio viso. Lui la asciuga con le labbra, impedendole di fare il suo percorso. Non mi concede neppure il diritto di soffrire. 
<< Voglio che mi baci >> sussurra. E un ordine.
Sono costretta ad obbedire. Mi aggrappo alla sua schiena e mi lascio trascinare dall’intensità dei suoi baci finché non mi ritrovo con le spalle al muro. A quel punto non posso più indietreggiare in cerca di fiato. Edward non si ferma, mandandomi nel panico. Sfioro il cavallo dei suoi pantaloni per farlo scollare. Lui boccheggia sorpreso e io ho la possibilità di riprendere fiato. 
Sospira frustrato, penetrandomi con quello sguardo dannato che mi rivolge solo in momenti come questi. << Parlami .>> Appoggia la fronte sopra la mia e preme le mani contro al muro. 
Da ogni suo gesto avverto l’inspiegabile bisogno di rinchiudermi in uno spazio ristretto, a lui il più vicino possibile. 
No, non lo farò mai. Mi ha privata della dignità, ma non mi priverà del silenzio. 
Per distoglierlo dal suo intento chiudo gli occhi e lo bacio. Edward reagisce immediatamente facendo aderire il suo corpo al mio. In un istante sono adagiata sul letto a baldacchino, sotto di lui, nudo, abbagliante in tutto il suo splendore. Disumano e irresistibile. 
Un unico secco strappo testimonia che il mio vestito è stato ridotto a brandelli. Le sue dita affusolate mi penetrano con vigore e iniziano a torturami. Trattengo un gemito di dolore, il cuore che batte impazzito. 
Poi all’improvviso si ferma, lasciandomi disorientata. Mi afferra per i polsi e mi adagia le braccia sopra alla testa. Fisso il soffitto a occhi sbarrati, la pelle d’oca, in attesa.
Sento le sue algide mani sfiorarmi le gambe e risvegliare il dolore causato dai lividi. A poco a poco ad esso si unisce un calore tiepido al basso ventre. Edward ripercorre il mio corpo con avidi baci, soggiogandolo al suo potere. 
La sofferenza inizia quando affonda in me. Non so se sarò fortunata questa volta. 
Le spinte sono rapide e profonde e mi fanno bruciare dentro. Sento male, benché lui stia tenendo strette le coperte per non schiacciarmi col suo peso. Lo avverto ansimare sempre più forte, ben presto si susseguono rumori sinistri di squarci. Brandelli di tessuto rosso svolazzano e si adagiano sopra di noi. L’ultima fitta di dolore è insopportabile: Edward ha appena raggiunto l’apice. Ora che ha ottenuto ciò che voleva, posso riposare, per un po’. Sto male ma almeno non ho le ossa rotte.
Appena appoggia il capo sulla mia spalla, inarco la testa verso l'alto, spiazzata da una fitta acuta che non avevo previsto. 
Ha finito, sta tranquilla, mi ripeto per calmarmi.
Voglio dormire. Il sonno e il silenzio sono tutto ciò che mi rimane. 
Nella realtà dei fatti sono una sgualdrina, il giocattolo preferito di un vampiro perverso. 
Una schiava. Nel corpo e nell’anima.



Spazio dell'autrice: ciao, sono felice di vedere che il prologo di questa storia vi ha stuzzicato. Cercherò di aggiornare con frequenza e di non deludere le aspettative di nessuno. E' molto probabile che il rating salga al livello rosso. Vi ringrazio per aver commentato il prologo con tanto entusiasmo, sono curiosa di sentire il vostro parere sul primo capitolo. I prossimi saranno più lunghi. Vi saluto ;)



  
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