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Autore: mony_spacegirl    14/01/2011    2 recensioni
vecchia storia sui buoni vecchi McR, una reinterpretazione personale della loro evoluzione, forse un po' banale, ma scritta con impegno ai tempi del liceo!
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ok, ok, mi sono presa la briga di rileggere questi 3 capitoli e beh....fanno superschifo...quindi non vi biasimo se fanno schifo anche a voi..ma dai prossimi cambieranno nuovamente un po' di cose...come saprete ormai amo sconvolgere le situazioni da un momento all'altro...u.u
Grazie alle mitiche alessiafavaron e Acid_Queen, oltre che a tutti coloro che continuano a leggere anche senza commentare. Grazie grazie grazie!!



Capitolo 47
 
Passai il pomeriggio con Gerard, in giro per Montreal, a parlare, a cercare di non piangere sul latte versato, anche se l’immagine di quella mattina mi era ricorrente.
“…e poi, era lì, che giaceva immobile, ferma, sembrava non respirasse neppure, e invece il suo cuore batteva, ma lo percepivo solo attraverso quella macchina, dio, è stato così osceno… credevo mi venisse un attacco di panico e che i nervi non mi reggessero più tanto da mettermi a scuoterla gridandole che si svegliasse.”
Gerard mi stringeva la mano mentre beveva uno dei suoi quotidiani innumerevoli caffè nerissimi. Camminavamo sotto i portici di una grande piazza e non mi fregava se qualcuno mi pestava i piedi o mi buttava il fumo della sigaretta in faccia, ero troppo presa a pensare e sfogarmi. Dio, dovevo solo ringraziare l’unico povero che mi stava a sentire.
Amore, dai su, se i medici ti hanno detto che è tutto sotto controllo dubito che succederà qualcosa di brutto; anche se le verrà qualcosa di improvviso la salveranno, sono lì apposta, vedrai. Poi, da quanto mi diceva Bob la tua nonna è fortissima, e vedrai che non ti lascerà qui da sola..”.
La mia nonna Margaret, era una gran donna, rimasta vedova giovanissima eppure aveva sempre tirato avanti la vita con dei vecchi in famiglia da mantenere, i figli da crescere, e tanta grinta da vendere. La ammiravo moltissimo, era una cuoca provetta, una sarta fenomenale, una psicologa a tempo pieno quando le telefonavo.
Gerard, stasera Bob mi ha detto se vado a cena fuori con lui, credo debba dirmi altre brutte notizie..” Gerard annuì senza timore, mi stava supportando alla grande. “Certo tesoro, va benissimo, io mi farò un giro qui attorno, sono curioso di vedere Montreal…”
Mi preoccupava il fatto di lasciarlo solo. “Ma, posso chiedere se…” “No Mony, non se ne parla, è giusto che tu vada solo con Bob, io e te staremo insieme dopo cena, così ti faccio rilassare un po’, stai tranquilla tesoro..ma ora non pensarci per qualche ora… ok?! Guarda, facciamo un giro in quel negozio lì, c’è un sacco di roba bellissima..”
Era lui, era fatto così, mi amava, a volte mi vedeva piccola e fragile come una bambina, altre volte come una gran stronza con la voglia di pestare e farsi pestare. Ma in quel momento non avevo altre persone da ringraziare se non lui.
E così fino a tardo pomeriggio ce ne andammo in giro a raccattare cianfrusaglie e accessori da appenderci addosso.
 
Dici che vado bene vestita così?” mi guardavo allo specchio cercando di convincermi. “Mony, devi solo andare a cena con tuo fratello, non a cena con me…” mi sorrise venendo ad abbracciarmi da dietro. “Ma certo che vai bene..sei semplice eppure sempre carina, poi, anche se andavi con un semplice paio di jeans e una t-shirt nera non stavi male lo stesso, non è una cena di gran gala..” ruotai su me stessa tra le sue braccia e gli diedi un bacio.
Hai ragione, che vuoi che gliene freghi a mio fratello come sono vestita..” e tornai a guardarmi, ma si, con i miei pantaloni al ginocchio neri, e quella maglietta nera dell’hard rock cafè stavo bene, poi, non credevo dovesse portarmi in un luogo di gran lusso.
Beh, io vado tesoro, ci vediamo più tardi..” gli diedi un bacio sulle labbra, e avrei voluto non staccarmi più. “Ciao amore, a dopo..e mi raccomando, stai tranquilla e non agire d’impulso, lascia che Bob ti spieghi…ricorda che non è colpa sua…” mi fece sorridere, sembrava mio padre quando mi faceva le paternali così, eppure aveva ben capito come ero fatta.
Ti amo amore mio…vado adesso…a dopo!” gli dissi baciandolo di nuovo con quella voglia di tornare subito e stare abbracciata a lui.
Scesi per le scale, mio fratello mi aspettava in cucina. “Bob, ma gli zii?!”. Spense la tv e si alzò dal divanetto precedendomi fuori per la porta. “Gli zii sono a casa loro, lo zio Adry mi ha dato le chiavi della casa e ha detto che possiamo dormire qui noi…”
Lasciammo a casa l’auto, due passi erano pur sempre meglio. “Mando un sms a Gerard che se vuole si può prendere la macchina…le chiavi sono sopra il tavolo, magari si fa un giro.” Disse Bob sapendo che l’avevo lasciato a casa a malincuore.
Beh, dove andiamo a mangiare?!” chiesi, in effetti lo stomaco mi brontolava come una carogna, ma senza nemmeno rispondere Bob attraversò la strada ed entrò in un locale poco distante da casa.
Ci sedemmo ad un tavolo, e mentre aspettavamo la cameriera mi guardai intorno. Teste imbalsamate di animali appese alle pareti di pietra, travi in legno a formare un tetto basso e poco pendente.
Buonasera, avete deciso che mangiare?!” la tipa aveva un sorrisino da paresi stampato in faccia. “Hum, io vorrei..un’insalata verde con pomodori, mais, carote e mozzarella…grazie.” Bob rimase sul classico “piatto di pasta al pomodoro..e un litro d’acqua naturale…”.
Appena la tipa se ne andò con la sua coda di cavallo dondolante al vento, chiesi a Bob che aveva tanto da dirmi da invitarmi a cena fuori.
Beh, oggi, mi hai chiesto di papà no? Ecco, io e papà abbiamo litigato, gli ho detto delle cose molto cattive tesoro, forse…io me ne sono anche pentito, ma non nego di averle pensate.” Era inquieto e non sapeva come dirmelo. “Senti, mi sta chiamando lo zio, esco un secondo..”.
Mi lasciò sola al tavolo, in compenso presto arrivò la mia verdura e il suo piatto di pasta, così almeno cominciai a mangiare.
Eccomi, buon appetito..” feci solo un cenno con la testa, aspettavo che proseguisse. “Beh Mony, ecco, io..gli ho detto che è un padre buono a nulla, che ci ha sempre trattati di merda e tante altre cose che non sto qui a dirti…è per quello che non ci ha più spedito i soldi…” disse desolato. “E..che ha fatto che l’hai attaccato così?!”
Beh, gli ho telefonato per dirgli che lo zio mi aveva chiamato per via della nonna, che doveva operarsi alle ginocchia ancora un paio di mesi fa, e mi ha detto che lui non aveva tempo e che tanto lei non gli avrebbe lasciato niente in eredità, e quindi fosse stato per lui, la nonna, poteva far la fine che voleva che non avrebbe lasciato il lavoro per venir su a girarle intorno come uno scemo che non può far niente..” Sentii l’insalata prendere un gusto amaro nella mia bocca, stavo quasi per sputarla avessi visto la faccia di mio padre lì davanti in quel momento.
Che pezzo di merda, come si permette davanti a sua madre che ha fatto tantissimo per lui…e poi beh, io allora che posso fare qui se non starle intorno per vedere l’evoluzione di questa cosa eh? Il supporto morale è importante, dio, se sarà lui un giorno in queste situazioni può andare a vendere il culo che io non mi muovo da dove sarò..maledetto…”
Non volevo nemmeno pensarci, mio padre non poteva aver detto quelle cose, era stata una gran cazzata. Parlammo un po’ di lui, mentre finivamo la cena.
Beh, lo zio dice che la nonna vuole lasciare questa casa a me e te…che ce la dobbiamo dividere per le vacanze e se ci ricordiamo quando muore di portarle due ortiche al cimitero..” mi raccontò Bob mentre sorseggiavamo il caffè, “ahaha, la nonna ha sempre sti pensieri, mamma mia, e poi guarda che è fissata con le ortiche…”.
E finimmo così, a discutere di tutti i suoi pregi e difetti, ridendo e scherzando, finché non decidemmo di tornare a casa.
Tutto sommato non era stata male come serata tra fratelli, apparte il piccolo particolare della telefonata di quel cretino di mio padre.
Tuttavia, dicono che la notte porta consiglio, e così non facemmo altro appena tornati che berci una camomilla e salutarci per la buonanotte.
Non ci saremmo mai aspettati quello che sarebbe capitato di lì a poco, nemmeno una probabilità su 5463782901. Non l’avremmo mai e poi mai e dico MAI immaginato.
 
Capitolo 48
 
Una volta un signore mi disse “Una notte di passione magica comincia e finisce sempre con un bacio”.
Bob se ne andò a letto prima di me, nell’unica camera singola al piano terra. Io salii al secondo piano, passai per il bagno a cambiarmi e andai in camera.
La luce era spenta, la finestra aperta e la tenda si muoveva appena con la leggera brezza.
Credevo che Gerard fosse già a letto, quindi camminai lentamente verso il comodino per accendere la lampada. La luce era debole, ma sgranai gli occhi per capire se quel che vedevo era vero.
Il letto era ricoperto di petali di rose, e Gerard non c’era. Andai alla finestra per prendere un po’ d’aria e subito sentii due mani calde poggiarsi sui miei fianchi, e due labbra morbide cercare il mio collo.
Ciao amore, sei tornata...” strinsi le sue mani con le mie e mi voltai per sorridergli.
Certo che sono tornata, e forse anche con le allucinazioni…ma non ho bevuto..” Gerard alle mie parole fece una faccia strana, interrogativa. “Beh, io ho visto dei petali di rose sul letto...”
Gerard mi spinse verso il letto con dolcezza, facendomi distendere tra quel rosso profumato e lui mi si mise accanto, intrecciando le sue dita con le mie, accarezzandomi la pelle con le sue labbra calde, morbide, passionali.
Mi sentivo sicura tra le sue braccia, felice che fosse lì con me, non pensai a mia nonna in quel momento, volevo solo amarlo, con tutta me stessa. Ci mettemmo sotto al lenzuolo, per coprirci un po’. Così mi sollevò un po’ la maglia da notte, mentre lo stringevo per le spalle. Mi guardò un momento negli occhi, i nostri nasi si sfiorarono appena, solo per lasciare spazio all’incontro tra le nostre labbra, un impatto dolce, caldo, che avrei voluto fosse stato interminabile; lo sentii su di me, dentro di me, muoversi piano, amarmi, stringermi, sussurrarmi all’orecchio che non era niente senza di me, mi baciava le labbra, il collo, il seno, mentre io come una lattante cieca cercavo interminabilmente le sue labbra così belle.
La sua schiena sudata faceva scivolare le mie dita, a sentire i muscoli contrarsi, finché all’apice del nostro amore si fermarono; rimase qualche secondo dentro di me, il nostro respiro si alternava, come affannato, ma pieno di piacere.
Ti amo amore…” gli sussurrai all’orecchio, mentre si distendeva accanto a me, a pancia sopra. “cosa?!” mi chiese, così glielo ripetei. “Ti amo..” e di nuovo “scusa??...” al che gli baciai una guancia e gli presi il volto tra le mani. “Mi prendi in giro?!” chiesi, ricevendo in cambio un sorriso e una risposta come “no, è bello sentirsi amati, ma è bello anche sentirselo dire…ti amo anche io tesoro..” e ci unimmo così in un bacio bellissimo, non so se durò 2, 5 o 10 minuti, so solo che mi sentii coinvolta al massimo e non volevo più dargli la buonanotte.
Dai tesoro, riposati ora, sei stanca, hai avuto una giornata piuttosto faticosa..” lo abbracciai stretto e infilai le mie gambe tra le sue, mentre gli stringevo una mano e gli baciai il collo. “M.m, meglio..buonanotte amore..” mi diede un bacio sulla fronte e concludemmo così il nostro tempo di quella sera con un bacio, da veri innamorati.
Stavo sognando il mio matrimonio, Gerard vestito di nero, con la camicia bianca e la cravatta, e io, bellissima entravo in chiesa a braccetto con mia nonna, che mi sorrideva.
Poi un improvviso rumore mi fece fermare e nella realtà, mi rigirai nel letto.
Sbam, sbam, sbam, sbam…e alla fine un toc alla porta. “Mony!!!”
Aprii gli occhi e saltai a sedere sul letto coprendomi il petto con il lenzuolo con ancora alcuni petali di rosa sopra. “Mony, corri!!! Ti aspetto di sotto, mi hanno chiamato dall’ospedale, è successo qualcosa!!” Bob era agitato, non sapeva che fare, se entrare nella stanza e portarmi via così com’ero o se tornare giù e girare intorno al tavolo finché non fossi scesa.
Lo guardai e andò via subito. Cercai di raccattare la mia maglia che era scivolata per terra, ma appena mi sporsi caddi giù prendendo una gran botta sul fianco.
Mony, hey!” Gerard si sporse verso di me e appena mi vide lì a terra dolorante si mise a ridere. “Scemo, stai zitto, e vai a vestirti, hanno chiamato Bob dall’ospedale!”
Riuscii a non scivolare un’altra volta inciampando sul lenzuolo e corsi in bagno a vestirmi, anche se avrei avuto bisogno di una doccia. Mi lavai braccia e viso, tanto per rinfrescarmi un po’. Misi velocemente pantaloni maglietta e scarpe e scesi di sotto, dove Gerard era lì che cercava di calmare Bob.
Andiamo?! Mony sei pronta?!” mi chiese uscendo già dalla porta. “Si ma, che ti hanno detto?! Che è successo?!” Salì in macchina e mise in moto. “Non lo so, mi hanno solo chiesto se potevo correre subito..”
Durante il tragitto in macchina ebbi paura, molta paura, Bob tagliò curve, uscì da incroci pericolosi senza badare troppo al traffico, finché finalmente parcheggiammo. Attraversammo il parco di corsa, fino ad entrare privi di fiato nella clinica.
Salimmo sull’ascensore velocemente e Bob premette venti volte il pulsante anche mentre ci stavamo muovendo. “Bob calmati, cazzo…mi fai innervosire così..” non mi prestò più di tanta attenzione, e appena le porte si aprirono corse fuori verso la camera di nostra nonna.
Le tapparelle erano abbassate totalmente.
La solita infermiera ci venne incontro, “Buongiorno ragazzi, posso parlare con te, ragazza?!” annuii, e forse la collera di Bob si accrebbe.
Entrammo nella stanza di mia nonna, e mi disse soltanto “Vai pure, ma, non fare troppo rumore..”. Che voleva dire? Non capivo, non sentivo più il battito del suo cuore su quella macchina, che effettivamente era spenta. Mi sedetti sulla sedia e le strinsi la mano nella quale potei notare che era stretta la mia collanina del battesimo, quella che mi aveva regalato lei e a cui io avevo sempre tenuto molto. “Ma, come ci è finita qui questa?!”
E mentre gliela prendevo dalle dita e la stringevo tra le mie sentii una voce debole dire “Oh piccola, me l’ha portata un caro ragazzo, credo sia il tuo fidanzato, beh, l’ho ascoltato e ho sentito che dovevo reagire..” Ero convinta di sentire la voce di mia nonna, quella voce così allegra ma un po’ debole. “Mony, tesoro guardami, lo so che non sono bella, ma…degnami di uno sguardo tesoro.” Ebbene alzai il volto, e la guardai negli occhi, quei suoi occhi nerissimi uguali ai miei. “Ommioddio nonna…” non ebbi nemmeno le forze di saltarle addosso e abbracciarla, non potevo credere ai miei occhi e alle mie orecchie e mi misi a piangere dalla commozione e dalla felicità. “Mony, tesoro, non piangere, sono qui io con te, e sono anche terribilmente felice di rivederti e so che mi farai conoscere il tuo magnifico ragazzo vero?!” annuii, senza dire niente. La nonna rise piano, ma di gusto. “Ahaha, ma tesoro, smettila di piagnucolare, tra pochi giorni sarò fuori e vedrai che ti porterò sulle nuove montagne russe che hanno costruito qui vicino.. oh come sono felice, e quel Ge…hm..Gen…naa, Gerard…è davvero un bravo ragazzo, tientelo stretto amore….” Annuii nuovamente. “Oh nonna, sono così felice..io, sono felice di poterti rivedere e riparlare, nonna ti voglio bene..” lei sorrise ancora, con quegli occhietti vispi, e con quelle rughe appena accennate, come fosse ancora una 40enne. “Dai, vai a riabbracciarlo ora, è qui fuori vero? E lascia venir dentro tuo fratello, noi ci vediamo dopo bambina mia.” Le diedi un bacio sulla mano e le lasciai la mia collanina che se la stringesse tra le dita. “Ciao nonna, a più tardi..” sollevò la mano e mi mandò un bacio con la mano, come mi aveva insegnato a fare lei da piccola.
Uscii dalla stanza e Bob mi guardò, bloccato, mentre le lacrime scorrevano giù per le gote arrossate, si alzò dalla sedia al muro per abbracciarmi, ma gli dissi solo “Vai a salutarla…” e il suo volto si incupì, pensando al peggio.
Mi asciugai le lacrime con i polsi, e saltai in braccio a Gerard in preda ai singhiozzi. “Oh amore grazie, io ti amo tantissimo, io non voglio lasciarti più…è tutto merito tuo se si è risvegliata..tesoro grazie!!” Gerard mi alzò da terra e mi fece roteare. “Ahah, sono contentissimo amore mio, ecco, vedi, ieri sera mentre tu eri fuori con Bob, ho pensato che anche io avevo piacere di scambiare due paroline con la tua nonna, e le ho detto che doveva farsi forza e coraggio, che eri qui per rivederla, e non te ne saresti andata finché non l’avresti salutata. E poi le ho parlato di te, di quanto sei speciale quando sei con me e con i ragazzi..e le ho lasciato la tua collanina che ho trovato nella tua valigia, affinché potesse farle forza. Farle sentire l’incoraggiamento che tu le davi, e il fatto che le stavi sempre vicina.”
Non avevo parole, volevo solo stare con lui, con lui e con mia nonna, ero felice. Bob uscì dalla stanza e Gerard chiese il permesso all’infermiera se poteva entrare un secondo anche lui.
Così mentre lui era dentro Bob mi si appiccicò al collo e mi strinse forte. “Oh Mony, sono così felice, e grazie anche a Gerard, credo che debba ringraziare anche lui moltissimo.”
L’infermiera strinse una spalla ad entrambi. “Ragazzi, oggi è meglio se la lasciate riposare la vostra nonna, se volete potete tornare questa sera, poi domani sicuramente sarà più in forma, possiamo anche farla uscire un po’..” La ringraziai e annuii, “Certo, grazie mille…salve..”.
Uscimmo con Gerard e appena fummo fuori nel parco iniziai a correre come una stupida e a saltare, e se avessi potuto volare in quel momento, avrei potuto anche pestare il cielo con i
piedi dalla felicità.
 
Capitolo 49
 
La mattina dopo mi svegliai presto, alle 8 ero già di sotto, uscii a prendere delle brioche calde e preparai un buon caffè.
Poi andai in camera da Bob, dormiva come un bambino così dolce e pacifico. Gli feci un paio di carezze sul viso finché non arricciò il naso e starnutì, svegliandosi.
Mmm, Mony, che ci fai qui? Sono solo le 8 e mezzo del mattino.” Gli sorrisi “Bob, non vuoi che andiamo a prendere la nonna e stare un po’ con lei?!”
Si voltò, aprendo gli occhi dopo uno sbadiglio da orso. “Cacchio Mony, ma abbiamo tutta la giornata…” al che mi misi in ginocchio davanti a lui con le mani giunte e gli occhioni dolci.
E va bene, lascia che mi vesta..” si diede una passata sui capelli corti e si mise a sedere sul letto. “Bene, io vado a svegliare Gee, tu vai a fare colazione!!”
E corsi via saltellando felice fino in camera mia. Mi distesi piano sul letto, e mi avvicinai al suo orecchio sussurrando canticchiando “Goodmorning baby, you look so beautiful today…” e gli stampai un bacetto lieve sulle labbra. Prima di aprire gli occhi sorrise dolcemente. “Mm, buongiorno amore, che ci fai già in piedi a quest’ora?!” mi sedetti sul letto appoggiando la testa alla testiera in legno antico. “Beh, innanzitutto come fai a sapere che è mattina presto? E poi, beh, sono così gasata all’idea che posso passare un giorno intero con mia nonna...ah, sbrigati, la colazione si fredda.” Sorrisi simpaticamente e saltai giù dal letto, ma prima che potessi alzarmi mi prese per un braccio bloccandomi.
Mony..sono felice, e…ho deciso che se anche tu mi aiuti, la smetterò di bere troppo.. sto bene con te, ti amo.” Mi voltai e gli diedi un bacio sulle labbra, lasciandomi coinvolgere dal profumo del suo dopobarba ancora vivo sul suo viso dal giorno prima.
La mia vita puntava al positivo, Gerard voleva smettere di bere, sembrava un po’ meno depresso di qualche mese prima, ero da mia nonna in Canada ed ero contenta di quel che si era risolto.
Lo guardai provando qualcosa di grande, di tanto grande che forse ancora non l’avevo conosciuto questo sentimento speciale. I miei occhi brillavano, di gioia, d’amore, di passione. Lo sentivo dentro che non avrei amato mai nessuno tanto quanto lui.
Mi fece tornare alla realtà facendomi una carezza sui capelli. “Beh, hem, vieni giù tesoro, ho preparato la colazione..”
Scesi di sotto e trovai Bob già con la bocca piena. “Aaah, allora ti piace la mia colazione..”
Annuì con la bocca pienissima, “M.m, dovrefti parla più fpeffo…m.m, buona…bvava Mony!!” mi fece ridere, cavoli, era diventato un botolo di ciccia, proprio un orso bianco.
Buongiorno Bob, buon appetito!” Gerard rise nel vederlo anche lui tutto intento a mangiare e ci sedemmo vicini a fare colazione con mio fratello.
Mmm, buoni questi croissant…gnam, cacchio Mony, se mi preparassi ogni mattina una colazione così ti sposo tra 5 minuti!!” mi misi a ridere “Ah, tra 5 minuti, potrebbe essere troppo tardi però..” diede un morso alla brioche e disse “Beh, aspetta almeno che finisca di godermi questa bontà, nel frattempo potresti truccarti..”
Ma guardali te questi uomini, così pigroni e così affamati. “Beh Gee, devi sentire che pranzetti fa mia sorella, quando abitavamo a L.A. andavo a casa volentieri solo per mangiare oltre che per stare con lei..”
Non lo stavo nemmeno a sentire, visto che tornai a pensare a mia nonna, a me stessa, a Gerard, e a tutto quel che mi stava rendendo felice.
Finii di mangiare e sparecchiai tutto senza nemmeno aspettare che gli altri avessero finito, ero così eccitata alla sola idea di passare l’intera mattinata con mia nonna, tanto che presi la borsa e salii in macchina, misi in moto e suonai il clacson un paio di volte finché gli altri due uscirono infastiditi dalla mia premura.
Dio Mony, erano secoli che non ti vedevo guidare…sei sicura di ricordarti come si fa?!” cercò di prendermi in giro Bob.
Haha…molto simpatico..” risposi infastidita dalla sua solita ironia. Gerard rise “Hey, non è che mi fai preoccupare? Io non voglio morire in un incidente d’auto..” lo guardai con la coda dell’occhio. “Heeey!! Ti ci metti pure tu?? Guarda che ti rispedisco in New Jersey di nuovo con un calcio nel sedere eh??” si sedette in macchina accanto a me e mi sorrise. “Daai, suvvia, scherzavo..heheheh” si allacciò la cintura e appena anche Bob salì partii.
Ok, lo ammetto, era da quando ci eravamo trasferiti che non prendevo in mano una macchina, e beh, tutto sommato il viaggio all’ospedale fu piuttosto travagliato.
Al primo incrocio per uscire dalla via mi morì la macchina, visto che avevo qualche problemino con le marce. “Monyy!!!” mio fratello non sopportava di far certe figuracce, mentre Gerard continuava a dirmi di stare tranquilla e ci rideva sopra.
Uffa Bob, smettila di brontolare, perché se mi girano o vado a sbattere o ti scarico in mezzo alla strada!!!” sbraitai contro di lui. Lo sentii sbuffare e poi si accomodò scazzato sullo schienale.
Arrivai in ospedale dopo una serie di frenate brusche, morti della macchina, ecc ecc. che vergogna, però pian piano dovevo pure rimettermi in moto anche io.
Parcheggiai perfettamente al solito posto, e consegnai appena uscita le chiavi in mano a Bob che le prese molto velocemente mentre mi guardava malissimo di fronte al mio sorrisino da ebete.
Gerard mi strinse una spalla e ci avviammo verso l’ala dove era ricoverata la nonna.
Hey, aspettate qui voi, vado a prenderla io velocemente…” dissi. Bob annuì, “Ecco brava…così intanto mi fumo una sigaretta..” e si voltò ancora frastornato dalla mia guida.
Corsi veloce su di sopra, facendo le scale tutte d’un fiato.
Un’infermiera dai capelli rossi e il sorriso buffo mi accolse. “Hey ragazza, dove corri? Rischi un infarto così” le sorrisi e cercando di non ingolfarmi a parlare le chiesi “Sono la nipote della signora Jowett, mi avevano detto che oggi potevate farla uscire a prendere un po’ d’aria, la posso prelevare dal letto?!”. L’infermiera mi prese per un braccio, trascinandomi verso una stanza di servizio. “Adesso intanto riprendi fiato, devo chiedere al medico..torno subito”.
Mi lasciò sola in quella stanza, con un lettino da ambulatorio e una scrivania dopo avermi dato un bicchiere d’acqua fresca che bevvi tutta d’un fiato.
Buongiorno signorina Bryar!” entrò un medico paffuto, con pochi capelli in testa e un camice troppo stretto per la sua pancia. “Salve” gli sorrisi. “Ora provvediamo a far accomodare sua nonna su una sedia a rotelle, così può portarla a fare un giretto fuori, ma mi raccomando, entro un’ora deve essere qui, e non farla affaticare troppo, ha ancora bisogno di riprendersi per bene.” Annuii, seria. “Certo dottore, ci tengo molto alla salute di mia nonna, ma vede, sono anche contenta di rivederla, visto che vengo da lontano..” il medico annuì e mi accompagnò verso la stanza di mia nonna. “Certo cara, stai tranquilla, ma ricorda che ti ho detto..a più tardi!” e mi lasciò davanti alla porta.
Entrai nella camera e d’istinto la abbracciai, piano, temendo di romperla per quanto fosse fragile. “Ciao nonna…sono contenta di vederti!” socchiusi gli occhi, annusando il suo profumo. “Ciao piccolina mia, oh, sono così contenta di passare un po’ di tempo con te..dai su andiamo…voglio uscire da queste quattro mura..sono così brutte e tristi sai!” le sorrisi e presa la guida della sedia a rotelle scendemmo subito con l’ascensore fino al parco. “Beh, hai fame nonna?!” “Hm, ragazzina, non tentarmi, lo sai che sono mooolto golosa…non vorrei mai che poi i medici si arrabbiassero con te!” mi fece così tenerezza, non era poi così vecchia, anche se dopo quel brutto colpo sembrava avesse più di 90 anni. “Tesoro, sono io che peso oppure non sai farmi correre un po’ con questo aggeggio?!” mi fece ridere come una matta “Nonna che c’è? Mi sfidi?” e mi misi a correre un po’, facendola ridere fragorosamente, finché arrivammo dove c’erano i miei uomini! Seduti su una panchina all’ombra di un pino.
Toh, guarda un po’ chi c’è..” disse la nonna ancora ridendo. Bob tornò a guardarmi di rovescio, vedendomi arrivare di corsa con la nonna. “Mony ma sei cretina? Guarda che non è un giocattolo..” ma la nonna subito gli alzò il dito medio. “Hey ragazzo, guarda questo dito, e poi lascia in pace tua sorella, fosse per te io me ne sarei stata ancora a letto..” e gli tirò una linguaccia potente, facendo piegare in due dalle risate sia me che Gerard, mentre Bob strabuzzò gli occhi sorpreso della vivacità di mia nonna.
Beh Mony, non startene lì impalata neanche tu, fammi conoscere per bene questo bel ragazzo..mamma mia guarda che occhi stupendi che ha…” mi misi a ridere e vidi Gerard arrossire un po’, mentre estraeva le mani dalle tasche.
Beh nonna, lui è Gerard, viene dal New Jersey, l’ho conosciuto a scuola e suona in una band favolosa, con 5 splendidi ragazzi…che dire, stanno per registrare un album e..hmm..” la nonna non perse tempo, cavoli, non era cambiata per niente per via di simpatia, anche se sapeva sempre essere seria quando le parlavo dei miei problemi. Infatti sapeva tutto di quando stavo male perché Gerard beveva senza porsi alcun limite e seppe tenersi tutto per sé.
Gerard le porse la mano dandole il buongiorno e lei emozionata gli fece un sorriso da un orecchio all’altro.
Beh, allora come va il vostro rapporto?!” mi chiese guardandomi maliziosamente. “Bene, nonna, va molto bene..” “e poi..? voglio dire…eh, insomma, mi avete capito no? Siete ragazzi, vi state facendo le ossa no?!” capivo benissimo che intendeva, anche lei da giovane era un po’ ribelle come me. “Eh, hem, si…cioè…hem..” “tesoro, non ti vergognare, lo sai che anche io e il nonno da giovani ci davamo dentro, perché alla fine era giusto così!!” mi strizzò l’occhio, ma per fortuna lo squillo del cellulare di Bob mi salvò dall’imbarazzo più totale.
Hey..ciao! cosa? no…grazie ragazzi, certo ma…ok, va bene..si, proprio quella, nel parco dell’ospedale…dio..va bene..ok…ciao..”
Hai la ragazza anche tu Bob?!” chiese la nonna senza farsi scrupoli. “Hem, no nonna, c’è una sorpresa per te..e anche per voi ragazzi..”
Io, Gerard e la nonna ci guardammo fissi negli occhi. Così mentre attendavamo mi sedetti in braccio a Gerard e ci mettemmo a chiacchierare con la nonna.
Mony, state insieme e siete davvero una bella coppia, ma io non vi ho ancora visti darvi un bacio però..” Gerard sorrise, arrossendo, e io anche, però tanto per farla contenta mi voltai, lo guardai negli occhi e gli presi il volto tra le mani delicatamente. Quindi appoggiai le mie labbra sulle sue e gli diedi un bacio sentito, non solo per farlo vedere alla lì presente signora Jowett, ma perché ogni volta che eravamo assieme, ogni volta che ci baciavamo, ogni volta che mi faceva una carezza o anche che litigavamo sentivo che lo amavo con tutta me stessa.
Ma che cariniiiiii!!!ahaha!!!” mia nonna ci applaudì perfino, finché sentimmo una voce nota che si avvicinava dicendo “Non slinguazzatevi davanti alla nonna povera, che poi le vengono anche i mal di stomaco…” mi voltai e vidi un nano coi capelli ricci d’oro. Hem, cioè, un nano e dietro il capellone che avanzavano con passo sicuro verso di noi. E accanto a loro Jamia e Mikey. Appena li vidi corsi incontro a Frank e gli saltai addosso, baciandolo anche tra i capelli colmi di gel.
Oddio ragazzi, credo che questo sia uno dei giorni più belli della mia vita!!” ebbene sì, la lacrimuccia era ancora lì allo sgorgare, ma la fermai, piangere non era la cosa che preferivo dopotutto, nemmeno di gioia.
Corsi subito da mia nonna, euforica. “Tesoro, cos’è tutto sto casino??!” le presi le mani e mi inginocchiai davanti a lei. “Hai presente che prima ti parlavo della band di Gerard no? Beh, questi sono tutti i componenti, nonché i miei migliori amici!!!!”
Era il più bel regalo, il migliore che potessero mai pensare di farmi, prima che cominciassi a morire di nuovo.
  
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