primi sintomi di un
amore difficile
quando mi
riaccompagnò a casa, vidi Vanilla, Houx e Saul che mi aspettavano preoccupati.
inventammo che, a causa del brutto tempo, avevamo preferito restare a casa di
Pierre. quando se ne andò mi salutò come suo solito baciandomi una guancia.
presi poi Vanilla e la portai in camera, volevo raccontarle tutto, ero felice.
quando entrammo ci sedemmo entrambe ai piedi del letto.
-che mi volevi dire?-
feci il mio sorriso migliore
-ieri siamo stati su
extramondo- sorrise anche lei
-davvero? e siete
stati da mia madre? com'era la città?- era più disinvolta quando si parlava di
quell'argomento
-non siamo stati in
città- mi guardò incuriosita -mi ha portato su uno dei monti rocciosi-
-a far che?-
-mi ha portato in un
castello, era fantastico, anche se faceva freddissimo-
-avete passato lì la
notte?-
-sì, l'idea era di
rimanere fino al pomeriggio, ma volevo restare anche a dormire- mi guardò
affascinata
-deve essere stato
bello- osservò
fissai per un istante
il vuoto -sì, è stato fantastico...- sussurrai ripensando alla notte trascorsa
con Pierre
-che ti prende?- mi
chiese notando la mia espressione inebedita
feci un ampio sorriso
-niente...- quello che era successo sarebbe rimasta una cosa solo mia. mia e
basta.
per il resto della
serata dovetti inventare mille scuse riguardanti il giorno prima. notai che
Robin mi guardava con uno sguardo poco convinto. arrossii impaurita che
scoprisse ciò che era successo con Pierre. era un tipo permissivo quando si
parlava di certe cose, mi preoccupava di più che scoprisse che eravamo stati
sui monti rocciosi. quando tutti se ne andarono mi tornò a guardare
-che è successo
veramente tra te e Pierre?- arrossii, ma ero decisa a non fargli scoprire
nulla, era pur sempre la mia vita privata. incrociai le braccia infastidita
voltandomi
-niente di niente-
si avvicinò a me, che
ero seduta. fece per andarsene, ma si fermò, quando mi fù di fianco, mi mise
una mano sulla testa -spero che tu sappia ciò che hai fatto e che non te ne
penta. non voglio sinceramente sapere dove siete stati- come faceva a saperlo?!
ancora non ne ero perfettamente consapevole io, come faceva a saperlo lui?!
sbuffai indispettita, per poi andare a letto. sotto le coperte desiderai che
Pierre mi fosse accanto, che mi stringesse forte, che mi baciasse... mi
addormentai dopo diverse ore, che spesi a pensare a tutto ciò che mi era
intorno, a ciò che avevo visto, e a quello che mi aspettava quando sarei
diventata regina, una volta compiuti i diciassette anni. quella notte non feci
l'incubo fatto nel castello, ne fui felice, non avrei sopportato di
riaddormentarmi da sola.
il giorno dopo, a
scuola, avevo la testa altrove, non che le altre volte ascoltassi la lezione,
ma ero completamente assente, ignoravo le mie compagne che bisbigliavano mentre
il professore spiegava, ignoravo Vanilla. tutto ciò che mi circondava era
scomparso. continuavo a dondolare incessantemente una penna tra il pollice e
l'indice fissando il banco, ero stranamente nervosa. finite le lezioni non mi
accorsi neanche del tempo che era passato. uscendo vidi il solito gruppo di
ragazze. non so cosa scaturì la mia rabbia, ma qualcosa mi bruciava dentro, mi
avvicinai infastidita con un passo pesante. quando Pierre mi vide, mi venne
incontro. mi circondò la schiena con un braccio sorridendomi gentilmente. ci
allontanammo, non riuscivo a capire perchè fosse venuto, non lo faceva quasi
mai. perchè proprio quel giorno? cos'è che non andava?! la sua visita, la
presenza di quelle tizie, che mi ostinavo a non voler conoscere, mi irritavano
-perchè sei venuto?!-
chiesi brusca. mi guardò, sorpreso dalle mie parole
-hai passato una
brutta giornata?!- chiese infastidito
-no...- aspettai
qualche secondo, in cui abbassai lo sguardo -odio quelle ragazze- sussurrai
senza guardarlo, avevo paura della sua espressione
-questo da quando?-
-da sempre-
-non ci credo, non ti
ha mai dato fastidio la loro presenza. che ti è preso?- sentii la rabbia
montarmi dentro
-tu che ne vuoi
sapere?! non te ne è mai importato niente di quello che penso, ti basta avere
l'attenzione di quelle illuse!- sbottai infuriata, mi resi conto che stavo
urlando solo quando notai che tutti mi stavano guardando. Pierre mi prese per
mano. quando fummo davanti a Vanilla parlò
-ti dispiace se oggi
la porto con me?- chiese calmo
-no... tranquillo-
rispose timidamente. chinai la testa dispiaciuta per quello che gli avevo
detto, non so da dove mi uscirono quelle parole che neanche pensavo. ci
dirigemmo in silenzio verso il centro della città, dove ci fermammo in un bar.
seduti non facevo altro che fissare la tazza di cioccolata calda che avevo
ordinato. lo sentivo che mi guardava incessantemente. le mie guance erano
rosse, ne ero certa.
-allora? non dici
niente?- mi chiese serio, le guance si infiammarono ancora di più. non sapevo
cosa dirgli, il mio orgoglio era più forte della sua rabbia, preferii tacere
-posso sapere che ti è preso?- continuai a non rispondere. lo sentii che mi
prese le mani tra le sue -le pensavi le cose che mi hai detto?- mi chiese
gentilmente
-no...- risposi con
una voce flebile che tradiva l'emozione
-e allora che avevi?-
continuò serio, con una voce ferma
-è che... di solito
mi vieni a prendere solo di sabato e, non ero preparata a vederti con quelle
ragazze... mi sono arrabbiata quando le ho viste che facevano le civette con
te, tu... sei il mio ragazzo, non voglio che qualcun altra ti stia così vicina-
mi giustificai. sentii la sua mano sfiorarmi i capelli
-lo sai che io non
voglio nessun altra apparte te- mi ricordò una di quelle stupide frasi da film
romantico, storsi il naso poco convinta -non ci credi?-
-con una qualsiasi di
quelle ragazze fareste una splendida coppia- osseravai brontolando, non
riuscivo a concepire che cos'era a irritarmi tanto
-quando ti dai una
calmata fatti vedere- sentii la sua voce arrabbiata, spalancai gli occhi. non
volevo che se ne andasse, le mie risposte non volevo lo facessero arrabbiare
tanto da andarsene. prima di alzarsi notò la mia espressione turbata -non
voglio che pensi che io preferisco quelle ragazze a te. sai bene che non è
così, loro sono umane, e non possono darmi tutto ciò che mi dai tu-
-lo so... mi ha dato
solo fastidio vederle fare così con te. è come se lo facesse un altro ragazzo
con me... non ti darebbe fastidio?!-
-cerca di
controllarti la prossima volta...-
sorrisi divertita
-però non mi hai risposto- si alzò infastidito per poi prendermi per mano,
quando uscimmo dal bar tornò a guardarmi
-non permetterò mai a
nessun altro di avvicinarsi a te-
-non vale!- mi
lamentai incrociando le braccia. mi cinse i fianchi
-sì, invece- mi
accompagnò a casa, entrati andammo nella mia camera. lui si sedette su una
poltrona all'angolo della stanza -vieni- mi fece cenno di avvicinarmi, mi prese
tra le sue braccia -hai preso dei cristalli oggi?-
feci comparire dal
mio ciondolo un cuore rosa e due arancioni -guarda che bello questo- accarezzai
con l'indice il cristallo rosa
-già...- li prese e
li rimise nel ciondolo. -hai raccontato a Vanilla ciò che è successo sul monte
roccioso?- lo guardai stupita
-dipende dai punti di
vista-
-il che vuol
dire...?- gli sorrisi
-le ho raccontato del
castello, ma non di quello che è successo tra di noi- feci una pausa -ma Robin
l'ha capito, non so come ha fatto!-
-tipico... tu non sai
mentire!- che impertinente, io sapevo mentire benissimo
-non è vero! ero
credibilissima-
-scommetto che ci
osserva da un po', e alla prima ti sei fatta scoprire-
-tanto non mi
importa, è la mia vita privata!-
-la nostra- mi
corresse. appoggiai il viso nell'incavo del suo collo. sentimmo entrambi la
porta aprirsi. c'era Saul sulla soglia
-resti qui a cena?-
chiese con la sua solita energia, mi sorprendeva come trattasse con tanta
gentilezza Pierre, fin dal primo istante era stato così con lui. lo guardai,
lui ricambiò
-va bene- rispose in
un tono neutrale. quando Saul uscì, lo baciai dolcemente, lo sentii discostarsi
dopo qualche istante. la cosa non mi piaceva affatto. lo guardai con le
sopracciglia aggrottate -non siamo più nel castello, dobbiamo darci una
calmata- rimasi impassibile
-che esagerato. solo
per qualche bacio...-
-io te lo dicevo
solo- ripresi a baciarlo con più delicatezza, lo sentii rispondere. si discostò
nuovamente -perchè non hai raccontato a Vanilla quello che è successo?- vidi il
suo sguardo azzurro fissarmi incuriosito. non risposi. infondo era la mia
migliore amica, era logico che glielo raccontassi, eppure non lo volevo fare
-non è che ti vergogni di dirgli che non sei più vergine?- lo colpii con una
mano. odiavo il suo modo di dirmi le cose in maniera così diretta, non lo
sopportavo. mi bloccò i pugni -rispondimi-
-non glielo volevo
dire e basta!- mi strinse nuovamente a se
-posso farti delle
domande?-
-tipo?-
-ti ho fatto male
quando lo abbiamo fatto la prima volta?- rimasi sorpresa
-un...un po',
all'inizio-
-e la seconda?-
-no...- risposi
sinceramente
-hai voluto farlo
perchè ti sentivi pronta o per far felice me?-
-perchè mi sono
sentita pronta- lo vidi fare un sorriso sarcastico
-sì, certo...- mi
stizzì quella sua frase, non avrei di certo avuto un rapporto con lui se non mi
fossi sentita pronta
-come sarebbe a
dire?!- dicendo quelle parole mi alzai
-voglio dire che era
da tempo che volevo farlo con te, ci siamo baciati più volte. ma bastava che ti
sfiorassi il collo che ti cominciavi ad agitare. non credo che di punto in
bianco ti sei sentita pronta- adesso cominciava davvero a farmi arrabbiare
-credi davvero che
abbia fatto sesso con te solo per farti contento?!-
-credo... non lo so.
nel castello questo pensiero non mi è nemmeno sfiorato, ti conosco, so che non
lo avresti fatto se non te la fossi sentita. ma è da quando siamo tornati che
questa idea mi tormenta- non mi ero calmata, anzi, ero molto lontana dal farlo.
il suo tono era deciso, fermo.
-è questo il punto,
tu dovresti conoscermi!-
-ti conosco infatti,
ma ho paura che tu abbia commesso qualche sciocchezza, sei così...
imprevedibile, non riesto mai a decifrare quello che fai- abbassai il capo
sconfitta, di nuovo il senso di impotenza, la consapevolezza di essere, ai suoi
occhi, una bambina, mi colpì. sentii qualche lacrima solcarmi il viso, non
riuscivo a capire perchè si comportasse in modo così protettivo nei miei
confronti. i ragazzi delle mie compagne di classe non lo facevano. non volevo
un padre come fidanzato. se solo avessi compreso il motivo del suo modo di
agire, allora lo avrei accettato. lo sentii posarmi una mano sulla guancia ma
mi discostai prontamente
-perchè fai così?!-
gli chiesi senza guardarlo
-così come?-
-perchè mi tratti
così? perchè non fai come tutti i fidanzati e non mi lasci agire come voglio?-
cercavo di oppormi alle lacrime con tutta me stessa
-perchè dovrei fare
come tutti quegli idioti che permettono alle loro ragazze di commetere
sciocchezze?!-
-perchè sono io a
chiedertelo! non voglio che mi tratti come se fossi il mio tutore-
-ma io non voglio
trattarti così, non voglio che soffri. preferisco aspettare che tu sia pronta
piuttosto che farti sentire costretta. so che ti senti colpevole poichè ho
diciannove anni, ma ce la faccio ad aspettare- mi sentii sollevata, si avvicinò
cauto a me prendendomi il viso tra le mani -tu per me sei più importante del
sesso, più importante di tutte quelle ragazze- mi fece alzare sulle punte
baciandomi con trasporto. mi srinsi a lui, al mio mondo, felice di quelle
risposte.
-forse... dovrei
raccontare a Vanilla ciò che è successo...- sussurrai con aria colpevole
-non devi se non
vuoi, ma è la tua migliore amica, lei è importante per te, forse ti sentiresti
meglio dicendoglielo- mi abbracciò dandomi un bacio sui capelli.le sue grandi
mani e braccia mi avvolgevano, era una sensazione bellissima
-è che... non so cosa
ne potrebbe pensare, lei è così introversa quando si tratta di queste cose...-
feci una pausa - e poi, mi vergogno a raccontargli ciò che abbiamo fatto-
borbottai con il viso affondato nel suo petto
-non abbiamo fatto
niente di strano- rispose divertito
-Pierre...- lo
richiamai in un sussurro
-dimmi-
mi morsi il labbro
-io ho voluto farlo con te perchè sentivo che era quello il momento giusto, non
me ne sono pentita. te lo giuro-
-bene, ne sono
felice-
commenti dell'autore:
questo capitolo è
stato creato per risolvere dubbi generali. volevo far capire che la storia, sì
è incentrata su Pierre e Chocola, ma gli altri personaggi ci sono ancora.
quando ho scritto "Robin è piuttosto permissivo su queste cose" è
perchè io ho visto sia l'anime che letto il manga, il carattere dei
personaggi è sempre lo stesso e, nel
manga, Robin è un pervertito, nonostante sia innamorato, per questo l'ho
scritto, me lo sono sempre immaginato più permissivo su certe cose che su
altre. la storia è presa dall'anime (sia chiaro)
bacio Marmelade