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Autore: Lady Hime    16/01/2011    5 recensioni
SasuNaru} «Che ci fai tutto solo dobe? Cerchi la tua dolce metà?».
«Chi ti dice che non l’abbia già trovata?».
«Ceerto».
«Pff».
«Sali?».
«Giusto se mi preghi in ginocchio».
Genere: Azione, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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My Executioner

Il mio carnefice.

Che si fosse addormentato era una parola grossa, Naruto era semplicemente scivolato in un irrequieto dormiveglia, molto più confortevole di un mondo popolato da incubi.
Un sottile filo lo manteneva alla realtà e l’alcool che aveva in corpo lo confondeva abbastanza per non pensare a quello che aveva fatto, non continuamente almeno.
Si prospettava un bel futuro.
I suoi nervi non erano abbastanza saldi, non lo erano mai stati, troppo emotivo lo aveva definito Kiba una volta mentre, sottolineiamo, anche lui piangeva alla visione di “Hachiko”. Sbuffò osservando il cassetto dove aveva messo la pistola, senza nasconderla se non con una tovaglia, di un arancione così sgargiante che sembrava voler solo dire “Cercami, sono qui”.
Probabilmente se ne sarebbe sbarazzato, quando non aveva molta importanza notato come l’omicidio di Neji non era minimamente trapelato; ovviamente il dubbio che gli Hyuuga avesse assunto investigatori privati persisteva, ma in quel caso, che cosa cambiava una pistola vuota in un cassetto? Se fossero risaliti a lui, l’arma del delitto era un irrilevante dettaglio di fronte alla testimonianza che quella cameriera poteva fornire.
Ruotò i suoi occhi al tavolo, dove la bottiglia ormai semi-vuota troneggiava.
Continuare così? Impossibile. Fare che cosa, allora?

 
Sei debole.
Debole. Debole. Debole.

 
Lo sapeva; dannata voce, dannata debolezza, dannato tutto il mondo.

 
Beep.

 
L’improvviso campanello lo fece sobbalzare; chi era, che voleva, volevano portarlo al fresco?
«Stupido, potrebbe essere chiunque».
Cosa non del tutto vera, ma Naruto, ancora confuso dalla sbornia, non poteva certo sapere che erano le tre del mattino e che la città era immersa nel silenzio della notte.
Si alzò, ondeggiando appena, tappandosi la bocca appena in tempo.
Dannato anche il senso di vomito.
Non chiese nemmeno chi fosse, aprì la porta con un leggero tremore. Tutto si bloccò per un istante. Il chiunque non comprendeva colui che gli stava davanti. Un Sasuke decisamente calmo entrò in casa, senza nemmeno chiedere il permesso, facendo indietreggiare Naruto per la sorpresa, e poi alzò gli occhi ossidiana lentamente.Tutto parve fermarsi, di nuovo. Sembravano leggergli l’anima quelle pozze nere, sembravano volerlo privare anche della più debole resistenza, sembravano voler leggerlo, fino in fondo.

Sorpresa? Rabbia? Paura? O Gioia…?

Esattamente cosa c’era negli occhi con cui lo stava fissando?
Tutte e quattro, effettivamente, danzarono per un attimo nel cuore di Naruto, prima che la nausea, traditrice e violenta, si rimpossessò di lui. Voltò le spalle a Sasuke e corse verso il bagno, lo stesso in cui aveva vomitato l’anima poche ore prima. Sentì la porta chiudersi, i passi lenti sul pavimento, il posare una bottiglia di vetro di nuovo sul tavolo ed infine la figura elegante del moro si appostò dalla porta, nel raggio del suo campo visivo.
«Ubriacarsi non risolve mai i problemi».
Rabbia.
La faceva semplice. LUI non era certo un assassino professionista, LUI non sarebbe mai riuscito più a condurre la sua vita come se niente fosse stato; con che coscienza avrebbe potuto svegliarsi ogni mattino senza pensare “Io ho ucciso un uomo”?
Si issò sulle gambe tremanti per sciacquarsi la bocca, se avesse replicato probabilmente non sarebbe stato nulla di carino e di litigare, con la testa in quella bolla, non aveva voglia.
«Non ti verranno a prendere».
Sentì per un secondo dissolversi quella morsa asfissiante che lo accompagnava.
Paura.
Naruto aveva paura, ogni ora, ogni minuto ed ogni secondo, da quando era rimasto solo nel taxi e quelle parole lo avevano quasi fatto star bene, se poi la consapevolezza di non sapere con chi stesse parlando non gli avesse fatto di nuovo precipitare il cuore in mille aghi.
Chi era quello per garantirgli qualcosa di simile?
Alzò il busto dal lavandino, osservandosi nello specchio, due occhiaie profonde gli segnavano il viso ed il suo solito brillio azzurro era svanito dagli occhi stanchi. Fuggito lontano come la sua libertà, si disse.
«Gli Hyuuga sono una delle più potenti famiglie dell’intero Giappone».
«Lo so».
«Probabilmente vorranno vendetta».
Vide tentennare Sasuke con la coda dell’occhio, ma poi la voce ferma di quest’ultimo rispose.
«Sicuramente».
«Risaliranno a me. Verranno a prendermi».
«Non lo permetterò».
Questa volta, la voce non aveva esitato nemmeno per un secondo, era perforata nelle sue orecchie come un grido, ma più piacevole.
Si girò lentamente, incontrando di nuovo lo sguardo serio del suo interlocutore «Te lo prometto».
Chi era quello che dirgli quelle cose? Chi gliele aveva chieste? Perché osava trattarlo come un debole? Poteva fidarsi?
Gli occhi scuri non tradivano nessuna emozione, ma poté vederla Naruto, prima di svanire, la determinazione di quella promessa.

Non lo permetterò.

E le lacrime uscirono, troppo trattenute. Sasuke non fece nulla se non osservarlo, in silenzio, mentre il biondo consumava una disperazione troppo forte per sparire dimenticata nei meandri del cuore.
Passarono minuti che però parvero ore, ad entrambi, e quando le ultime lacrime finirono a terra, Sasuke tese la mano al ragazzo sfinito.
«Andiamo a letto Naruto, è tardi».
Quest’ultimo si lasciò guidare nella sua stessa casa fino alla camera da letto dove Sasuke lo buttò delicatamente sul letto, a sprofondare nel materasso morbido.
Gli occhi tremarono. Era così stanco, ma non così tanto per non notare che il moro stava per andarsene.
«Resta qui» sussurrò senza quasi rendersene conto. Sasuke si girò di scatto fissando il ragazzo biondo che si era issato sui gomiti per vederlo meglio.
«Non fare cose di cui potresti pentirti» si disse «Vattene», ma i suoi piedi parevano avere volontà propria; fece un passo e poi un altro, fino ad arrivare di fronte a Naruto, semisdraiato sotto il suo sguardo.
«Non farlo» si ripeté, ma fu troppo tardi. Le labbra scivolarono su quelle bagnate del biondo, fino a coprirle completamente, erano fresche come le primavere premature.
Naruto, forse sorpreso, dischiuse quasi subito le labbra; il bacio fu approfondito col medesimo entusiasmo da entrambi, poi Naruto si staccò, ansimante e con le gote arrossate.
«Adesso dormi» gli sussurrò Sasuke all’orecchio. E Naruto si addormentò.

 

Quella sera, prima di congedarsi, suo padre l’aveva invitata nel suo studio, luogo in cui raramente metteva piede. L’aveva fatta sedere e con un sorriso inusuale, aveva cominciato a domandare, provocare e proporre.
«Hinata, dovresti prendere in considerazione l’idea di sposarti» aveva aperto il discorso sedendosi comodamente «non sei più una ragazzina».
Hinata trattenne il respiro. Sposarsi? Con chi? Lei? E Naruto?
L’ultimo nome le provocò una stretta al cuore, ma cercando di non pensarci alzò lo sguardo.
«S…sp..sposarmi?».
«Perché no? E’ scontato che dovrai assicurare un erede e sarebbe deplorevole vederti in sposa ad un sempliciotto qualsiasi».
E Hinata capì. Suo padre, così si dichiarava l’uomo che la fissava con occhi penetranti, aveva già un piano tutto per lei che avrebbe garantito la continuità e la potenza della sua famiglia, rovinandole la vita.
«E chi…?». Fu più che un  sussurro, ma per Hyuuga Hiashi fu abbastanza, aveva ottenuto la parziale rassegnazione della figlia che sicuramente, prima della fine del discorso, sarebbe stata totale.
«Sasuke Uchiha, per esempio» pronunciò lentamente «sarebbe un ottimo marito. Unico rappresentante della sua famiglia ed è bello e gentile, un marito che ti invidierebbero tutti Hinata».
Hinata conosceva bene Sasuke, più per fama in effetti, ma aveva avuto anche l’onore di incontrarlo, se così si poteva dire, e l’idea di sposarlo non gli piaceva.
Sasuke Uchiha era la classica persona scostante che desidera farsi gli affari degli altri al pari di buttarsi giù da un treno; incurante di tutto viveva nella villa accanto alla sua, dopo ettari ed ettari di giardino. Così diverso dal bambino che aveva conosciuto quando la famiglia Hyuuga era stata invitata a villa Uchiha: se lo ricordava Sasuke che timido, sorridendo appena, se ne stava dietro le gambe della propria madre per scampare agli ospiti. Hinata lo aveva invidiato, lei non aveva nessuno dietro cui nascondersi; era un ricordo vivido che non era scomparso, soprattutto dopo le foto che come protagonista avevano un Sasuke adolescente così freddo ed inespressivo da colpirla.
«Uchiha san vuole…?».
«Sposarti? Dubito che potrebbe trovare una moglie migliore di te, perché non dovrebbe? Anche lui sicuramente starà cercando di sistemarsi».
«E se fosse innamorato?».
Hiashi fissò la figlia un attimo, ma poi scoppiò a ridere.
«Dalle mie conoscenze non lo è; è pronto a prendere moglie e tu sei il suo ideale perfetto; timida, dolce e per nulla incline ad impicciarti ad affari noiosi. Non negherai poi di essere bella come tua madre».
Hinata sussultò, non era solito pronunciare sua madre da molto tempo.
«Preferiresti propormi un tuo candidato come sposo?». Quella domanda, per quanto potesse sembrare fintamente dolce e carica di speranze, non ammetteva risposta.
Deglutì. Da quando tutto era diventato così difficile? Perché sembrava tutto prossimo a caderle sulle spalle e intrappolarla? Come c’era finita lì? Cosa avrebbe detto a Naruto?
Trattenendo le lacrime, prese fiato per parlare, ma qualcosa glielo impedì. Sospetto, terribile sospetto. Abbassò gli occhi.
«No papà».
Sentì il sorriso di suo padre ampliarsi.

TBC

Eh, ormai siamo verso la fine, nel prossimo capitolo verrà svelato tutto :3 e in quello successivo scriverò un breve epilogo.
Non ci ho messo poi così tanto.
Non sono solita chiedere recensioni, ma visto che la storia ormai è quasi giunta al termine vorrei sapere che idea vi siete fatti ~ Al prossimo capitolo e grazie a chi ancora la legge *A*

Hime <3

   
 
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