2. Changes
Quello che fino a pochi giorni prima
era sembrato a Bobby un obiettivo di vitale importanza, ovvero trovarsi una
donna, passò in secondo piano. Non che non sentisse più il bisogno di una
donna, anzi: ma sentiva che prima aveva altro da fare.
Era martedì, come il giorno in cui
avevano fatto fuori Jack. Cazzo, sono
passate solo due settimane? Sembra una vita, pensò Bobby, chinandosi a
spazzare via un po’ di terra dalla lapide di famiglia. Il giorno dopo sarebbe
stato mercoledì. Poi ci sarebbe stato un giovedì, e poi un venerdì. Pian piano,
sarebbe arrivato un altro martedì, e Jack sarebbe stato una settimana più
morto. Bobby odiava il tempo, quando questo giocava contro di lui.
Si rialzò, spolverandosi i jeans, e
si allontanò dal cimitero. Era ora di lasciare i ricordi là dove dovevano
stare: nel passato. Mentre tornava in città, ripensò a quello che Jerry e Angel
gli avevano raccontato a proposito del reverendo Chambers. Già che c’era, aveva
cercato anche la sua tomba: una fotografia che lo ritraeva sorridente, e le
solite frasi idiote: marito affezionato, padre adorato, uomo coraggioso. Il
reverendo era un brav’uomo, sì, ma non era certo un santo. Così come,
probabilmente, non era stata una santa nemmeno Evelyn.
Parcheggiò e sorrise, al ricordo di
sua madre. Non ebbe il tempo di crogiolarsi nella serenità, perché con la coda
dell’occhio notò Adia Chambers entrare in un negozio dall’altra parte della
strada. Angel ha ragione, zoppica un
sacco, osservò, scendendo dall’auto e cercando di escogitare qualcosa per
riuscire ad incontrarla in un modo che potesse sembrare del tutto casuale.
Aspettò di vederla uscire, sorridendo al negoziante, poi iniziò a camminare
verso di lei, apparentemente distratto.
“Non è possibile!” la sentì
esclamare. “Di nuovo tu?”
“Oh mio Dio, non posso crederci!
Adia Chambers? Quanto tempo è passato dall’ultima volta che ci siamo visti?”
“Lasciami passare, Mercer.”
“Dai, non andare via così di fretta!
Facciamo due chiacchiere, che dici? In memoria dei vecchi tempi!”
“Ma quali vecchi tempi…” ribatté
lei, cercando di dribblarlo, per quanto possibile.
Bobby fu piuttosto abile a sfilarle
di mano il pesante pacco che reggeva. “Su, andiamo. Non sia mai che Bobby
Mercer faccia faticare una donna.”
“Bobby Mercer, ti ordino di…”
“Dai, rilassati, tesoro. Ti aiuto
qui e poi andiamo a prenderci un caffè, ti va?”
La ragazza si arrese, si risistemò
il berretto e iniziò a camminare a fianco del cattivo ragazzo più strano a cui
Detroit avesse mai dato i natali. Quando giunsero sul sagrato della chiesa, si
fermò. “Credo di poter andare avanti da sola, grazie” disse, cercando di
riprendersi il pacco, ma Bobby fu piuttosto bravo a portarlo rapidamente fuori
della sua portata.
“Ehi, guarda che oggi sono gratis, e
sono tutto per te. Puoi fare di me quello che vuoi” ammiccò lui, sperando che
lei captasse ogni singolo doppio senso. D’altra parte, era per provarci
spudoratamente con lei, che era andato a cercarla.
“Pensavo non andassi molto d’accordo
con le chiese.”
“Io? Con le chiese? Che cosa te lo
fa pensare?”
Lei fece spallucce. “Ah, lascia
stare…”
Una volta sistemato lo scatolone nel
magazzino con gli altri, entrambi uscirono di nuovo nel pallido sole di quel
martedì.
“Allora” esordì lei, con voce
incerta, “ho saputo di tua madre. È stato un shock per tutti. Mi dispiace di
non essere venuta al funerale, ma non sono stata bene. Però ogni tanto vado da
lei. Al cimitero” specificò.
“Grazie, è un bel pensiero. Allora
sei stata tu a portare i lillà.”
La ragazza annuì. “Una volta mi
aveva detto che le piacevano molto.”
“Non sapevo vi foste parlate.”
“Dev’essere stato cinque o sei anni
fa. A volte veniva in chiesa. Le piacevano i sermoni di mio padre.”
Ci fu silenzio, per qualche minuto.
“Ho saputo di tuo padre” disse Bobby.
Adia alzò lo sguardo su Bobby, per
distoglierlo subito dopo.
“Mi dispiace” aggiunse lui. Lei
annuì, incapace di parlare. “Ho saputo anche di te” continuò Bobby.
“Certo. Immagino volessi vedere con i
tuoi occhi la povera piccola Chambers zoppa” rispose lei, con acredine. “Meglio
vedere la gente rovinata, piuttosto che morta, vero?” Fece dietrofront e si
allontanò, visibilmente in difficoltà, lasciando Bobby solo sul sagrato.
“Donne…” sospirò ancora lui. “Non si
sa mai come cazzo ci si deve comportare con voi.”
Rientrato a casa, quella sera,
incrociò lo sguardo divertito di Angel. “Allora? Oggi sei riuscito a farti
anche l’ultima della lista?”
“Fottiti, fratello, non ho un cazzo
di voglia di parlare di quella stronzetta.”
“Vedo che hai già cambiato idea”
intervenne Sofi, affacciandosi alla cucina. “Siccome non sei ancora riuscito ad
andarci a letto, non è più una pollastra, ma una stronzetta? Quanto siete
stronzi voi uomini!”
“Fratello, puoi dire alla Vida Loca di farsi gli affari suoi, una
volta tanto?”
“Scusa, tesoro, è un affare di
famiglia” sussurrò Angel, spingendo la ragazza di nuovo verso i fornelli. Si
sedette sul tavolino basso del salotto, proprio davanti al fratello. “Bobby, mi
spieghi perché vuoi farti quella ragazza a tutti i costi? Insomma, siamo a
Detroit! È pieno di donne, perché
vuoi proprio lei?”
Bobby rifletté per un paio di
secondi. Perché siamo tutti e due soli,
perché siamo uguali. “Perché non voglio che si dica in giro che una donna
ha rifiutato Bobby Mercer.”